tag:blogger.com,1999:blog-90788517144156068122024-03-19T09:42:48.543+01:00Terre Incogniteviaggi, storia, arte, musica, fotografia e letteraturamfhttp://www.blogger.com/profile/09899304955497295776noreply@blogger.comBlogger104125tag:blogger.com,1999:blog-9078851714415606812.post-9921235622170715622024-03-16T21:25:00.008+01:002024-03-17T09:28:31.426+01:00Il PIL del Granduca Ferdinando I<p></p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiYk-t4WUydIENAPu6kOloigrKiJAu6ACc5yMrMNSzDX06eP_UgOPtkrRL4bRN6XxQuP4g6EZkIGxGIDsh4c_h0DlGFnWXBATubZW7vFicy9vYjjH3djVWU80nRmthyphenhyphenrJ2wY6SlXq607IUK_exR1TjwHuIhR_eeaB-4_FBUNy7fUh3dISYaU0UDRIbDId8A/s2298/Ferdinando-de-medici-cardinale-palazzo-reale-pisa.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><span style="color: black;"><img border="0" data-original-height="2298" data-original-width="1845" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiYk-t4WUydIENAPu6kOloigrKiJAu6ACc5yMrMNSzDX06eP_UgOPtkrRL4bRN6XxQuP4g6EZkIGxGIDsh4c_h0DlGFnWXBATubZW7vFicy9vYjjH3djVWU80nRmthyphenhyphenrJ2wY6SlXq607IUK_exR1TjwHuIhR_eeaB-4_FBUNy7fUh3dISYaU0UDRIbDId8A/w321-h400/Ferdinando-de-medici-cardinale-palazzo-reale-pisa.jpg" width="321" /></span></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><b>Ferdinando I de' Medici in veste da cardinale, Alessandro Allori, 1587</b></span></td></tr></tbody></table><p></p><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Source Serif Pro;"><i></i></span><blockquote><span style="font-family: Source Serif Pro;"><i>"Tutta la gloria e la ricchezza che c'è, si trova in città, ed è nelle mani di pochi, ai quali son convogliati tutti i prodotti della campagna. Quanto agli artigiani, non possono fare molto di più che vivere, perché di loro appena uno in un'intera città si arricchisce mai; e la vita dei poveri contadini è tale che se non fossero di natura orgogliosi pur nella loro estrema miseria, uno straniero sarebbe mosso a compiangerli."</i><span style="font-size: x-small;"><b>(Robert Dallington, 1596)</b></span></span></blockquote></div><div style="font-family: "Libre Baskerville"; text-align: justify;">All'alba del XVII secolo Prato faceva parte dei "Felicissimi Stati del Serenissimo Granduca" Ferdinando I de' Medici, passato alla Storia <i>in primis </i>per essere asceso al trono granducale dopo aver fatto avvelenare con l'arsenico suo fratello Francesco e la moglie di secondo letto Bianca Cappello nella villa di Poggio a Caiano, e <i>in secundis</i> per aver rafforzato il governo mediceo dopo la sua ascesa al trono, riorganizzando l'economia degli Stati toscani in senso più liberista sulla scorta delle esperienze politiche e diplomatiche che aveva acquisito nella sua lunga carriera di cardinale, fra le altre cose a lungo incaricato dell'amministrazione della città di Roma e della gestione delle finanze della Chiesa.</div><div style="font-family: "Libre Baskerville"; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-family: "Libre Baskerville"; text-align: justify;">Detto in poche parole, l'atteggiamento di Ferdinando in economia fu meno paternalista del suo predecessore, il fratello Francesco: sotto il suo regno ci fu una maggiore apertura verso il mercato e una razionalizzazione dell'imposizione fiscale, nel tentativo di rispondere alle esigenze di una società che stava cambiando. Le imposte rappresentavano infatti una fonte primaria di entrate per la famiglia regnante, che le utilizzava per finanziare le spese di governo, l'esercito, le opere pubbliche e il mecenatismo. </div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEieXoLS5VUHkVzKMoGHhu7ZEigWwsKFqy2VNUCyhfnL4UzvH3htkGEyvmkTMC6M35C5OA9cPFF2pJeoZKItruw9wnkDhWUnYDdI0rrBCsGDlZ5Toek0U5nOScydCThi1QMrB64OtpoHhQifXOYObaeX6jZVqRIbPzubo41AQyhpQI8ZNs6EZEUZnwAnQAsS/s2680/9fd2d9a4c8.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="2680" height="239" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEieXoLS5VUHkVzKMoGHhu7ZEigWwsKFqy2VNUCyhfnL4UzvH3htkGEyvmkTMC6M35C5OA9cPFF2pJeoZKItruw9wnkDhWUnYDdI0rrBCsGDlZ5Toek0U5nOScydCThi1QMrB64OtpoHhQifXOYObaeX6jZVqRIbPzubo41AQyhpQI8ZNs6EZEUZnwAnQAsS/w400-h239/9fd2d9a4c8.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><i><b>Cristo nella casa di Maria e Marta, Francesco Bassano 1577</b></i></span></td></tr></tbody></table><div style="font-family: "Libre Baskerville"; text-align: justify;">Questo però non significava che venissero pagate di buon grado né che i sudditi si sentissero particolarmente ben governati dal loro signore. Lo stesso Dallington nel 1596 annota infatti che</div><blockquote><div style="text-align: justify;"><span><i><span style="font-family: georgia;">"</span><span style="font-family: Source Serif Pro;">...appare che il granduca ha due rendite con le quali si arricchisce, cioè grandi imposte e grandi risparmi (perché il risparmio è una gran rendita). Resterebbero altre due cose per farlo assolutamente ricco: l'amore dei suoi sudditi, e la loro ricchezza privata; perché la ricchezza dei sudditi è ricchezza anche del re, e dove il popolo è ricco il principe non è povero. Ma di certo non c'è né l'una né l'altra."</span></i></span></div></blockquote><p></p><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Le tasse a cui era soggetto un suddito dei Felicissimi Stati si potevano suddividere allora come oggi in imposte dirette, ovvero:</span></div><div style="text-align: justify;"><div><ul><li><span style="font-family: Source Serif Pro;"><b>Tassa sul catasto</b>: gravava sui beni immobili, come terreni e case, sia per la compravendita che per l'affitto nonché per la successione ereditaria, e variava dall'8% al 10% dei valori in questione.</span></li><li><span style="font-family: Source Serif Pro;"><b>Tassa sul sale</b>: un monopolio statale che garantiva un'entrata considerevole.</span></li><li><span style="font-family: Source Serif Pro;"><b>Tassa sulla testa o testatico</b>: applicata a tutti i cittadini, indipendentemente dal loro reddito, e anche applicata ai capi di bestiame, sia sotto forma di quota forfettaria che di tassa su ciascun capo.</span></li><li><span style="font-family: Source Serif Pro;"><span><b>Tasse su specifiche attività</b>: ad esempio sulla dote della moglie al momento del matrimonio,</span> sull'esercizio del meretricio (ogni cortigiana doveva pagare una lira - ovvero un ottavo di scudo d'oro - al mese) e sugli Ebrei (2 scudi d'oro all'anno).</span></li></ul></div><div><span style="font-family: Libre Baskerville;">e imposte indirette:</span></div><div><ul><li><span style="font-family: Source Serif Pro;"><b>Dazio doganale</b>: prelevato sulle merci importate ed esportate.</span></li><li><span style="font-family: Source Serif Pro;"><b>Gabelle</b>: tasse su specifici beni di consumo, come pane, vino, carne e tabacco e anche su attività come condanne e cause legali.</span></li><li><span style="font-family: Source Serif Pro;"><b>Tasse sull'esercizio di particolari attività</b>, come ad esempio locande e alberghi, e una tantum - e detta <i>matricola </i>- sull'impianto di attività commerciali di vendita.</span></li></ul></div></div><p></p><div style="font-family: "Libre Baskerville"; text-align: justify;">Il sistema fiscale mediceo era da molti considerato iniquo, in quanto gravava maggiormente sulle classi meno abbienti. La tassa sul catasto, ad esempio, era spesso viziata da disparità e favoritismi verso i ceti più elevati. Inoltre, le numerose gabelle rendevano i beni di prima necessità più costosi per le famiglie povere.</div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="font-family: "Libre Baskerville"; margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-4MXPFlyQDJID0Z2-Cjrga8t00FhFGcbTXNCuufH3bTdgkARz1Q6xO-51UeNSI9-E9Xf42z8JYi2UIBLk8v6gSVZypKEsrOYRU_vy1WlznuznwUutS-3oH4L5YhNyOK7XWH7OCAUqGTehdZQuhB3i87UT6YmQLspmNhFGghOPBmrnonsrxMRrcgi9NvRL/s3040/tpw18.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2239" data-original-width="3040" height="295" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-4MXPFlyQDJID0Z2-Cjrga8t00FhFGcbTXNCuufH3bTdgkARz1Q6xO-51UeNSI9-E9Xf42z8JYi2UIBLk8v6gSVZypKEsrOYRU_vy1WlznuznwUutS-3oH4L5YhNyOK7XWH7OCAUqGTehdZQuhB3i87UT6YmQLspmNhFGghOPBmrnonsrxMRrcgi9NvRL/w400-h295/tpw18.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><b>Pianta di Prato di Odoardo Warren, 1740</b></i></td></tr></tbody></table><div style="font-family: "Libre Baskerville"; text-align: justify;">Nell'insieme si valuta che le tasse riscosse dal granduca ammontassero tra il 30 e il 40%, e va annotato che gli obblighi del governo mediceo erano di gran lunga inferiori da quelli assunti dalle moderne amministrazioni, soprattutto in tema di istruzione, sanità e previdenza.</div><div style="font-family: "Libre Baskerville"; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-family: "Libre Baskerville"; text-align: justify;">Anche e soprattutto nei confronti delle <i>comunità </i>come Prato, ovvero delle amministrazioni comunali che mantenevano una quota di autonomia impositiva e le cui entrate andavano a formare un <i>Ceppo</i> da cui si attingeva per le esigenze locali, il granduca aveva stabilito di avocare a sé tutti gli avanzi di bilancio, togliendoli al tesoro comunitario che quindi veniva a mancare di autonomia di gestione e che si doveva rivolgere al governo centrale per tutte quelle spese che non fossero correnti.</div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjklY8uw7BdLtXdYzQEtAGUTZyi8f-JImruY_iXIyvW2W45xXtkYasr49__QSE-Mf-YP11y37k7sF6qb1jz8cRwBZoTIYTpyVyGJjegHsckgeublYLH8RIWa_Ac4asG-Jn2_cA7iaX3Sr0tTMqLd8thK3YtUsOOGl-V_amMdYhUIfCthJs6UqAzLvx_cfvN/s2070/Senza%20titolo-1.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1070" data-original-width="2070" height="206" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjklY8uw7BdLtXdYzQEtAGUTZyi8f-JImruY_iXIyvW2W45xXtkYasr49__QSE-Mf-YP11y37k7sF6qb1jz8cRwBZoTIYTpyVyGJjegHsckgeublYLH8RIWa_Ac4asG-Jn2_cA7iaX3Sr0tTMqLd8thK3YtUsOOGl-V_amMdYhUIfCthJs6UqAzLvx_cfvN/w400-h206/Senza%20titolo-1.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><i><b>Scudo d'oro di Ferdinando I</b></i></span></td></tr></tbody></table><div style="font-family: "Libre Baskerville"; text-align: justify;">Un ulteriore elemento che creava numerosi problemi era quello della tassazione del clero, che godeva di esenzione fiscale per i beni ecclesiastici e per le rendite derivanti da attività spirituali. Tuttavia, erano previste alcune imposte specifiche sul clero, come la tassa del sussidio e la tassa decennale. Inoltre, il clero poteva essere soggetto a imposte straordinarie in caso di necessità finanziarie dello Stato, come ad esempio nel 1561, quando Cosimo I richiese un contributo per finanziare la guerra contro Siena. Nell'insieme, però, i beni della Chiesa nella Toscana medicea erano largamente improduttivi a fini erariali: i privilegi fiscali sarebbero stati infatti mantenuti fin quasi all'alba della Rivoluzione Francese.</div><div style="font-family: "Libre Baskerville"; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-family: "Libre Baskerville"; text-align: justify;">Gli ecclesiastici, oltretutto, erano anche molto numerosi: in una città come Prato, che a fine Cinquecento contava complessivamente - tra città e contado - circa 16.000 abitanti, i religiosi erano 2.000, il 12,5%, che vivevano tutti a spese della comunità laica. Era come se nella Prato di oggi si contassero 25.000 tra preti, frati e monache.</div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhKwUhutynu8wuF5lyaqXRull14q4UQQR4G8Uf73UWgHxd6DUbvucenkIyyTkVQmUxVrdfJXcAYqQAcx1RCde6U-XHoQdlqdMlfHVpa_Ir1QccoQWdNXyP6kgGMqF_WN4VqWTGp_bEF579f1FdxNVm2xBZmPGB0m5k7_36PFiMZoEU7lmhklkcrm0emJo2V/s3402/be8405cf09672c88ad375fe8d39fe238bb080c37.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2268" data-original-width="3402" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhKwUhutynu8wuF5lyaqXRull14q4UQQR4G8Uf73UWgHxd6DUbvucenkIyyTkVQmUxVrdfJXcAYqQAcx1RCde6U-XHoQdlqdMlfHVpa_Ir1QccoQWdNXyP6kgGMqF_WN4VqWTGp_bEF579f1FdxNVm2xBZmPGB0m5k7_36PFiMZoEU7lmhklkcrm0emJo2V/w400-h266/be8405cf09672c88ad375fe8d39fe238bb080c37.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><i><b>Bilancino da cambiavalute del XVII secolo</b></i></span></td></tr></tbody></table><div style="font-family: "Libre Baskerville"; text-align: justify;">In questa situazione non ci si meraviglia se la maggior parte della popolazione appariva povera oltre il verosimile. Racconta sempre Dallington che alla Fiera di Prato dell'8 settembre 1596</div><blockquote><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Source Serif Pro;"><i>"Vennero quel giorno devotamente (a trovare me, non il Sacro Cingolo) due miei amici inglesi; osservammo (...) che eran venute nel luogo del mercato circa 18 o 20 mila persone per vedere la reliquia, di cui la metà portava cappelli di paglia, e un quarto era a gambe scoperte; per cui sappiamo che non è tutto oro in Italia, anche se molti viaggiatori che dànno solo un'occhiata alla bellezza delle città e alle facciate dipinte delle case, pensano che sia il solo paradiso in Europa."</i></span></div></blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Mi sono chiesto se fosse possibile valutare dai documenti in nostro possesso l'effettiva ricchezza dello Stato Toscano in quello scorcio di tempo tra Cinquecento e Seicento in cui ebbe luogo il governo di Ferdinando I, e in che termini potessero essere confrontati tra loro due Paesi così diversi come l'Inghilterra elisabettiana di Dallington e lo Stato mediceo. </span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Facendo vari calcoli ho ricavato una sorta di PIL - Prodotto Interno Lordo - dei due Stati che sebbene sia solo un'approssimazione dà però qualche utile elemento di confronto che ci permette di paragonare, sia pure a grandi linee, un'economia moderna con quella di due Stati preindustriali. </span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Partiamo dai dati odierni, che appaiono sideralmente lontani da quelli di fine Cinquecento: la Toscana nel 2023 ha avuto un PIL di 113,8 miliardi di Euro, la Gran Bretagna un PIL di 3.212 miliardi di Euro. Gli abitanti al 2023 sono 3.656.000 per la Toscana e 56.489.000 per la Gran Bretagna, il PIL pro capite è di 31.127 Euro per la Toscana e 56.861 Euro per la Gran Bretagna.</span></p><p style="text-align: justify;"></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEitYqH6fBkEkNzYGihDLgKDTUNsI-NtKBJixslNpkP16rglfDGrjNOApFFhcPYcg4ZfdhSHJzVq3WkJAXF7J6SSM541nqDSblwZzTox3C41tp1s_FT4szoR1tTcV8saHk7-6RKrwkKuL8Or6uiVvVnbUz18eXF2WgYY7AoWB7oqj7ehyphenhyphen7PAvfb1C4mDetG7/s1734/201711280121800.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="912" data-original-width="1734" height="210" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEitYqH6fBkEkNzYGihDLgKDTUNsI-NtKBJixslNpkP16rglfDGrjNOApFFhcPYcg4ZfdhSHJzVq3WkJAXF7J6SSM541nqDSblwZzTox3C41tp1s_FT4szoR1tTcV8saHk7-6RKrwkKuL8Or6uiVvVnbUz18eXF2WgYY7AoWB7oqj7ehyphenhyphen7PAvfb1C4mDetG7/w400-h210/201711280121800.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><i><b>Monete di Ferdinando I de' Medici </b></i></span></td></tr></tbody></table><span style="font-family: "Libre Baskerville";"><div style="text-align: justify;">Alla fine del Cinquecento la Toscana aveva un PIL valutabile in circa 20-25 milioni di scudi d'oro; l'Inghilterra elisabettiana era sullo stesso ordine di grandezza della Toscana, con un PIL di 24-30 milioni di scudi d'oro. Per dare un'idea di queste grandezze in Euro, possiamo usare un coefficiente di conversione di 100, che porterebbe a un PIL di 2-2,5 miliardi di Euro per la Toscana e 2,4-3 miliardi per l'Inghilterra. </div></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Libre Baskerville";">Malgrado la differenza di estensione dei due Stati, la ricchezza del Granducato era quindi molto maggiore in quanto la popolazione toscana era di gran lunga inferiore a quella inglese: 880.000 abitanti in Toscana contro 4.500.000 in Inghilterra. Facendo la stessa operazione che abbiamo fatto sopra ne viene un PIL pro capite di 2.273/2.841 Euro per la Toscana a fronte di 533/666 Euro per l'Inghilterra.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Una notevole disparità che fa capire per quale motivo Sir Robert Dallington fosse stato mandato in avanscoperta dalla Corona inglese. Per quanto poverissima in termini moderni, la Toscana di fine Cinquecento era ricca in termini relativi, se paragonata a molte altre nazioni europee del tempo, e poteva essere presa ad esempio: ma questa ricchezza era molto mal distribuita, tra privilegi ecclesiastici e nobiliari e inefficienze di ogni genere. </span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Della ricchezza prodotta dallo Stato una parte finiva nelle casse del granduca ed era da lui liberamente usata sia per le sue necessità personali che per quelle della sua politica. Partendo dagli assunti precedenti, ho calcolato che le entrate di Ferdinando I oscillassero annualmente tra un minimo di 1 milione di scudi e un massimo di 3 milioni, corrispondenti a 100-300 milioni di euro attuali. Grandi somme, che nel panorama piuttosto misero dell'Europa dell'epoca fecero guadagnare al sovrano toscano il titolo piuttosto inconsueto di "Re di denari" testimoniando se non altro la sua abilità di amministratore.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Per concludere questa piccola indagine invito a riflettere su cosa sarebbe potuto diventare l'Italia di fine Cinquecento - fatta di molti Stati dello stesso livello della Toscana - se avesse avuto un destino unitario. Probabilmente saremmo stati protagonisti in Europa a lungo, ancora dopo il periodo del Rinascimento: e da queste vicende di tanti secoli fa invito a valutare quella più vicina dell'Europa di oggi, che continua pur tra incertezze ed errori a testimoniare come l'unione faccia la forza, e la divisione porti solo al decadimento, morale ed economico.</span></p><p></p>mfhttp://www.blogger.com/profile/09899304955497295776noreply@blogger.com059100 Prato PO, Italia43.8777049 11.10222815.567471063821152 -24.054022 72.187938736178836 46.258478tag:blogger.com,1999:blog-9078851714415606812.post-73441500103428182572024-03-10T11:45:00.046+01:002024-03-15T21:03:36.768+01:00Irene Bonamici, la santa libertina<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjQpx73BPHYIP0B9OzlbNOPiXQwi0xdhhS8ZwpxuwSe69XXyTMtx-BmjFeVpVA3CxkgF5nOTEzvS2tfIcObbgFgnFPp0x957IH857muo2gHd88WjW_l3SRTZD27nRQOXdnKwvI_csq7b9nxkl96_WkjeAxDB03m_-ZOWe63-Ad474cvozQT7R6c15ETJczV/s3488/l-abbandono.webp" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="3488" data-original-width="2800" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjQpx73BPHYIP0B9OzlbNOPiXQwi0xdhhS8ZwpxuwSe69XXyTMtx-BmjFeVpVA3CxkgF5nOTEzvS2tfIcObbgFgnFPp0x957IH857muo2gHd88WjW_l3SRTZD27nRQOXdnKwvI_csq7b9nxkl96_WkjeAxDB03m_-ZOWe63-Ad474cvozQT7R6c15ETJczV/w321-h400/l-abbandono.webp" width="321" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: Libre Baskerville;"><b>Dal film L'Abbandono (2017) </b></span></i></td></tr></tbody></table><span style="text-align: justify;"><i><blockquote><span style="font-family: georgia;">"Gli attuali conventi sono un nido di suddite disgraziate e scontente, che dopo aver condotta una vita infelice qui in terra vanno incontro ad un'eterna dannazione, e che sarà sempre un'opera grata a Dio, e degna della sua Religione e Clemenza, se accordando che un solo convento di monache sia in ogni Diocesi sopprimerà tutti gli altri e ridonerà la libertà a tante disgraziate che l'hanno violentemente o inconsideratamente perduta"</span><i><b><span style="font-family: georgia;">¹</span></b></i></blockquote></i></span><div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Libre Baskerville";">La domenica di Pentecoste del 1781 si presentava come una giornata di ordinaria serenità. Il sole splendeva; alto nel </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">terso</span><span style="font-family: "Libre Baskerville";"> </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">cielo di giugno, tingeva di luce calda il mondo e lasciava presagire l'estate ormai prossima. Nessuno poteva immaginare che a fine mattinata la terra avrebbe tremato: un lungo sussulto del suolo, accompagnato da un sordo boato e dal vibrare indistinto degli edifici, sconvolse la quiete domenicale.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Libre Baskerville";"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Libre Baskerville";">Il vescovo Scipione de' Ricci, colto dal sisma </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">nel Duomo di Pistoia proprio </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">durante la predica della Messa, vide i fedeli fuggire disordinatamente dalla chiesa in preda al terrore e sebbene constatasse che non c'erano stati danni all'edificio interpretò l'evento come una diretta manifestazione della volontà divina.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Libre Baskerville";"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Libre Baskerville";">Ripensò alla mattina e alla lettera che aveva sul tavolo e che aspettava di essere completata. Pochi giorni prima Francesco Maiocchi, il padre confessore che lui stesso aveva inviato al convento di Santa Caterina di Prato aveva negato l'assoluzione a due monache per motivi assolutamente gravi e inusitati.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Libre Baskerville";"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Non si meravigliò del fatto che nel convento ci fossero disordini che richiedessero il suo intervento. Frati e suore erano stati fin dall'inizio del suo vescovato - appena un anno prima - una vera e propria spina nel fianco. Rifiutavano di riconoscere l'autorità del vescovo; pretendevano di gestire da soli i propri conventi, accettavano solo l'autorità della corte papale e cercavano costantemente di lavare in casa i propri panni sporchi, con la connivenza di Roma.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Sfruttando senza scrupoli le prerogative accumulate negli anni del principato mediceo gli Ordini monastici avevano costituito un vero e proprio Stato nello Stato; nei conventi non si applicavano le leggi del Granducato e tutto era demandato alle corti ecclesiastiche e in ultima analisi a Roma. Che nella maggior parte dei casi incassava le cospicue rendite e lasciava correre tutto il resto.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Peraltro la popolazione monastica era - per importanza economica e dimensione demografica - una realtà importante nel piccolo mondo toscano. Importante ma parassitaria: i conventi erano pieni di frati e suore che erano tali non per vocazione ma per convenienza loro o delle famiglie che </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">spesso</span><span style="font-family: "Libre Baskerville";"> </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">li avevano destinati a quella vita fin da bambini, per liberarsene e non dover dividere eredità destinate ai primogeniti o per non dover pagare doti onerose, oppure semplicemente come ricovero dall'indigenza, dalla vedovanza o dalla disoccupazione.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Non che Scipione non avesse saputo fin dal principio come stavano le cose: ma un conto è sapere, un altro è vivere qualcosa sulla propria pelle, per necessità o per dovere. Nel giugno del 1780 quando era arrivato a Pistoia - giovane </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">vescovo</span><span style="font-family: "Libre Baskerville";"> </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">appena nominato - aveva preso subito a cuore la questione dei conventi, che si trascinava da fin troppi anni: il vescovo Ippoliti e prima di lui il vescovo Alamanni avevano infatti già cercato di risolverla, invano.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Libre Baskerville";"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">I due conventi pistoiesi di Santa Lucia e Santa Caterina e quello omonimo di Prato erano chiacchierati da decenni. </span><span style="text-align: left;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Voci di continue irregolarità turbavano la quiete delle loro mura. I frati domenicani, che avevano anche la cura delle monache del loro stesso Ordine, si macchiavano di atti indecenti, dormendo nelle stesse celle con le loro consorelle, chiamandole "spose", passando le serate a veglia con loro, trasformando le celle in bische per il gioco d'azzardo e non di rado dando veri e propri intrattenimenti che vedevano ospiti anche molti componenti della nobiltà cittadina, con balli e perfino recite teatrali.</span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Già: recite teatrali, oltretutto di autori profani: a Prato quest'inverno per il Carnevale avevano messo in scena addirittura <i>La Vedova Scaltra</i> di Carlo Goldoni. E proprio nel convento di San Clemente, che sarebbe dovuto essere di stretta clausura! </span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Per l'occasione erano arrivati frati da Pistoia, da Firenze e perfino da Siena, insieme a un nutrito drappello di nobili pratesi; tutti ad applaudire Suor Caterina che, spogliata le veste monacale, impersonava la bella e volitiva vedova Rosaura e che sembrava una commediante fatta e finita. D'altro canto l'intero spettacolo era stato recitato da tutti gli attori con tanta bravura da dar l'impressione che il convento fosse diventato la sede di una compagnia d'istrioni. </span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Alcune battute furono in seguito riportate dagli spettatori: in particolare restò impresso </span></span><span style="font-family: "Libre Baskerville"; text-align: left;">l'elogio di Don Alvaro, che sembrava così adatto al singolare fascino di suor Caterina:</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia; text-align: left;"><blockquote><p style="text-align: justify;"><i>"Voi non sembrate italiana. La scorsa notte mi sorprendeste. Vidi sfavillare dai vostri occhi un raggio di luminosa maestà, che tutto mi empiè di venerazione, di rispetto e di maraviglia. Voi mi sembraste per l’appunto una delle nostre dame, le quali, malgrado la soggezione in cui le teniamo, hanno la facoltà d’abbattere ed atterrare co’ loro sguardi.</i><span style="text-align: justify;"><i>"</i></span><span style="text-align: justify;"><span><i><b>²</b></i></span></span></p></blockquote></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Al termine della commedia furono raccolte le offerte tra gli spettatori per destinarle all'impresario, che altri non era che il Padre confessore. Egli, anziché rifuggire un simile onore, incitò apertamente gli astanti a versare il loro obolo che - affermò - sarebbe stato usato per "prossime rappresentazioni". </span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Scipione sorrise tra sé amaramente e concluse che la situazione era ormai davvero insostenibile e fuori di ogni controllo. Istintivamente riepilogò dentro di sé anche quanto gli era stato rivelato di Suor Caterina, e che rendeva le trasgressioni dei due conventi pistoiesi ben poca cosa di fronte a quanto stava accadendo in quello di Prato.</span></span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Suor Caterina, al secolo Irene Bonamici, era una monaca cinquantenne di nobile famiglia che all'interno del convento suscitava un misto di ammirazione e timore. Il suo viso, un tempo di delicata bellezza, conservava ancora un'aura di fascino, con rughe sottili che incorniciavano i suoi penetranti occhi verdi, che sembravano capaci di scrutare l'anima di chi le stava di fronte. Anche la sua voce, modulata ma decisa, tradiva una cultura non comune e una naturale predisposizione alla dialettica.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Scipione l'aveva incontrata in una delle prime visite che aveva fatto a Santa Caterina. Si era subito reso conto che si trattava di una donna particolare, ben diversa da tutte le altre monache con cui era entrato in contatto: d</span><span style="text-align: left;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">ietro la sua apparenza impeccabile si celava, però, un'anima tormentata; e in qualche misura l'inquietudine di questa donna lo aveva colpito.</span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Irene era stata costretta a prendere i voti da adolescente contro la sua volontà, sacrificando le sue aspirazioni, rinunciando a una vita che avrebbe voluto ben diversa. Da ragazza aveva coltivato una passione per la letteratura e per l'arte; anche adesso scriveva poesie e continuava a pensare a quella vita libera e avventurosa che non avrebbe mai potuto conoscere.</span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Suo malgrado si era ritrovata reclusa con tutti i suoi sogni tra le mura del convento, costretta a seguire una routine rigida e monotona. La sua intelligenza vivace e il suo spirito ardente erano stati soffocati dalle regole claustrali e dalla rigida disciplina.</span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Libre Baskerville";"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><div><span style="font-family: Libre Baskerville;">Nonostante la sofferenza interiore, Irene non si era arresa completamente. Aveva trovato conforto nella lettura e nello studio, approfondendo la teologia, la filosofia e la letteratura. Ma la sua ricerca intellettuale l'aveva portata ben presto molto lontano dall'ortodossia. </span></div><div><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></div><div><span style="font-family: Libre Baskerville;">Attratta dalle idee rivoluzionarie di Giordano Bruno e dalla spiritualità interiore di Miguel de Molinos, il mistico spagnolo che aveva teorizzato la possibilità di raggiungere l'unione con Dio attraverso </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">l'annientamento della volontà e l'abbandono passivo all'amore divino</span><span style="font-family: Libre Baskerville;">, Irene aveva elaborato una sua personale versione della religione, molto più vicina all'eresia che al credo che avrebbe dovuto professare.