Questa immagine colta ai Renai di Signa mi ha riportato alla mente una poesia di Cesare Pavese, letta e riletta ai tempi della mia giovinezza. Tenevo il libro come un breviario e me lo portavo dappertutto; il ritmo peculiare dei versi mi è rimasto dentro come una sorta di musica interiore. Ve la posto qui di seguito.
Paesaggio VIII
I ricordi cominciano nella sera
sotto il fiato del vento a levare il volto
e ascoltare la voce del fiume. L’acqua
è la stessa, nel buio, degli anni morti.
Nel silenzio del buio sale uno sciacquo
dove passano voci e risa remote;
s'accompagna al brusio un colore vano
che è di sole, di rive e di sguardi chiari.
Un'estate di voci. Ogni viso contiene
come un frutto maturo un sapore andato.
Ogni occhiata che torna, conserva un gusto
di erba e cose impregnate di sole a sera
sulla spiaggia. Conserva un fiato di mare.
Come un mare notturno è quest'ombra vaga
di ansie e brividi antichi, che il cielo sfiora
e ogni sera ritorna. Le voci morte
assomigliano al frangersi di quel mare.
Cesare Pavese
(da: Cesare Pavese, Poesie, Mondadori 1980)
Nessun commento:
Posta un commento
Salve! Lascia pure un commento su questo articolo, sarò felice di leggerlo!