domenica 2 febbraio 2020

Casa Martelli a Firenze o del vivere "per addizione"

L'ingresso di Casa Martelli
Se un motto si può applicare a Casa Martelli è proprio quello coniato dallo scrittore Carmine Abate, "per addizione". Proprio per addizione è infatti cresciuta questa dimora, partendo da alcune case che i Martelli possedevano in via alla Forca (l'attuale via Zannetti) e allargatasi inglobando le abitazioni confinanti al crescere delle fortune familiari, sempre legate a filo doppio a quelle della famiglia dei Medici, di cui furono fedeli alleati fino dai primi anni del Quattrocento.
Una sala della quadreria
Ricchi come i Medici - ma sempre un passo dietro a loro, mai in piena luce - i Martelli arrivarono anche a intrecciare la loro famiglia con quella dei signori di Firenze. Nel 1570 il granduca Cosimo I sposò in seconde nozze la ventenne Camilla Martelli. Fu un matrimonio tormentato e sfortunato che portò comunque lustro e ricchezza alla casata, che ebbe un periodo di grande fortuna nel Seicento per poi continuare la sua prosperità fino alla fine del Settecento.
Il salotto giallo con l'Adorazione di Piero di Cosimo
Con la fine del mondo mediceo cominciò il declino: l'Ottocento e ancor più il Novecento furono secoli di spoliazione e di lento decadimento, che raggiunse l'apice quando Francesca Martelli lasciò alla Curia Fiorentina il palazzo e quanto conteneva. Nei dodici anni in cui il palazzo restò nelle mani della Curia amministratori infedeli spogliarono il palazzo di molti arredi e tanti oggetti vennero dispersi: per fortuna però nel 1998 venne raggiunto un accordo e l'eredità Martelli fu acquisita dallo Stato.
Il giardino d'inverno
Dal 2009 il palazzo è aperto al pubblico. Io, dopo averlo visto, posso solo suggerirvi caldamente di visitarlo. E' un esempio più unico che raro di dimora nobiliare in cui molto - anche se non tutto - è rimasto come quando i Martelli l'abitavano, senza inserimenti arbitrari ma come una concrezione stalattitica di oggetti e di significati, avvenuta attraverso i secoli per aggiunte successive. Una "capsula del tempo", una nicchia in cui il passato ritorna vivo per farci ancora sentire la propria voce.