</span></div></div><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Al centro della sua fede aveva posto l'amore, inteso non solo come sentimento spirituale, ma anche come atto fisico e concreto. Secondo Irene, l'amore fisico era una manifestazione della divinità, un modo per entrare in contatto con l'essenza divina presente in ogni essere umano. </span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Libre Baskerville";">Ispirata dalle idee di Giordano Bruno sull'anima del mondo, ella sosteneva che l'amore permeava l'intera realtà, animando ogni creatura. La Chiesa, con la sua rigida moralità e la sua condanna del piacere, negava agli esseri umani la possibilità di vivere questa esperienza sublime. Irene, invece, invitava ad abbracciare l'amore in tutte le sue forme, come espressione della loro natura divina.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Quando doveva parlare alle consorelle usava spesso parabole e metafore per alludere al suo credo. Parlava dell'amore come di una danza sacra, un'unione mistica tra l'anima e il corpo, tra l'uomo e Dio. La sua voce vibrava di passione quando descriveva la gioia e l'estasi che derivavano dall'esperienza dell'amore fisico: diceva che il paradiso è qui, dentro tutti noi, che aspetta soltanto di essere scoperto.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Irene non restò sola a lungo nella sua ricerca spirituale. All'interno del convento, creò in breve un folto gruppo di seguaci con cui condivise le sue idee e mise in pratica le sue teorie sull'amore come manifestazione della divinità.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Libre Baskerville";">Tra queste adepte spiccava una giovane conversa, Clodesinda Spighi, di dodici anni più giovane di Irene. Clodesinda era anche lei di famiglia aristocratica; una ragazza sensibile e intelligente, attratta dalla spiritualità non ortodossa della monaca. Ben presto divenne la sua discepola più fedele, l'unica con cui Irene osava condividere i segreti più profondi del suo credo.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Clodesinda era attratta dalla forza e dalla sicurezza di Irene, che la trattava con gentilezza e rispetto, incoraggiandola a coltivare la sua intelligenza e il suo spirito critico. L'ammirazione per la sua mentore si trasformò presto in qualcosa di più profondo. Clodesinda era incantata dalle sue idee rivoluzionarie sulla fede e sull'amore, che le aprivano nuovi orizzonti e la facevano uscire dalla gabbia delle convenzioni.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Nelle lunghe conversazioni con Irene Clodesinda si sentiva finalmente libera di esprimere i suoi dubbi e le sue aspirazioni, trovando un'anima affine con cui condividere la sua ricerca di autenticità. </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">L'attrazione fisica era solo una componente di questo sentimento complesso. Clodesinda desiderava ardentemente Irene, non solo come amante, ma anche come guida e maestra di vita. </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">In breve la sua divenne una devozione totalizzante, un amore che la spinse a sfidare le regole del convento e a mettere a rischio la sua stessa salvezza.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Libre Baskerville";">Irene e Clodesinda presero l'abitudine di riunirsi con le altre adepte per discutere di filosofia, teologia e mistica. Pregavano insieme, meditavano e si dedicavano a pratiche spirituali che includevano l'amore fisico, vissuto come un atto sacro e di profonda comunione. I frati Domenicani, a cui era demandata la cura delle monache, tolleravano questa deriva in cambio di qualche dimostrazione formale di ortodossia. Irene e Clodesinda infatti negli anni "abiurarono" per ben tre volte il loro credo per poi continuare a praticarlo come se nulla fosse.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Libre Baskerville";">Scipione pensò che era ben strano che proprio nello stesso convento in cui era vissuta quella Santa Caterina de' Ricci che era stata da poco elevata agli onori degli altari un'altra donna seguisse un cammino apparentemente simile, ma con risultati così </span><span style="font-family: Libre Baskerville;">diametralmente opposti. Irene, eretica e ribelle, condannata dalla Chiesa. Santa Caterina, mistica e devota, elevata agli altari. </span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Libre Baskerville";">Rifletté che santità ed eresia sono due concetti che si contrappongono, ma che in fondo non sono poi così distanti. Entrambe le donne cercavano Dio, entrambe seguivano un cammino: e pensò - scavando tra le proprie reminiscenze scolastiche - che </span><span style="text-align: left;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">"eresia" deriva proprio dal greco </span></span><span style="text-align: left;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">αἵρεσις </span></span><span style="font-family: "Libre Baskerville"; text-align: left;">"<i>hairesis</i>", che significa "scelta". La scelta di Irene era stata diversa da quella di Caterina nella misura in cui sono diversi due lati di uno stesso specchio.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Libre Baskerville"; text-align: left;">E non capitava forse a volte anche a lui quella sensazione di straniamento? Come un sussurro di una voce appena intelligibile, come un brivido che improvvisamente lo pervadeva tutto e per un attimo faceva comparire l'interrogativo più importante, il quesito ultimo: <i>quale sarà la scelta più giusta</i>? Quella di Caterina o quella di Irene? Oppure entrambe?</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Libre Baskerville"; text-align: left;">Anche Lazzero Palli, il vicario che aveva mandato più volte a interrogare Irene, trascrivendo domande e risposte, aveva riferito che malgrado avesse dato fondo a tutta la sua capacità oratoria e dialettica non solo non era riuscito ad ottenere da lei una conversione, ma in diverse occasioni si era trovato stranamente senza parole, come affascinato di fronte alle tesi che lei sosteneva così ardentemente. Un passaggio in particolare </span><span style="font-family: "Libre Baskerville"; text-align: left;">di quell'interrogatorio </span><span style="font-family: "Libre Baskerville"; text-align: left;">gli era rimasto impresso e continuava a ronzargli in testa: </span></p><p style="text-align: justify;"></p><blockquote style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;"><i>"In tutte le religioni ci possiamo salvare, ed esercitando erroneamente quello che diciamo impurità, era la vera purità: quella Iddio ci comanda e vuole noi pratichiamo, e senza della quale non vi è maniera di trovare Iddio, che è verità.</i></span></span><i>"</i><i><b>³</b></i></blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><span style="text-align: left;">Irene affermava che la vera purità è ciò che Dio ci comanda e vuole che pratichiamo, implicando che la salvezza non dipende dalla conformità a un dogma religioso specifico, ma piuttosto da una sincera ricerca della verità e da una vita condotta secondo principi morali e spirituali; e</span> senza la vera purità, che è la ricerca della verità, non è possibile trovare Dio.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><i>Verità, moralità, spiritualità e salvezza</i>. Scipione pensò che se avesse dovuto condensare il proprio ministero in quattro parole non avrebbe saputo trovarne di migliori.</span></p><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Libre Baskerville"; text-align: left;">Per quanto le altre monache di Santa Caterina gli avessero dichiarato di abiurare a tutto quello che Sua Signoria voleva pur di essere lasciate in pace, la sola compagna che era rimasta fedele a Irene, Clodesinda, affermava senza vergogna di volerla seguire ovunque, e che non le importava nulla se avesse meritato l'Inferno, perché anche all'Inferno sarebbe stata felice se fosse stata insieme a lei.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Scipione tornò a pensare a ciò che doveva fare: doveva firmare la lettera destinata al Cardinale Andrea Corsini, visto che il nuovo Arcivescovo di Firenze non era ancora stato nominato. Doveva redigere anche una relazione a sua Altezza il Granduca Leopoldo per metterlo al corrente delle proprie decisioni. Avrebbe imposto la chiusura dei tre conventi domenicani di Pistoia e Prato, il trasferimento delle monache ad altre sedi e l'attribuzione alla Diocesi della cura dei conventi che restavano, togliendola ai Padri domenicani: a mali estremi dovevano seguire estremi rimedi.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Quanto a Irene e Clodesinda avrebbe sondato la disponibilità dei parenti a riaccoglierle in casa: ma a questo punto, con lo scandalo portato in piena luce, le famiglie avrebbero quasi certamente rifiutato di ospitare due eretiche peccatrici: nemmeno l'amore che si dichiaravano sarebbe bastato a salvarle. </span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Ripensò alla conversazione che aveva avuto pochi giorni prima con il Cardinale Corsini. Avevano entrambi convenuto che con tutta probabilità alla fine l'unica soluzione sarebbe stata quella di confinare le due sciagurate nello Spedale di San Bonifazio a Firenze: il ricovero dei matti, dove avrebbero espiato la loro colpa rinunciando alla libertà e all'amore.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Camminando veloce, immerso nei pensieri, era ormai arrivato al suo studio nel Palazzo Vescovile. Il terremoto, per fortuna, sembrava non aver fatto danni: il cielo sulla piazza era azzurro, rigato solo dalle traiettorie delle rondini. Una lama di luce brillante cadeva proprio sulla scrivania, dove i fogli della lettera aspettavano la sua firma e il sigillo; e il bianco della carta spandeva la luce tutto intorno, come una sorta di aureola che incorniciava il documento.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Si fermò un attimo sulla porta, come interdetto; poi si fece animo, andò alla scrivania, si mise a sedere, prese penna e calamaio. Guardò la luce abbagliante sul foglio, e il contrasto che creava con il resto della stanza: buio e luce, santità ed eresia. Così distanti, così vicine: non era forse anche la santità una forma di follia? Ma quella di Caterina era salita sugli altari, quella di Irene sarebbe finita tra i pazzi di San Bonifazio.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Prese la penna, controllò la punta, la immerse nel calamaio e firmò. Ma inavvertitamente una goccia di inchiostro sfuggì, e andò a creare quella che sembrava proprio una piccola stella. </span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Nera, sul foglio candido, nitida nella luce.</span></p><span style="font-size: x-small;"><b><span style="font-family: Playfair Display;">¹Lettera di Scipione de' Ricci a Leopoldo I, 1786<br />²La Vedova Scaltra, </span></b><b><span style="font-family: Playfair Display;">Atto II Scena II</span></b><b><span style="font-family: Playfair Display;"><br />³</span></b><b style="font-family: "Playfair Display";">Vita di Scipione de' Ricci, vescovo di Pistoia e Prato - Luis De Potter, 1825 - p. 244</b></span></div><div><br /></div>mfhttp://www.blogger.com/profile/09899304955497295776noreply@blogger.com0Via S. Vincenzo, 9, 59100 Prato PO, Italia43.882178499999988 11.093196318.679527725409386 -24.063053699999998 69.084829274590589 46.2494463tag:blogger.com,1999:blog-9078851714415606812.post-77081012279774041222024-02-26T23:35:00.031+01:002024-03-16T15:21:46.906+01:00Il tumulto di Prato del 20 maggio 1787<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-UdrjymH3Stg/ViPHRqDmLdI/AAAAAAAAGrY/gkMe6jycegc/s1600/15634OP1789AU25148.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><i><b><img border="0" height="400" src="https://3.bp.blogspot.com/-UdrjymH3Stg/ViPHRqDmLdI/AAAAAAAAGrY/gkMe6jycegc/w280-h400/15634OP1789AU25148.jpg" width="280" /></b></i></span></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><i><b>Busto in cera di Scipione de' Ricci <span style="font-size: x-small;">(Clemente Susini, 1810 circa)</span></b></i></span></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;"><span><span style="font-family: georgia;"></span><blockquote><span style="font-family: georgia;"><i>"Sovra ogni cosa, bisognava ricordarsi che gli uomini non vogliono essere illuminati per forza, e che se si presenta loro senza che se lo aspettino davanti agli occhi una luce troppo viva, essi li chiudono, e restano, per alcun tempo, più ciechi di prima."</i><span style="font-size: x-small;"> (Scipione de' Ricci)</span></span></blockquote></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Libre Baskerville";">Un capitolo poco conosciuto della storia di Prato ebbe luogo in una primavera degli ultimi anni del Settecento, per la precisione due anni prima dell'inizio della </span><i style="font-family: "Libre Baskerville";">Rivoluzione Francese</i><span style="font-family: "Libre Baskerville";">, nel maggio del 1787. L'ultimo granduca Medici, </span><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Gian_Gastone_de%27_Medici" style="font-family: "Libre Baskerville";" target="_blank">Gian Gastone</a><span style="font-family: "Libre Baskerville";">, aveva dovuto cedere il passo per mancanza di eredi diretti cinquant'anni prima. Pochi anni dopo, nel 1743, era morta anche </span><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Anna_Maria_Luisa_de%27_Medici" style="font-family: "Libre Baskerville";" target="_blank">Anna Maria Luisa</a><span style="font-family: "Libre Baskerville";">, ultima della casata, conosciuta dai più per il titolo di </span><i style="font-family: "Libre Baskerville";">Elettrice Palatina</i><span style="font-family: "Libre Baskerville";"> ottenuto con il matrimonio e per il lascito testamentario - il "</span><i style="font-family: "Libre Baskerville";">Patto di Famiglia</i><span style="font-family: "Libre Baskerville";">" - delle opere d'arte raccolte dalla famiglia allo Stato toscano.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Libre Baskerville;"><span><span>Con la fine dei Medici si infranse un equilibrio secolare in cui - nel bene e nel male - si era adagiata la società toscana. I nuovi governanti, in precedenza<i> </i>granduchi di Lorena, di formazione illuminista, dallo spirito affine a quello protestante prevalente nelle regioni del Settentrione europeo, ebbero un inizio alquanto in sordina visto che il successore di Gian Gastone, <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Francesco_I_di_Lorena" target="_blank">Francesco Stefano</a>, visse poco a Firenze e molto a Vienna. Era l'erede al trono d'Austria e tre anni dopo la sua incoronazione a Granduca diventò Imperatore, lasciando onori ed oneri del governo toscano a un consiglio di reggenza.</span><br />
<span><br /></span>
<span>Questo cambiamento ebbe un'inevitabile accelerazione quando a Francesco Stefano successe il giovanissimo <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Leopoldo_II_d%27Asburgo-Lorena" target="_blank">Pietro Leopoldo di Asburgo-Lorena</a>, nono dei sedici figli di Maria Teresa, che a soli 18 anni, nel 1765, prese possesso del Granducato. </span></span><br />
</span><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://2.bp.blogspot.com/-Cv9QK_QN8ls/VilJnX5XEOI/AAAAAAAAGss/pNBCl4NKreM/s1600/Mengs%252C_Anton_Raphael_-_Pietro_Leopoldo_d%2527Asburgo_Lorena%252C_granduca_di_Toscana_-_1770_-_Prado.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><b><img border="0" height="400" src="https://2.bp.blogspot.com/-Cv9QK_QN8ls/VilJnX5XEOI/AAAAAAAAGss/pNBCl4NKreM/w320-h400/Mengs%252C_Anton_Raphael_-_Pietro_Leopoldo_d%2527Asburgo_Lorena%252C_granduca_di_Toscana_-_1770_-_Prado.jpg" width="320" /></b></span></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><i><b>Pietro Leopoldo di Lorena nel 1770, ritratto da Anton Raphael Mengs</b></i></span></td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: Libre Baskerville;"><span>La Toscana era all'epoca solo uno Stato minore nel panorama europeo. Ma era di certo un luogo ideale dove poter sperimentare quei principi che il vento dell'Illuminismo portava con sé, per arrivare a quella società </span><span>senza privilegi, razionalmente organizzata nella libera affermazione </span><span>delle attività individuali e tutta protesa nello sforzo </span><span>comune per il raggiungimento del bene pubblico vagheggiata dalle <i>èlites</i> riformiste dell'Età dei Lumi.</span><span> </span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Libre Baskerville;"><span><span>Pietro Leopoldo era giovane, intelligente ed aperto, era ricettivo alle novità e soprattutto era una persona molto dotata di spirito pratico, che guardava soprattutto ai risultati delle proprie azioni di governo, mirate a mutare in profondità una società immobilizzata da mille impedimenti</span><i>. </i><span>Il suo arrivo nello stagnante panorama toscano ebbe l'effetto di un tifone.</span><br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="font-weight: bold; margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-RecOE1V08hI/YQ6_636LW1I/AAAAAAAATec/bYgCsVCKujcEBOEM0AfCCpspyN6TOjxGACLcBGAsYHQ/s1541/Pietro%2BLeopoldo.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1541" data-original-width="1200" height="400" src="https://1.bp.blogspot.com/-RecOE1V08hI/YQ6_636LW1I/AAAAAAAATec/bYgCsVCKujcEBOEM0AfCCpspyN6TOjxGACLcBGAsYHQ/w311-h400/Pietro%2BLeopoldo.jpg" width="311" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Pietro Leopoldo ritratto da Pompeo Batoni nel 1769</i></td></tr></tbody></table><span>Le riforme introdotte dal nuovo sovrano cercarono di fare della Toscana - uno Stato allora marginale in Europa - un paese all'avanguardia. Nel nome della massima libertà di commercio cancellò gli infiniti dazi commerciali, che dividevano il territorio in tanti compartimenti stagni, sostituendoli con un'unica bassa tariffa doganale, promosse la bonifica delle terre paludose della Maremma, liquidò di un sol colpo le corporazioni medievali, introdusse la riscossione diretta delle imposte da parte dello Stato, abolì il Sant'Uffizio e gli ordini ecclesiastici "inutili" - e cioè dediti alla sola preghiera - confiscandone i beni. Non ultima cosa, uniformò la giustizia, promulgando un nuovo Codice Penale che prevedeva - per la prima volta nel mondo - l'abolizione della pena di morte.</span><span style="font-weight: bold;"><br /></span>
<span style="font-weight: bold;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-sYOQ-zt9M-I/YQ66tG79QFI/AAAAAAAATeM/L-DFm9StZlovgzhZuDcRILX2BnBs-IuLQCLcBGAsYHQ/s2048/Johann_Zoffany_005.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1673" data-original-width="2048" height="326" src="https://1.bp.blogspot.com/-sYOQ-zt9M-I/YQ66tG79QFI/AAAAAAAATeM/L-DFm9StZlovgzhZuDcRILX2BnBs-IuLQCLcBGAsYHQ/w400-h326/Johann_Zoffany_005.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><b>Il Granduca Leopoldo con la famiglia nel 1776 ritratto da J. Zoffany</b></i></td></tr></tbody></table></span></span>Le direttrici<span> della sua politica </span>furono tre<span>: </span>riforma dello Stato<span> che livellava e accentrava le vecchie autonomie, giurisdizioni e consuetudini, </span>riforma dell'istruzione<span> che permetteva - almeno in linea di principio - a tutti i cittadini di averne una, </span>riforma dei rapporti con la Chiesa<span> che doveva trasformare quella che era un'ingombrante realtà parassitaria, molto formale e poco vissuta nella quotidianità, in uno dei motori del cambiamento.</span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">
<span><br /></span>
<span>In quest'ultima fase della sua opera Pietro Leopoldo<i> </i>trovò un alleato inaspettato. Erede di una nobile famiglia fiorentina dalle grandi tradizioni ecclesiastiche - un'antenata era quella <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Caterina_de%27_Ricci" target="_blank">Caterina </a>salita agli onori degli altari - <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Scipione_de%27_Ricci" target="_blank">Scipione de' Ricci</a> era di sette anni maggiore di lui, ma ugualmente determinato a riportare all'originaria purezza e in ultima analisi a semplificare e razionalizzare una fede cristiana che trovava incrostata di superstizione. Le tesi a cui si richiamava <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Scipione_de%27_Ricci" target="_blank">Scipione </a>erano almeno in parte quelle enunciate da <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Giansenio" target="_blank">Giansenio </a>durante il secolo precedente. Il cristianesimo dell'età presente - sosteneva - era corrotto, ed andava riportato all'autenticità della chiesa di <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Agostino_d%27Ippona" target="_blank">Sant'Agostino</a> attraverso l'eliminazione di tutte quelle sovrastrutture che si erano aggiunte nel tempo e che distoglievano il popolo dalla vera fede.</span><br />
</span><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<span style="font-family: Libre Baskerville;"><span><span><br /></span>
<span>Com'è facile immaginare, un simile atteggiamento andava perfettamente d'accordo con la politica di Pietro Leopoldo. <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Scipione_de%27_Ricci" target="_blank">Scipione</a> divenne nel 1780, grazie anche all'appoggio del Granduca, vescovo di Prato e Pistoia: e una volta preso possesso del suo incarico, cominciò a mettere in pratica le sue teorie, riformando per prima la propria diocesi. Sfrattò ordini religiosi, accorpò parrocchie, sconsacrò chiese che vennero quindi ridotte ad uso civile, ordinò che i riti venissero celebrati anche in volgare e senza orpelli, contrastò il culto dei santi e delle reliquie che assimilava a vere e proprie superstizioni. </span><span>La stessa ostensione pubblica della reliquia per antonomasia della Chiesa pratese, il <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Sacra_Cintola" target="_blank">Sacro Cingolo</a>, non venne più fatta per quattro anni consecutivi.</span></span><br /></span><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-7YAp5GyIExM/YQ8HICE7rcI/AAAAAAAATek/CkGkPvUcduEzDtzxbqMxMNGQx-zpYcpqQCLcBGAsYHQ/s2400/prato.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><b><img border="0" data-original-height="852" data-original-width="2400" height="143" src="https://1.bp.blogspot.com/-7YAp5GyIExM/YQ8HICE7rcI/AAAAAAAATek/CkGkPvUcduEzDtzxbqMxMNGQx-zpYcpqQCLcBGAsYHQ/w400-h143/prato.jpg" width="400" /></b></span></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: Libre Baskerville;"><b>Veduta di Prato nel XVIII secolo</b></span></i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: Libre Baskerville;"><span>Col passare degli anni e il procedere delle riforme, che andavano sempre di più a colpire privilegi secolari e tradizioni ed equilibri economici e sociali assai consolidati, quella disposizione di benevola aspettativa manifestata all'inizio dalla popolazione si trasformò in un atteggiamento sempre più critico e distaccato. </span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><span><br /></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><span>Come giustamente annotava molti anni dopo </span><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Gino_Capponi" target="_blank">Gino Capponi</a><span>:</span></span></div>
<blockquote class="tr_bq" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: georgia;"><i>"Qui (in Toscana) erano inclinazioni
tutte casalinghe, una gran voglia d'essere lasciati stare, allegro il vivere in campo angusto, ma lumeggiato d'antichi splendori, scarso lo stimolo del bisogno, il genio incredulo a nuove promesse. Le buone leggi erano state imposte con atti dispotici; quanto più andavano sin giù al fondo e alla pratica delle cose per ivi produrre effetti sicuri, tanto più avveniva che offendessero le vecchie abitudini."</i> </span></blockquote>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Libre Baskerville;"><span><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="font-weight: bold; margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-IPxXB89pSp4/YQ629L__ciI/AAAAAAAATd8/NWDKXr0VqJomerv7abWjQAKKOjViY6kcwCLcBGAsYHQ/s2000/Incisione_del_1786%252C_sinodo_diocesano_in_Pistoia_%2528seminario_vescovile%2529.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1324" data-original-width="2000" height="265" src="https://1.bp.blogspot.com/-IPxXB89pSp4/YQ629L__ciI/AAAAAAAATd8/NWDKXr0VqJomerv7abWjQAKKOjViY6kcwCLcBGAsYHQ/w400-h265/Incisione_del_1786%252C_sinodo_diocesano_in_Pistoia_%2528seminario_vescovile%2529.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Il Sinodo di Pistoia in un'incisione del 1786</i></td></tr></tbody></table><div>Il punto di svolta si ebbe nel <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Sinodo_di_Pistoia" target="_blank">Sinodo diocesano</a> che Scipione de' Ricci convocò dal 19 al 28 settembre 1786 a Pistoia per affermare le proprie idee sul rinnovamento della Chiesa. Quest'assemblea approvò una serie di tesi di impronta giansenista che avrebbero dovuto rappresentare un primo passo per la nascita di una chiesa nazionale, riformata e indipendente da Roma.</div><div><br /></div><div>Più delle altre, proprio questa riforma, calata dall'alto senza un vero coinvolgimento popolare, venne vista come un'imposizione: di più, venne vissuta come un attacco mortale a quell'insieme di tradizioni e credenze che erano i caratteri rappresentativi della comunità, un amalgama che diveniva costitutivo sia della vita che del sistema sociale.</div><div><br /></div><div>Tra le molte iniziative attuate, una misura che creò molto malcontento tra quelle che il de' Ricci prese per riformare la Chiesa pratese fu quella che nel 1784 fondava una Cassa del Patrimonio ecclesiastico, un organismo finanziario destinato a realizzare il cumulo dei beni ecclesiastici della Diocesi. </div><div><br /></div><div>Formato coi fondi delle confraternite, conventi e abbazie soppresse doveva servire ad eliminare la sperequazione tra i sacerdoti più ricchi e quelli costretti a vivere in ristrettezze, al mantenimento dei seminari e accademie ecclesiastiche, alle ristrutturazioni e agli ampliamenti di edifici sacri, provvedendo sia ai bisogni del clero che a creare un capitale destinato al mantenimento degli orfani.</div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhcEJwdlLLFNeBJkNFZhiMwn9l2yJvQUQBGE2tPyuuMCHjfDM0v6H1BpUL7g3hdwhe6olVwSEO3yl5r-UhtL3nAZ5abECgvkEZjk371i2K0T0H_o5wMA8hdDQTLz8lW0Dj5YU2mkUPVR55dkn0H-x_yCvVsWL-r0KBPzNGs5732aXl_x96CnK2g15i0nmqB/s6488/EQ0A0932.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="4480" data-original-width="6488" height="276" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhcEJwdlLLFNeBJkNFZhiMwn9l2yJvQUQBGE2tPyuuMCHjfDM0v6H1BpUL7g3hdwhe6olVwSEO3yl5r-UhtL3nAZ5abECgvkEZjk371i2K0T0H_o5wMA8hdDQTLz8lW0Dj5YU2mkUPVR55dkn0H-x_yCvVsWL-r0KBPzNGs5732aXl_x96CnK2g15i0nmqB/w400-h276/EQ0A0932.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><b>Santi di Tito, Madonna della Cintola, 1600</b></i></td></tr></tbody></table><div>Alla formazione del patrimonio di questa Cassa vennero chiamate a contribuire con forti somme le tre maggiori Opere cittadine: quella della Madonna del Soccorso, quella della Madonna delle Carceri e quella del Sacro Cingolo. Questa sorta di esproprio ferì molti interessi, spezzò consuetudini radicate e coinvolse nell'ostilità contro il vescovo de' Ricci un sempre maggior numero di persone dei ceti dirigenti cittadini, già portati a far causa comune con i preti ostili al vescovo per motivi sia ideologici che personali.</div><div><br /></div><div>Altre misure malviste furono la soppressione delle targhe delle indulgenze concesse dai pontefici, l'abolizione di molte litanie, tridui e novene, il contrasto al culto di qualsivoglia reliquia - Sacro Cingolo incluso - e la minacciata demolizione della maggior parte degli altari sempre in nome del contrasto al culto dei Santi, assimilato a una forma di superstizione. Perfino l'introduzione nella Messa di preghiere in volgare venne vista come uno sfregio alle tradizioni.</div><div><br /></div><div>Lo stesso clero pur dovendo portare avanti il rinnovamento si divise in due fazioni, pro e contro il de' Ricci. Ciascuna faceva il possibile per screditare e demonizzare gli avversari, mettendo in giro le voci più varie sulla portata delle riforme e sulla loro messa in pratica.</div><div><br /></div><div>Detto in generale - <u>essendo i conservatori ben più numerosi degli innovatori</u> - le voci a discredito divennero prevalenti e in breve incontrollabili: e anche in un'epoca in cui solo la parola parlata era accessibile alla maggior parte delle persone, non c'è da meravigliarsi se sulla base di queste voci si venne a creare una forza trascinatrice capace di provocare fermento nella popolazione.</div></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://2.bp.blogspot.com/-Z2t2icS7VRA/Vi0kmkeDrmI/AAAAAAAAGt0/Q7ir7ljz9Ec/s1600/1404___Source.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><b><img border="0" height="256" src="https://2.bp.blogspot.com/-Z2t2icS7VRA/Vi0kmkeDrmI/AAAAAAAAGt0/Q7ir7ljz9Ec/s400/1404___Source.jpg" width="400" /></b></span></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><i><b>Il Duomo di Prato e il Palazzo Vescovile in una stampa del 1830</b></i></span></td></tr>
</tbody></table>
