domenica 29 giugno 2014

Noto Barocca e la Stranezza del Mondo

San Francesco all'Immacolata, Noto
Il ricciolo è probabilmente l'emblema dell'epoca barocca, che vediamo come il periodo in cui gli artisti, dopo aver studiato (col Rinascimento) e codificato (col Manierismo) l'arte degli Antichi, decisero per certi versi di superare queste regole attraverso una singolare reinterpretazione delle forme classiche in un tentativo sempre più scoperto di sorprendere l'osservatore con la fantasia.

"Baroque" in francese significa bizzarro, stravagante: e stravaganti e bizzarre sono le interpretazioni delle creazioni artistiche dell'epoca barocca che portano dentro di sé i germi di certe correnti nate in tempi moderni, come il surrealismo o l'espressionismo. Nel tentativo di "stupire" l'osservatore il Barocco getta i semi dello scetticismo con la negazione stessa delle regole e delle certezze, la loro asimmetria, la volontà di contraddire, di stupefare, di meravigliare mostrando la stranezza del mondo.

Noto, insieme a Ragusa, Modica e Scicli, è il centro di quella Val di Noto "barocca" che deve anche a un terremoto (quello devastante del 1693) la sua sorprendente unità stilistica, mantenuta anche nei secoli successivi. Queste trenta foto, (per vederle cliccare sull'immagine in intestazione) scelte tra quelle che ho fatto percorrendo le vie del centro storico sapientemente restaurato, vorrebbero rendere in piccolo e in breve, il sapore e i colori di questa città. Perché il viaggio non è mai solo un viaggio verso qualcosa; è piuttosto un viaggio attraverso qualcosa, che ti resta dentro e ti cambia, e cerca di parlare attraverso di te.

Musica di sottofondo: STRANIZZA D'AMURI - FRANCO BATTIATO

martedì 10 giugno 2014

Una passeggiata al Monte Gennaio (1814 metri)

Uccelliera e Poggio dei Malandrini dal Monte Gennaio
Faceva caldo, e insieme a due amici nel primo pomeriggio ci siamo diretti dall'afa di Prato alle fresche faggete sopra Maresca, nei pressi del rifugio di Casetta Pulledrari, per percorrere il "classico" anello del Monte Gennaio, che con i suoi 1814 metri prativi si erge impavido davanti alla scoscesa parete delle Scalacce del Corno alle Scale. 

Un bell'itinerario, fatto già altre volte, a poca distanza dalla conca delle città industriali. E malgrado l'abitudine e la conoscenza della zona, colpisce di nuovo come, a poca distanza dall'abitato, a poca distanza dalla modernità e dalla confusione persista un altro mondo. Fatto di crinali aperti sull'azzurro, di foreste e rocce, di erba e soprattutto di silenzio. Un mondo che riporta nella giusta prospettiva noi uomini e tutte le nostre vicissitudini.