venerdì 4 giugno 2021

Dal Teatro del Silenzio alla Pietra Cassia

Il Teatro del Silenzio, 2021  

Vicino a Lajatico, in val d'Era, c'è uno degli itinerari che non possono mancare nel palmarés dei camminatori curiosi, interessati di storia e di natura. 

È una passeggiata che fa ben capire quante diverse origini concorrano a dar forma al nostro territorio, e come il paesaggio che ci circonda abbia assunto l'aspetto che crediamo di conoscere da un incessante compenetrarsi di azioni umane e naturali. E' un percorso che non scala vette ma attraversa colline, boschi e coltivi fino a raggiungere uno dei luoghi più affascinanti di questa parte di Toscana: la Rocca di Pietracassia.

Teatro del Silenzio, ingresso alla platea  

Si parte dal suggestivo anfiteatro del Teatro del Silenzio, a due passi dal paese. Creato nel 2006 da un'intuizione del cantante Andrea Bocelli sfruttando la naturale conformazione di una collina al centro di uno scenario che ha come sfondo Volterra, ospita un solo spettacolo all'anno su un palcoscenico decorato da una installazione di arte contemporanea che muta di anno in anno, inquadrato da quinte di enormi blocchi di travertino che racchiudono un piccolo lago su cui viene montato il palco in occasione della rappresentazione. Quest'anno - 2021 - la scultura è Clio Dorada di Manolo Valdés.

La Val d'Era nei pressi di Lajatico   

Scendendo dal Teatro del Silenzio si attraversano coltivi, strade bianche e boschi con un dislivello contenuto, immersi in un paesaggio mutevole creato da un'integrazione perfetta tra l'intervento dell'uomo e l'azione della Natura, per raggiungere - attraverso un lungo crinale boschivo - una rupe emergente dalle colline che dividono le due valli dei torrenti Fosce e Sterza, affluenti dell'Era

La Pietra Cassia  

La rupe, a 534 metri di altitudine, si innalza con uno strapiombo di circa 80 metri ed è caratterizzata da una evidente spaccatura che con ogni probabilità le ha dato il nome: Pietra Cassa, volgarizzata in "Cassia", infatti sta a significare pietra spaccata. Situata in posizione dominante non solo sui due valloni sottostanti ma anche sulla più distante Valdera, fin da epoche remotissime ha ospitato una postazione difensiva, collegata con tutte le altre (Lajatico, Orciatico, Miemo, Montevaso, Chianni, Terricciola) che controllavano le vie di trasporto dei metalli estratti dalle Colline Metallifere.

Panorama dalla vetta della Rocca di Pietracassia  
La data precisa di costruzione degli edifici attualmente esistenti resta ignota, ma si può ipotizzare che risalga almeno all'epoca longobarda. Le prime notizie scritte risalgono al 1028 quando la fortificazione viene citata in alcuni documenti come importante punto di confine tra la diocesi di Volterra e il territorio pisano. Agli inizi del XII secolo era di proprietà dei conti Cadolingi di Fucecchio, costruttori della vicina Badia di Morrona. Pochi anni dopo, nel 1115, venne acquistata dal vescovo Ruggieri di Volterra insieme alla metà dei possedimenti del conte Uguccione, oberato dai debiti. Il fortilizio però venne gestito da Pisa fino al secolo successivo anche se restò di proprietà ecclesiastica.

L'entrata alla Rocca  
Dopo la sconfitta dei Pisani nella battaglia della Meloria, i Lucchesi e Fiorentini ottennero il controllo della rocca e di altri 22 castelli della Valdera. Ma le contese tra Pisani, Fiorentini e Volterrani per il controllo della Rocca e del suo territorio durarono ancora per centocinquant'anni con alterne vicende finché nel 1405, dopo un assedio da parte del Comune di Pisa, il capitano Pietro Gaetani la consegnò a Firenze, insieme alle comunità di Orciatico e Lajatico. Ribellatasi al dominio fiorentino nel 1431, la rocca venne riconquistata dopo tre anni e smantellata per rappresaglia. Da allora si trova in stato di abbandono: un abbandono estremamente suggestivo.

Le mura a Sud  
Il fortilizio ha una massiccia forma squadrata con la facciata principale rivolta a sud, senza aperture e merlature, con feritoie di epoca posteriore. Oltre al mastio, dispone di due torri collegate da possenti mura: una occidentale a pianta quadrata e una orientale a pianta eptagonale. Solo la seconda risulta essere ai giorni nostri in buono stato e accessibile, mostrando ai visitatori una bella volta a botte. Al castello si accede tramite un ingresso sopraelevato posto vicino alla torre di ponente e oggi gravemente danneggiato. Nulla resta degli edifici interni, solo il mastio conserva parte della sua struttura, per il resto crollata. Un restauro conservativo è stato effettuato a partire dal 2007, ed ha reso il sito sufficientemente accessibile per una visita.

Una delle feritoie  
Intorno a ciò che resta della fortezza si estendono silenziose per chilometri le faggete e i castagneti della riserva faunistica di Miemo, con la loro popolazione di mufloni, daini, cervi e cinghiali. Negli anni Settanta del secolo scorso fu qui tentata la reintroduzione del più sensibile ed ostico dei Tetraonidi, il Francolino di Monte, simile a una coturnice, un tempo comune in tutte le Colline Metallifere. Si tratta di un gallinaceo grande quasi quanto un fagiano, con un bellissimo piumaggio e un caratteristico richiamo.

Il Francolino di Monte (foto Luigi Sebastiani)   
Ma ancora più significativo della fauna, e della flora, e delle rovine del castello è il meraviglioso panorama che si gode dalla Pietra Cassia su questa parte della nostra regione. Una distesa apparentemente senza fine di colline, monti, boschi e prati punteggiati di silenziosi piccoli paesi e città a misura d'uomo. É la felicità fatta visione, a testimonianza della vocazione dei Toscani a parlare di sé attraverso il paesaggio, rappresentandosi attraverso i mezzi sublimi della Natura.

Tutti noi dovremmo tener conto di questa vocazione e farcene in qualche misura eredi, imparando a proteggere e apprezzare ciò che i nostri avi hanno lasciato. Non di guerra o di distruzione parlano oggi le rovine di questa antica fortezza, ma di pace e bellezza: perché solo la pace e la bellezza possono salvare il mondo.

L'itinerario descritto 
Chi voglia seguire le nostre orme può scaricare il tracciato in formato gpx da questo link. Le fotografie, ove non diversamente indicato, sono di mia proprietà e possono essere usate solo dietro mia esplicita autorizzazione.