lunedì 28 ottobre 2024

Raccontare Radici e Ali


L'idea di scrivere Radici ed Ali è nata quasi per caso, rovistando nelle tracce lasciate dal mio passato familiare. Durante alcune ricerche sui miei antenati, ho scoperto una coincidenza che ha acceso la scintilla della mia immaginazione: il mio bisnonno Vincenzo era nato esattamente cento anni prima di me, nello stesso mese. Questo dettaglio, già di per sé affascinante, mi ha spinto a indagare di più sulla sua vita.

Man mano che raccoglievo informazioni, però, mi sono accorto che c'era un vuoto nella sua storia. Non avevo molti documenti su di lui, a parte quelli relativi al servizio militare, che terminava nel giugno del 1882. Ciò che mi ha colpito particolarmente è che era stato congedato a 20 anni dal servizio militare e si era sposato relativamente tardi, intorno ai 35 anni, e di quel periodo della sua vita – dai 20 ai 35 anni - non vi erano informazioni precise. Questo "vuoto" ha aperto lo spazio alla mia fantasia. Ho iniziato a immaginare cosa potesse essere successo in quel lasso di tempo, fantasticando che potesse aver lasciato la sua vita di contadino pratese per cercare fortuna altrove.

La mia passione per la storia mi ha permesso di costruire un contesto denso e autentico: conoscevo bene il panorama politico dell’epoca e ho approfondito gli eventi cruciali del giugno-luglio 1882 in Egitto, per dare alla vicenda di Vincenzo ed Emily un fondamento storico solido e credibile. Infatti, la storia si svolge nell'arco di questi due mesi, a partire dalla fine del mese di maggio, in cui avviene il ritorno di Vincenzo dal servizio militare, fino al tramonto del 17 luglio 1882, giorno in cui Vincenzo ed Emily arrivano a Giza. L'idea che sta alla base della narrazione è quella di far partire Vincenzo per un viaggio che lo avrebbe portato lontano dalla sua vita ordinaria, immergendolo in un'avventura che gli consentisse il cambiamento profondo che stava cercando.

Vincenzo è, in un certo senso, una versione di me stesso in un'altra epoca: un giovane uomo alla ricerca di un senso più profondo e di una vita migliore. Fuggendo dalle ristrettezze della campagna toscana, porta con sé la fiducia nelle proprie capacità e la consapevolezza che l’esperienza e la conoscenza possono trasformarlo.

Emily, invece, è l'incarnazione delle donne che ho incontrato nella mia vita trasposta nel personaggio di una giovane proveniente dall'alta società inglese, cresciuta tra le mura della diplomazia e i rituali della classe elevata. La sua vita sembra scritta secondo le regole di un mondo privilegiato, ma Emily è disposta a sfidare il peso delle aspettative e delle convenzioni imposte dalla sua famiglia e dal suo tempo. Dotata di una curiosità vivace e di uno spirito ribelle, non accetta un destino preconfezionato. Il suo desiderio di libertà è autentico e viscerale; e anche se il suo cammino si rivela spesso incerto, affronta ogni passo con una determinazione che rivela sia la sua fragilità sia la sua forza.

I loro destini si incrociano in un periodo storico turbolento, che potremmo definire - come in un antico proverbio cinese - “interessante”. Questo incontro, però, diventa l’occasione per entrambi di cambiare, permettendo loro di spiccare il volo, senza mai dimenticare le radici da cui provengono.

Radici ed Ali è quindi la storia di due persone che, nel mezzo delle inquietudini e delle insicurezze di un mondo in tumultuoso cambiamento, riescono comunque a trovare un nuovo senso di sé stessi.

Per la prima volta nella mia vita mi sono trovato a scrivere così tanto, raccontando - spero efficacemente - una vicenda così lunga e intricata: per quanto scrivere sia sempre stata una mia passione, mi sono reso conto che in qualche modo non sono stato io a scrivere la storia; piuttosto è la storia che si è fatta strada attraverso di me, come un fiume sotterraneo che ha trovato la sua via verso la luce. È stata una sensazione quasi fisica, come se abbia intrapreso anch’io un viaggio, che ho percorso insieme ai miei personaggi, vedendo il mondo attraverso i loro occhi, soffrendo e gioendo con loro.

Questa realtà parallela si è sovrapposta alla mia vita quotidiana, sdoppiandola fino al punto che a volte mi sembra di aver vissuto in due universi: quello ordinario, con le sue certezze e abitudini, e quello che ho plasmato con l'immaginazione, un mondo che da evanescente si è fatto sempre più nitido, quasi solido nella mia mente.

Alla fine mi chiedo se questa storia sia davvero solo una fantasia, una costruzione astratta, o se non ci sia qualcosa di più profondo e radicato. Perché dentro questa narrazione, fatta di luoghi, di incontri e di scelte, riconosco frammenti di me stesso: un mosaico di esperienze vissute, ricordi rimasti sospesi e possibilità mai realizzate. 

È una storia che non solo racchiude ciò che sono, ma contiene anche una parte di ciò che avrei potuto essere in altri tempi e circostanze, davanti a scelte che non ho compiuto. In questo modo, scrivere diventa un esercizio di riflessione e scoperta, in cui il confine tra la mia realtà e quella dei miei personaggi si dissolve, e la mia stessa vita si specchia nella storia che racconto, dando nuova forma a entrambe.

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