<div><span style="font-family: Libre Baskerville;">Venerdì 18 maggio 1787, alle tredici del pomeriggio, un gruppo di incaricati del vescovo de' Ricci entrò nel Duomo di Prato da una porta laterale. Erano presenti tra gli altri l'amministratore del Patrimonio Ecclesiastico Girolamo Gini, il Vicario Lazzero Palli, l'addetto alla Guardaroba (ovvero alla gestione dei beni vescovili) Giovanni Antonio Gargalli soprannominato "<i>Rapa</i>" dal popolo perché "molto aveva rapito" nello svolgimento dei suoi incarichi e il responsabile della Fabbrica del Duomo Salvatore Nutini. Il gruppo si trattenne nella chiesa per quasi un'ora e mezzo.</span></div><div><br /></div><div><span style="font-family: Libre Baskerville;">La popolazione, già eccitata da innumerevoli chiacchiere, interpretò questa ispezione prolungata e a porte chiuse come un preliminare alla temuta - sebbene mai apertamente minacciata - demolizione dell'altare del <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Sacra_Cintola" target="_blank">Preziosissimo Cingolo di Maria Vergine</a>. Già dal venerdì notte un congruo numero di popolani stazionò nella piazza del Duomo allo scopo di capire se la demolizione iniziasse o se si vedessero o sentissero movimenti o rumori sospetti.</span></div><div><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></div><div><span style="font-family: Libre Baskerville;">Malgrado le pronte smentite degli interessati, la diceria continuò a circolare nei due giorni successivi. Nel pomeriggio di domenica 20 maggio 1787, una "voce" - successivamente attribuita a Francesco Vanni, custode del camposanto della Cattedrale e già servitore della soppressa Compagnia della Misericordia - affermò che quattro marmisti venuti per demolire l'altare si nascondevano nel Palazzo Vescovile e che al posto dell'altare della Sacra Cintola sarebbe stato realizzato un Battistero. Questa voce fu la scintilla finale che diede fuoco alle polveri e scatenò il tumulto.</span></div></div>
<div style="text-align: justify;">
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/-RORu8NzlY_s/VomZajQJEzI/AAAAAAAAG60/cZFlwC4H-qs/s1600/281A2930.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><i><b><img border="0" height="241" src="https://1.bp.blogspot.com/-RORu8NzlY_s/VomZajQJEzI/AAAAAAAAG60/cZFlwC4H-qs/w400-h241/281A2930.jpg" width="400" /></b></i></span></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><i><b>Piazza del Duomo nel XVII secolo, tempera su carta montata su tela</b></i></span></td></tr>
</tbody></table>
</div>
<div style="text-align: justify;"><span><div style="font-family: "Libre Baskerville";">Prato<i>, </i>all'epoca città di circa 20.000 abitanti, era affollata in quel fine settimana. Le voci sulla possibile demolizione dell'altare del Preziosissimo Cingolo, unite al fatto che era domenica e che il giorno successivo si sarebbe tenuto il mercato (anche allora uno dei maggiori del circondario), avevano richiamato e incuriosito molti cittadini. Si stima che per le strade del centro storico ci fossero diverse migliaia di persone, probabilmente dalle 5 alle 8.000. Un cronista contemporaneo, Francesco Buonamici, fornisce la cifra di 25.000, sicuramente esagerata. Molte di queste persone stazionavano nella piazza del Duomo e nei suoi dintorni, attente a cogliere ogni movimento che potesse rivelare l'arrivo dei temuti marmisti.</div><div style="font-family: "Libre Baskerville";"><br /></div><div style="font-family: "Libre Baskerville";">Nel tardo pomeriggio della domenica, un gruppo dei più facinorosi decise di ispezionare il Duomo e il Palazzo Vescovile per sincerarsi se e dove fossero nascosti questi operai. Come si può facilmente immaginare, l'ispezione si trasformò in irruzione, e l'irruzione in perquisizione. I famigli del vescovo furono costretti a fuggire, mentre una marea di gente entrava in Duomo e nell'attiguo Palazzo Vescovile per cercare i "marmisti" in ogni dove, prendendo nel frattempo tutto quello che poteva essere di qualche utilità.</div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="font-family: "Libre Baskerville"; margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhmHAaLjcdVo1ltU_NVOxCv93xrJzF_qgWUtGYQ1_irpkR0aQiE-oMrzJIf8kkZdrHAl-ayIZcYabqR7E1Lq-2qV12o_jcX4MfXKi29X7_OtyC4zlaPFhw_KaJAbyisNMMVZOW5ARX7ltwBlzhbJRt8_YJl3IoNmoPDWkWrZ-JVwFc0kMIocRwLOHWMau_x/s2342/052_0005.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1998" data-original-width="2342" height="341" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhmHAaLjcdVo1ltU_NVOxCv93xrJzF_qgWUtGYQ1_irpkR0aQiE-oMrzJIf8kkZdrHAl-ayIZcYabqR7E1Lq-2qV12o_jcX4MfXKi29X7_OtyC4zlaPFhw_KaJAbyisNMMVZOW5ARX7ltwBlzhbJRt8_YJl3IoNmoPDWkWrZ-JVwFc0kMIocRwLOHWMau_x/w400-h341/052_0005.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>La Diocesi di Pistoia e Prato nel XVIII secolo</i></td></tr></tbody></table><div style="font-family: "Libre Baskerville";">La fuga del Vicario granducale, intervenuto per cercare di placare la folla, peggiorò la situazione: la sua ritirata senza risultato fece pensare che fosse andato a chiedere rinforzi a Firenze, e a questo punto un drappello di insorti decise di prendere possesso del campanile, per suonare le campane a stormo e convocare così la plebe dei distretti rurali, ostilissimi anch'essi al vescovo. </div><div style="font-family: "Libre Baskerville";"><br /></div><div style="font-family: "Libre Baskerville";">La porta del campanile - serrata - venne sfondata con pali e travi, e l'ultimo colpo lo diede un popolano - tale Giuseppe Bertini di 45 anni - conosciuto da tutti come Cestina o Caporal Tigna a causa della sua precoce calvizie, che cozzando a testate come se fosse un ariete aprì la porta già sconquassata. L'impresa del Cestina, opportunamente ingigantita dal passaparola, lo fece diventare il soggetto di un ritratto che qualche tempo dopo realizzò un pittore bolognese e che in breve fece il giro di tutta la Toscana, diventando così celebre che ne volle una copia persino il Papa Pio VI.</div>
<span style="font-family: "Libre Baskerville"; font-weight: bold;"><br /></span>
<span style="font-family: "Libre Baskerville";"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="font-weight: bold; margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-SFlEVtOzyuw/YQ63xpH1ClI/AAAAAAAATeE/klyLBK_ONaYuIG9ClVGxyRonwxjAZYaeQCLcBGAsYHQ/s2010/altare-rubato-815x1024.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2010" data-original-width="1600" height="400" src="https://1.bp.blogspot.com/-SFlEVtOzyuw/YQ63xpH1ClI/AAAAAAAATeE/klyLBK_ONaYuIG9ClVGxyRonwxjAZYaeQCLcBGAsYHQ/w319-h400/altare-rubato-815x1024.jpg" width="319" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>L'altare del Sacro Cingolo in una incisione settecentesca</i></td></tr></tbody></table></span><span style="font-family: "Libre Baskerville";"><div>Con le campane che suonavano a stormo e il campanile impavesato dalle fiaccole fin sulla cima, Prato si risvegliò nella notte al grido di "via il vescovo de' Ricci" e con l'idea di rimettere le cose come stavano "prima" in nome della "vera fede".</div><div><br /></div><div>Il Palazzo Vescovile fu saccheggiato da cima a fondo. Si scatenò un autentico carnevale di processioni fuori tempo, con statue di Madonne e di Gesù portate in giro da torme di popolani scalzi, ubriachi, stracciati e malmessi. Questi ultimi andavano di chiesa in chiesa costringendo i parroci ad addobbarle di ceri e torce come se fosse Natale o Pasqua, togliendo e distruggendo le effigi e le insegne dell'odiato vescovo e ripristinando altari e targhe cancellate.</div><div><br /></div><div>Le campane del Duomo suonate a distesa per ore e il campanile addobbato di torce che lo rendevano visibile da chilometri di distanza richiamarono ulteriori folle dal contado che si aggiunsero a quelle già presenti in città. Giunsero popolani fin da Campi e Agliana, muniti di scuri, pennati, pali forcati, travicelli e altri arnesi. Dicono le cronache che in quella notte vennero bruciate circa 1500 libbre di cera (più o meno mezza tonnellata di oggi), tra addobbi e processioni. E per meglio scaldare l'animo dei facinorosi, anche le cantine del vescovado furono svuotate da tutto il vino che vi si trovava.</div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiqYsLP7-43RW_BXqjG56Jq3AP17tS8vx6K1xxeYfgCq7IER41TIe8xaEICdih2VgK3vMhXc-U7SyRpv5obFJWDfmADIc8antDev2ZKcLJEisTFsqJJEqYUcqgmiBybIAu6zK6TzRCfjiSEl8XL_OiVLLW47Ev8Z0aU3yUOjDTuPOcAPjMawqV1ZRSPpt7d/s3237/Sebastiano_Ricci_003.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="3237" data-original-width="2536" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiqYsLP7-43RW_BXqjG56Jq3AP17tS8vx6K1xxeYfgCq7IER41TIe8xaEICdih2VgK3vMhXc-U7SyRpv5obFJWDfmADIc8antDev2ZKcLJEisTFsqJJEqYUcqgmiBybIAu6zK6TzRCfjiSEl8XL_OiVLLW47Ev8Z0aU3yUOjDTuPOcAPjMawqV1ZRSPpt7d/w314-h400/Sebastiano_Ricci_003.jpg" width="314" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><b>Sebastiano Ricci, Allegoria della Toscana, 1707</b></i></td></tr></tbody></table><div>Il momento culminante della rivolta fu la demolizione della Cattedra Vescovile che era nel Duomo: venne infatti bruciata in piazza insieme allo stemma del Vescovo e a tutti i libri che portavano le sue insegne. Con l'occasione venne lanciata anche la proposta di bruciare la stamperia che all'epoca si trovava sotto al Duomo, ma per fortuna questa idea insensata non ebbe seguito.</div><div><br /></div><div>La festa durò fino al mattino del lunedì 21 quando un delegato - mandato dal Governo fiorentino con al seguito quattro guardie del Granduca - cedette alle richieste dei popolani. Questi ottennero un'ostensione straordinaria del Sacro Cingolo e la dichiarazione - scritta - che mai e poi mai sarebbe stato abbattuto l'altare. </div><div><br /></div><div>Seguì una "processione del Gesù morto" fino alla chiesa di San Bartolomeo che calmò gli animi. A questo contribuirono anche il fatto che ormai era la tarda mattinata del lunedì e il sonno, la stanchezza e il vino bevuto si facevano sentire. La folla a quel punto si sciolse e tutti rientrarono a casa proprio nel momento in cui un contingente di truppe granducali, chiamate a reprimere il tumulto, fece ingresso in città.</div></span>
<span><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="font-family: "Libre Baskerville"; font-weight: bold; margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-bYDJs_8GtuE/YQ69eikqX2I/AAAAAAAATeU/dyB49m8BUWUDx4sM5wqsKd53n5SDp3vXACLcBGAsYHQ/s2048/161c8938a193e234a453d35194a42012.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1139" height="400" src="https://1.bp.blogspot.com/-bYDJs_8GtuE/YQ69eikqX2I/AAAAAAAATeU/dyB49m8BUWUDx4sM5wqsKd53n5SDp3vXACLcBGAsYHQ/w223-h400/161c8938a193e234a453d35194a42012.jpg" width="223" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i style="font-weight: normal;">Ufficiale delle milizie territoriali toscane, 1748</i></td></tr></tbody></table><div style="font-family: "Libre Baskerville";">Era il tardo pomeriggio di lunedì 21. Nei giorni successivi ci fu l'inevitabile repressione: soldati giunti da Firenze e da Livorno occuparono la città e diedero inizio a una perquisizione casa per casa che condusse all'arresto di circa 130 persone. I prigionieri vennero condotti al carcere fiorentino delle Stinche, furono interrogati e in maggioranza condannati ad essere frustati sulla pubblica piazza, cosa che avvenne il lunedì 4 giugno in piazza del Duomo dopo che il corteo dei condannati era stato portato in giro per tutto il centro della città. Dei 67 portati in corteo da 140 tra guardie civiche e soldati solo 29 vennero però frustati con 12 frustate ciascuno, gli altri ebbero una condanna al carcere di poca entità. Non ci fu perciò da parte del governo la volontà di infierire sugli insorti, quanto piuttosto quella di far vedere di essere in grado di reagire appropriatamente a un simile evento, pur senza volergli dare troppa importanza.</div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="font-family: "Libre Baskerville"; margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEivjaELXs8cts9jf3FFzHnI-GkIpQvRW2ceH9hFeDbOSs1FAhBO94hSacBdIfBVSg8HAJXTVG7e4WBou9CrKSTptIuIDRhWRuR_4Y6iAgnTtU2R5D6imgMk-L2_9Ft26r9pv0jkoHz6CtnDRoKsmwj1EqdqjA9GppaFHLtH23KO0NF43oDnxLj0h93WXtuJ/s2000/198_0001.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1284" data-original-width="2000" height="256" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEivjaELXs8cts9jf3FFzHnI-GkIpQvRW2ceH9hFeDbOSs1FAhBO94hSacBdIfBVSg8HAJXTVG7e4WBou9CrKSTptIuIDRhWRuR_4Y6iAgnTtU2R5D6imgMk-L2_9Ft26r9pv0jkoHz6CtnDRoKsmwj1EqdqjA9GppaFHLtH23KO0NF43oDnxLj0h93WXtuJ/w400-h256/198_0001.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Carta di Prato e del contado nel 1719</i></td></tr></tbody></table><div style="font-family: "Libre Baskerville";">Gli interrogatori degli arrestati fecero subito capire agli inquisitori che la protesta, seppure non apertamente organizzata, era comunque stata fomentata da elementi facenti parte della stessa Chiesa. In particolare, si arrivò alla convinzione che le dicerie che avevano scatenato il tumulto provenivano dai frati di due conventi situati poco fuori delle mura: i Cappuccini dell'omonimo convento e i Padri Francescani del Ritiro che avevano la loro sede in quella <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Villa_del_Palco" target="_blank">villa del Palco</a> che era stata di <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Francesco_Datini" target="_blank">Francesco di Marco Datini</a>.</div><div style="font-family: "Libre Baskerville";"><br /></div><div style="font-family: "Libre Baskerville";">Questi ultimi in particolare scendevano ogni giorno a dir messa in un Oratorio - quello dell'Ospizio di San Giuseppe, situato di fianco al Duomo nel luogo dove oggi sta oggi il Palazzo Vestri - allora molto frequentato dal popolo pratese perché vi si recitavano molte funzioni in suffragio dei defunti. Sembra che in più occasioni i Padri avessero istigato i fedeli alla disobbedienza nei confronti del vescovo de' Ricci, che vedevano come un pericoloso scismatico.</div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="font-family: "Libre Baskerville"; font-weight: bold; margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhiDpYT3VQaiQSuhZm12Qk7ZqAs_MeyK7xcZjWD1Zysh5ZZrx__Z1Saqlvv4KCFmVPDEVPc51JTXdcEsp5uWtUHlIeMwbLzwE315WW5WvxzaNBdky_cpbsjCjgLC91VUYIEV_XddgMHMcXmQIQjrGpgabRmxm0_nkrefjiuLUt6WsgbxJPYvktwKfyfrpUQ/s2116/villa_palco_panorama.jpg__1920x1080_q85_subsampling-2.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1488" data-original-width="2116" height="281" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhiDpYT3VQaiQSuhZm12Qk7ZqAs_MeyK7xcZjWD1Zysh5ZZrx__Z1Saqlvv4KCFmVPDEVPc51JTXdcEsp5uWtUHlIeMwbLzwE315WW5WvxzaNBdky_cpbsjCjgLC91VUYIEV_XddgMHMcXmQIQjrGpgabRmxm0_nkrefjiuLUt6WsgbxJPYvktwKfyfrpUQ/w400-h281/villa_palco_panorama.jpg__1920x1080_q85_subsampling-2.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i style="font-weight: normal;">La villa di San Leonardo al Palco, oggi</i></td></tr></tbody></table><div style="font-family: "Libre Baskerville";">Di conseguenza, nel pomeriggio di martedì 22 maggio al Palco e ai Cappuccini arrivò un drappello di armigeri con un <i>motuproprio</i> del Granduca che ordinava l'immediata soppressione dei due conventi e la deportazione dei frati, ai quali vennero lasciate poche ore per fare i bagagli e partire. Anche l'Oratorio dell'Ospizio di San Giuseppe venne chiuso, sconsacrato e venduto a privati che lo ristrutturarono a tal punto che oggi non resta più traccia dell'antico edificio.</div><div style="font-family: "Libre Baskerville";"><br /></div><div style="font-family: "Libre Baskerville";">Come giustamente commentava anni dopo Giovanni Antonio Venturi:</div><blockquote><div><p class="MsoNormal"><i><span style="font-family: Libre Baskerville;">"</span><span style="font-family: georgia;">In Toscana i frati, gli ex-gesuiti, tutti i loro aderenti, tutti
i fautori della corte romana (e non erano pochi) si affaccendavano a mettere in
discredito presso il popolo le innovazioni e gl' innovatori, ad accendere il
fanatismo del volgo : e bisogna pur dirlo, in generale in Toscana non solo le
innovazioni ecclesiastiche, ma tutte quante le riforme di Leopoldo, poi tanto
ammirate, allora o non furono comprese, o furon guardate con indifferenza, o
suscitarono sospetto o avversione. Contro di esse era facile sollevare il
popolo, non cattivo per indole in vero né privo di naturale ingegno, ma da
troppo tempo trascurato ed inerte, superstizioso, affezionato a tutto ciò che
era vecchia consuetudine, diffidente e nemico d'ogni novità e d'ogni movimento.”</span></i></p></div></blockquote><div style="font-family: "Libre Baskerville";">Il tumulto pratese, che si rivolse principalmente contro il vescovo de' Ricci non potendo chiamare in causa il Granduca Leopoldo, fu peraltro un termometro fedele della protesta che montava in quegli anni nei ceti colpiti dalle riforme: la Chiesa in primo luogo che vedeva scardinati non solo i propri privilegi ma perfino la sua stessa organizzazione, i nobili esautorati dal potere, gli artigiani veri o fittizi colpiti dalla soppressione delle corporazioni e dalle altre riforme liberiste, i commercianti esposti alla libertà di commercio, i popolani che non riuscivano più a mettere insieme il pranzo con la cena. </div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="font-family: "Libre Baskerville"; margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiYLPZqTYlrIzIglM5Q3HVKu_GQJXwjH8f7TL9VPOxwwfpc1X6QWWkVNzVjs_yVK5MXXJHYfpMYrVB4VBzOY7lZvhyvBBTW9s-Fct2YEusUKbBziKv6ksfPSpGh1x2ZmUDCtimiv2iJjtjOX5nGFIzuhSC1-OWl-JfhPPHPBc6cm0YIGCw6C-mf2l6otbYY/s3705/034_0002.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2918" data-original-width="3705" height="315" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiYLPZqTYlrIzIglM5Q3HVKu_GQJXwjH8f7TL9VPOxwwfpc1X6QWWkVNzVjs_yVK5MXXJHYfpMYrVB4VBzOY7lZvhyvBBTW9s-Fct2YEusUKbBziKv6ksfPSpGh1x2ZmUDCtimiv2iJjtjOX5nGFIzuhSC1-OWl-JfhPPHPBc6cm0YIGCw6C-mf2l6otbYY/w400-h315/034_0002.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Il Granducato di Toscana nel 1780</i></td></tr></tbody></table><div style="font-family: "Libre Baskerville";">L'anelito dei popolani a "rimettere le cose come stavano" nasceva infatti da evidenti condizioni di alienazione sociale, di crisi economica e di precarietà esistenziale: una vita di miseria e di mancanza di mezzi di sussistenza che faceva loro rimpiangere perfino la stagnante Toscana degli ultimi Medici. Senza queste condizioni di base sicuramente la sommossa non avrebbe avuto un'intensità e un'estensione così vasta sia in città che nel contado. La reazione alle riforme religiose del de' Ricci era semplicemente un sintomo di un rifiuto assai più vasto verso tutto il programma di riforme di Leopoldo, portato avanti non solo dal popolo ma anche dalle classi superiori che del popolo si facevano schermo: clero capitolare, nobili e borghesi cittadini.</div><div style="font-family: "Libre Baskerville";"><br /></div><div style="font-family: "Libre Baskerville";">Per un insieme di ragioni - climatiche, politiche, organizzative - il periodo delle riforme leopoldine si rivelò una <i>via crucis</i> per le popolazioni toscane sempre più impoverite, imprigionate tra la necessità del cambiamento e tutta una serie di calamità che si susseguirono per tutta la seconda metà del Settecento, un secolo contraddistinto dall'imperversare della cosiddetta <i><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Piccola_era_glaciale" target="_blank">Piccola Era Glaciale</a>.</i> In primo luogo le carestie, che colpirono duro nel 1764-66, e poi ancora nel 1772-74 e nel 1782, aggravate da epidemie favorite dalla generale sottoalimentazione e esacerbate da inondazioni e terremoti che continuarono - episodicamente - a funestare la nostra regione.</div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="font-family: "Libre Baskerville"; margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgUS7G0gsLPLxTcD-D1n0Cknlhd5LkU7gxFJt_2PiBh6QJc2CB0OZxa3yJcRNzPveA3pnBP_6-36nhTjQ_mmx1nDknfiORpdcE-O_1m2bWgXIJuSdOTVnd-cNLZFFKVzAF6EKl4-MWTHjmVWMLcVqfKty2hP_phS_wpUqrw1s9Mp3BgPo3Rxik4s19TIVPz/s2124/image-proxy.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2124" data-original-width="1584" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgUS7G0gsLPLxTcD-D1n0Cknlhd5LkU7gxFJt_2PiBh6QJc2CB0OZxa3yJcRNzPveA3pnBP_6-36nhTjQ_mmx1nDknfiORpdcE-O_1m2bWgXIJuSdOTVnd-cNLZFFKVzAF6EKl4-MWTHjmVWMLcVqfKty2hP_phS_wpUqrw1s9Mp3BgPo3Rxik4s19TIVPz/w299-h400/image-proxy.jpg" width="299" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><b>L'alimurgia è il nutrirsi di prodotti selvatici, rimedio obbligato in tempi di carestie</b></i></td></tr></tbody></table><div style="font-family: "Libre Baskerville";">Un'altra ragione stava proprio nelle riforme liberistiche di Leopoldo, che presupponevano la massima libertà di commercio livellando i prezzi delle merci toscane - massimamente quelli delle "<i>grascie</i>" ovvero dei viveri - con quelli degli altri Paesi d'Europa, favorendo un incremento dei prezzi delle derrate nell'idea che i maggiori utili realizzati dai proprietari terrieri avrebbero stimolato quell'accumulo di capitali necessario allo sviluppo dell'agricoltura.</div><div style="font-family: "Libre Baskerville";"><br /></div><div style="font-family: "Libre Baskerville";">Anche la caduta delle barriere protezionistiche tra città e campagna insieme alla crescita demografica e alla diffusione di istituti come quello della mezzadria - che spesso lasciava ai contadini introiti insufficienti per la loro sussistenza, portandoli a indebitarsi con il loro stesso padrone - mantenne statici, quando non vide addirittura decrescere, i salari, portando vaste masse di popolani a vivere di espedienti, furti ed elemosine.</div><div style="font-family: "Libre Baskerville";"><br /></div><div style="font-family: "Libre Baskerville";">Questa compressione delle condizioni di vita fu sicuramente il corollario della scelta economica operata dal gruppo riformatore, così come la manifestazione della volontà di ridurre alla pura sussistenza le esigenze delle masse popolari, che assieme al pieno sfruttamento del loro lavoro costituiva ai loro occhi l'unica via per accrescere le rendite dei proprietari terrieri, che in questo modo avrebbero avuto i mezzi sia per investire che per consumare, dando lavoro ad artigiani e a manifatture, in ultima analisi invertendo il senso dello sviluppo economico del Granducato.</div><div style="font-family: "Libre Baskerville";"><br /></div><div style="font-family: "Libre Baskerville";">In sintesi, le riforme di Leopoldo di Lorena, pur avendo molti aspetti positivi, furono attuate senza tenere conto delle reali condizioni della popolazione, andando ad alimentare un malcontento che sfociò nella rivolta e prese di mira la parte delle riforme - quella religiosa - che sembrava meno preminente per il potere centrale.</div><div style="font-family: "Libre Baskerville";"><br /></div><div style="font-family: "Libre Baskerville";">E proprio del disagio del popolo si nutrirono i ceti conservatori che cercarono di impedire il cambiamento fomentando la reazione: ma non sarebbero state le processioni e le ostensioni a fermare la marea montante della rivoluzione borghese. I tempi stavano cambiando, il mutamento era ormai irreversibile: mancavano solo due anni al <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Rivoluzione_francese" target="_blank"><i>14 luglio 1789</i></a>.</div></span></span></div>
mfhttp://www.blogger.com/profile/09899304955497295776noreply@blogger.com059100 Prato PO, Italia43.8777049 11.10222815.567471063821152 -24.054022 72.187938736178836 46.258478tag:blogger.com,1999:blog-9078851714415606812.post-37764253276691115792024-01-03T22:22:00.001+01:002024-01-03T22:27:04.354+01:00Terra Incognita, quarant'anni dopo<p></p><div style="text-align: left;"><span style="font-size: x-small;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="font-family: "Playfair Display"; margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh1S6C_L5_Hsu5Y5cYPj-VqjYB5STiJmgqBoi-saWxuMzEDAUahyphenhyphenmD6T-06eDAbxk6UiNtisRNxfJxF7tAkIjSGbd6RLWQzHFFKAdZrjoAEnQOKiNr5RR8Bm3BU3MKy1D-MGZte1T-Vnllfs1UC56OCuFvPvwVykVPdd75am-Cv463AOo5r5Ss3IP40SfU3/s3840/252046_apm-PowerPoint_Friendly_JPEG_1080px.fdcf788.webp" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="3784" data-original-width="3840" height="394" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh1S6C_L5_Hsu5Y5cYPj-VqjYB5STiJmgqBoi-saWxuMzEDAUahyphenhyphenmD6T-06eDAbxk6UiNtisRNxfJxF7tAkIjSGbd6RLWQzHFFKAdZrjoAEnQOKiNr5RR8Bm3BU3MKy1D-MGZte1T-Vnllfs1UC56OCuFvPvwVykVPdd75am-Cv463AOo5r5Ss3IP40SfU3/w400-h394/252046_apm-PowerPoint_Friendly_JPEG_1080px.fdcf788.webp" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: Merriweather;"><b><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Jeffrey_Smart" target="_blank">Jeffrey Smart</a>, "Labyrinth" 2011</b></span></td></tr></tbody></table></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><b><br /></b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: Libre Baskerville; font-size: medium;"><b>TERRA INCOGNITA</b></span></div><div style="text-align: right;"><b style="font-family: "Playfair Display"; font-size: small;"><br /></b></div><div style="text-align: right;"><b style="font-family: "Playfair Display"; font-size: small;">“And if he left off dreaming about you…”</b></div><div style="text-align: right;"><span style="font-family: Playfair Display; font-size: x-small;"><b>THROUGH THE LOOKING-GLASS, IV</b></span></div><div><span style="font-family: "Libre Baskerville";">Ho incendiato la notte.</span></div><div><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span><div><span style="font-family: Libre Baskerville;">C’è nel buio qualcosa</span><div><span style="font-family: Libre Baskerville;">che richiama alla mente<br />come un sogno, il ricordo<br />di una storia passata,<br />il profilo di un volto<br />conosciuto – chissà? – <br />forse in terra straniera.<br /><br />Questa sera il mio buio<br />partorisce parole<br />come grumi di lava<br />ribollenti, messaggi<br />di presenze nascoste<br />oltre gli angoli oscuri,<br />dentro gli atrii, nei vuoti<br />corridoi, dietro i vetri<br />polverosi ed opachi<br />d’una vita tranquilla.<br /><br />Tutti noi, qualche volta<br />ci svegliamo d’un tratto<br />riemergendo da sogni<br />più reali del vero.<br /><br />Qualche volta; ed è dubbio<br />alla mente assonnata<br />se la vita sia quella<br />che si svolge (si è svolta?)<br />in quel vasto reame<br />o la tenebra, vuota<br />di parole e di suono<br />che ci avvolge e circonda.<br /><br />Quasi senza volerlo,<br />per errore, di colpo<br />ci troviamo – che strano! – <br />nel paese di Alice,<br />in quel mondo oltre il mondo<br />che si cela nei lievi<br />interstizi fra i giorni,<br />tra le forme e le azioni<br />che compongono il corso<br />della nostra esistenza.<br /><br />Si riaprono gli occhi<br />dentro questo paese<br />come chi torni a casa<br />dopo un lungo viaggio,<br />come se d’improvviso<br />l’infinita avanzata<br />delle ore e degli anni<br />si svelasse alla vista<br />solo un incubo, un cupo<br />labirinto di tempo<br />che ci aveva smarrito.<br /><br />Chi lo sa? Forse è vero,<br />forse è vero che noi<br />- o quel dio molto strano<br />che per noi vive ed agisce – <br />esistiamo in un mondo<br />da noi stessi sognato.<br /><br />Pure, è un mondo di cose<br />fisse chiare, legate <br />nello spazio e nel tempo:<br />ma pur sempre rimane<br />una traccia d’assurdo,<br />un ridicolo buco,<br />una macchia sull’oro<br />del vestito del re<br />che ci dice che tutto<br />è una buffa finzione,<br />una nave di carta,<br />un fondale d’un qualche<br />palcoscenico vuoto.<br /><br />Mi è accaduto una volta<br />di svegliarmi, nel sogno, <br />e vedere il mio volto<br />frantumato, riflesso<br />in un lago di specchi<br />rotti in schegge, occhi vuoti<br />che fissavano un cielo<br />nuvoloso, incantato<br />in un rosso albeggiare<br />senza sole né ombra.<br /><br />Due pareti di pietra<br />alte, aride, mute<br />racchiudevano tutta<br />quella vasta illusione.<br />Una strada, una traccia<br />d’un selciato consunto<br />traversava la gola,<br />inarcandosi in curve<br />per un’aspra salita.<br /><br /></span></div><div><span style="font-family: Libre Baskerville;">Quel che più mi colpiva<br />di quel luogo straniero<br />era il tacito, ampio<br />silenzioso abbandono;<br />e dall’aria, dai rossi<br />indistinti dirupi<br />mi sembrava che un breve<br />ripetuto richiamo<br />si levasse, gridando<br />nel silenzio una frase,<br />come un verso arrochito<br />d’un uccello rapace.<br /><br />Tutt’a un tratto ho pensato<br />d’esser morto, e che quella<br />mesta gola silente<br />fosse un limbo, un passaggio<br />verso un mondo lontano:<br />Ade, Averno, il paese<br />da cui più non si torna.<br /><br />Mi rammento (ma forse<br />questo verbo, “rammento”<br />è insensato, in un sogno)<br />mi rammento che a lungo<br />ho seguito la traccia,<br />il sentiero, la gola<br />incurvata in tornanti,<br />giravolte, salite<br />senza fine, in un fermo<br />sanguinare di luce.<br /><br />Nei romanzi i misteri<br />si dissolvono in fondo,<br />dopo l’ultima riga;<br />e l’arcano, quel pozzo<br />insondabile, oscuro<br />che celava il segreto<br />d’improvviso diventa<br />un trastullo di bimbo,<br />una maschera, un gioco.<br /><br /></span></div><div><span style="font-family: Libre Baskerville;">Con un’aria fatata<br />di prodigio, il palazzo<br />parve nascere, infine<br />dopo un’ultima curva.<br />Un portone, gradini<br />consumati dai passi<br />scomparivano in ombre<br />più profonde e lontane.