sabato 29 novembre 2025

Quando il passato riprende colore

 
Il passato è in bianco e nero, il presente è a colori.

E forse è proprio per questo che le vecchie foto “voltate a colori” dall’IA ci mettono così a disagio: tolgono al passato la sua distanza di sicurezza e ce lo riportano sotto al naso, vivo, insistente.

In questa foto del luglio 1952 ci sono mia mamma e suo fratello Fiorenzo, in spiaggia a Viareggio. Lei ha 19 anni, lui qualcuno di più. Nello scatto originale sono due figure di sabbia e argento; appena il computer ci mette mano, però, la scena cambia all’improvviso: la pelle prende calore, il costume diventa nero lucido, il vestitino bianco si accende di piccoli disegni colorati, gli ombrelloni esplodono di righe blu, arancio, verdi. E loro, da “personaggi storici”, tornano di colpo persone vere.

Quello che mi colpisce è lo sguardo. Non guardano indietro, ma avanti. Non sanno niente di ciò che verrà: amori, figli, lavori, fatiche, malattie, dolori e gioie insperate. Hanno solo davanti un futuro che sembra infinito, come il mare dietro di loro. E noi, che questo futuro lo conosciamo già, restiamo a metà tra tenerezza e vertigine: vorremmo quasi avvertirli di qualcosa, ma non si può. Il tempo è testardo.

Settantatré anni dopo, quella giornata di mare è diventata un battito di ciglia. La tecnologia ci permette di colorarla, di avvicinarla, di illuderci per un istante che quella ragazza e quel giovane uomo siano ancora lì, pronti a fare un tuffo. In realtà non stiamo riportando in vita loro: stiamo riportando in vita la parte di noi che ha bisogno di sentirli vicini, di credere che tra la spiaggia del ’52 e noi, oggi, non ci sia in mezzo un abisso, ma solo una lunga onda che continua a tornare a riva.

Forse questo è il vero potere di queste “magie” digitali: non tanto il realismo del colore, quanto la possibilità di rivedere le nostre radici con occhi nuovi. Scoprire che il tempo passa, sì, ma certe presenze continuano a camminare accanto a noi, sorridenti, a piedi nudi sulla sabbia.

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