martedì 1 dicembre 2020

Un'americana a Prato

"None knew thee but to love thee"
Nel piccolissimo cimitero di Canneto, una piccola frazione di Prato di poche case sparpagliate tra la ferrovia "Direttissima", la chiesetta di San Michele e la villa rinascimentale della famiglia Rucellai, colpisce il sepolcro gotico di Katharine de Kay Bronson, amica di Eleonora DuseRobert Browning, Henry JamesJohn Singer Sargent e William Merritt Chase. La tomba è collocata fuori dalla cappella Rucellai - l'unica del cimitero - perché Katharine era di fede protestante e quindi non poteva essere sepolta insieme alle spoglie dei propri parenti cattolici.
Ritratto, John Singer Sargent
Nata vicino a New York nel 1834 da George Coleman de Kay, ufficiale di marina, fratello del famoso naturalista e zoologo James Ellsworth De Kay e da Janet Halleck Drake, figlia del poeta Joseph, era la prima di sette figli - tre femmine e quattro maschi - e trascorse l'infanzia in campagna sull'Hudson, trasferendosi a New York solo all'età di otto anni. 

A 13 anni attraversò per la prima volta l'Atlantico col padre che aveva organizzato una nave di soccorsi alimentari per l'Irlanda flagellata dalla Grande Carestia. Si sposò nel 1855, poco più che ventenne, con Arthur Bronson, facoltoso proprietario terriero del Connecticut di dieci anni più vecchio di lei. Con lui si trasferì presto in Europa, soggiornando dapprima a Parigi e poi a Venezia, dove acquistarono Cà Alvisi, un palazzetto sul Canal Grande proprio davanti alla Basilica della Salute, che diventò la loro residenza dal 1876.
Acquerello di Ellen Montalba, 1892
La coppia ebbe solo una figlia - Edith Millicent - nata a Parigi nel 1861, e condusse una vita mondana molto attiva, facendo mecenatismo, ospitando intellettuali dell'élite anglofona che si trovavano a passare da Venezia e legandosi a molti di loro con vincoli di amicizia. Facevano anche beneficenza: Katharine organizzò una scuola per la prima educazione dei fanciulli poveri e ospitò più volte nel periodo invernale ai piani superiori della sua casa alcune famiglie indigenti.
La terrazza di Cà Alvisi, oggi
Purtroppo verso il 1880 Arthur Bronson ebbe i primi segni di una malattia mentale che lo portò in breve ad essere internato in una casa di cura per malati psichiatrici a Parigi, prima destinazione europea della coppia. Ma anche in questo frangente Katharine continuò a risiedere a Cà Alvisi, recandosi periodicamente a visitare il marito, che morì nel 1885.

Era indubbiamente bella la vita a Venezia, affascinante la casa di fronte alla punta della Salute, piacevole la frequentazione di artisti, poeti, pittori, scrittori, teatranti. Fu in questo ambiente ricco di stimoli che Katharine crebbe sua figlia, che nel 1893 incontrò Cosimo Rucellai, toscano, giovane ufficiale ventottenne della Regia Marina in servizio sulla nave corazzata "Sardegna". 
La nave corazzata "Sardegna" della Regia Marina
Lui elegante e nobile, lei romantica e raffinata erede di una ricca famiglia cosmopolita: fu amore a prima vista, una coppia da rotocalco ante litteram nella  cornice della città lagunare. Si sposarono un lunedì - il 24 giugno 1895 - e poco tempo dopo, al termine della licenza matrimoniale, lui riprese servizio in Marina mentre lei restò con Katharine nella casa sul Canal Grande dove il 5 agosto 1896 nacque la prima dei cinque figli della coppia, Nannina.
Cosimo ed Edith con quattro dei cinque figli
Edith restò a Venezia fino alla nascita del secondo figlio, nel 1897. Con due figli Cosimo Rucellai chiese e ottenne di essere congedato dalla Marina e decise di trasferirsi con la famiglia in Toscana nella propria villa-fattoria del Pratello, a Campi Bisenzio, lasciando da sola Katharine a Cà Alvisi.

A quel punto Katharine decise di spostarsi a sua volta da Venezia ad Asolo, dove nel 1889 su suggerimento dell'amico poeta Robert Browning aveva acquistato una casa molto particolare, costruita sopra alla porta di ingresso delle antiche mura della città e per questo chiamata "La Mura".
Katharine a Venezia, verso il 1870
Qui continuò per alcuni anni la vita consueta, circondata dai molti conoscenti dell'entourage artistico angloamericano e da qualche celebrità italiana, come Eleonora Duse, che frequentò assiduamente la casa e con cui nacque una sincera amicizia. Tra le molte visite è ricordata anche quella dello scrittore Henry James, che fu ospitato in casa nel 1899. 

Ma proprio in quell'anno una malattia la costrinse a lasciare Asolo per avvicinarsi alla figlia che in quel periodo risiedeva tra la villa campigiana del Pratello, il palazzo Rucellai di Firenze in via della Vigna Nuova e la villa "rustica" di Canneto, che nel tempo era diventata la residenza semiufficiale della famiglia, diventata negli anni piuttosto numerosa. Tra il 1896 e il 1903 A Edith e Cosimo erano infatti nati 5 figli: Nannina, Bencivenni, Bernardo, Juanita e Giovanni. 
Bencivenni, Bernardo, Nannina e Giovanni
Purtroppo il soggiorno fiorentino fu breve: la malattia si rivelò incurabile e Katharine morì a Firenze nel febbraio 1901. Aveva 67 anni.
La Villa di Canneto, oggi
Edith volle che la madre venisse sepolta nel cimitero più vicino a quella che era diventata la sua residenza abituale, la villa di Canneto. Un piccolo cimitero, un angolo quieto e quasi dimenticato di campagna toscana dove riposare, in un parallelo ideale col Cimitero Marino di Paul Valery:
"Oh per me solo, solo mio, in me stesso,
Accanto a un cuore, alle fonti del verso,
Tra il vuoto, attendo, e il divenire puro,
Un eco della mia grandezza interna,
Amara, cupa e sonora cisterna,
Che un rimbombo dà in me, sempre futuro!"
La cappella nel cimitero, a sinistra il sepolcro di Katherine