<br /><br /></span></div><div><span style="font-family: Libre Baskerville;">Spinto come da un senso<br />di già fatto, un istinto<br />che sembrava sapere<br />d’esser stato altre volte<br />su per quella scalea,<br />spinsi forte il battente<br />ed entrai, silenzioso.<br /><br />Fuga enorme di stanze!<br />Corridoi vuoti e ombrosi<br />senza luci, coi muri<br />anneriti e scrostati!<br />Echi d’echi di passi<br />ripercossi per mille<br />vuote sale; scaloni<br />che portavano a piani<br />dove tenebre e vuoto<br />eran soli, signori<br />della vasta dimora!<br /><br />Quale vita a me ignota<br />s’era svolta, su questo<br />polverio di tappeti?<br />Quali i volti riflessi<br />dagli specchi, dai vecchi<br />quadri in ombra, scuriti<br />dalla corsa degli anni?<br />Un barbaglio dorato<br />riluceva nel buio.<br /><br />Qualche raggio di luce<br />dall’esterno, filtrato<br />da pesanti cortine<br />e da vetri ingrigiti,<br />si posava sull’oro<br />stinto d’una cornice.<br /><br />In penombra cricchiava<br />qualche tarlo, nascosto<br />dentro mobili antichi,<br />dietro arazzi, nei legni<br />intarsiati d’avorio.<br /><br /></span></div><div><span style="font-family: Libre Baskerville;">Profusione d’oggetti!<br />Sedie tavoli addobbi<br />porcellane cristalli<br />specchi ciechi persiane<br />scuri vetri piombati<br />lampadari divani<br />miniature tovaglie;<br />il soffitto dal volto<br />pensieroso d’Atena,<br />vecchi tomi in in-quarto<br />rilegati di cuoio,<br />e camini di marmo<br />fatto a schegge dai troppi<br />ceppi arsi: un diluvio<br />di ricordi e di cose.<br /><br />Mi sentivo un Astolfo<br />trasportato per caso<br />su una Luna che avesse<br />il sembiante sornione<br />d’un antico palazzo.<br /><br />Chissà dove, dal nulla<br />parve sorgere un suono<br />d’arpicordo, una strana<br />lenta musica, il canto<br />delle cose perdute.<br /><br />Una musica vaga,<br />smemorata, tranquilla<br />come quella che suona<br />dopo l’ultima festa<br />nel paese lontano<br />dove il cielo ha due lune<br />ed il vento la casa.<br /><br />Era il ritmo dei giorni,<br />il respiro del mare,<br />l’agitarsi dei venti<br />che tornivano in nubi<br />bianche crete del cielo.<br /><br />Mi sentivo felice.<br /><br />Come nebbia di fronte<br />all’assalto dell’alba,<br />ora il buio svaniva<br />dalla sala. Dai vetri<br />si scorgeva già il sole;<br />e in un angolo oscuro<br />c’eri tu, non veduta,<br />che in silenzio guardavi.<br /><br />Ti ho chiamata Chimera.<br />Ti ho cercata per mille<br />cupi luoghi deserti.<br />Qualche volta mi chiedo<br />se non sei un’illusione,<br />se negli occhi non porti<br />il dolore dei sogni,<br />delle cose che sanno<br />di non essere vere.<br /><br />Non hai nome, lo so.<br />La tua casa è nel vento,<br />e nel cuore tu porti<br />una luce di rogo.<br /><br />Come Venere, forse,<br />tu sei nata dal mare.<br />Ma sei qui, nel silenzio,<br />e mi fissi, e non parli.</span><br /></div></div></div><div><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></div><div><span style="font-family: Libre Baskerville;"><i>1984</i></span></div>mfhttp://www.blogger.com/profile/09899304955497295776noreply@blogger.com059100 Prato PO, Italia43.8777049 11.10222815.567471063821152 -24.054022 72.187938736178836 46.258478tag:blogger.com,1999:blog-9078851714415606812.post-48570722456143572272023-12-12T19:14:00.007+01:002024-01-03T21:11:05.441+01:00Ciò che di me sapeste<div style="text-align: left;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjFMsuKXDPkrH_ytJaMYgTtH6lmffef9kwzx_MferPb2yBvxs3gg1-3dPfmXgrXUOBSRvkvBr1K1RldcPpGA5FdlF1ozT5pJYr8T22OaQR0wGDA2WkNPRksaFCHoJLPXAMaMnX6Xmk2maahZl63l_m_BvmvgCqhH8E4RaftsLx4saL3zd8_YOmoKCZp-lgG/s4400/FB_IMG_1641062630427.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="4238" data-original-width="4400" height="385" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjFMsuKXDPkrH_ytJaMYgTtH6lmffef9kwzx_MferPb2yBvxs3gg1-3dPfmXgrXUOBSRvkvBr1K1RldcPpGA5FdlF1ozT5pJYr8T22OaQR0wGDA2WkNPRksaFCHoJLPXAMaMnX6Xmk2maahZl63l_m_BvmvgCqhH8E4RaftsLx4saL3zd8_YOmoKCZp-lgG/w400-h385/FB_IMG_1641062630427.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><i>Strada della Croce Arcana, gennaio 2022</i></span></td></tr></tbody></table></div><blockquote><div style="text-align: left;"><span style="font-family: Domine;">Ciò che di me sapeste</span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: Domine;">non fu che la scialbatura,<br />la tonaca che riveste<br />la nostra umana ventura.</span></div><span style="font-family: Domine;"><br />Ed era forse oltre il telo<br />l'azzurro tranquillo; </span><div><span style="font-family: Domine;">vietava il limpido cielo<br />solo un sigillo.<br /><br /></span></div><div><span style="font-family: Domine;">0 vero c'era il falòtico<br />mutarsi della mia vita,<br />lo schiudersi d'un'ignita<br />zolla che mai vedrò.<br /><br />Restò così questa scorza<br />la vera mia sostanza;<br />il fuoco che non si smorza<br />per me si chiamò: l'ignoranza.<br /><br />Se un'ombra scorgete, non è<br />un'ombra - ma quella io sono.<br />Potessi spiccarla da me,<br /></span><div><span style="font-family: Domine;">offrirvela in dono.</span></div><div><span style="font-family: Domine;"><br /></span></div><div><span style="font-family: Domine;"><i>Eugenio Montale, Ossi di Seppia (1920-27)</i></span></div></div></blockquote><div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">I versi di Eugenio Montale mi hanno sempre affascinato per quel non so che di indeterminato e inesorabile che emanano: è come se fossero nati da un destino che si è fatto parola. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">E delle poesie degli <i>Ossi di Seppia</i> una in particolare - questa - mi ha sempre colpito, perché in questi versi c'è la necessità di definire la vita non come addizione di fatti, eventi, esperienze, ma per sottrazione dall'esterno verso l'interno, dall'apparenza alla sostanza, dal visibile all'invisibile. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Scarnificando la vita fino ad arrivare alla natura stessa del nostro essere: un'ombra sfuggente o forse meno di un'ombra; ma solo <i>quella </i>davvero ci definisce, oltre ogni apparenza, oltre ogni illusione.</span></div><div><br /></div></div>mfhttp://www.blogger.com/profile/09899304955497295776noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-9078851714415606812.post-52086411625544120672023-05-04T23:35:00.016+02:002024-03-14T11:12:27.470+01:00I boschi della Calvana<p></p><div style="text-align: center;"><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-N9yWo0kEn3o/X8-O8sbtc4I/AAAAAAAAQQE/SQIM5qygdgUQ7LvR6mHSaaKV3Et7xVgGQCLcBGAsYHQ/s2048/Image1.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1359" data-original-width="2048" height="265" src="https://1.bp.blogspot.com/-N9yWo0kEn3o/X8-O8sbtc4I/AAAAAAAAQQE/SQIM5qygdgUQ7LvR6mHSaaKV3Et7xVgGQCLcBGAsYHQ/w400-h265/Image1.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><i>Chiesino di Cavagliano, 1989</i></span></td></tr></tbody></table></div></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">I<span>n questa mia foto del 1989 il Chiesino di Cavagliano, da poco restaurato grazie al contributo della Cassa di Risparmio di Prato, era circondato da una bassa vegetazione di cespugli intervallata da prati e pascoli, testimone delle attività agricole, silvicole e pastorali portate avanti nei secoli precedenti e abbandonate a partire dagli anni Cinquanta del Novecento a causa del boom industriale della piana pratese.</span></span></div><p></p><p style="text-align: justify;"><span><span style="font-family: Libre Baskerville;">Alla fine degli anni Ottanta del Novecento insediamenti antichissimi e oggi disabitati come Cavagliano, Parmigno, Valibona erano ancora sostanzialmente in piedi, al centro di una fitta rete di relazioni - strade, sentieri, muri, campi, edifici, fonti - intrecciate con il territorio in cui erano situati, in un contesto tutt'altro che naturale perché modellato da secoli di lavoro dell'uomo.</span><br /></span></p><p style="text-align: justify;"></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-7B4mZ77dLhg/X--DdPT7BCI/AAAAAAAAQUY/VsnoRNp3XdoVG1PxRb6ohcZSnnHgUScAgCLcBGAsYHQ/s2048/Image1.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1395" data-original-width="2048" height="272" src="https://1.bp.blogspot.com/-7B4mZ77dLhg/X--DdPT7BCI/AAAAAAAAQUY/VsnoRNp3XdoVG1PxRb6ohcZSnnHgUScAgCLcBGAsYHQ/w400-h272/Image1.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><i>Cavagliano nel 1988</i></span></td></tr></tbody></table><span style="font-family: Libre Baskerville;"><div style="text-align: justify;">Chi come me ha percorso in quegli anni i sentieri della Calvana è stato come il tenente John Dunbar del film "<i>Balla con i Lupi</i>", quando chiede e ottiene dal maggiore Fambrough di essere mandato in un lontano avamposto per <i>"poter vedere la Frontiera prima che scompaia"</i>. In questo caso, però, a scomparire non era una frontiera ma una intera civiltà, quella dei nostri avi agricoltori e allevatori.</div></span><p></p><p style="text-align: justify;"></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-PIG3DtWLpoY/X--D4I3xo1I/AAAAAAAAQUg/dyBJS0GZDB0aF09Spf2KvifO5v118avJACLcBGAsYHQ/s2048/Panorama%2Bverso%2BPoggio%2BCastiglioni%2B1990.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1359" data-original-width="2048" height="265" src="https://1.bp.blogspot.com/-PIG3DtWLpoY/X--D4I3xo1I/AAAAAAAAQUg/dyBJS0GZDB0aF09Spf2KvifO5v118avJACLcBGAsYHQ/w400-h265/Panorama%2Bverso%2BPoggio%2BCastiglioni%2B1990.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: Libre Baskerville;">La dorsale della Calvana dalla Retaia a Cantagrilli nel 1988</span></i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: Libre Baskerville;"><div style="text-align: justify;">Il territorio che noi attraversavamo era indubbiamente una nostra Frontiera, vicina nello spazio ma lontanissima nel tempo: quella della Calvana "antica" che lentamente stava scomparendo per lasciare spazio alla Calvana rinaturalizzata di oggi, che sta perdendo quella quasi completa assenza di alberi che la contraddistingueva e che le dava il nome.</div></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"></span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">I boschi, da sempre ridotti ai minimi termini, sono da decenni alla riscossa: come una marea verde risalgono vittoriosamente le pendici per sommergere di foglie e rami anche il crinale un tempo fatto solo di pascoli, e quello che appariva come un carattere peculiare si rivela solo un elemento di un paesaggio creato dall'uomo, molto meno stabile di quanto faccia credere la memoria nostra e dei nostri avi.</span></p><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEDkwy2P2Hg627kY1Kob2qDW4xAZy_-N_P2IxA27SuZiCYrATj2-22-WGTwIm9eTlq7I6edoqJ8aQDq8zhm-XteLUGkMht3yrZKJBPK0Pmsu2sd-SA8IPTaDAk7yKB4jgfXKTKhe8O0edzJEr2gHWJSznugLG9CWJwTryLWKvHOw5XhP-ri8OrqAji4A/s1904/Calvana%201971%20di%20Nicola%20Becheri.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1330" data-original-width="1904" height="280" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEDkwy2P2Hg627kY1Kob2qDW4xAZy_-N_P2IxA27SuZiCYrATj2-22-WGTwIm9eTlq7I6edoqJ8aQDq8zhm-XteLUGkMht3yrZKJBPK0Pmsu2sd-SA8IPTaDAk7yKB4jgfXKTKhe8O0edzJEr2gHWJSznugLG9CWJwTryLWKvHOw5XhP-ri8OrqAji4A/w400-h280/Calvana%201971%20di%20Nicola%20Becheri.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><i>La Calvana nel 1971 (foto Nicola Becheri)</i></span></td></tr></tbody></table><span style="font-family: Libre Baskerville;">Perché nei secoli la Calvana ha cambiato costantemente il suo aspetto. Ci sono prove dirette e indirette di una costante trasformazione del territorio fatta dall'uomo fin dai tempi più remoti: c'è stata in passato una Calvana più o meno agricola, più o meno selvaggia, a seconda delle epoche e delle circostanze: in alcuni momenti possiamo anche dire che c'è stata una Calvana in qualche modo alternativa e competitiva anche con la più ricca realtà agricola della piana, soggetta più della montagna all'imperversare della malaria e alle scorrerie degli armati.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Ma la Calvana che noi vagheggiamo oggi, quella brulla e pascolativa dei nostri nonni e bisnonni, con le croci sui poggi più alti, con le siepi di biancospino impenetrabile e i cipressi radi che fanno da sentinella ai prati, con i sassi di scabra alberese che escono dal terreno come se fossero le ossa della Terra, emerge compiutamente - direi quasi "nasce" - solo dopo le riforme lorenesi della seconda metà del Settecento.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">I Lorena, infatti, realizzarono una forte liberalizzazione in tutti i settori dell'economia toscana, che usciva da due secoli di stagnazione medicea, con dei provvedimenti che seppure necessari ebbero spesso effetti dirompenti e a volte inaspettati. Attuarono l'abolizione </span><span style="font-family: Libre Baskerville;">delle servitù di pascolo e di tutti i monopoli e privative in </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">economia; imposero la liberalizzazione del taglio dei boschi</span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">; </span><span style="font-family: Libre Baskerville;">soppressero gli enti ecclesiastici e laicali espropriando le grandi proprietà fondiarie che possedevano</span>; <span style="font-family: "Libre Baskerville";">abolirono e alienarono i beni collettivi, </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">portando alla perdita degli usi civici e alla diffusione della proprietà </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">borghese.</span></div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg7G4v3aRM68LqsJ5ObytOB0jVEzZuLhxek4GR98skBvxXFgjU6F1tZqzScINo0HnuKr8vcDh1QS1NJrlqkZqxXRzRaV-ongfpAq5JsHQNxVTUIo8nDXqk6uJdRJluEPV7rNyojTYBG4O5Xx3ZMD1CpDc8XcTQsr3H7pfQJiJhokG0OZh_k0PNGkGD1ew/s3224/img021.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="3224" data-original-width="2331" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg7G4v3aRM68LqsJ5ObytOB0jVEzZuLhxek4GR98skBvxXFgjU6F1tZqzScINo0HnuKr8vcDh1QS1NJrlqkZqxXRzRaV-ongfpAq5JsHQNxVTUIo8nDXqk6uJdRJluEPV7rNyojTYBG4O5Xx3ZMD1CpDc8XcTQsr3H7pfQJiJhokG0OZh_k0PNGkGD1ew/w289-h400/img021.jpg" width="289" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><i>Poggio Camerella nel 1993, foto Fabrizio Tempesti</i></span></td></tr></tbody></table><span style="font-family: Libre Baskerville;">Soprattutto la liberalizzazione dei tagli boschivi, </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">approvata per legge nel 1780, condusse ad una vasta distruzione </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">del patrimonio forestale che in meno di un secolo ridusse i boschi ai minimi termini</span><span style="font-family: Libre Baskerville;"> sia per incrementare la produzione di carbone vegetale (ancora nel secondo dopoguerra il 25% della produzione italiana di carbone di legna veniva dalla Toscana) che per guadagnare nuovi territori all’agricoltura, sotto la spinta di un'eccezionale pressione demografica e in assenza di uno sviluppo industriale che potesse assorbire l’aumento di manodopera sul mercato del lavoro. </span></div><div style="text-align: justify;"><div><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></div><div><span style="font-family: Libre Baskerville;">I dati sono molto eloquenti: la popolazione toscana quasi raddoppiò nel giro di ottanta anni, passando da 1.303.044 abitanti nel 1810 a 2.317.004 nel 1889, mentre il numero dei poderi fra il 1830 e il 1854 passò da 12.000 a 15.000; fra il 1830 e il 1860 la superficie dei coltivi passò da 649.000 a 722.000 ettari, con un aumento che solo in </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">parte può essere collegato alle variazioni post unitarie delle circoscrizioni territoriali. </span></div><div><span style="font-family: "Libre Baskerville";"><br /></span></div><div><span style="font-family: "Libre Baskerville";">Con l’unità d’Italia le terre coltivate in Toscana aumentarono ulteriormente, crescendo da 722.000 a 1.285.000 ettari fra il 1860 e il 1910, mentre i boschi diminuiscono ancora, scendendo da 572.000 ettari nel 1842 </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">a 471.000 nel 1938. Solo all'inizio degli anni Venti del XX° secolo lo Stato cercò di invertire la tendenza effettuando</span><span style="font-family: Libre Baskerville;"> estese opere </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">di riforestazione (a base prevalentemente di conifere) e </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">di sistemazione idraulica, che dovevano proseguire fino </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">all’ultimo dopoguerra.</span></div><div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOjggCICwUzsAkEoVVxthll84xwPZeAZP3aNnugyTcKs36Q8CfrR3PtT8Xq352wm9sDp3Qb0grpH_ju9nbap-kpDH7PcPeHfGtTegnZRDVjpN8Pfkj5m41YNwZiszzbYZVl1BUcHLsjnljKSKL9p-Wb00tw-a1zhsvT7wt7ac7VIhCBSI6APlK7VBy4w/s1709/img018.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1312" data-original-width="1709" height="308" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOjggCICwUzsAkEoVVxthll84xwPZeAZP3aNnugyTcKs36Q8CfrR3PtT8Xq352wm9sDp3Qb0grpH_ju9nbap-kpDH7PcPeHfGtTegnZRDVjpN8Pfkj5m41YNwZiszzbYZVl1BUcHLsjnljKSKL9p-Wb00tw-a1zhsvT7wt7ac7VIhCBSI6APlK7VBy4w/w400-h308/img018.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><i>La dorsale verso Prato nel 1990, foto Fabrizio Tempesti</i></span></td></tr></tbody></table><span style="font-family: Libre Baskerville;">Solo dopo la seconda guerra mondiale avviene un profondo cambiamento che si rivela decisivo. La progressiva riduzione della produzione di legna da ardere e soprattutto del carbone vegetale che viene quasi completamente abbandonato, porta all'allungamento dei turni del ceduo nella coltivazione forestale. Tutto ciò, insieme all’introduzione di nuove </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">fonti energetiche che sostituiscono rapidamente i combustibili vegetali, fa cambiare volto alle foreste modificandone in pochi decenni densità, struttura e composizione.</span></div><div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMbVDzFFhX1OdFcwcWAUeReSC-T3D-VOdjxUkaFO2ixcGLFPfbvds0Qn0NX6MyMztAOiAhVLs8C1FvFgwlr_yRyu9h9haihrw_UlpU-_SckfDpAcZ2GBfqaZ7vHsdaRGYV27GhyInxMoWeI0eTxrq76I1t872uKiFXlrQJF19lTgiP8n3HCKjUrvUUDw/s2512/Poggio%20Castiglioni%201954-2021.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2236" data-original-width="2512" height="356" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMbVDzFFhX1OdFcwcWAUeReSC-T3D-VOdjxUkaFO2ixcGLFPfbvds0Qn0NX6MyMztAOiAhVLs8C1FvFgwlr_yRyu9h9haihrw_UlpU-_SckfDpAcZ2GBfqaZ7vHsdaRGYV27GhyInxMoWeI0eTxrq76I1t872uKiFXlrQJF19lTgiP8n3HCKjUrvUUDw/w400-h356/Poggio%20Castiglioni%201954-2021.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><i>Poggio Castiglioni in due ortofoto: nel 1954 (sopra) e nel 2021 (sotto). <br />Evidente la diversa copertura forestale</i></span></td></tr></tbody></table><span style="font-family: "Libre Baskerville";">I boschi tornano a crescere, ad essere ovunque protagonisti. Si passa </span><span style="font-family: Libre Baskerville;">dai 471.000 ettari del 1938 agli 847.000 ettari del 1990, pari al 37% della superficie regionale, per poi impennarsi fino a 1.086.000 ettari nel 2000 e 1.201.000 nel 2021, ormai più della metà (il 52%) del territorio regionale, e con una popolazione di 3.676.000 abitanti, quasi il triplo che del primo Ottocento.</span></div><div><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></div><div><span style="font-family: Libre Baskerville;">Si è dunque creata una Toscana "verde" che non si era mai vista da molti secoli. Contemporaneamente, l'interruzione di molte pratiche di coltivazione tradizionali ha causato la progressiva perdita di un prezioso patrimonio culturale che rappresenta l'identità delle popolazioni locali e un elemento chiave per la salvaguardia di un assetto paesaggistico di cui la Calvana dei nostri nonni è parte integrante. Quest'ultima, pur con tutte le sue criticità, rappresenta una parte del nostro vissuto, un elemento fondamentale della nostra identità.</span></div></div>mfhttp://www.blogger.com/profile/09899304955497295776noreply@blogger.com0Via di Cavagliano, 59100 Prato PO, Italia43.8921325 11.131671615.581898663821157 -24.0245784 72.202366336178841 46.287921600000004tag:blogger.com,1999:blog-9078851714415606812.post-58084819640961733122023-04-27T23:43:00.012+02:002024-03-11T10:03:01.119+01:00Lancaster, York e Coppini: un pratese alla Guerra delle Due Rose<p></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgFk1FjGbxJPW9J0cu3HCbIncyCiEuOaiCeXS13bR49h7NsCDBLa2ZMgwFxBWwIUy7KZmS8k_aQrLVO3IAR4XY_onCFlYWjr59uLrh2Tm2tguN3vEnBxLVFOO789yIcbeRAB13399e7dLaezoDf6t3sps4mjrFZf9vugZjc8_V--C_1UvJboVSpouUFQA/s4728/Nicolas_Froment,_Trittico_Resurrezione_di_Lazzaro,_particolare_delle_ante_laterali,_1461,_Firenze,_Galleria_Uffizi.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><span style="font-family: Merriweather;"><img border="0" data-original-height="4728" data-original-width="3612" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgFk1FjGbxJPW9J0cu3HCbIncyCiEuOaiCeXS13bR49h7NsCDBLa2ZMgwFxBWwIUy7KZmS8k_aQrLVO3IAR4XY_onCFlYWjr59uLrh2Tm2tguN3vEnBxLVFOO789yIcbeRAB13399e7dLaezoDf6t3sps4mjrFZf9vugZjc8_V--C_1UvJboVSpouUFQA/w305-h400/Nicolas_Froment,_Trittico_Resurrezione_di_Lazzaro,_particolare_delle_ante_laterali,_1461,_Firenze,_Galleria_Uffizi.jpg" width="305" /></span></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><i>Francesco Coppini in abito vescovile (sulla destra) dipinto nelle ante<br />del Trittico della Resurrezione di Lazzaro di Nicolas Froment</i></span></td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;"><blockquote><i><span style="font-family: times;">«Non sono quel mostro che tu mi credi. Sono un uomo in regola col mio tempo. Sono i tempi duri che fanno gli uomini spietati. [...] Dominare o subire: e nessuno, se può, sceglie la parte di chi subisce. Le leggi di chi domina sono implacabili, chi domina ne diventa schiavo e deve applicarle, senza debolezze, con logica ferrea. E così ho fatto anch'io. La logica era spietata ma non ce n'era un'altra... e se c'era non l'ho vista.»</span></i></blockquote><blockquote><p><span style="font-family: times;">(Sir Daniel Brackley, impersonato da Arnoldo Foà nella serie televisiva <i>La Freccia Nera)</i></span></p></blockquote></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Chi come me è nato negli anni Sessanta quasi certamente ricorderà la serie televisiva (o sceneggiato, come si diceva allora) diretta da Anton Giulio Majano, che nel 1968 portò sul piccolo schermo <i>La Freccia Nera, </i>romanzo storico avventuroso scritto da Robert Luis Stevenson nel 1883. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">L'intricata vicenda raccontata da Stevenson nel suo romanzo si svolge sullo sfondo della <i>Guerra delle Due Rose, </i>una guerra di successione dinastica che sconvolse l'Inghilterra per trent'anni dal 1455 al 1485, contrapponendo le due famiglie di York e di Lancaster, due rami della casata dei Plantageneti allora regnante. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">La lotta per il predominio fu portata avanti senza esclusione di colpi e con continui rovesciamenti di fronte. Negli anni causò l'estinzione di gran parte delle famiglie nobili imparentate con i Plantageneti che rivendicavano la corona e si concluse con la vittoria di un lontano parente dei Lancaster, Enrico Tudor, che nella battaglia di Bosworth sconfisse Riccardo III York per poi cercare una pacificazione definitiva sposando nel 1486 Elisabetta di York.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">In questo contesto storico così complicato si trovò a vivere la propria avventura il pratese Francesco Coppini, uno dei tanti personaggi della Storia che "<i>poteva essere ma non è stato</i>". Non sappiamo l'anno preciso della sua nascita: forse alla fine del Trecento, forse ai primi del Quattrocento Francesco nacque a Prato figlio di Guccio di Tommaso di Giusto. </span></div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiLhVy2Vfuo4_jmY-PwcNpefigc0CvQaaAGQzb3tsvfmYQImGkL1KoNm1gJTWaMv6ZXHKLfAbsdLYTyacXqEHFhg4a7p2BClH12qaLntDNo4SjwdWst2GbajaQTiv5L-nrSJvKMnr6SU6XIU1PT3kAhashsfAaXZWVCF9BrMlnOWNampAPcUuqEqvqEZw/s3324/EQ0A0979.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="3208" data-original-width="3324" height="386" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiLhVy2Vfuo4_jmY-PwcNpefigc0CvQaaAGQzb3tsvfmYQImGkL1KoNm1gJTWaMv6ZXHKLfAbsdLYTyacXqEHFhg4a7p2BClH12qaLntDNo4SjwdWst2GbajaQTiv5L-nrSJvKMnr6SU6XIU1PT3kAhashsfAaXZWVCF9BrMlnOWNampAPcUuqEqvqEZw/w400-h386/EQ0A0979.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><i>Resurrezione di Lazzaro, Gesù incontra Marta (dettaglio)</i></span></td></tr></tbody></table></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Era il secondo di tre fratelli, e la famiglia era sufficientemente benestante da permettergli di studiare Legge fino a conseguire nel 1433 la qualifica di <i>iuris utriusque doctor, </i>che gli consentì di ottenere la carica di Camerlengo - una sorta di amministratore - dello Studio Fiorentino, l'università creata a Firenze nel 1320 con Decreto della Repubblica.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Francesco era un uomo ambizioso: a Firenze strinse amicizie nell'ambiente culturale umanistico, prendendo contatto con la corte dell'allora papa Eugenio IV e decidendo di accedere agli Ordini minori per poi entrare negli uffici di Curia. Qualche anno dopo - nel 1437 - era a Bologna per svolgere funzioni di ufficiale di Giustizia criminale. A Bologna sollecitò dall'amico Leon Battista Alberti la composizione di un opuscolo intitolato <i>De iure</i>, che questi gli dedicò il 30 settembre dello stesso anno.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Negli anni successivi la carriera di Francesco si svolse senza scosse e in continua ascesa: prese gli Ordini maggiori nel 1438 e fu pievano in diocesi di Fiesole, poi canonico in Cattedrale a Firenze nel 1445, Tesoriere Apostolico a Bologna nel 1450 e responsabile per la riscossione delle decime per la Crociata contro i Turchi bandita da Papa Callisto III nel 1455. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">In quel periodo conobbe anche il Duca di Milano Francesco Sforza, con cui ebbe fin dall'inizio un legame di simpatia, e fu nominato nel 1458 vescovo di Terni, cosa che gli consentì di risiedere a Roma mentre nel vescovado era rappresentato da un vicario. </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">In questi anni, attraverso diversi incarichi e con varie vicende riuscì a tessere una vasta rete di conoscenze, acquisendo una tale autorevolezza che fu scelto da papa Pio II Piccolomini per una importante missione presso la Corona inglese. </span></div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgW1sGc5gNg2GcO2G3_yFFPtfILeahkHwevqvxRZ95z1Aif-x0JpTHuyQNh6HnhlHMMuKv5KeHQFHtxtaC_rp8DSxuUfEQvKrGJ83S4O9800GzaYrNXoBqsGXqMCRY1P8CvVTkaFEpMEbjLVjnQF_NfsbxHDlJJOhL4FaSQbyWxXCRrlnvG-v5P1tIXgg/s4559/EQ0A0984.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="4559" data-original-width="3177" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgW1sGc5gNg2GcO2G3_yFFPtfILeahkHwevqvxRZ95z1Aif-x0JpTHuyQNh6HnhlHMMuKv5KeHQFHtxtaC_rp8DSxuUfEQvKrGJ83S4O9800GzaYrNXoBqsGXqMCRY1P8CvVTkaFEpMEbjLVjnQF_NfsbxHDlJJOhL4FaSQbyWxXCRrlnvG-v5P1tIXgg/w279-h400/EQ0A0984.jpg" width="279" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><i>Stemma dei Coppini</i></span></td></tr></tbody></table><span style="font-family: "Libre Baskerville";">Il 7 gennaio del 1459 il Papa gli fornì le credenziali per presentarsi alla Corte di Inghilterra come "<i>referendarius et orator" </i>con il compito di favorire la pace tra il partito di Lancaster e quello del duca di York, in modo da permettere la partecipazione inglese alla Dieta che Pio II avrebbe aperto a Mantova per raccogliere una leva d'uomini e di denaro in vista di una nuova Crociata che coinvolgesse tutti i regni della cristianità.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">L'incarico ricevuto era delicato e di rilevanza internazionale: Francesco avrebbe dovuto farsi strumento di Papa Piccolomini per promuovere l'unità di tutti i prìncipi cristiani, in modo da creare le condizioni per finanziare la crociata che avrebbe dovuto liberare definitivamente i Luoghi Santi in Palestina dal dominio dell'Islam. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Quella di Papa Pio II era una visione grandiosa ma fuori dal tempo e proprio per questo con scarse speranze di essere realizzata. Ma se un'unità </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">anche</span><span style="font-family: "Libre Baskerville";"> </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">provvisoria fosse stata raggiunta, l'incarico avrebbe dato lustro e prestigio a chi l'avesse portato a termine, aprendogli la strada al cardinalato e forse anche al papato.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Probabilmente furono questi i pensieri del Coppini quando ricevette dal Papa le credenziali per la sua missione inglese: ma la sua ambizione lo portò a giocare una partita su più tavoli ancora più complicata e pericolosa di quella che gli era stata affidata. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Il Duca di Milano Francesco Sforza era da sempre in lotta per assicurarsi un dominio stabile su Milano e sulla Lombardia; conosceva il Coppini da diversi anni e vide nella sua missione a Londra un'opportunità per colpire la Corona francese che mirava ad espandersi in Italia reclamando la successione al regno di Napoli e in subordine il protettorato sul Ducato milanese.