martedì 30 novembre 2021

Luigi Gherardi Del Turco, marchese fotografo

Luigi Gherardi ai primi del Novecento
Il marchese Luigi Gherardi Del Turco è stato certamente una persona interessante. Già dal cognome, che da solo rappresenta una piccola storia: si chiamava infatti - per esteso -  Luigi Gherardi Piccolomini D'Aragona Dazzi Del Turco, un accumulo che riflette la capacità di questa famiglia di intrecciarsi nei secoli con altre famiglie importanti, acquisendone beni e titoli: nel 1679 fu infatti aggiunto all'originale Gherardi il doppio cognome Piccolomini D'Aragona con il matrimonio tra Giovan Battista e Clarice Malaspina Piccolomini, nel 1839 per eredità si sommò il cognome Dazzi Del Turco. 
Blasone Gherardi, croce spinata in azzurro accantonata a quattro stelle a otto punte
I Gherardi sono un casato di patrizi fiorentini le cui ramificazioni genealogiche si spingono indietro fino al XIV secolo e che nei secoli ha dato Priori e Gonfalonieri alla Repubblica Fiorentina, Senatori al Principato mediceo, Cavalieri di Malta, vescovi, prelati, ambasciatori e anche artisti: letterati, pittori, musicisti e perfino uno stimato autore seicentesco di ricette di cucina raccolte in un volume ancora oggi consultabile in Rete, l'Epulario.
Contadine a Filettole durante la vendemmia
Luigi nasce nel 1880: r
esidente a Firenze, trascorre molto tempo - soprattutto in primavera ed estate - nella fattoria sulle colline di Filettole di Prato che era proprietà della famiglia fin dal 1604, seguendone con interesse e competenza le attività agricole.
Alla fontana
La fotografia verso la fine dell'Ottocento aveva ormai superato i tempi pionieristici della scoperta e delle prime applicazioni pratiche; e col progresso tecnico, con la standardizzazione e la semplificazione delle tecniche di sviluppo e stampa delle immagini, l'attività di fotografo si era lentamente trasformata da professione per pochi anche in un passatempo per dilettanti curiosi e benestanti. 
Disponendo l'uva sui "graticci" per fare il vinsanto
Non dobbiamo pensare che fotografare all'epoca fosse una cosa semplice e alla portata di tutti. L'immagine fotografica era un prodotto artigianale che nasceva da una mescolanza di tecnica e di pratica "spicciola". Le macchine fotografiche - anche quelle che oggi definiremmo "amatoriali" perché più facili da usare - presupponevano comunque nell'uso una certa abilità, erano pesanti, ingombranti e poco maneggevoli. I tempi necessari a impressionare le pellicole erano lunghi e per ottenere risultati degni di nota era pressoché indispensabile allestire un proprio laboratorio.
Rientro dalla vendemmia
Luigi era giovane, benestante e appassionato del nuovo mezzo e si impegnò per superare gli ostacoli, allestendo nella fattoria un attrezzato laboratorio fotografico e abbonandosi alle prime riviste del settore - principalmente francesi - per imparare meglio la tecnica. Soprattutto si confrontò con altri cultori, dilettanti o professionisti dell'arte della fotografia, fino a raggiungere risultati molto validi.
Il trasporto dei sacchi di grano dopo la mietitura
Inizia a fotografare intorno al 1900, riprendendo soprattutto le attività e il lavoro dei contadini; successivamente anche la vita cittadina e l’ambiente dell’alta società alla quale appartiene: feste da ballo, cerimonie, gite, concorsi ippici. Negli anni Trenta fa parte dell’Associazione Fotografica Pratese dove frequenta fra gli altri Arturo Ristori, Diego Spagnesi, Piero Corazzesi. Continua a fotografare fino alla morte, avvenuta nel 1946.
Sull'aia
Nei suoi scatti si coglie un'emancipazione dalla fotografia intesa come emula della pittura, nel tentativo spesso riuscito di documentare la realtà che lo circondava, con scatti che ancora oggi sorprendono per la loro freschezza.
Rientro dai campi
Le foto che accompagnano questo articolo sono state da me ricolorate digitalmente: fanno parte di un monumentale album che racchiude le fotografie premiate in due concorsi indetti dal "Comizio Agrario" di Firenze negli anni 1913-14. Ritraggono i contadini e le contadine dei poderi della Fattoria di Filettole, ancora oggi della famiglia Gherardi.
Cogliendo l'uva

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