martedì 3 marzo 2015

All'Eremo di Gamogna, un luminoso martedì di marzo

Eremo di Gamogna
"Immerso nel silenzio, l'Eremo ti regala un tempo nella bellezza della Creazione, un tempo con Dio per te"
Di tutti i luoghi remoti tutt'ora abitati dell'Appennino Tosco-Emiliano una menzione d'onore spetta sicuramente all'Eremo di San Barnaba a Gamogna, piccola struttura monastica gestita dalla Fraternità Monastica di Gerusalemme. Si trova ai piedi del monte omonimo, a circa 800 metri di altezza, nell'alta valle del torrente Acerreta, uno dei tributari del fiume Lamone. Raggiungerlo non è certamente alla portata di tutti: in questo secolo di trasporti onnipresenti e rapidi si trova a circa due ore di cammino dalla strada più vicina, e può capitare come a noi oggi di avere difficoltà nel percorrere il sentiero anche in una bella giornata, a causa dei danni portati dalla cattiva stagione e dalle intense nevicate.
Veduta dal sentiero
Arrivare all'Eremo di Gamogna è però un'esperienza indimenticabile: per certi versi è un vero viaggio nel tempo e soprattutto un itinerario dentro noi stessi. In quest'epoca superflua un luogo essenziale come questo colpisce al cuore; e viene spontaneo chiedersi di quante - e quali - cose abbiamo davvero bisogno per vivere pienamente la nostra vita.

L'interno della chiesa
La nascita del complesso monastico sul crinale dell’Appennino tosco-romagnolo risale a quasi mille anni fa, precisamente al 1053, quando Pier Damiani, monaco di Fonte Avellana e promotore della vita eremitica, fondò l’Eremo di Gamogna. Contemporaneamente, nella valle attraversata dal torrente Acerreta, fece costruire il monastero di San Giovanni Battista, noto anche come Badia della Valle, destinato a diventare il punto di riferimento amministrativo dell’eremo.

Pier Damiani, proclamato Santo e Dottore della Chiesa nel 1828 da Papa Benedetto XIII, redasse una Regola che esaltava il "rigore dell'eremo" come via di redenzione. Secondo i suoi ideali, i monaci dovevano vivere nel silenzio del chiostro, dedicandosi alla preghiera diurna e notturna, praticando austeri digiuni e dimostrando generosa carità fraterna, unita a un'obbedienza pronta al priore. Egli definì la cella monastica come «parlatorio dove Dio conversa con gli uomini», un luogo di intima comunione spirituale.
La meridiana moderna situata dietro l'Eremo
Nei secoli successivi, il complesso affrontò vicende alterne. Nel 1428, la valle passò sotto il controllo della Repubblica fiorentina. Nel 1532, entrambi gli insediamenti furono soppressi e i loro beni accorpati alla basilica di San Lorenzo a Firenze, che restaurò gli edifici dopo il terremoto del 1736. Nel frattempo, l’eremo, abitato a lungo dai padri camaldolesi, fu trasformato in parrocchia, segnando la fine della presenza monastica. Da allora fu affidato a parroci, fino al 1957, quando l’ultimo sacerdote si ritirò.

Nel 1850, con la creazione della diocesi di Modigliana (poi diocesi di Faenza-Modigliana nel 1986), la chiesa di Gamogna entrò nella nuova giurisdizione ecclesiastica. Abbandonato e danneggiato dal tempo, l’eremo cadde in rovina fino al 1991, anno in cui il sacerdote faentino don Antonio Samorì ne promosse il restauro, riportando il complesso al suo antico splendore e restituendolo alla comunità.
L'Eremo da dietro
Dal 1994 l'Eremo ospita nuovamente una comunità di suore, ed è tornato ad assolvere funzioni spirituali e di ospitalità religiosa; la regola di questa comunità è quella di vivere senza beni materiali una sorta di clausura circoscritta al monastero, vivendo in comunione lunghi tempi di preghiera e grandi silenzi, prendendo coscienza della bellezza del cosmico meccanismo in cui si trova incastonata la vita di ogni essere umano.

Colpisce agli occhi del visitatore occasionale la determinazione che porta queste persone a vivere così. Una scelta inattuale, molto distante dal mondo "moderno": un'immersione profonda nella realtà naturale della Creazione nella convinzione che solo questa - e non l'opera umana, ridotta in questi luoghi ai minimi termini - possa fare da degna cornice alla lode di Dio che il monaco deve perseguire incessantemente attraverso la propria vita per essere - attraverso la penitenza e la preghiera - al servizio di tutta l'umanità.

Io rispetto profondamente queste persone. Forse le invidio anche, per questa loro fede che riesce a dare un significato così intenso alla loro vita. Cito dalla loro pagina:
"In una società secolarizzata, ansiosa, senza un punto di riferimento duraturo, essere segno di contraddizione: credere nell'uomo, mostrare la sua gioia, testimoniare la sua speranza, vivere la carità e, se possibile, esprimere la sua fede."
Carta dei sentieri della zona dell'Eremo

Chi volesse seguire i nostri passi, può scaricare QUI il tracciato GPS (formato gpx) del nostro itinerario.

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