</span></div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiiJ9OCkJqZ3UubZd7aTgt6_MLeFSZeFGlvOWWnp8bE_KSz_pZuRsPVGQwjk8WOed4JuHwitKHlUICXKGh8DIBKBrJatbJV_i1rJGamZVb0WHYjqzvrJPIFX0AO86cot98e43jU2GgSFMsDRS3PNmVIK5QvBJqWvdS-RN2uve-TH7Hom7yBxXRguwkwEA/s3943/EQ0A1010.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="3943" data-original-width="2833" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiiJ9OCkJqZ3UubZd7aTgt6_MLeFSZeFGlvOWWnp8bE_KSz_pZuRsPVGQwjk8WOed4JuHwitKHlUICXKGh8DIBKBrJatbJV_i1rJGamZVb0WHYjqzvrJPIFX0AO86cot98e43jU2GgSFMsDRS3PNmVIK5QvBJqWvdS-RN2uve-TH7Hom7yBxXRguwkwEA/w288-h400/EQ0A1010.jpg" width="288" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><i>Resurrezione di Lazzaro (dettaglio), Nicolas Froment</i></span></td></tr></tbody></table><span style="font-family: "Libre Baskerville";">Nell'intricato sistema di pesi e contrappesi che contraddistingueva le alleanze italiane di allora Francesco Sforza al momento della partenza del Coppini sosteneva la legittimità della pretesa al trono di Napoli dello spagnolo Ferrante d'Aragona, figlio naturale del re Alfonso V: il re di Francia invece di converso sosteneva il francese Giovanni d'Angiò, peraltro legato da vincolo di parentela con </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">Margherita d'Angiò, </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">la moglie di Enrico VI Lancaster. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">L'intenzione dello Sforza era quella di favorire il partito di York in modo da indebolire la casa di Angiò: la Corona inglese aveva infatti ancora feudi in Normandia e Aquitania, e un re inglese che non fosse imparentato con la casa reale francese li avrebbe probabilmente rivendicati, distogliendo Carlo VII di Francia dalle sue mire su Napoli.</span></div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEidQJ6-PK1D94-2zuIFdZpQ_n1Ato2DsAGfM77Wz8IwumNan1BDNu-ULq6FNAj1Y6pLXY_zLQMFKz6WaPSqTFkGQ6m0YcL6PdL1QKEEwFndxbUHnZSDWMGoAMcv-wP1Uoo2otBPCsvhbH4wGXaX5mMEAG5f-u3AJC5eCPmBsTfWTH4r4_L729d4HVXFhg/s2570/Francesco_Sforza.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2570" data-original-width="1600" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEidQJ6-PK1D94-2zuIFdZpQ_n1Ato2DsAGfM77Wz8IwumNan1BDNu-ULq6FNAj1Y6pLXY_zLQMFKz6WaPSqTFkGQ6m0YcL6PdL1QKEEwFndxbUHnZSDWMGoAMcv-wP1Uoo2otBPCsvhbH4wGXaX5mMEAG5f-u3AJC5eCPmBsTfWTH4r4_L729d4HVXFhg/w249-h400/Francesco_Sforza.jpg" width="249" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: Libre Baskerville;">Francesco Sforza</span></i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: Libre Baskerville;">Bisognava, dunque, sostenere in ogni modo la Casa di York, e nessuno avrebbe potuto farlo meglio dell'inviato pontificio in Inghilterra, munito di credenziali al disopra di ogni sospetto. </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">Difficile dire oggi cosa spinse il Coppini a prestarsi a questo gioco pericoloso: sicuramente molto contò l'ambizione personale, e anche il suo <i>cursus honorum</i>, svoltosi per anni senza scosse e senza passi falsi, gli dette l'illusione di non poter sbagliare nel giudicare uomini e situazioni.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Libre Baskerville";"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Libre Baskerville";">Va anche detto che con ogni probabilità anche lo stesso Papa Pio II non era più molto convinto dell'opportunità di mantenere sul trono inglese Enrico VI Lancaster: lo scarso entusiasmo verso la causa papale, insieme alla sua debolezza di carattere sfociata </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">negli anni</span><span style="font-family: "Libre Baskerville";"> </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">in aperta malattia mentale, lo rendeva un interlocutore inaffidabile, soggetto alle mutevoli influenze di coloro che gli stavano intorno.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Fu con queste premesse che Francesco Coppini si trovò a sbarcare a Dover il 4 giugno del 1459 con un incarico davvero complesso: convincere Enrico VI a fornire armi e denaro per la crociata e allo stesso tempo far pervenire il proprio appoggio alla fazione di York, con la speranza di agevolare un cambio di regime che consentisse a tutte le parti in causa - Papato, Ducato di Milano, lo stesso Coppini - di raccogliere i frutti di una manovra così spericolata.</span></div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiRnuph8ghiw8qrKIZrSDaArZgMZszS1uythA8Bhb8wlsX21gPYKHEeGv3PJ1gFCsqHI6-CO2P7T4By6D6_30xFQBwCw0NJBzLpp2Damo-rkEevefvUyYUYBKWId8GnSkZmQ9x0X0rHyPcr8RLby3WKAFCO1BS2IXA4cN8nF_gVsZGsQ1teoRmyE2cDaA/s2320/EQ0A1010-2.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2320" data-original-width="1260" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiRnuph8ghiw8qrKIZrSDaArZgMZszS1uythA8Bhb8wlsX21gPYKHEeGv3PJ1gFCsqHI6-CO2P7T4By6D6_30xFQBwCw0NJBzLpp2Damo-rkEevefvUyYUYBKWId8GnSkZmQ9x0X0rHyPcr8RLby3WKAFCO1BS2IXA4cN8nF_gVsZGsQ1teoRmyE2cDaA/w217-h400/EQ0A1010-2.jpg" width="217" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: Libre Baskerville;">Resurrezione di Lazzaro (dettaglio) Nicolas Froment</span></i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: "Libre Baskerville";">Il compito si rivelò </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">difficile </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">fin dall'inizio: Enrico VI diede solo un'adesione di facciata al progetto pontificio, mandando solo dopo lunghe insistenze alla Dieta di Mantova - che avrebbe dovuto bandire la crociata - una rappresentanza ridotta ai minimi termini e priva di alcun potere decisionale. Il risultato fu quello di far infuriare il Papa, che spinse sottobanco il Coppini a favorire sempre più apertamente la Casa di York, apparentemente assai ben più bendisposta dei Lancaster riguardo ai progetti papali.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Nel dicembre del 1459 Francesco Coppini ebbe da Pio II la nomina a nunzio pontificio con i pieni poteri di <i>legato de latere</i> (procedura, questa, del tutto eccezionale) nei regni d'Inghilterra e Irlanda e di Scozia. In pratica aveva la piena rappresentanza dell'autorità papale, con il compito di promuovere la pace e soprattutto di riscuotere le decime che sarebbero servite a finanziare la crociata bandita da Pio II.</span></div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEinns5AWSIVzzXje5WJnbsbIdPCZrUf6rzmDlLdVWpIm4OYCwigqGvWXlCK0lbjNWsvgAhuABOAD9XWd7ZY--M5piGcM-IA7ck-Js-wfjxf8LEG450kPFiwzcPpW67f9vq_pJII7M9yu9-gJW0MhhFXo6FppQ9gxdzRfAXn8UCOjzof5mGUc_LcXf0kWA/s3181/Pio%20II.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="3181" data-original-width="2369" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEinns5AWSIVzzXje5WJnbsbIdPCZrUf6rzmDlLdVWpIm4OYCwigqGvWXlCK0lbjNWsvgAhuABOAD9XWd7ZY--M5piGcM-IA7ck-Js-wfjxf8LEG450kPFiwzcPpW67f9vq_pJII7M9yu9-gJW0MhhFXo6FppQ9gxdzRfAXn8UCOjzof5mGUc_LcXf0kWA/w298-h400/Pio%20II.jpg" width="298" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: Libre Baskerville;">Pio II Piccolomini</span></i></td></tr></tbody></table></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Ciò nonostante gli inglesi continuarono a mostrarsi ben poco disponibili ad aprire i cordoni della borsa per la crociata di Pio II: malgrado che la Dieta di Mantova la bandisse ai primi del gennaio del 1460 con un'apposita Bolla, il documento restò lettera morta e il Coppini attraversò nuovamente la Manica a maggio, sdegnato, come narra lo stesso Pio II, per il poco rispetto di cui era fatto oggetto e per gli ostacoli che venivano posti all'esercizio dei suoi poteri. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">A Calais lo attendeva John Neville conte di Warwick, il paladino della fazione di York, insieme con i partigiani più ragguardevoli del duca Riccardo. </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">Francesco Coppini tornò sull'isola il 26 giugno i</span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">nsieme con l'armata di Warwick, e con i ribelli occupò Londra da dove il 3 luglio scrisse una lettera a Enrico VI per sollecitare nuovamente un incontro fra le due fazioni, protestando a più riprese la propria fedeltà alla Corona, caduta in sospetto ad opera di "</span><i style="font-family: "Libre Baskerville";">detrattori contrari alla pace"</i><span style="font-family: "Libre Baskerville";"> e riproponendo la sua funzione di mediatore inviato dal papa. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Un ruolo che almeno inizialmente lo stesso sinodo inglese riconobbe, confermando la sua autorità di legato. Il Coppini stesso ne scriveva al papa il 4 luglio 1460, curando di mettere in rilievo il vasto appoggio popolare riscosso a Londra dagli York. </span></div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOm0uVamCqwkOGV24udcPECHa_ghJf8381v4grBXCAmXEBXnnGdRXQnMYSwM1CdClh-dlwepc63DaKK3waGeMx2G7aRFdR1auwkAbcYUq8PKFrl-tlxRqjgFSoAdFDdCECD5y8zqJsKqo6pF_nAlfHjfF93nEt3CpgcHG4epnZKjXlD2d6bYsV8iKvNg/s5040/EQ0A0993.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="5040" data-original-width="2196" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOm0uVamCqwkOGV24udcPECHa_ghJf8381v4grBXCAmXEBXnnGdRXQnMYSwM1CdClh-dlwepc63DaKK3waGeMx2G7aRFdR1auwkAbcYUq8PKFrl-tlxRqjgFSoAdFDdCECD5y8zqJsKqo6pF_nAlfHjfF93nEt3CpgcHG4epnZKjXlD2d6bYsV8iKvNg/w174-h400/EQ0A0993.jpg" width="174" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: "Libre Baskerville"; font-style: italic;">Resurrezione di Lazzaro (dettaglio) Nicolas Froment<br /></span></td></tr></tbody></table><span style="font-family: "Libre Baskerville";">Ma la situazione era ormai tale da non lasciare più spazio alle sfumature: la sua presenza a fianco dell'armata di York alla battaglia di Northampton del 10 luglio, che vide la vittoria yorkista, la cattura dello stesso Enrico e la fuga della regina; la scomunica da lui lanciata prima della battaglia contro l'esercito regio; la sua successiva partecipazione, in un ruolo di primo piano, al recupero del controllo sul paese da parte degli York, ormai padroni di un re fantoccio; tutto questo non lasciava più dubbi sulla condotta scelta da Francesco Coppini, ormai apertamente uomo di parte.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">I mesi successivi furono vorticosi, con gli York che presero e persero il potere, e il Coppini che dall'Inghilterra passò alle Fiandre, cercando di tenere anche da Bruges le fila della situazione, e spingendo per avere sempre maggiori riconoscimenti dal Papa, che però da una prima approvazione del suo operato passò, nei mesi successivi, a mostrare nei suoi confronti una sempre maggior freddezza.</span></div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjuHDwbg5pGiHE5DHkJIS5aPobZYeCe2ixfFQO5dyD7OR7y9HOsOWUXGC4TvCc4YdlIk2lVKmonQiFIpFmAgQjZw3ajQC8wAHelz5PB36yBMQgw2CABMfaCchD5qniYt0EOXP4Jfe5e1Ez955ztwX4H7iA4eR1UhlZtoolrzr13PdHGahVtcQbJtX6lAw/s3746/Edward_IV_Plantagenet.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="3746" data-original-width="2592" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjuHDwbg5pGiHE5DHkJIS5aPobZYeCe2ixfFQO5dyD7OR7y9HOsOWUXGC4TvCc4YdlIk2lVKmonQiFIpFmAgQjZw3ajQC8wAHelz5PB36yBMQgw2CABMfaCchD5qniYt0EOXP4Jfe5e1Ez955ztwX4H7iA4eR1UhlZtoolrzr13PdHGahVtcQbJtX6lAw/w276-h400/Edward_IV_Plantagenet.jpg" width="276" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: Libre Baskerville;">Edoardo IV York</span></i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: "Libre Baskerville";">Infine il 29 marzo del 1461 Edoardo, figlio e successore del duca di York, con l'aiuto di Warwick sconfisse definitivamente i Lancaster a Towton, catturando di nuovo Enrico mentre la regina si rifugiava col figlio in Scozia, e ascese sul trono d'Inghilterra col nome di Edoardo IV. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Di colpo Francesco Coppini ritrovò l'importanza e il ruolo di legato pontificio e di agente dello Sforza non più, come in precedenza, in un paese diviso e presso una sola fazione politica, ma presso una monarchia che, per quanto non del tutto consolidata, pure lo conosceva come amico, lo stimava e sollecitava il suo ritorno. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Sembrava dunque il trionfo della lunga e contrastante trama intessuta dal Coppini; ma quel trionfo segnò anche l'inizio del suo irreversibile declino presso la Curia romana. Più volte nei mesi e negli anni precedenti Francesco Coppini aveva cercato di utilizzare i risultati raggiunti per ottenere dal papa una nomina a cardinale o anche - </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">attraverso i buoni uffici di Francesco Sforza - </span><span style="font-family: Libre Baskerville;">al seggio arcivescovile di Firenze. Ma Pio II nicchiava e pur </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">sostanzialmente</span><span style="font-family: "Libre Baskerville";"> </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">approvando i servizi e le iniziative del Coppini, evitava di esporsi pubblicamente in modo netto.</span></div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhACMnY6ZtKV7ZUTDDUjoZixqRMRL6jkgGaQzj9yjUO6_RotG18aFZ1BIZXcFDQPl0xDgvQztfGRUaoD6RUlP-yigBtrQEq6k1Vyt7O4tdqu4U-FXbAsJKaeU0bZgIvZAY4eBwCTmh_YeXGGHpN1JnE_AIB6tnaamtyCNzT08glyWm3LDvrt7fs_DFfaQ/s6720/EQ0A0987.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="4480" data-original-width="6720" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhACMnY6ZtKV7ZUTDDUjoZixqRMRL6jkgGaQzj9yjUO6_RotG18aFZ1BIZXcFDQPl0xDgvQztfGRUaoD6RUlP-yigBtrQEq6k1Vyt7O4tdqu4U-FXbAsJKaeU0bZgIvZAY4eBwCTmh_YeXGGHpN1JnE_AIB6tnaamtyCNzT08glyWm3LDvrt7fs_DFfaQ/w400-h266/EQ0A0987.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><i>Nicolas Froment, Trittico della Resurrezione di Lazzaro</i></span></td></tr></tbody></table></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Libre Baskerville";">Dopo la battaglia di Towton e la vittoria degli York Francesco Coppini dovette prendere una decisione e giocò d'azzardo, puntando tutto sulla possibilità di fomentare un'invasione inglese dei feudi francesi ma presentandosi allo stesso tempo alla Corte di Francia come agente diplomatico papale in un ruolo solo apparentemente <i>super partes. </i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Libre Baskerville";"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Libre Baskerville";">In questa veste cercò di intervenire a nome del Papa per </span><span style="text-align: left;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">discutere con il nuovo re Luigi XII della situazione italiana, provocando l'inattesa richiesta del re di un cambio di politica da parte del Papato e del ducato di Milano che sconcertò e irritò Pio II perché sembrava dovuta a prima vista, più che a un immedesimarsi di Luigi nei suoi nuovi interessi di re di Francia, all'immischiarsi del Coppini in affari di Stato che non lo riguardavano, nell'estremo tentativo di procurarsi il cappello cardinalizio.</span></span><span style="font-family: "Libre Baskerville";"> </span><i style="font-family: "Libre Baskerville";"> </i></div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiyDXVbF0btYeHAxplrxe1gOOPvNEr2Qhextypmz-pXQEeXW0K3ISiFJqoNH3zna45zWmi3uG8Buk29tRlsT_ymi4ETv4dEZzwQc6ZJfsJIxyPuuIcQWKM0liWQxJpWGawZnKdHZOiv0LrZWKSrEYdKqqbOo0e9vJUwQEu3vozKWH_nwb171lxw0Hg0Mg/s2676/Ludwig_XII._von_Frankreich.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2676" data-original-width="2048" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiyDXVbF0btYeHAxplrxe1gOOPvNEr2Qhextypmz-pXQEeXW0K3ISiFJqoNH3zna45zWmi3uG8Buk29tRlsT_ymi4ETv4dEZzwQc6ZJfsJIxyPuuIcQWKM0liWQxJpWGawZnKdHZOiv0LrZWKSrEYdKqqbOo0e9vJUwQEu3vozKWH_nwb171lxw0Hg0Mg/w306-h400/Ludwig_XII._von_Frankreich.jpg" width="306" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: Libre Baskerville;">Luigi XII di Francia</span></i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: "Libre Baskerville";">Così il gioco del Coppini - doppio, triplo - finì questa volta con il ritorcerglisi contro: </span><span style="text-align: left;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">il 16 agosto 1461, Pio II, con la scusa di voler sentire un resoconto dei fatti d'Inghilterra prima che giungesse un'ambasceria inviata da Edoardo, lo richiamò a Roma e trasferì la sua carica e i suoi poteri di <i>legato de latere</i> per Francia, Inghilterra, Scozia e Borgogna a Jean Jouffroy, vescovo di Arras.</span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Francesco Coppini si rese conto di essere caduto in disgrazia e cercò per quanto possibile di raccogliere documentazioni, testimonianze e appoggi. Rallentò il rientro a Roma che avvenne solo verso la fine del 1461. E per qualche tempo confidò di essere sfuggito a un'inchiesta sul suo operato.</span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Ma verso la fine di maggio del 1462 Pio II con un ordine segreto lo fece arrestare e rinchiudere in Castel Sant'Angelo. Inutili le proteste dei cardinali e dei prelati di Curia -<i>"fere omnes",</i> ammette lo stesso papa - per il procedimento non ortodosso, inutili gli appelli dello stesso Francesco Sforza: Pio II era andato a Viterbo, lontano da Roma, e il tempo lavorava per lui. </span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">I giudici del Papa perquisirono la casa del Coppini, esaminarono tutti i suoi documenti e registri contabili e gli strapparono infine una confessione in cui si dichiarava reo di aver levato il vessillo della Chiesa per una guerra civile, di aver scagliato l'anatema contro l'esercito regio inglese e di aver fatto mercato simoniaco di benefici, ordini sacri e indulgenze: a questo punto Pio II provvide alla cancellazione politica del suo operato con una bolla al popolo inglese, inviata il 30 agosto 1462.</span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Al suo ritorno a Roma, il 18 novembre, Pio II sottopose in segreto al Tribunale di Rota la confessione del vescovo e ottenerne una sentenza, con la quale stroncò decisamente le esitazioni e le obiezioni del Collegio cardinalizio. Il 14 febbraio 1463 Francesco Coppini fu deposto dall'episcopato, privato di ogni beneficio e i suoi beni vennero confiscati per essere venduti all'asta.</span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">A quel punto chiese ed ottenne di entrare come monaco benedettino in San Paolo fuori le Mura a Roma, dove fece la sua professione il 21 marzo 1463, assumendo il nome di Ignazio e conservando il presbiterato. Qui non si rassegnò alla disgrazia e continuò a sperare, come risulta dalla corrispondenza di questo periodo, di risollevarsi. </span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh03_bDih_6PESxXMpNIaoUSbFQ7vBA7jMitYc6gunQ4azFN8YG1R2dpWL4LlEW-OF4dH6gfkqtrIJrzeKfwigyebVVuqmeJz-pF-TbBYu9CSLh7r3yiAtPET9hlVkYMD5qhPBcAhMV3g1pIv1BI8wITkWv3D8UjsQlvixcIIIgbRTprGcq0lXmQNI68Q/s3856/Dosso_Dossi_(Giovanni_di_Niccol%C3%B2_de_Lutero)_(Italian_(Ferrarese)_-_Allegory_of_Fortune_-_Google_Art_Project.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="3581" data-original-width="3856" height="371" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh03_bDih_6PESxXMpNIaoUSbFQ7vBA7jMitYc6gunQ4azFN8YG1R2dpWL4LlEW-OF4dH6gfkqtrIJrzeKfwigyebVVuqmeJz-pF-TbBYu9CSLh7r3yiAtPET9hlVkYMD5qhPBcAhMV3g1pIv1BI8wITkWv3D8UjsQlvixcIIIgbRTprGcq0lXmQNI68Q/w400-h371/Dosso_Dossi_(Giovanni_di_Niccol%C3%B2_de_Lutero)_(Italian_(Ferrarese)_-_Allegory_of_Fortune_-_Google_Art_Project.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: Libre Baskerville;">Il Caso e la Fortuna, Dosso Dossi 1535</span></i></td></tr></tbody></table></span><span style="font-family: "Libre Baskerville"; text-align: left;">Nulla potè comunque fare finché sul soglio pontificio restò Pio II; ma alla sua morte, l'anno seguente, poté prepararsi a pronunciare di fronte al Collegio cardinalizio presieduto dal nuovo Papa Paolo II un'appassionata autodifesa in cui rievocava i fatti della sua legazione, la sua speranza nel cardinalato, il subìto voltafaccia del Papa provocato dall'invidia dei suoi nemici, passando in rassegna i soprusi patiti, l'ingratitudine del pontefice, le calunnie montate con odiosa determinazione. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Lamentava l'ingiusta miseria in cui erano stati lasciati i suoi nipoti, protestava la venticinquennale fedeltà alla Chiesa; e chiedeva infine, in nome della giustizia non solo divina, ma anche umana, la reintegrazione nel grado e nella dignità. </span></span><span style="text-align: left;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">M</span></span><span style="text-align: left;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">orì però prima di pronunciarla, probabilmente a Roma, alla fine di settembre del 1464.</span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Della sua persona resta un bel ritratto dall'aspetto realistico, dipinto sulle ante di chiusura del <i>Trittico della Resurrezione di Lazzaro</i> di <i>Nicolas Froment</i>, acquistato da Lorenzo de' Medici all'asta dei beni confiscatigli da Pio II, e donato al convento di Bosco ai Frati nel Mugello, che lo ha conservato fino ai giorni nostri.</span></span></div><p></p>mfhttp://www.blogger.com/profile/09899304955497295776noreply@blogger.com059100 Prato PO, Italia43.8777049 11.10222815.567471063821152 -24.054022 72.187938736178836 46.258478tag:blogger.com,1999:blog-9078851714415606812.post-74612805025363350982022-12-18T23:50:00.002+01:002022-12-22T16:47:49.235+01:00"Libertà" di Paul Éluard, una poesia per non dimenticare<div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCcqquVFcX4mARuuJbYALI1muHmZSEyVWtCjUsGbQpIGiygUYX0VB5zLfL6FuvtldtnbGs9NAllyKjJIIBmbcp0Wc6ct-Lm7cvi5jwY6cVBeF51wDRSV2WfrDfQNQHqbWhNHMmutMdT5997sj9KlaQKQrTmv1naCpTr2rlgtKrdx-bhHGCClbRa4odCg/s6720/EQ0A1169.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="6720" data-original-width="4480" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCcqquVFcX4mARuuJbYALI1muHmZSEyVWtCjUsGbQpIGiygUYX0VB5zLfL6FuvtldtnbGs9NAllyKjJIIBmbcp0Wc6ct-Lm7cvi5jwY6cVBeF51wDRSV2WfrDfQNQHqbWhNHMmutMdT5997sj9KlaQKQrTmv1naCpTr2rlgtKrdx-bhHGCClbRa4odCg/w266-h400/EQ0A1169.jpg" width="266" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Dune di Corralejo, Fuerteventura</td></tr></tbody></table></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Ottanta anni fa, in piena Seconda Guerra Mondiale, con il proprio Paese invaso e un destino cupo che si prospettava, Paul Éluard scrisse forse la poesia più significativa della sua vita. Voleva essere un inno a ciò che di bello è nella nostra esistenza: voleva raccontare per cosa è giusto vivere e a volte anche morire.</span></div><div><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Noi, figli di un'epoca ovattata e ipocrita, abbiamo smarrito il senso del sacrificio: ci siamo illusi di poterci nascondere in un angolo, fuori vista, senza farci carico delle nostre responsabilità, sfuggendo agli eventi. Ma non si può scappare dalla realtà: l'unico modo per risolvere i problemi di quest'epoca incerta e burrascosa è affrontare apertamente le avversità per superarle con le armi della consapevolezza e dell'impegno.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Io so che torneremo ancora a credere in ciò che siamo e saremo, piuttosto che in ciò che abbiamo o che vorremmo avere. Torneremo a credere negli ideali: perché abbiamo bisogno di speranza, abbiamo bisogno di giustizia, abbiamo bisogno di libertà.</span></div><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px; text-align: left;"></blockquote><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px; text-align: left;"></blockquote><div style="font-family: georgia;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><span style="font-family: georgia;"><div><span style="font-family: georgia;"><i>Libertà</i></span></div><div><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div>Su i quaderni di scolaro<br /></span><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px; text-align: left;"></blockquote><span style="font-family: georgia;">Su i miei banchi e gli alberi<br /></span><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px; text-align: left;"></blockquote><span style="font-family: georgia;">Su la sabbia su la neve<br />Scrivo il tuo nome</span><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px; text-align: left;"></blockquote><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px; text-align: left;"></blockquote><div style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px; text-align: left;"><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px; text-align: left;"></blockquote></blockquote></div><span style="font-family: georgia;">Su ogni pagina che ho letto</span><br /><span style="font-family: georgia;">Su ogni pagina che è bianca</span><br /><span style="font-family: georgia;">Sasso sangue carta o cenere</span><br /><div style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;">Scrivo il tuo nome</span></div><div style="text-align: left;"><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px; text-align: left;"></blockquote></div><div style="text-align: left;"><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px; text-align: left;"></blockquote></div><div style="text-align: left;"><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px; text-align: left;"></blockquote><span style="font-family: georgia;"><br /></span><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px; text-align: left;"></blockquote></div><span style="font-family: georgia;">Su le immagini dorate</span><br /><span style="font-family: georgia;">Su le armi dei guerrieri</span><br /><span style="font-family: georgia;">Su la corona dei re</span><br /><div style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;">Scrivo il tuo nome</span></div><div style="text-align: left;"><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px; text-align: left;"></blockquote></div><div style="text-align: left;"><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px; text-align: left;"></blockquote></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><span style="font-family: georgia;">Su la giungla ed il deserto</span><br /><span style="font-family: georgia;">Su i nidi su le ginestre</span><br /><span style="font-family: georgia;">Su la eco dell’infanzia</span><br /><div style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;">Scrivo il tuo nome</span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px; text-align: left;"></blockquote><span style="font-family: georgia;">Su i miracoli notturni</span><br /><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px; text-align: left;"></blockquote><span style="font-family: georgia;">Sul pan bianco dei miei giorni</span><br /><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px; text-align: left;"></blockquote><span style="font-family: georgia;">Le stagioni fidanzate</span><br /><div style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;">Scrivo il tuo nome</span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><span style="font-family: georgia;">Su tutti i miei lembi d’azzurro</span><br /><span style="font-family: georgia;">Su lo stagno sole sfatto</span><br /><span style="font-family: georgia;">E sul lago luna viva</span><br /><div style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;">Scrivo il tuo nome</span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><span style="font-family: georgia;">Su le piane e l’orizzonte</span><br /><span style="font-family: georgia;">Su le ali degli uccelli</span><br /><span style="font-family: georgia;">E il mulino delle ombre</span><br /><div style="text-align: left;"><div style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;">Scrivo il tuo nome</span></div></div><div style="text-align: left;"><div style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div></div><span style="font-family: georgia;">Su ogni alito di aurora</span><br /><span style="font-family: georgia;">Su le onde su le barche</span><br /><span style="font-family: georgia;">Su la montagna demente</span><br /><div style="text-align: left;"><div style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;">Scrivo il tuo nome</span></div></div><div style="text-align: left;"><div style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div></div><span style="font-family: georgia;">Su la schiuma delle nuvole</span><br /><span style="font-family: georgia;">Su i sudori d’uragano</span><br /><span style="font-family: georgia;">Su la pioggia spessa e smorta</span><br /><div style="text-align: left;"><div style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;">Scrivo il tuo nome</span></div></div><div style="text-align: left;"><div style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div></div><span style="font-family: georgia;">Su le forme scintillanti</span><br /><span style="font-family: georgia;">Le campane dei colori</span><br /><span style="font-family: georgia;">Su la verità fisica</span><br /><div style="text-align: left;"><div style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;">Scrivo il tuo nome</span></div></div><div style="text-align: left;"><div style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div></div><span style="font-family: georgia;">Su i sentieri risvegliati</span><br /><span style="font-family: georgia;">Su le strade dispiegate</span><br /><span style="font-family: georgia;">Su le piazze che dilagano</span><br /><div style="text-align: left;"><div style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;">Scrivo il tuo nome</span></div></div><div style="text-align: left;"><div style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div></div><span style="font-family: georgia;">Sopra il lume che s’accende</span><br /><span style="font-family: georgia;">Sopra il lume che si spegne</span><br /><span style="font-family: georgia;">Su le mie case raccolte</span><br /><div style="text-align: left;"><div style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;">Scrivo il tuo nome</span></div></div><div style="text-align: left;"><div style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div></div><span style="font-family: georgia;">Sopra il frutto schiuso in due</span><br /><span style="font-family: georgia;">Dello specchio e della stanza</span><br /><span style="font-family: georgia;">Sul mio letto guscio vuoto</span><br /><div style="text-align: left;"><div style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;">Scrivo il tuo nome</span></div></div><div style="text-align: left;"><div style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div></div><span style="font-family: georgia;">Sul mio cane ghiotto e tenero</span><br /><span style="font-family: georgia;">Su le sue orecchie dritte</span><br /><span style="font-family: georgia;">Su la sua zampa maldestra</span><br /><div style="text-align: left;"><div style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;">Scrivo il tuo nome</span></div></div><div style="text-align: left;"><div style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div></div><span style="font-family: georgia;">Sul decollo della soglia</span><br /><span style="font-family: georgia;">Su gli oggetti familiari</span><br /><span style="font-family: georgia;">Su la santa onda del fuoco</span><br /><div style="text-align: left;"><div style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;">Scrivo il tuo nome</span></div></div><div style="text-align: left;"><div style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div></div><span style="font-family: georgia;">Su ogni carne consentita</span><br /><span style="font-family: georgia;">Su la fronte dei miei amici</span><br /><span style="font-family: georgia;">Su ogni mano che si tende</span><br /><div style="text-align: left;"><div style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;">Scrivo il tuo nome</span></div></div><div style="text-align: left;"><div style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div></div><span style="font-family: georgia;">Sopra i vetri di stupore</span><br /><span style="font-family: georgia;">Su le labbra attente</span><br /><span style="font-family: georgia;">Tanto più su del silenzio</span><br /><div style="text-align: left;"><div style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;">Scrivo il tuo nome</span></div></div><div style="text-align: left;"><div style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div></div><span style="font-family: georgia;">Sopra i miei rifugi infranti</span><br /><span style="font-family: georgia;">Sopra i miei fari crollati</span><br /><span style="font-family: georgia;">Su le mura del mio tedio</span><br /><div style="text-align: left;"><div style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;">Scrivo il tuo nome</span></div></div><div style="text-align: left;"><div style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div></div><span style="font-family: georgia;">Su l’assenza che non chiede</span><br /><span style="font-family: georgia;">Su la nuda solitudine</span><br /><span style="font-family: georgia;">Su i gradini della morte</span><br /><div style="text-align: left;"><div style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;">Scrivo il tuo nome</span></div></div><div style="text-align: left;"><div style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div></div><span style="font-family: georgia;">Sul vigore ritornato</span><br /><span style="font-family: georgia;">Sul pericolo svanito</span><br /><span style="font-family: georgia;">Su l’immemore speranza</span><br /><div style="text-align: left;"><div style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;">Scrivo il tuo nome</span></div></div><div style="text-align: left;"><div style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div></div><span style="font-family: georgia;">E in virtù d’una Parola</span><br /><span style="font-family: georgia;">Ricomincio la mia vita</span><br /><span style="font-family: georgia;">Sono nato per conoscerti</span><br /><div style="text-align: left;"><div style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;">Per chiamarti</span></div></div><div style="text-align: left;"><div style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div></div><div style="text-align: left;"><div style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;">Libertà.</span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><div style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;"><i>Traduzione di Franco Fortini</i></span></div></div>mfhttp://www.blogger.com/profile/09899304955497295776noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-9078851714415606812.post-88543764402276986562022-12-06T18:29:00.006+01:002022-12-06T21:50:47.553+01:00Di spazi bianchi e di montagne<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhpay9WgucjWy-J90pqchj1v3LN-JGLRN9aMjZUEc83T369Gy7d05BOw7igrEq1VAVujLWRMSYL1y1M5K9vdl3aXCOOKCZ-syzr3CJ99CzluEFkD77JQz7pNkp6p4cfwDVZLL63xX4vhr63zlDFBRk7P4VyYdvCODobiciYRKEwFfsfcDsaReOIplqK7Q=s2914" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2138" data-original-width="2914" height="294" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhpay9WgucjWy-J90pqchj1v3LN-JGLRN9aMjZUEc83T369Gy7d05BOw7igrEq1VAVujLWRMSYL1y1M5K9vdl3aXCOOKCZ-syzr3CJ99CzluEFkD77JQz7pNkp6p4cfwDVZLL63xX4vhr63zlDFBRk7P4VyYdvCODobiciYRKEwFfsfcDsaReOIplqK7Q=w400-h294" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: Libre Baskerville;">Terra Australis Incognita, Jodocus Hondt, 1618</span></i></td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Fin da ragazzino sono stato appassionato di geografia, una materia che oggi si insegna poco e si padroneggia ancor meno. Mi regalarono un mappamondo per la Prima Comunione e ricordo che senza sforzo mi imparai la morfologia della Terra e tutte le capitali del mondo di più di cinquant'anni fa, che recitavo volentieri a ogni occasione ad amici e parenti. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Qualche anno dopo, ormai quasi adolescente, non ebbi pace finché non convinsi i miei genitori a regalarmi per Natale un grande atlante del mondo - l'<i>Atlante Internazionale</i> del Touring Club Italiano - pieno di carte ad alta risoluzione che compulsavo avidamente, cercando di intravedere la realtà delle terre che rappresentavano.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Ma ero affascinato anche dagli atlanti "muti", quelli con le cartine prive di riferimenti e nomi. Mi attraevano in particolare quegli spazi bianchi che facevano sembrare il nostro pianeta un luogo completamente da scoprire; infatti una delle mie passioni è sempre stata quella di andare in giro per scoprire nuovi posti, luoghi che io non avevo mai visto </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">anche se stavano vicino a casa</span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Per diversi anni abbiamo avuto in affitto una casa a Vagliano di Montemurlo, a due passi dalla villa del Barone; una grande colonica costruita ai primi del Settecento che faceva parte dei tenimenti della fattoria di Parugiano e che era stata abbandonata negli anni Sessanta del secolo scorso dalla famiglia contadina che ci viveva e ci lavorava, attratta come tante altre dalla comodità della vita nella piana e dai maggiori guadagni del lavoro in fabbrica.</span></div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjHdfvqKZNg_zZ1enuIJsIIH6KZoVZKwu1nVtqR06G0nhFwL8tCwWS6osAPEWpD_PJ-mkDWCaKscEaC_j8ZdJvLlP5aOjh86q0-qcrlw28h2X8dLcFO6eMQPR4bc2T73fQVty24cJPc_PI8lKpaXfJgp_9m98gsyeLKsuQJd6SWpwri7-dBb-69uQvSzA/s3396/parte-settentrionale-del-granducato-1781.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2416" data-original-width="3396" height="285" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjHdfvqKZNg_zZ1enuIJsIIH6KZoVZKwu1nVtqR06G0nhFwL8tCwWS6osAPEWpD_PJ-mkDWCaKscEaC_j8ZdJvLlP5aOjh86q0-qcrlw28h2X8dLcFO6eMQPR4bc2T73fQVty24cJPc_PI8lKpaXfJgp_9m98gsyeLKsuQJd6SWpwri7-dBb-69uQvSzA/w400-h285/parte-settentrionale-del-granducato-1781.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: Merriweather;"><i>Carta della parte settentrionale della Toscana, 1781</i></span></td></tr></tbody></table><span style="font-family: Libre Baskerville;">La mia famiglia, insieme ad altre tre - anche loro residenti in città ma come la mia nostalgiche della campagna dalla quale tutti i nostri vecchi provenivano - ai primi degli anni Settanta aveva fatto un percorso inverso, prendendo in affitto </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">per pochi soldi la casa</span><span style="font-family: Libre Baskerville;"> dalla fattoria di Parugiano. Ci passavamo il fine settimana e le vacanze estive e ci facevamo feste con gli amici; ricordo che in un'occasione fu </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">utilizzata anche per un affollatissimo festeggiamento di nozze.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">La casa era stata rimessa a posto da noi con vari lavori, alcuni anche di discreto impegno. In particolare ricordo la costruzione di un acquedotto con tanto di grande deposito per dotare la casa di acqua corrente e il rinforzo del pavimento del grande fienile al piano superiore - trasformato in salone delle feste - con l'uso di due longarine di acciaio. In breve la casa e il podere intorno diventarono il luogo delle mie scorribande di bambino e ragazzo, spesso insieme al mio babbo, gran cacciatore, pescatore e raccoglitore di tutto ciò che di utilizzabile o commestibile si poteva trovare nei boschi e nelle campagne. </span></div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4ZZP_DR4dzDVagObJ_qHkcRYsfEsGuGb-QMg2sEl7Ri8C4xWwJO2caVJtn70RA9K0BmnwCBECAIREhAcxh4iRhn0dNrOFSg54DPLFfIf7mXqWg-0XXl5GV3P_X2lJOciV8za4KqjRayFkFBz0qw24FTqoP4npVX7NuB19Be925jZMAL0GqPnweYhjuw/s3126/57-21.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2076" data-original-width="3126" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4ZZP_DR4dzDVagObJ_qHkcRYsfEsGuGb-QMg2sEl7Ri8C4xWwJO2caVJtn70RA9K0BmnwCBECAIREhAcxh4iRhn0dNrOFSg54DPLFfIf7mXqWg-0XXl5GV3P_X2lJOciV8za4KqjRayFkFBz0qw24FTqoP4npVX7NuB19Be925jZMAL0GqPnweYhjuw/w400-h266/57-21.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: Merriweather;"><i>Monti Sagro e Grondilice, cartolina di fine Ottocento</i></span></td></tr></tbody></table></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Con lui andavo in giro nel circondario; queste nostre uscite le chiamavamo "esplorazioni" e sento ancora la passione che avevo nell'andare con lui in luoghi anche banali ma che avevano per me il gusto del mai visto, della <i>Terra Incognita. </i>Perché se c'è una cosa che fin da piccolo ho sempre saputo, anche senza poterlo spiegare a parole, è che tutti noi, volenti o nolenti, siamo degli esploratori destinati ad avventurarsi in terre sconosciute.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Una famosa massima di Lao Tzu afferma che ogni lungo viaggio comincia da un singolo passo; e in questa luce ho sempre visto la nostra esistenza. Noi attraversiamo gli spazi bianchi delle mappe del mondo che ci circonda e le riempiamo con l'esperienza del nostro passaggio. L'atlante "muto" è anche quello della strada dove non sono stato, della città dove non sono passato, dell'esperienza che non ho ancora vissuto.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Gli spazi bianchi rappresentano per me il mistero e il tesoro dell'esistenza, l'emozione e la meraviglia di scoprire, sperimentare, vivere. Mi sono sempre sentito un Magellano inviato ad attraversare le vaste regioni del mondo che mi circonda, per colorare il bianco delle mappe mute con le tinte della conoscenza. Questo atteggiamento non mi ha mai abbandonato, e ancora </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">mi ricorda quel</span><span style="font-family: "Libre Baskerville";"> bambino che esplorava il mondo per emozionarsi davanti a un posto nuovo, fantasticando sempre di partire verso altre destinazioni. </span></div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjkOPacDFoXbTUKyUQOXyLqoeEVMkLM7ORLWtmL504EUpECIzMAyiq4XGAhSbgZm9yLbYmT3W45TUfeTK4Oy6AMEkrNnJw2YD_AfhpJRnXqrE2ulm_Ojv4Mze9c_Ky9pcvxBa5OmzAn5iyGuMPtLGJuuWriPv3j7b-Cilq4JXSblewYQ1PQVAdjRX1MDw/s3410/56.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2761" data-original-width="3410" height="324" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjkOPacDFoXbTUKyUQOXyLqoeEVMkLM7ORLWtmL504EUpECIzMAyiq4XGAhSbgZm9yLbYmT3W45TUfeTK4Oy6AMEkrNnJw2YD_AfhpJRnXqrE2ulm_Ojv4Mze9c_Ky9pcvxBa5OmzAn5iyGuMPtLGJuuWriPv3j7b-Cilq4JXSblewYQ1PQVAdjRX1MDw/w400-h324/56.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: Merriweather;">Il Monte Rosa a Macugnaga, A. Calame, 1860 circa</span></i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: "Libre Baskerville";">C'è da sempre un luogo che per me riassume il senso di questa esperienza, un luogo che</span><span style="font-family: "Libre Baskerville";"> </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">dà la migliore illusione della conoscenza: la vetta di una montagna. </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">Raggiungerne la cima per abbracciare con lo sguardo l'orizzonte, condensando intere regioni nello spazio di un'occhiata è la quintessenza dell'esplorazione. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Libre Baskerville";"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Libre Baskerville";">Nel momento in cui per la prima volta raggiunsi insieme al mio babbo la croce metallica della Retaia mi resi conto sia della vastità del mondo che mi circondava sia della bellezza che questa vastità comunicava ai miei occhi. E l'emozione che nasceva in quel momento dalla consapevolezza di accedere a un universo immensamente più grande delle poche strade in cui fino a quel momento ero vissuto generò una sensazione duplice: l'orgoglio di essere giunto fin lì e la necessità di andare oltre.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Libre Baskerville";"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Libre Baskerville";">Fino a comprendere molti anni dopo, come nella <a href="https://docs.google.com/document/d/1npCKrF1nZ0o9rrS_UxsmRXmSGDosseaxNazqBq7g1qA/edit?usp=sharing" rel="nofollow" target="_blank"><i>poesia di Kavafis</i></a>, che il senso del nostro viaggio non sta nella meta - o nelle mete - che ci troviamo a voler raggiungere, ma nel percorso che facciamo per arrivarci...</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Libre Baskerville";"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Merriweather; font-size: medium;">"Να εύχεσαι νάναι μακρύς ο δρόμος..."</span></div>mfhttp://www.blogger.com/profile/09899304955497295776noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-9078851714415606812.post-76387844445649801442022-03-14T23:01:00.005+01:002022-03-23T10:22:03.617+01:00Pietro Contrucci e la lapide del Pian Di Scalino<p></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgrgelmp4xphnGq_jHgI_3xEdvqojn_pdeaaxVWw0TBOWhjNbH-xczJvOkCvZU2NqxEiWziJ_mj-WstSHVOsGEeY6_CBrANM5NEdXrUVzUfm9zjat3ghL6hDql6dri-6EwtV9MaNHY7uXEb6suRQ3mXQdBmNjbu-xV33lwbJ_-huhcE4fF-l6RtmPzQKA=s3647" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2937" data-original-width="3647" height="323" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgrgelmp4xphnGq_jHgI_3xEdvqojn_pdeaaxVWw0TBOWhjNbH-xczJvOkCvZU2NqxEiWziJ_mj-WstSHVOsGEeY6_CBrANM5NEdXrUVzUfm9zjat3ghL6hDql6dri-6EwtV9MaNHY7uXEb6suRQ3mXQdBmNjbu-xV33lwbJ_-huhcE4fF-l6RtmPzQKA=w400-h323" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><i>La lapide del tabernacolo del Pian di Scalino</i><br /></span></td></tr></tbody></table><span style="font-family: Libre Baskerville;"></span><p></p><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Salendo per la strada che dalla villa del Barone conduce alla Rocca di Montemurlo, poco dopo aver incontrato la bella sorgente del Fosso del Pian di Scalino, ci si trova a passare davanti a un tabernacolo abbastanza dimesso, di aspetto ottocentesco; sulle vecchie carte del territorio montemurlese portava il nome di Tabernacolo di Santa Lucia. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Alla base della struttura, una lapide ci informa di una dipartita, quella di Ferdinando Pierattini, che morì improvvisamente proprio in questo luogo la sera di una domenica di centodiciassette anni fa, il 14 di maggio del 1905. </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">Probabilmente abitava nella casa che adesso ospita l'agriturismo "San Giorgio" e che fino al 1935 era conosciuta come "Il Pierattino", proprio perché abitata dalla famiglia omonima.</span></div><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Le ultime tre linee dell'iscrizione, però, sono di tenore assai diverso dalle precedenti. In poche parole, nitide e secche, la lapide ci avverte:</span></p><p></p><blockquote><span style="font-family: "Playfair Display";">"<b>voi che sprezzate i giudizi umani, temete Dio</b>"</span></blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Un lampo, un dardo dritto nell'anima. Una simile asciuttezza di termini - poche parole ma definitive - dànno l'idea di una freccia che colpisce in pieno il bersaglio: e il bersaglio siamo noi, viandanti antichi e moderni, che ci scopriamo nudi, davanti a quest'edicola a riflettere sulla transitorietà della vita, su quanto sia provvisorio ciò che crediamo definitivo e su come </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">sia</span><span style="font-family: "Libre Baskerville";"> </span><span style="font-family: Libre Baskerville;">fragile il terreno su cui muoviamo i nostri passi.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Simili epigrafi erano tipiche della miglior cultura ottocentesca, che pur scolorendo nel Novecento manteneva intatta la sua presa: e uno degli epigrafisti più celebri - in ambito toscano e non solo - era stato l'abate <b><a href="https://www.treccani.it/enciclopedia/pietro-contrucci_%28Dizionario-Biografico%29/" target="_blank">Pietro Contrucci</a></b>, nato a Piteglio nel 1788 da famiglia umilissima, per formazione e temperamento giansenista e liberale. Per tutta la vita, sebbene facesse convintamente parte del clero, cercò di promuovere la causa dell'unificazione e dell'indipendenza italiana.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Rifacendosi alla tradizione latina, Pietro Contrucci fu un prolifico scrittore di epigrafi, che raccolse più volte in volume. Quella incisa nella lapide di Pian di Scalino si trova nelle <a href="https://www.google.it/books/edition/Opere_Edite_Ed_Inedite_Del_Prof_Pietro_C/eOEucUys_LUC?hl=it&gbpv=1&dq=pietro%20contrucci%20opere&pg=PP7&printsec=frontcover&bsq=pietro%20contrucci%20opere" target="_blank"><b>Opere Edite e Inedite</b></a>, stampate a Pistoia nel 1841: il libro si può leggere anche in Rete, basta cliccare sul link.</span></p><p></p>mfhttp://www.blogger.com/profile/09899304955497295776noreply@blogger.com059013 Montemurlo PO, Italia43.9285163 11.059861715.618282463821153 -24.0963883 72.238750136178851 46.2161117tag:blogger.com,1999:blog-9078851714415606812.post-50942026842179821772022-02-16T23:38:00.025+01:002022-06-10T22:21:43.603+02:00Dieci zecchini d'oro<p style="text-align: justify;"></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: justify;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjkJL1uClGAY3_zkaDeyqwngjlA4MtspEkG_yESntSQjA8VreFX7-Zt5ElhbTazHC-AzCqUXN07TTWS0kPVJujEEJVM20g4rZVsfB8kunrMWgR82B7OfZKPfXaoa6SOsdzGXsR_sIgDKXsCgk-ldJ9Le_ky5JzeXYaxezgzRVLJhSwE3BZCa-cgGK4wIg=s4808" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><img border="0" data-original-height="4808" data-original-width="1760" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjkJL1uClGAY3_zkaDeyqwngjlA4MtspEkG_yESntSQjA8VreFX7-Zt5ElhbTazHC-AzCqUXN07TTWS0kPVJujEEJVM20g4rZVsfB8kunrMWgR82B7OfZKPfXaoa6SOsdzGXsR_sIgDKXsCgk-ldJ9Le_ky5JzeXYaxezgzRVLJhSwE3BZCa-cgGK4wIg=w146-h400" width="146" /></span></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span><i><span style="font-family: georgia;">L'"idolo" di Pizzidimonte trovato nel 1780</span><span style="font-family: Libre Baskerville;"> </span></i></span></td></tr></tbody></table><span style="text-align: justify;"><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Una caratteristica dei monti della <i>Calvana </i>è il loro protendersi sulla piana di <i>Prato </i>come un bastione arcuato dalle cime arrotondate le cui pendici ripide, a tratti quasi precipiti, sovrastano la pianura separando i solchi vallivi del <i>Bisenzio </i>e della <i>Marina </i>per terminare all'improvviso con un declivio netto come la prora di una nave quasi nel punto della confluenza dei due corsi d'acqua.</span></div></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Questa pendice che discende dal <i>Poggio Castiglioni</i> formando uno spigolo, peculiare nella forma e nell'inclinazione, fin dalla più remota antichità è sembrata ideale per controllare le vie di comunicazione sottostanti che necessariamente dovevano correre vicino alle pendici del monte. Era talmente adatta che anche il toponimo che la identifica non derivò dal nome di qualche veterano che aveva ricevuto terre in ricompensa per i suoi servigi, ma dal semplice fatto che stava proprio sull'orlo, "in pizzo" del monte: <i>Pizzidimonte</i>.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">La piana rimase per molti secoli paludosa e impervia. Per superarla le strade dovevano passare lungo i suoi margini, leggermente più alti della parte centrale e per questo liberi dalle acque che in gran parte la coprivano, ultimi resti di un vasto lago formatosi nel Quaternario, al termine delle glaciazioni che avevano coperto di ghiacciai anche le vette dell'Appennino.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Su questa costa montuosa f</span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">in da tempi remoti </span><span style="font-family: Libre Baskerville;">vennero costruite strutture per sorvegliare la strada che </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">saliva </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">verso la valle Padana, mentre più in basso nascevano edifici al servizio di chi questa strada la percorreva.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhwVUeSrq0M74HCg3VS6KlNzTWW2Y1qazPPJMnK2d0Yx6nG8w6Ku4SZpetzSXzzLhw6B4hv8ltDkNGpbh6f6bEQAsSQ6uaSHoXJ0zhoSsUU6Qql-w93FhEESWb2GK8JY2TY-vy3Wv1iV8FZK86LEXcwogA34J9plVPQE4zg0D0CnZAjXl324HEUBTkzPQ=s5000" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="3330" data-original-width="5000" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhwVUeSrq0M74HCg3VS6KlNzTWW2Y1qazPPJMnK2d0Yx6nG8w6Ku4SZpetzSXzzLhw6B4hv8ltDkNGpbh6f6bEQAsSQ6uaSHoXJ0zhoSsUU6Qql-w93FhEESWb2GK8JY2TY-vy3Wv1iV8FZK86LEXcwogA34J9plVPQE4zg0D0CnZAjXl324HEUBTkzPQ=w400-h266" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: georgia;">L'insediamento etrusco di Gonfienti </span></i></td></tr></tbody></table><p></p><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">La connotazione che rendeva attrattivo quest'angolo di territorio era data dalla confluenza del torrente <i>Marina </i>col fiume <i>Bisenzio</i>, che in antico avveniva con ogni probabilità nel punto dove adesso sorge la piccola frazione rurale di <i>Gonfienti</i>: toponimo che con ogni evidenza deriva dal latino <i>confluentes, </i>spesso usato per denominare i luoghi in cui due fiumi si univano. </span></div><p></p><p style="text-align: justify;"><span></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="font-family: "Libre Baskerville"; margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhp_sH5W-X--HVCxE0EHMJWXFrPRSpvaXTZLj3YzvxgaKkL93Sh7zBY_FQmWVe-LmtC_lN15oyYZL70vamgebN4IlnOdHxghUkRu-pdhPrSQYZ3J-LXfynQcpub2kr6H8M3mD0yqxEgw_ph0bYHaaU8r_rk9nmtVraBlu4MfLtO86F7ExOyOqTr-HQSGg=s5536" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="5036" data-original-width="5536" height="364" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhp_sH5W-X--HVCxE0EHMJWXFrPRSpvaXTZLj3YzvxgaKkL93Sh7zBY_FQmWVe-LmtC_lN15oyYZL70vamgebN4IlnOdHxghUkRu-pdhPrSQYZ3J-LXfynQcpub2kr6H8M3mD0yqxEgw_ph0bYHaaU8r_rk9nmtVraBlu4MfLtO86F7ExOyOqTr-HQSGg=w400-h364" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: georgia;"><i>La "coppa di Douris" ritrovata a Gonfienti </i></span></td></tr></tbody></table><span><span style="font-family: Libre Baskerville;"></span></span><p></p><div style="text-align: justify;"><span><span style="font-family: Libre Baskerville;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">I recenti ritrovamenti di un insediamento etrusco di notevoli dimensioni proprio dove </span><i>Marina </i><span style="font-family: Libre Baskerville;">e </span><i>Bisenzio </i><span style="font-family: Libre Baskerville;">erano "</span><i>confluentes</i><span style="font-family: Libre Baskerville;">" fanno capire l'importanza per gli antichi di un posto come questo, circondato dalla corrente di due corsi d'acqua, collocato perciò in uno spazio protetto dalla benevolenza della dea </span><i>Nurthia</i><span style="font-family: Libre Baskerville;">, l'"</span><i>azzurra signora</i><span style="font-family: Libre Baskerville;">" delle acque che scorrono e che portano vita e del destino che attraverso di esse irrompe nella vita degli uomini. </span></span></span></div><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Nella cosmogonia etrusca l'acqua rivestiva infatti un ruolo centrale, e tutte le sue manifestazioni avevano un valore </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">terreno e celeste </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">insieme</span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">. Le risorgenze d'acqua che emergevano nella pianura dal cuore dei poggi carsici della </span><i style="font-family: "Libre Baskerville";">Calvana </i><span style="font-family: "Libre Baskerville";">erano interpretate come segni della vitalità della Terra e della Natura e vissute come luoghi sacri in cui la divinità entrava in contatto con gli uomini. Probabilmente vi erano costruiti edifici destinati al culto delle acque di cui non abbiamo più traccia perché realizzati in materiali deperibili: legno, mattoni, terracotta. </span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjrWhisNZuBdksEwWfoKukdH7XfRw0Yvh4iA_Coe-PW77df1NVydLJOXz42v1AHix2-s4xqIty8CJSACvUVbHSwXoIbcjRnkdASuceLVvbKItGK82Bq_HvsC2A4bQk_LHHmqjplfSMBxa-hkGzq3OWFKWwJJnp3cl6z3SdCqax7kt88CMQRgwgtAucR9g=s5120" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="4420" data-original-width="5120" height="345" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjrWhisNZuBdksEwWfoKukdH7XfRw0Yvh4iA_Coe-PW77df1NVydLJOXz42v1AHix2-s4xqIty8CJSACvUVbHSwXoIbcjRnkdASuceLVvbKItGK82Bq_HvsC2A4bQk_LHHmqjplfSMBxa-hkGzq3OWFKWwJJnp3cl6z3SdCqax7kt88CMQRgwgtAucR9g=w400-h345" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: georgia;">Antefissa di tempio da Gonfienti </span></i></td></tr></tbody></table><p></p><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">A queste fonti si andava per pregare gli dèi e richiederne i favori: le puerpere e le giovani chiedevano il dono della maternità, uomini e donne di ogni età cercavano la cura di patologie ossee, ai genitali o ancora per dermatosi, ferite e soprattutto per reumatismi e artrosi. Per ringraziare la divinità si offrivano doni: sacrifici di animali, olio, vino, e anche oggetti variamente preziosi - gioielli, ceramiche, bronzi - che testimoniassero concretamente la riconoscenza del beneficiato. </span></div><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"></span></p><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiclPSxCyaB4inOcXXmZi-Is9BwAUN_RRvR-z0zJwfzyQ23w239SsSjJIX7nPYJ-VmuY9eT9fuAEjE3tfQoroJLp8lOtmxK3l84dNrdowNttlWsJS1L8QM1sHNxbDtpUuxtJC2i7E6aRayNRCGPyxT9FE1kVc4gXSsoVj-YVVzQIiaKREUT9_BNdFJbng=s5120" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2880" data-original-width="5120" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiclPSxCyaB4inOcXXmZi-Is9BwAUN_RRvR-z0zJwfzyQ23w239SsSjJIX7nPYJ-VmuY9eT9fuAEjE3tfQoroJLp8lOtmxK3l84dNrdowNttlWsJS1L8QM1sHNxbDtpUuxtJC2i7E6aRayNRCGPyxT9FE1kVc4gXSsoVj-YVVzQIiaKREUT9_BNdFJbng=w400-h225" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: georgia;"><i>Ricostruzione di tempio etrusco</i></span></td></tr></tbody></table><span style="font-family: Libre Baskerville;">Queste regalie restavano in dotazione al luogo sacro che le mostrava come testimonianza, né più né meno degli <i>ex voto</i> che troviamo in certe nostre chiese, e spesso venivano nascoste per scongiurare saccheggi di predoni o razzie di armati. Talvolta vennero celate così bene da sfidare i secoli per tornare alla luce millenni dopo, ed è il caso dei bronzi votivi della nostra storia.</span></div><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Nel mese di agosto del 1780 Giuseppe Sanesi, parroco della chiesa di <i>San Lorenzo a Pizzidimonte</i> venne in possesso di un "idolo", venuto alla luce in uno scavo agricolo nei terreni di proprietà della chiesa, in un luogo "<i>tutto pieno di sepolcri, e si vede che quello è il punto ove passava la via Cassia, che da Firenze portava a Pistoia e Modena, ma la roba che si trova parmi più antica di quello, che sia la via Cassia</i>". </span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: justify;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEja9IMGtQv5Q6LCWCj8Lzw8dB3g_iHBFQHwWKt5e74fe4dJLkBBqZm-JiXnlFQyEMghoR3j9ElWBAfLFWarUXl5X1h1-x1RSpNtbJLm2nI_vl3gd-t1usCTfhaAioaXhfuF9QBGe9Asv3vRJk57bK1nHFfAF1WdfUDUBFiHAbvcEStwqUZgC4vkYKQqTg=s12552" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><img border="0" data-original-height="12552" data-original-width="7452" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEja9IMGtQv5Q6LCWCj8Lzw8dB3g_iHBFQHwWKt5e74fe4dJLkBBqZm-JiXnlFQyEMghoR3j9ElWBAfLFWarUXl5X1h1-x1RSpNtbJLm2nI_vl3gd-t1usCTfhaAioaXhfuF9QBGe9Asv3vRJk57bK1nHFfAF1WdfUDUBFiHAbvcEStwqUZgC4vkYKQqTg=w238-h400" width="238" /></span></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: georgia;"><span>L'Offerente di Pizzidimonte trovato nel 1735 </span> </span></i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: "Libre Baskerville"; text-align: justify;"><div style="text-align: justify;">Così scriveva certo Francesco de Rossi il 4 settembre 1780 in una nota destinata a presentare l'oggetto alle Gallerie Granducali; il granduca Pietro Leopoldo aveva infatti appena promulgato un <i>motu proprio </i>- il 5 agosto 1780 - con cui stabiliva sia la libera circolazione dei ritrovamenti archeologici che il diritto di prelazione degli stessi a favore delle Gallerie, in modo da poter acquisire i reperti di maggiore importanza.</div></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEihOvad7_Jm7XfAUMcuJAk1xzg5rBiUpEOzuriFIjuCA1_aRTGi5V0T1yivLo6J4B9P7B9ArhbNaYIyLrcwJbp3IVZbi4hDKUeiptf2iLeSNKRQ6HxDl-LOHU-up6XvxwD2yJ_IeoWcwTDgbTXW50HMTXj2pA5OGmn9ujfnA2WZ0MeIYQ9t8MCODSSXNA=s3864" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="3864" data-original-width="3754" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEihOvad7_Jm7XfAUMcuJAk1xzg5rBiUpEOzuriFIjuCA1_aRTGi5V0T1yivLo6J4B9P7B9ArhbNaYIyLrcwJbp3IVZbi4hDKUeiptf2iLeSNKRQ6HxDl-LOHU-up6XvxwD2yJ_IeoWcwTDgbTXW50HMTXj2pA5OGmn9ujfnA2WZ0MeIYQ9t8MCODSSXNA=w311-h320" width="311" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: georgia;">Giuseppe Pelli Bencivenni, 1800 circa</span></i></td></tr></tbody></table><p></p><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">L'allora Direttore delle Gallerie Granducali, Giuseppe Pelli Bencivenni, ricevuto l'"<i>idolo</i>" scrisse una nota che ne caldeggiava l'acquisto, così concepita: </span></div><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Playfair Display;"></span></p><blockquote style="text-align: justify;"><i><span style="font-family: Newsreader;">"</span><span style="font-family: Source Serif Pro;">In uno scavo fatto ultimamente nelle vicinanze di Prato nei beni del Benefizio di S. Niccolò posto nella chiesa curata di Pinzirimonte goduto dal Prete Giuseppe Sanesi sono stati ritrovati diversi Idoletti di bronzo, uno dei quali [come il più stimabile] mi è stato consegnato dal d.o Sacerdote inerendo il §.3. della nuova legge sopra gli scavi del dì 5 agosto p.p. </span></i></blockquote><blockquote style="text-align: justify;"><i><span style="font-family: Source Serif Pro;">Questo Idolo con patina verde benissimo conservato è alto più di un terzo di braccio, e rappresenta un giovane nudo con lunga capigliatura senza simbolo veruno. Il pezzo è certamente Etrusco, e raro per la grandezza, onde par degno di stare in questo R. Gabinetto dei Bronzi quando a V.A.R. piacerà l'acquistarlo. </span></i></blockquote><blockquote style="text-align: justify;"><i><span style="font-family: Source Serif Pro;">Col parere dell'Ab. Lanzi feci intendere al Proprietario che il prezzo poteva essere cinque, ο sei zecchini al più, ma egli ne domanda zecchini dieci, e non sembra disposto a rilasciarlo a meno per ché gli è stata fatta concepire molta stima di esso."</span></i></blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Il motivo per cui don Sanesi non era disposto a cedere facilmente l'idolo appena venuto alla luce stava in un illustre precedente ritrovamento, avvenuto sempre nei pressi di Pizzidimonte quarantacinque anni prima, in cui da altri scavi era emerso un altro bronzetto di pregevolissima fattura, finito poi a Londra dopo varie vicissitudini, ancora oggi esposto in una vetrina del British Museum.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">L'<i>Offerente di Pizzidimonte,</i> così era stata chiamata l'opera, era stato molto ben pagato ed era passato più volte di mano prima di finire esposto in un museo tra i bronzi antichi; proprio per questo il parroco di Pizzidimonte sperava che il nuovo ritrovamento, sebbene di fattura meno elegante, sarebbe stato comunque sufficiente a garantire un congruo introito al suo scopritore. E quindi restò fermo nei suoi propositi.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiSANhhMb3b0sqW8ZNmzsv591lsbY48cQFDfCRf44sw0nhBoc1qNu5GRuG8dVUZegB1bfz3PxlZitKOf2dCITTrxgU8yzfGEqQVhZbep6HgiDUttA_TAv2S06KTlf3RK0f8uhHuQ-VEz7_UEOV6gQn90vZ3TlTFd0dXkSatFoqiIfYZGpiF-z7-eWARqQ=s1640" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1564" data-original-width="1640" height="381" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiSANhhMb3b0sqW8ZNmzsv591lsbY48cQFDfCRf44sw0nhBoc1qNu5GRuG8dVUZegB1bfz3PxlZitKOf2dCITTrxgU8yzfGEqQVhZbep6HgiDUttA_TAv2S06KTlf3RK0f8uhHuQ-VEz7_UEOV6gQn90vZ3TlTFd0dXkSatFoqiIfYZGpiF-z7-eWARqQ=w400-h381" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: georgia;"><i>Uno zecchino d'oro toscano del 1787 </i></span></td></tr></tbody></table><p></p><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Dieci zecchini d'oro del 1780 erano davvero una somma rilevante, soprattutto considerando la diffusa povertà della società toscana che nel corso del Settecento aveva dovuto fronteggiare un </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">continuo</span><span style="font-family: "Libre Baskerville";"> </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">susseguirsi di carestie alimentari; un anno ogni tre i campi avevano dato raccolti insufficienti - spesso </span><i>gravemente </i><span style="font-family: "Libre Baskerville";">insufficienti - anche solo per nutrire la popolazione. Solo pochi anni prima del ritrovamento dell'</span><i>Idolo</i><span style="font-family: "Libre Baskerville";">, nel 1764, una carestia durata ben tre anni era sfociata in un'epidemia che aveva causato numerosissimi morti tra la popolazione più povera, indebolita dagli stenti.</span></span></div><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Uno zecchino d'oro pesava 3,5 grammi e valeva 22 lire; uno staio toscano di grano (poco più di 24 litri di capienza) poteva costare in quegli anni circa 7 lire. L'<i>Idolo</i> agli occhi di don Sanesi </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">rappresentava</span><span style="font-family: "Libre Baskerville";"> </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">l'equivalente di 8 quintali di grano; quasi lo stesso quantitativo di farina se si parla della farina consumata dai meno abbienti, o di circa 6 quintali di farina maggiormente raffinata, consumata dai più facoltosi. Ci potevano vivere agevolmente per un anno almeno tre famiglie piuttosto numerose.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhaiGzy89KFE34lWNkpb6xzxiDZ6N9q5HTn7PcMM_k_8XUnD30-LX9u82DJRzwQpdsCCYm7nCxyfS9eRsPx7FVi3uu6QiHMVl215ZIPE41gUmxkR7ua51kY99IRf0Jo1jtG8PXe6SulzJb-zd5LtSnUDZtLoSDQBtcEE-lP44fzxYbkXyMEWnF0_gsMpg=s1200" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="992" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhaiGzy89KFE34lWNkpb6xzxiDZ6N9q5HTn7PcMM_k_8XUnD30-LX9u82DJRzwQpdsCCYm7nCxyfS9eRsPx7FVi3uu6QiHMVl215ZIPE41gUmxkR7ua51kY99IRf0Jo1jtG8PXe6SulzJb-zd5LtSnUDZtLoSDQBtcEE-lP44fzxYbkXyMEWnF0_gsMpg=w331-h400" width="331" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: georgia;">Pietro Leopoldo di Asburgo nel 1770 </span></i></td></tr></tbody></table><p></p><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">La perseveranza di don Sanesi nella sua richiesta trovò infine un alleato inaspettato nella convinzione del Granduca Pietro Leopoldo che decise che</span></div><p></p><p style="text-align: justify;"></p><blockquote style="text-align: justify;"><i><span style="font-family: Libre Baskerville;">"</span><span style="font-family: Source Serif Pro;">vi può essere motivo di pagare un prezzo maggiore del vero per richiamare a questi principii a forma della divisata legge quelli che trovano generi preziosi per l'erudizione a presentargli a questa Galleria."</span></i></blockquote><p></p><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Libre Baskerville";">Così, il 22 novembre del 1780 le Gallerie Granducali pagarono a don Sanesi i dieci zecchini d'oro; e l'idoletto entrò a far parte dei bronzi delle Gallerie che poi sarebbero approdati al Museo Archeologico di Firenze, dove ancora si trova, con il numero di inventario 29, ex Gallerie 606.</span></div><span style="font-family: Libre Baskerville;"><div style="text-align: justify;"><br /></div></span><p></p><p></p><p></p>mfhttp://www.blogger.com/profile/09899304955497295776noreply@blogger.com0Via Mugellese, 58, 59100 Prato PO, Italia43.8628799 11.138767415.552646063821157 -24.0174826 72.173113736178848 46.2950174tag:blogger.com,1999:blog-9078851714415606812.post-40953172894221930902021-12-09T14:16:00.010+01:002022-12-13T19:00:35.335+01:00La via più breve per Lòzzole<p></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-WAAuG9Vq3R0/YZgfOpivFuI/AAAAAAAAT04/e8VpLswJEF8UXZ53B7EnBJk1l5LEQcPkQCLcBGAsYHQ/s2048/20210923_113223.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="300" src="https://1.bp.blogspot.com/-WAAuG9Vq3R0/YZgfOpivFuI/AAAAAAAAT04/e8VpLswJEF8UXZ53B7EnBJk1l5LEQcPkQCLcBGAsYHQ/w400-h300/20210923_113223.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: georgia;"><i>Panorama dal crinale che porta a Lòzzole</i></span></td></tr></tbody></table><span style="font-family: Libre Baskerville;"><div style="text-align: justify;">Nel mondo sovraffollato in cui ci troviamo oggi a vivere continuano ad esistere ampie zone di solitudine, spazi in cui l'uomo e le sue attività sembrano quasi del tutto assenti. La popolazione della Toscana è infatti per la maggior parte concentrata in una stretta fascia tra Firenze e Livorno; su poco più dell'8% del territorio vive il 70% dei toscani, mentre il resto della regione appare relativamente poco abitato. </div></span><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">In molti ambiti, soprattutto in Appennino, sembra addirittura che la natura prevalga. I boschi coprono ogni cosa con una vasta, compatta e intricata coltre di alberi che si stende per valli e crinali fino all'orizzonte. Quello che molti dei contemporanei non sanno è che questa situazione di prevalenza del bosco - quasi il 50% della Toscana è attualmente coperto di foreste - è una paradossale conseguenza dell'industrializzazione e della disponibilità di combustibili fossili e materie plastiche. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">In altre parole, un effetto della modernità; luoghi che un tempo erano popolati, coltivati, vissuti, oggi sono ridiventati selvatici perché i loro abitanti sono fuggiti da un'esistenza faticosa e misera - seppure più a contatto con la natura della nostra - per trasferirsi a lavorare e a vivere in città dove trovavano le case con i servizi, la luce elettrica, le auto, nuove opportunità di lavoro e di reddito.</span><p></p></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgMmiy4rTVlcWTjLLFMPJBbfC9Rm7_C9g1af5WmMIHboW5kRvrVsvQ5nT4JINcUigey1QkSYU2JZZWmMdzgK-cLLXUbuEytLwL6yF70wvI6Dfb-nRTiHZzscmPcq8m3fZorxk8ak3qWDK6c1XK7BdRZPoRgdrgjqSlnw_qK8fDEN5Pztz2rAmg-W38VWQ=s2048" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgMmiy4rTVlcWTjLLFMPJBbfC9Rm7_C9g1af5WmMIHboW5kRvrVsvQ5nT4JINcUigey1QkSYU2JZZWmMdzgK-cLLXUbuEytLwL6yF70wvI6Dfb-nRTiHZzscmPcq8m3fZorxk8ak3qWDK6c1XK7BdRZPoRgdrgjqSlnw_qK8fDEN5Pztz2rAmg-W38VWQ=w400-h300" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: georgia;"><i>La chiesa di San Bartolomeo a Lòzzole</i></span></td></tr></tbody></table>Lòzzole non è un paese. È una manciata di case sparse intorno a un lungo, ventoso e scabro crinale dell'Appennino Toscoromagnolo tra Mugello e Romagna Toscana che sale e scende intorno ai 1000 metri di altezza, attraversato da un valico chiamato "La Colla" su cui sorgeva uno dei castelli più muniti degli Ubaldini, signori medievali di questa zona, e su cui tutt'ora sta una grande chiesa - San Bartolomeo - ben visibile da lontano, monumento alla fede e al lavoro delle famiglie - il "<i>popolo di Lòzzole</i>" - che ebbero la ventura di vivere qui. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Su queste pendici scoscese vissero per secoli centinaia di persone, sostentandosi con un po' di agricoltura, col taglio dei boschi e la coltivazione del castagno e con la pastorizia. Era un'economia di sussistenza, perché le famiglie erano quasi tutte mezzadre di grandi proprietari che possedevano ampi appezzamenti di terreni montani. Ciò nonostante, ancora alla fine della Seconda Guerra Mondiale a Lòzzole vivevano 22 famiglie, poco meno di 300 persone.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjuNWEYZaFN5uIgxBL1dek44KDq0EprTh9S8tFIsCBGJbH8XUbH9ZqizwZAJIhCL3Z_aHiYNKoNP91yaxOAkGhyek6eoUwctlEabjkfzLk-sKRsBgzIHO3q1YNa_XGgaFC2XXLYgjxpJZvw2WYese2UJVb5H3iTsOeCNHFvx3GT4m_q1KOq6rjlE-7LQw=s2048" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1365" data-original-width="2048" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjuNWEYZaFN5uIgxBL1dek44KDq0EprTh9S8tFIsCBGJbH8XUbH9ZqizwZAJIhCL3Z_aHiYNKoNP91yaxOAkGhyek6eoUwctlEabjkfzLk-sKRsBgzIHO3q1YNa_XGgaFC2XXLYgjxpJZvw2WYese2UJVb5H3iTsOeCNHFvx3GT4m_q1KOq6rjlE-7LQw=w400-h266" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: georgia;">Il crinale che porta a Lòzzole, tra il bacino del Senio e quello del Lamone</span></i></td></tr></tbody></table>Malgrado le distanze </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">in termini attuali </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">non siano grandi, questa comunità era davvero appartata, anche </span><span style="font-family: Libre Baskerville;">rispetto ai centri urbani principali di queste zone. Per raggiungere Marradi o Palazzolo sul Senio dai punti più lontani del comprensorio di Lòzzole ci potevano volere da due a tre ore con tempo buono; ovviamente a piedi, perché nessun altro mezzo di locomozione poteva percorrere le scoscese mulattiere che raggiungevano le case. Se poi il tempo non era favorevole - d'inverno la zona restava a volte sepolta per mesi dalla neve - Lòzzole restava completamente isolata.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgTczm7KLZQn68pqJUcRs-hF0VPW_IKX678dgwxQdBExxvkcIpmkARYGRzpzH4R9In_PghDVXda66ay7bASe_uweDupHN4dxgtAdfACVC3OsD2mBKbkOYhv4p4Q8XFERvZiWkNpviE_Ait36W8oSWsBenbM41TE6cfMxMJoCIvcykC91gLl05rRetrIZA=s2048" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1576" data-original-width="2048" height="308" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgTczm7KLZQn68pqJUcRs-hF0VPW_IKX678dgwxQdBExxvkcIpmkARYGRzpzH4R9In_PghDVXda66ay7bASe_uweDupHN4dxgtAdfACVC3OsD2mBKbkOYhv4p4Q8XFERvZiWkNpviE_Ait36W8oSWsBenbM41TE6cfMxMJoCIvcykC91gLl05rRetrIZA=w400-h308" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: georgia;">Il focolare a casa Le Spiagge, oggi</span></i></td></tr></tbody></table>C'è un avvenimento, riportato dalle cronache ottocentesche, che dà in pieno la misura di quanto Lòzzole fosse remota; e indirettamente racconta di quanto fosse dura la vita per chi aveva la sfortuna di esserci nato. </span><span style="text-align: left;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Era il 2 gennaio del 1868 quando, dopo un’abbondante nevicata che si era protratta per diversi giorni, il garzone di una famiglia che abitava a Cà del Cigno, un casale a 900 metri di quota alle pendici del monte Archetta, fu mandato a fare provvista d’acqua ad una fonte vicino alle Spiagge. Non vedendolo tornare, il capo famiglia uscì, ma anch’egli tardava a rientrare. Uscì anche la moglie, ma non tornò. In casa rimasero tre bambini, rispettivamente di 5, 3 e 2 anni, e un'asina.</span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><div style="text-align: justify;">Cà del Cigno sta dall'altra parte del vallone delle Fogare, solo a qualche chilometro in linea d'aria dalla chiesa di Lòzzole. Diversi giorni dopo, quando i compaesani, allarmati dal fatto di non vedere più fumare il camino, decisero di organizzare i soccorsi e con gran fatica raggiunsero la casa scavandosi la strada nella neve, trovarono i tre fratellini morti di freddo, stretti in un ultimo disperato abbraccio; solo la ciuca era ancora viva, sopravvissuta cibandosi dell’impagliatura delle sedie e della farina di marroni raccolta in una madia. I genitori ed il garzone furono invece ritrovati, sepolti dalla neve, solo il giorno 21.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgnAayzNCc8TjGgaIaLe8wwGEJimopjSr7xgHqxL6FKjRf_5C0ujFxx_HJNkowBIYUu8fKlDh-GN7JTUGRySXXxEXwA0WRXc-5t8g9JpeeLIgJ8Zsh_XEg7gMoYzWWVw2e1Mcika_yjz--uOnyJYdlDV_EjM9Ljb5mkYhmrDUKfmr_poyNWqF5l0UVCfw=s2048" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgnAayzNCc8TjGgaIaLe8wwGEJimopjSr7xgHqxL6FKjRf_5C0ujFxx_HJNkowBIYUu8fKlDh-GN7JTUGRySXXxEXwA0WRXc-5t8g9JpeeLIgJ8Zsh_XEg7gMoYzWWVw2e1Mcika_yjz--uOnyJYdlDV_EjM9Ljb5mkYhmrDUKfmr_poyNWqF5l0UVCfw=w400-h300" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: georgia;">Canonica e chiesa di San Bartolomeo</span></i></td></tr></tbody></table>Oggi una vita come quella vissuta da queste famiglie del passato sembra quasi inimmaginabile: alla mercé dei capricci delle stagioni e della natura, chiusi in casa per lunghi mesi nel gelido inverno, senza luce né acqua corrente, lontani da tutto e da tutti, occupati soprattutto a “governare” il bestiame; impegnati quasi solo a sopravvivere a una natura madre e matrigna insieme.</div></span></span><span style="text-align: left;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ma Lòzzole fu in passato anche un luogo di relativa ricchezza, se non altro in confronto alle zone circostanti. Dal valico della Colla, infatti, transitò per diversi secoli una delle molte "vie del grano e del Sale" che dalle saline di Cervia portava alle città del Centro Italia. E proprio i diritti di transito riscossi sulle merci che passavano dal valico resero possibile nel 1782 la ricostruzione della chiesa di San Bartolomeo, che venne realizzata nella forma attuale sui resti di un oratorio preesistente; fu anche dotata di canonica e casa colonica di servizio. La canonica ospitò dalla fine dell'Ottocento per vari decenni una piccola scuola elementare destinata ai bambini del circondario.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEisfs11i8aMULzLwnvt_pt2XEaynohrlh0upKea03I5M3qTdjEb6Nz7eHDjuGwIOWpMfWjtWKZV-cEaCZd_puWjChbu0wSCxSWDcAWwG5DfPw5OvvPgSS771ChXaBMXjk6qI69C95CGul38Y89ixNRp_4s-uPtAvbEy7pYulcAk13PeYVoyYbfxstdEYw=s2048" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1365" data-original-width="2048" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEisfs11i8aMULzLwnvt_pt2XEaynohrlh0upKea03I5M3qTdjEb6Nz7eHDjuGwIOWpMfWjtWKZV-cEaCZd_puWjChbu0wSCxSWDcAWwG5DfPw5OvvPgSS771ChXaBMXjk6qI69C95CGul38Y89ixNRp_4s-uPtAvbEy7pYulcAk13PeYVoyYbfxstdEYw=w400-h266" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: georgia;">L'interno della chiesa di San Bartolomeo</span></i></td></tr></tbody></table>Tutti questi edifici si degradarono in pochi decenni con la decisione degli abitanti di trasferirsi al piano. La popolazione di Lòzzole passò infatti dai 300 abitanti del 1946 ai 20 del 1956 fino al quasi completo abbandono dei nostri giorni. Un'inversione di tendenza si è avuta pochi anni fa, quando il parroco faentino Don Antonio Samorì, che già aveva condotto e terminato con l’aiuto di tanti volontari il recupero dell'Eremo di Gamogna ai primi anni Duemila, decise di ristrutturare anche il borghetto di Lòzzole, partendo proprio dalla Chiesa di San Bartolomeo e dalla sua canonica, entrambe in avanzato stato di deperimento.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiQjEPBYIJNG9c48TiIG3-0BlxwWA0ZM6ulXawTOASeW_DLNyjH1nNoDGmuyoY7tCc8hNZvZGnzC_olnJBNrhMSSTu4rtm1w4ogAljYSU-GOAaIemCXWe4R6q7e23k5er4cY3AVsuQJJpJj5BTMSrIDrQkh7VlpmovKzjkeVfQ3uBKwQ9fQLrhjj9FpLQ=s2048" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1663" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiQjEPBYIJNG9c48TiIG3-0BlxwWA0ZM6ulXawTOASeW_DLNyjH1nNoDGmuyoY7tCc8hNZvZGnzC_olnJBNrhMSSTu4rtm1w4ogAljYSU-GOAaIemCXWe4R6q7e23k5er4cY3AVsuQJJpJj5BTMSrIDrQkh7VlpmovKzjkeVfQ3uBKwQ9fQLrhjj9FpLQ=w325-h400" width="325" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: georgia;">Madonna della Carezza, Giorgio Palli, 2012</span></i></td></tr></tbody></table>Don Samorì negli anni è riuscito a riportare la chiesa di Lòzzole all’antico splendore; e il 12 agosto 2012, con una cerimonia alla quale hanno partecipato anche il sindaco del Comune di Palazzuolo sul Senio con una folta delegazione di concittadini insieme al Cardinale di Firenze Betori, c'è stata la riapertura ufficiale di San Bartolomeo.</div><div><br /></div><div>Molti sono i percorsi che portano alla Colla e alla chiesa: uno solo è una strada, a fondo naturale e difficilmente percorribile da auto che non siano a trazione integrale, che sale a Lòzzole dalla strada provinciale 477 in località Acquadalto. Tutti, invece, sono itinerari piuttosto lunghi; tutti tranne uno, che dal passo della Sambuca aggira il monte Carzolano e transita dal passo dei Ronchi di Berna per seguire il pietroso e panoramico crinale spartiacque che separa il bacino del Senio da quello del Lamone, fino a raggiungere il passo della Colla.</div><div><br /></div><div>E proprio questa è la "<i>via più breve per Lòzzole</i>" che ho percorso e che ho apprezzato, in una passeggiata che mi ha fatto immergere in un passato prossimo ma allo stesso tempo incredibilmente remoto. Potete anche voi seguirmi, scaricando il tracciato gps da <a href="https://it.wikiloc.com/percorsi-escursionismo/dal-passo-della-sambuca-a-lozzole-84962072" target="_blank"><b>questo link</b></a>. Spero che vi darà le stesse emozioni che ha dato a me: buona strada!</div></div></span></span></div>mfhttp://www.blogger.com/profile/09899304955497295776noreply@blogger.com0Località Lozzole, 1, 50035 Palazzuolo sul Senio FI, Italia44.0712027 11.528305815.760968863821155 -23.6279442 72.381436536178853 46.6845558tag:blogger.com,1999:blog-9078851714415606812.post-3609788407003458532021-11-30T23:06:00.011+01:002023-04-28T21:13:31.806+02:00Luigi Gherardi Del Turco, marchese fotografo<span><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="font-family: georgia; margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-2JhEzm1xVLg/YaaUXpOlX_I/AAAAAAAAT3E/7FRQFs0PluU-dv86Kr6V3BqAH8CF5zE2QCLcBGAsYHQ/s1183/unnamed.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1183" data-original-width="800" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-2JhEzm1xVLg/YaaUXpOlX_I/AAAAAAAAT3E/7FRQFs0PluU-dv86Kr6V3BqAH8CF5zE2QCLcBGAsYHQ/w216-h320/unnamed.jpg" width="216" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Luigi Gherardi ai primi del Novecento</i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: Libre Baskerville;">Il marchese Luigi Gherardi Del Turco è stato certamente una persona interessante. Già dal cognome, che da solo rappresenta una piccola storia: si chiamava infatti - <i>per esteso</i> - Luigi Gherardi Piccolomini D'Aragona Dazzi Del Turco, un accumulo che riflette la capacità di questa famiglia di intrecciarsi nei secoli con altre famiglie importanti, acquisendone beni e titoli: nel 1679 fu infatti aggiunto all'originale Gherardi il doppio cognome Piccolomini D'Aragona con il matrimonio tra Giovan Battista e Clarice Malaspina Piccolomini, nel 1839 per eredità si sommò il cognome Dazzi Del Turco. </span></div><div style="font-family: georgia; text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-XrM47eDyk-A/YaPNGYnvsAI/AAAAAAAAT2g/xGVIgjse6Vo4esl-CUFVO1P1e0-_0iX-QCLcBGAsYHQ/s704/G17.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="704" data-original-width="609" height="200" src="https://1.bp.blogspot.com/-XrM47eDyk-A/YaPNGYnvsAI/AAAAAAAAT2g/xGVIgjse6Vo4esl-CUFVO1P1e0-_0iX-QCLcBGAsYHQ/w173-h200/G17.jpg" width="173" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Blasone Gherardi, croce spinata in azzurro accantonata a quattro stelle a otto punte</i></td></tr></tbody></table></div></span><div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><span>I Gherardi sono un casato di patrizi fiorentini le cui ramificazioni genealogiche si spingono indietro fino al XIV secolo e che nei secoli ha dato Priori e Gonfalonieri alla Repubblica Fiorentina, Senatori al Principato mediceo, Cavalieri di Malta, vescovi, prelati, ambasciatori e anche artisti: letterati, pittori, musicisti e perfino uno stimato autore seicentesco di ricette di cucina raccolte in un volume ancora oggi consultabile in Rete, l'</span><b><a href="https://it.wikisource.org/wiki/Epulario_-_Versione_critica/Libro_primo" target="_blank">Epulario</a><span>.</span></b></span></div><span><div style="text-align: justify;"><span><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="font-family: georgia; margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-BWBdVwQkqlo/Yaacfv7WG9I/AAAAAAAAT3M/URfNHhfJ7DwSAQr2G-dDlKWMtT4pzA3cgCLcBGAsYHQ/s2048/CamScanner%2B10-21-2021%2B11.22_13%2Bcolore.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1496" data-original-width="2048" height="293" src="https://1.bp.blogspot.com/-BWBdVwQkqlo/Yaacfv7WG9I/AAAAAAAAT3M/URfNHhfJ7DwSAQr2G-dDlKWMtT4pzA3cgCLcBGAsYHQ/w400-h293/CamScanner%2B10-21-2021%2B11.22_13%2Bcolore.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Contadine a Filettole durante la vendemmia</i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: Libre Baskerville;">Luigi nasce nel 1880: r</span></span><span style="font-family: Libre Baskerville;">esidente a Firenze, trascorre molto tempo - soprattutto in primavera ed estate - nella fattoria sulle colline di Filettole di Prato che era proprietà della famiglia fin dal 1604, seguendone con interesse e competenza le attività agricole.</span></div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="font-family: georgia; margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-aQY-hfINm68/YaacsJvYzHI/AAAAAAAAT3Q/zX9cA7hpt14LZIjQpskXJh_5myE8qXYzQCLcBGAsYHQ/s2048/CamScanner%2B10-21-2021%2B11.22_7.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1500" data-original-width="2048" height="293" src="https://1.bp.blogspot.com/-aQY-hfINm68/YaacsJvYzHI/AAAAAAAAT3Q/zX9cA7hpt14LZIjQpskXJh_5myE8qXYzQCLcBGAsYHQ/w400-h293/CamScanner%2B10-21-2021%2B11.22_7.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Alla fontana</i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: Libre Baskerville;">La fotografia verso la fine dell'Ottocento aveva ormai superato i tempi pionieristici della scoperta e delle prime applicazioni pratiche; e col progresso tecnico, con la standardizzazione e la semplificazione delle tecniche di sviluppo e stampa delle immagini, l'attività di fotografo si era lentamente trasformata da professione per pochi anche in un passatempo per dilettanti curiosi e benestanti. </span></div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="font-family: georgia; margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-32Wovek1tUk/Yaac7CUquWI/AAAAAAAAT3Y/aOCnPHFCb5gAnHm3fq0lS8P8YU0zlhKqwCLcBGAsYHQ/s2048/CamScanner%2B10-21-2021%2B11.22_12%2Bcolore.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1509" data-original-width="2048" height="295" src="https://1.bp.blogspot.com/-32Wovek1tUk/Yaac7CUquWI/AAAAAAAAT3Y/aOCnPHFCb5gAnHm3fq0lS8P8YU0zlhKqwCLcBGAsYHQ/w400-h295/CamScanner%2B10-21-2021%2B11.22_12%2Bcolore.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Disponendo l'uva sui "graticci" per fare il vinsanto</i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: Libre Baskerville;">Non dobbiamo pensare che fotografare all'epoca fosse una cosa semplice e alla portata di tutti. L'immagine fotografica era un prodotto artigianale che nasceva da una mescolanza di tecnica e di pratica "spicciola". Le macchine fotografiche - anche quelle che oggi definiremmo "amatoriali" perché più facili da usare - presupponevano comunque nell'uso una certa abilità, erano pesanti, ingombranti e poco maneggevoli. I tempi necessari a impressionare le pellicole erano lunghi e per ottenere risultati degni di nota era pressoché indispensabile allestire un proprio laboratorio.</span></div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="font-family: georgia; margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/--1xXNS7xBrw/YaadJUVBDMI/AAAAAAAAT3g/vZAgYJM48ygMI4P0tlun4aiP8nMkhaNPACLcBGAsYHQ/s2048/CamScanner%2B10-21-2021%2B11.22_11%2Bcolore.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1421" data-original-width="2048" height="278" src="https://1.bp.blogspot.com/--1xXNS7xBrw/YaadJUVBDMI/AAAAAAAAT3g/vZAgYJM48ygMI4P0tlun4aiP8nMkhaNPACLcBGAsYHQ/w400-h278/CamScanner%2B10-21-2021%2B11.22_11%2Bcolore.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Rientro dalla vendemmia</i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: Libre Baskerville;">Luigi era giovane, benestante e appassionato del nuovo mezzo e si impegnò per superare gli ostacoli, allestendo nella fattoria un attrezzato laboratorio fotografico e abbonandosi alle prime riviste del settore - principalmente francesi - per imparare meglio la tecnica. Soprattutto si confrontò con altri cultori, dilettanti o professionisti dell'arte della fotografia, fino a raggiungere risultati molto validi.</span></div></span><div><span><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="font-family: georgia; margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-pGNflY6VULU/YaadhhRj5FI/AAAAAAAAT3s/IwlWYCC2UdQLHdnpuoZDJY8rw832D6H-wCLcBGAsYHQ/s2048/CamScanner%2B10-21-2021%2B11.22_16%2Bcopia.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1436" data-original-width="2048" height="280" src="https://1.bp.blogspot.com/-pGNflY6VULU/YaadhhRj5FI/AAAAAAAAT3s/IwlWYCC2UdQLHdnpuoZDJY8rw832D6H-wCLcBGAsYHQ/w400-h280/CamScanner%2B10-21-2021%2B11.22_16%2Bcopia.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Il trasporto dei sacchi di grano dopo la mietitura</i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: Libre Baskerville;">Inizia a fotografare intorno al 1900, riprendendo soprattutto le attività e il lavoro dei contadini; successivamente anche la vita cittadina e l’ambiente dell’alta società alla quale appartiene: feste da ballo, cerimonie, gite, concorsi ippici. Negli anni Trenta fa parte dell’Associazione Fotografica Pratese dove frequenta fra gli altri Arturo Ristori, Diego Spagnesi, Piero Corazzesi. Continua a fotografare fino alla morte, avvenuta nel 1946.<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-qGBMnXeN1K8/YaagRhtMpPI/AAAAAAAAT4E/0t3v43N80T8aelysW64O-nSWXIfgQ4y6ACLcBGAsYHQ/s2048/CamScanner%2B10-21-2021%2B11.22_14%2Bcolore.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="2006" height="400" src="https://1.bp.blogspot.com/-qGBMnXeN1K8/YaagRhtMpPI/AAAAAAAAT4E/0t3v43N80T8aelysW64O-nSWXIfgQ4y6ACLcBGAsYHQ/w391-h400/CamScanner%2B10-21-2021%2B11.22_14%2Bcolore.jpg" width="391" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Sull'aia</i></td></tr></tbody></table></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Nei suoi scatti si coglie un'emancipazione dalla fotografia intesa come emula della pittura, nel tentativo spesso riuscito di documentare la realtà che lo circondava, con scatti che ancora oggi sorprendono per la loro freschezza.</span></div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="font-family: georgia; margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-nm-Gpsu2xtI/YaaeWaTDnYI/AAAAAAAAT30/vHcCEjctidg-g6-A2y4T3K1mWC5eEeD4ACLcBGAsYHQ/s2048/CamScanner%2B10-21-2021%2B11.22_19%2Bcolore.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1447" data-original-width="2048" height="283" src="https://1.bp.blogspot.com/-nm-Gpsu2xtI/YaaeWaTDnYI/AAAAAAAAT30/vHcCEjctidg-g6-A2y4T3K1mWC5eEeD4ACLcBGAsYHQ/w400-h283/CamScanner%2B10-21-2021%2B11.22_19%2Bcolore.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Rientro dai campi</i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: Libre Baskerville;">Le foto che accompagnano questo articolo sono state da me ricolorate digitalmente: fanno parte di un monumentale album che racchiude le fotografie premiate in due concorsi indetti dal "Comizio Agrario" di Firenze negli anni 1913-14. Ritraggono i contadini e le contadine dei poderi della Fattoria di Filettole, ancora oggi della famiglia Gherardi.</span><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="font-family: georgia; margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-MG5InDdl3EQ/Yaae5__UWRI/AAAAAAAAT38/pXxhM7UA0bwnfGCytw_cRBlMMo-4Mee0ACLcBGAsYHQ/s2048/CamScanner%2B10-21-2021%2B11.22_9%2Bcolore.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1414" height="400" src="https://1.bp.blogspot.com/-MG5InDdl3EQ/Yaae5__UWRI/AAAAAAAAT38/pXxhM7UA0bwnfGCytw_cRBlMMo-4Mee0ACLcBGAsYHQ/w276-h400/CamScanner%2B10-21-2021%2B11.22_9%2Bcolore.jpg" width="276" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Cogliendo l'uva</i></td></tr></tbody></table><br /></div></span></div></div>mfhttp://www.blogger.com/profile/09899304955497295776noreply@blogger.com059100 Filettole PO, Italia43.8930782 11.116268318.669622775810467 -24.0399817 69.116533624189529 46.2725183tag:blogger.com,1999:blog-9078851714415606812.post-35795535248231538682021-11-04T23:13:00.008+01:002022-03-28T22:44:12.140+02:00Due prediche sull'Inferno di James Joyce tradotte da Cesare Pavese<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-JFrFhd63ujE/YW86wUEw1LI/AAAAAAAATtQ/p2yl4KSwvJs_liPah4BfFBlObF2SKHFpACLcBGAsYHQ/s1996/cover__id291_w600_t1326146773.jpg%2526.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1996" data-original-width="1200" height="400" src="https://1.bp.blogspot.com/-JFrFhd63ujE/YW86wUEw1LI/AAAAAAAATtQ/p2yl4KSwvJs_liPah4BfFBlObF2SKHFpACLcBGAsYHQ/w240-h400/cover__id291_w600_t1326146773.jpg%2526.jpg" width="240" /></a></div><span style="font-family: georgia;"><div style="text-align: justify;"></div></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">James Joyce è stato uno dei più importanti letterati del Novecento. Non ha scritto moltissimo: in tutta la sua vita ha pubblicato solo tre romanzi, una raccolta di sedici racconti, tre raccolte di poesie e un'opera teatrale. I due brani che ho estrapolato in questo mio articolo vengono dal suo primo romanzo pubblicato a New York nel 1916 dopo una lunga gestazione iniziata nel 1904, intitolato in originale <i>Ritratto dell'artista da giovane</i>, che nel 1933 il traduttore Cesare Pavese volle cambiare - prendendo spunto dal nome del protagonista - in <i>Dedalus.</i></span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><i>Dedalus</i> è un romanzo "di formazione", autobiografico, che racconta la presa di coscienza del protagonista dall'infanzia agli anni del collegio, fino alla decisione di abbandonare l'Irlanda. Il protagonista è Stephen Dedalus, l'<i>alter ego</i> di Joyce dal duplice nome che richiama da un lato la tradizione cristiana - Santo Stefano è il primo cristiano che ha sacrificato la propria vita per testimoniare la propria fede in Cristo e per la diffusione del Vangelo - e dall'altro il pagano Dedalo, architetto, scultore, inventore, costruttore del Labirinto che imprigionò il Minotauro. </span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Entrambi - ciascuno a suo modo - personaggi mitologici: e proprio per questo si tratta di un nome programmatico, che racchiude l'evoluzione dell'autore, da studente ad Artista, da conformista a rivoluzionario, che per sfuggire a una società opprimente sceglie la strada odisseica del silenzio, dell’esilio e dell’astuzia.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Il libro può essere idealmente suddiviso in cinque parti, scandite da differenze stilistiche che evolvono in modo via via più complesso, in modo da mimare stilisticamente la presa di coscienza che l'Autore ha di sé. Il punto di svolta - o se vogliamo, il punto di rottura - è il ritiro spirituale a cui Stephen partecipa, e durante il quale ascolta due prediche sull'Inferno e l'Eternità che ben rappresentano il tumulto interiore del protagonista.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Le due </span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">lunghe omelie del Padre gesuita condannano senza appello tutte le passioni carnali dell’uomo, per ritrovare, secondo la sua visione, un più profondo senso della realtà: ma le immagini infernali, insieme così terribili e così banali, sono impietosamente riportate da Joyce, a rimarcare da quali prove la sua coscienza abbia dovuto passare prima di potersi liberare dalle catene del conformismo.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: "Libre Baskerville";">In tutto questo, le prediche del Padre gesuita, tradotte da Cesare Pavese, restano un esempio di grande letteratura, una scrittura di assoluta maestria tradotta con indiscutibile bravura. Un Artista, tradotto da un Artista, crea sempre un risultato sorprendente: e proprio per questo ve lo voglio riproporre, qui.</span></p><div style="text-align: center;"><span style="font-family: Bree Serif; font-size: medium;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-NkpGV3GvrJg/YW7s6HQubXI/AAAAAAAATs8/W98A19ix9i0fcvwZs_9Xh9smd1L9jhqpACPcBGAYYCw/s1000/pngegg.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="140" data-original-width="1000" height="45" src="https://1.bp.blogspot.com/-NkpGV3GvrJg/YW7s6HQubXI/AAAAAAAATs8/W98A19ix9i0fcvwZs_9Xh9smd1L9jhqpACPcBGAYYCw/s320/pngegg.jpg" width="320" /></a></div><i><br /></i></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-family: Bree Serif; font-size: medium;"><i>Prima predica</i></span></div><blockquote><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><i>"L'inferno ha spalancato l'anima e aperto la sua gola smisuratamente": </i>parole queste, miei cari giovani fratelli in Gesù Cristo, del libro di Isaia, capitolo quinto, verso quattordicesimo. Nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo. Amen.</span></div><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Adamo ed Eva, miei cari ragazzi, furono, come sapete, i nostri progenitori e ricorderete che Dio li creò allo scopo che i seggi del paradiso, lasciati vuoti alla caduta di Lucifero e dei suoi angeli ribelli, si tornassero a riempire. Si dice che Lucifero fosse un figlio del mattino, un angelo radioso e potente; eppure cadde: cadde e caddero con lui una terza parte delle schiere celesti: cadde e venne precipitato dell'inferno, insieme coi suoi angeli ribelli.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-DO-79oZJcdY/YVId_0rjPeI/AAAAAAAATqU/o3UEHJWXwCA6Bp01G4P4yvso0RfUOFNrACLcBGAsYHQ/s1797/1.jpg.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1797" data-original-width="1718" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-DO-79oZJcdY/YVId_0rjPeI/AAAAAAAATqU/o3UEHJWXwCA6Bp01G4P4yvso0RfUOFNrACLcBGAsYHQ/s320/1.jpg.jpg" width="306" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: georgia;">James Joyce da giovane </span></i></td></tr></tbody></table><p></p><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Quale che fosse il suo peccato non sappiamo. I teologi pensano che fosse il peccato di orgoglio, il pensiero colpevole concepito per un attimo: <i>non serviam: </i>non servirò. Quest'attimo fu la sua rovina. Egli offese la maestà di Dio col pensiero colpevole di un attimo e Dio per sempre lo cacciò dal cielo nell'inferno.</span></div><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Adamo ed Eva furono allora creati da Dio e collocati nell'Eden, nella pianura di Damasco, in quello stupendo giardino risplendente di sole e di colori, pieno a traboccare di una vegetazione lussureggiante. La terra fruttuosa dava loro della sua abbondanza; animali e uccelli erano loro docili servi; non conoscevano i mali che affliggono la nostra carne, malattie, povertà e morte; tutto ciò che un Dio grande e generoso poteva fare per essi, era stato fatto. Ma c'era una condizione imposta loro da Dio: l'obbedienza alla Sua parola. Non dovevano mangiare il frutto dell'albero proibito.</span></p></blockquote><p></p><blockquote style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-M5Es6GBfKoM/YVIibowvnxI/AAAAAAAATqc/Mu_qJDgqnbYJQVV53o1o6PyAzFMOz3TYACLcBGAsYHQ/s1500/2.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1454" data-original-width="1500" height="310" src="https://1.bp.blogspot.com/-M5Es6GBfKoM/YVIibowvnxI/AAAAAAAATqc/Mu_qJDgqnbYJQVV53o1o6PyAzFMOz3TYACLcBGAsYHQ/s320/2.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Cesare Pavese negli anni Trenta del Novecento</i></td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;">Ahimè, cari ragazzi, anch'essi caddero. Il demonio, l'angelo risplendente, il figlio del mattino di un tempo, ed ora un sozzo demonio, venne sotto la forma di un serpente, il più astuto di tutti gli animali della campagna. Li invidiava, Egli, il grande caduto, non poteva reggere al pensiero che l'uomo, un essere di fango, dovesse possedere il retaggio che lui col suo peccato aveva perduto per sempre. Se ne venne dalla donna, il vaso più debole, e le versò il veleno della sua eloquenza in un orecchio, promettendole - oh la bestemmia di quella promessa! - che se lei e Adamo mangiavano del frutto proibito, sarebbero diventati come dèi, anzi come Iddio stesso.</div></span></blockquote><blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Eva cedette alle lusinghe dell'arcitentatore. Mangiò il pomo e ne diede ad Adamo, che non ebbe il coraggio morale di resisterle. La lingua velenosa di Satana aveva compiuto la sua opera. Essi caddero. E allora nel giardino si sentì la voce di Dio, che chiamava alla resa dei conti la Sua creatura. l'uomo: e Michele, il principe delle schiere celesti, con una spada di fiamma nella mano, apparve dinanzi alla coppia colpevole e la cacciò dall'Eden nel mondo, in questo mondo di mali e di lotte, di crudeltà e d'inganni, di fatiche e di privazioni, a guadagnarsi il pane col sudore della fronte.</span></p></blockquote><blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-BEg8yYWTJkI/YYRaeD0GKqI/AAAAAAAATyA/SVTNDC7VxwAI1Vun9hk1b_HWvJj8XYi8gCLcBGAsYHQ/s2048/1280px-Dieric_Bouts_-_Hell_-_WGA02967.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1237" height="400" src="https://1.bp.blogspot.com/-BEg8yYWTJkI/YYRaeD0GKqI/AAAAAAAATyA/SVTNDC7VxwAI1Vun9hk1b_HWvJj8XYi8gCLcBGAsYHQ/w241-h400/1280px-Dieric_Bouts_-_Hell_-_WGA02967.jpg" width="241" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Inferno, Dieric Bouts 1450</i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: georgia;"><div style="text-align: justify;">Ma anche allora, quanto non fu misericordioso Iddio! Ebbe pietà dei nostri poveri genitori decaduti e promise che a tempo opportuno avrebbe mandato dal cielo Uno che li avrebbe redenti, che li avrebbe rifatti figli di Dio ed eredi del regno dei cieli: e quest'Uno, questo Redentore dell'uomo caduto, sarebbe stato il Figlio unigenito di Dio, la Seconda Persona della Santissima Trinità, il Verbo Eterno.</div></span><p></p></blockquote><blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Egli venne. Nacque da una vergine pura, Maria, la vergine madre. Nacque in una povera stalla della Giudea e visse da umile falegname per trent'anni, finché non fu venuta l'ora della sua missione. E allora, pieno d'amore per gli uomini, uscì e chiamò gli uomini a sentire la nuova parola di Dio. E gli uomini l'ascoltarono? Sì, l'ascoltarono, ma non vollero sentirlo. Venne preso e legato come un volgare delinquente, beffeggiato come un pazzo, posposto a un pubblico ladrone, flagellato con cinquemila sferzate, incoronato di una corona di spine, cacciato per le vie dalla plebaglia ebraica e dalla soldatesca romana, spogliato dei suoi abiti e appeso su un patibolo e Gli trapassarono il fianco con una lancia e dal corpo ferito di Nostro Signore usciva senza tregua acqua e sangue.</span></p></blockquote><blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-z3SIlCebdhw/YW85Kihj1hI/AAAAAAAATtI/2Dp4nBNjeuk3XsATmCN-vfInZLa8Cu-RQCLcBGAsYHQ/s1600/10-la-punizione-dellaccidia.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><span style="font-family: georgia;"><img border="0" data-original-height="1107" data-original-width="1600" height="221" src="https://1.bp.blogspot.com/-z3SIlCebdhw/YW85Kihj1hI/AAAAAAAATtI/2Dp4nBNjeuk3XsATmCN-vfInZLa8Cu-RQCLcBGAsYHQ/w320-h221/10-la-punizione-dellaccidia.jpg" width="320" /></span></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: georgia;">Punizione degli accidiosi, Taddeo di Bartolo, 1393</span></i></td></tr></tbody></table><p></p><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Eppure anche allora, in quel momento di suprema angoscia, il Nostro Redentore Misericordioso ebbe pietà degli uomini. Fu allora, sulla collina del Calvario, che Egli fondò la santa Chiesa cattolica contro cui, come promise, le porte dell'inferno non prevarranno. Egli la fondò sulla rupe dei secoli e la dotò della Sua grazia, con sacramenti e sacrificio, e promise che, se gli uomini avessero ubbidito alla parola della Sua Chiesa, sarebbero ancora entrati nella vita eterna, ma se invece, dopo tutto quanto era stato fatto per loro, persistevano ancora nella loro malvagità, li avrebbe attesi un'eternità di tormenti: l'inferno.</span></div><p></p></blockquote><blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Ora, cerchiamo un momento di rappresentarci, per quanto possiamo, la natura di quella dimora dei dannati che la giustizia di un Dio offeso ha creato dal nulla per il castigo eterno dei peccatori. L'inferno è una prigione angusta, oscura e fetida, una dimora di démoni e anime perdute, piena di fuoco e di fumo. L'angustia di questo carcere è voluta espressamente da Dio per punire gente che ha rifiutato di stare nelle Sue leggi. Nelle carceri terrene, il disgraziato prigioniero ha almeno qualche libertà di movimento, non fosse che entro i limiti delle quattro pareti della cella o nel cortile tetro della prigione.</span></p></blockquote><blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Non così all'inferno. Laggiù, causa il gran numero dei dannati, i prigionieri sono ammucchiati l'uno sull'altro nell'orribile carcere, di cui si dice che le pareti siano spesse quattromila miglia: e i dannati sono così completamente legati e impotenti che, come un santo beato, sant'Anselmo, scrive nel suo libro sulle similitudini, non è loro nemmeno possibile di levarsi dall'occhio un verme che lo roda.</span></p></blockquote><blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-0wwoy8cKBd4/YW8isiUnXhI/AAAAAAAATtA/bHZC8eUBQAYAnaOt2MwZn7iRHJkjrpsQQCLcBGAsYHQ/s2048/EQ0A6612.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><span style="font-family: georgia;"><img border="0" data-original-height="1932" data-original-width="2048" height="302" src="https://1.bp.blogspot.com/-0wwoy8cKBd4/YW8isiUnXhI/AAAAAAAATtA/bHZC8eUBQAYAnaOt2MwZn7iRHJkjrpsQQCLcBGAsYHQ/w320-h302/EQ0A6612.jpg" width="320" /></span></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: georgia;">Caduta degli angeli ribelli, Andrea Commodi, 1612</span></i></td></tr></tbody></table><p></p><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Essi giacciono avvolti nelle tenebre. Poiché, ricordàtelo, il fuoco dell'inferno non dà luce. Come, al comando di Dio, il fuoco della fornace in Babilonia perse il calore ma non la luce, così al comando di Dio il fuoco dell'inferno, mentre conserva l'intensità del calore, brucia eternamente nelle tenebre. È una bufera di tenebre senza fine, fiamme buie e fumo buio di zolfo rovente, in cui i corpi sono ammucchiati uno sull'altro, senza nemmeno un filo d'aria. Di tutte le piaghe con cui fu colpita la terra dei Faraoni una piaga soltanto, quella delle tenebre, venne chiamata orrenda. Quale nome dunque dovremo dare alle tenebre dell'inferno che han da durare non tre giorni soltanto, ma per tutta l'eternità?</span></div><p></p></blockquote><blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">L'orrore di questa angusta e tenebrosa prigione è accresciuto dal suo tremendo fetore. Tutta l'immondizia del mondo, tutti i rifiuti e le fecce del mondo coleranno, si dice, in quel luogo come in un'immensa cloaca puzzolente, quando la conflagrazione terribile dell'ultimo giorno avrà purgato il mondo. Lo zolfo, inoltre, che vi brucia in quantità così prodigiosa, riempie tutto l'inferno del suo fetore intollerabile; e i corpi stessi dei dannati esalano un odore così pestilenziale che, come dice san Bonaventura, uno solo di essi basterebbe a infettare il mondo intero. Anche l'aria del nostro mondo, questo elemento purissimo, si corrompe e si fa irrespirabile quando stia per molto tempo rinchiusa. Considerate dunque quale dev'essere la corruzione dell'aria infernale.</span></p></blockquote><blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Immaginate un cadavere immondo e putrido che sia stato a marcire e decomporsi nella tomba, una massa gelatinosa di colante corruzione. Immaginate un cadavere simile fatto preda alle fiamme, divorato dal fuoco dello zolfo ardente, sì che sparga una densa e soffocante fumea di repellente e nauseabonda decomposizione. E poi immaginate questo fetore rivoltante moltiplicato milioni e milioni di volte per i milioni e milioni di carcasse fetide ammassate nella tenebra puzzolente, un enorme fungaccio umano marcito. Immaginate tutto questo e avrete un'idea dell'orrendo fetore dell'inferno.</span></p></blockquote><blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-GZPQFhT2APw/YXCDxeVBrxI/AAAAAAAATt0/q2HdJsbhNiAu04RL9YDs2eH0kvtSrlltQCLcBGAsYHQ/s2048/14.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><span style="font-family: georgia;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1372" height="400" src="https://1.bp.blogspot.com/-GZPQFhT2APw/YXCDxeVBrxI/AAAAAAAATt0/q2HdJsbhNiAu04RL9YDs2eH0kvtSrlltQCLcBGAsYHQ/w268-h400/14.jpg" width="268" /></span></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: georgia;">Caduta degli angeli ribelli, Agostino Fasolato, 1750</span></i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: georgia;"><div style="text-align: justify;">Ma questo fetore, per quanto orribile, non è il tormento fisico maggiore a cui sono soggetti i dannati. Il tormento del fuoco è il massimo a cui tiranno abbia mai assoggettato i propri simili. Mettete per un istante il dito sulla fiamma di una candela e sentirete che cos'è il dolore del fuoco. Ma il nostro fuoco terreno venne creato da Dio a beneficio dell'uomo, per mantenere in lui la scintilla della vita e per aiutarlo nelle utili arti, laddove il fuoco dell'inferno è d'una specie ben diversa e venne creato da Dio per torturare e punire il peccatore impenitente. Inoltre il nostro fuoco terreno ha la proprietà di distruggere più o meno rapidamente, a seconda che l'oggetto a cui s'attacca è più o meno combustibile, tanto che l'ingegno umano è persino riuscito a inventare preparati chimici per arrestarne o frustrarne l'azione.</div></span><p></p></blockquote><blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Ma la pietra sulfurea che brucia nell'inferno è una sostanza particolarmente destinata a bruciare e bruciare con una violenza indicibile, per sempre. E ancora, il nostro fuoco terreno distrugge mentre brucia, in modo che tanto è più intenso tanto minore è la sua durata; ma il fuoco dell'inferno possiede la proprietà di preservare ciò che brucia e, sebbene infuri con incredibile intensità, questa sua furia è eterna.</span></p></blockquote><blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Il nostro fuoco terreno, ancora, per furibondo o diffuso ch'esso sia, è sempre di un'estensione limitata; ma il lago di fuoco dell'inferno è senza limiti, senza rive e senza fondo. Si tramanda che il diavolo stesso, interrogato al riguardo da un certo soldato, fu costretto a confessare che un'intera montagna, gettata nell'oceano ardente dell'inferno, verrebbe divorata in un attimo come un pezzetto di cera. E questo fuoco terribile non tormenterà soltanto dall'esterno i corpi dei dannati, ma ogni anima perduta sarà in se stessa un inferno, infuriandole quel fuoco sfrenato fin dentro le viscere. Oh com'è tremenda la sorte di quegli esseri miserabili! Il sangue si agita e bolle nelle vene, il cervello bolle nel cranio, il cuore arde e scoppia nel petto, le budella sono una massa rovente di polpa accesa e gli occhi molli fiammeggiano come globi in fusione.</span></p></blockquote><blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-wGmE5Ii_3u0/YYQ-t7ZR49I/AAAAAAAATwg/H-FeC_XIPZIHLTa5nCCXm40bnHYRT6d8wCLcBGAsYHQ/s1200/Escher-449-CIRCLE-LIMIT-IV-1960-1.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1200" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-wGmE5Ii_3u0/YYQ-t7ZR49I/AAAAAAAATwg/H-FeC_XIPZIHLTa5nCCXm40bnHYRT6d8wCLcBGAsYHQ/w320-h320/Escher-449-CIRCLE-LIMIT-IV-1960-1.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Angeli e demoni, Maurits Cornelis Escher, 1960</i></td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">E pure tutto quello che ho detto sulla violenza, la natura e l'immensità di questo fuoco è meno che nulla, quando lo si confronti con la sua intensità, una intensità che gli è data in quanto esso è lo strumento scelto dalla divina sapienza per il castigo insieme dell'anima e del corpo. È un fuoco che procede direttamente dallo sdegno di Dio, operando non di propria iniziativa, ma come lo strumento della vendetta divina. Come le acque del battesimo detergono l'anima insieme col corpo, così i fuochi del castigo torturano lo spirito insieme con la carne.</span></div><p></p></blockquote><blockquote><span style="font-family: georgia;"><div style="text-align: justify;">Ogni senso della carne viene torturato e, insieme, ogni facoltà dell'anima: gli occhi dalla estrema impenetrabilità delle tenebre, il naso dagli odori insopportabili, le orecchie dalle strida, dalle urla e dalle imprecazioni, il gusto dalla materia immonda, dall'infetta corruzione e dalle innominabili e soffocanti immondizie, il tatto da pungoli e spunzoni roventi, dalle lingue crudeli delle fiamme. E attraverso i diversi tormenti dei sensi, l'anima immortale viene eternamente torturata nella sua stessa essenza, in mezzo a leghe su leghe di fiamme ardenti accese nell'abisso della maestà offesa del Dio Onnipotente e avvivate a una violenza eterna e sempre crescente dall'ira divina.<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-7qUmy-gi0ww/YXCICK2UptI/AAAAAAAATt8/Lk_t3CuXApQHttxUm3NXshTbPVXmrOjMQCLcBGAsYHQ/s2048/csm_18_Schrecken_und_Lust_6c74f43317.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><span style="font-family: georgia;"><img border="0" data-original-height="1032" data-original-width="2048" height="161" src="https://1.bp.blogspot.com/-7qUmy-gi0ww/YXCICK2UptI/AAAAAAAATt8/Lk_t3CuXApQHttxUm3NXshTbPVXmrOjMQCLcBGAsYHQ/w320-h161/csm_18_Schrecken_und_Lust_6c74f43317.jpg" width="320" /></span></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: georgia;"><i>Tentazione di Sant'Antonio, Joos van Craesbeeck, 1650</i> </span></td></tr></tbody></table></div></span><p></p></blockquote><blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Considerate finalmente che il tormento di questa infernale prigione è accresciuto dalla stessa compagnia dei dannati. Sulla terra una cattiva compagnia è tanto perniciosa che le piante si ritraggono, come per istinto, dalla vicinanza di tutto ciò che per loro è mortale o dannoso. Nell'inferno ogni legge è capovolta: non ci sono pensieri di famiglia o di patria, di legami, di parentela. I dannati si urlano e si vociferano addosso, mentre ogni loro tortura o furore s'intensifica per la presenza di esseri torturati e infuriati come essi. Ogni senso d'umanità si dimentica. Le strida dei peccatori che soffrono riempiono gli angoli più remoti di bestemmie contro Dio, di odio per i compagni di pena e di maledizioni contro le anime dei complici nel peccato. </span></p></blockquote><blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Nei tempi antichi, per punire il parricida, l'uomo che aveva levato la mano assassina contro il padre, si usava gettarlo negli abissi del mare in un sacco dove erano un gallo, una scimmia e una serpe. L'intenzione dei legislatori che stabilirono una legge simile, che nei nostri tempi sembra crudele, era di punire il reo con la compagnia di animali inveleniti e feroci. Ma che cos'è la furia di tali bruti senza parola, in confronto con la furia di esecrazione che scoppia dalle labbra screpolate e dalle gole doloranti dei dannati all'inferno, quand'essi nei loro compagni di sventura vedono quelli che li hanno aiutati e istigati nel peccato, quelli che con le parole hanno gettato nelle loro menti il primo seme di cattivi pensieri e di una cattiva vita, e che con allusioni immodeste li hanno condotti al peccato e con gli occhi li hanno tentati e sedotti dal sentiero della virtù? Essi si gettano su questi complici e li vituperano e li maledicono. Ma son privi d'aiuto e di speranza: è troppo tardi ormai per pentirsi. </span></p></blockquote><blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-psfEO3h3fAY/YXCJ231wqLI/AAAAAAAATuE/uru2BNFBq70x5g1VEfKdWMyslwfPyWoIQCLcBGAsYHQ/s2000/ecole-bosch-vision-de-tondal2_0.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1520" data-original-width="2000" height="243" src="https://1.bp.blogspot.com/-psfEO3h3fAY/YXCJ231wqLI/AAAAAAAATuE/uru2BNFBq70x5g1VEfKdWMyslwfPyWoIQCLcBGAsYHQ/w320-h243/ecole-bosch-vision-de-tondal2_0.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: georgia;">La visione di Tungdal, Hieronymus Bosch, 1500</span></i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: georgia;"><div style="text-align: justify;">E per ultimo considerate quale spaventevole tormento dev'essere per le anime di quei dannati, tentatori e tentati tutti insieme, la compagnia dei demòni Questi demòni tormenteranno i dannati in due modi, colla loro presenza e coi loro rimproveri. Noi non possiamo avere idea del come siano orribili questi demòni. Santa Caterina da Siena vide una volta un demonio e lasciò scritto che piuttosto di rivedere, anche per un solo istante, un mostro così spaventevole, avrebbe preferito di camminare tutta la vita che ancora le restava sopra un sentiero di carboni ardenti. Questi demòni, che un tempo erano angeli bellissimi, sono diventati tanto brutti e ripugnanti quanto una volta erano belli.</div></span><p></p></blockquote><blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Essi beffano e pigliano in giro le anime perdute che hanno trascinato nella rovina. Sono essi, i sozzi demòni, che nell'inferno fungono da voci della coscienza. Perché hai peccato? Perché hai prestato orecchio alle tentazioni degli amici? Perché hai abbandonato le tue pratiche devote e le tue opere buone? Perché non hai fuggito le occasioni del peccato? Perché non hai lasciato quel cattivo compagno? Perché non hai smesso quella sconcia abitudine, quell'abitudine impudica? Perché non hai ascoltato i consigli del tuo confessore? Perché, anche dopo la prima o la seconda o la terza o la quarta o la centesima caduta, non ti sei pentito della tua vita cattiva e non ti sei rivolto a Dio che attendeva solo il tuo pentimento per assolverti dai tuoi peccati? </span></p></blockquote><blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-b5EpK4bu1H8/YXJv5ZpgXPI/AAAAAAAATuc/2m7dsN6X3Y4JaAcsT7UclXPnDt56NmMNQCLcBGAsYHQ/s1200/711zq1qH3-L._AC_SL1200_.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1148" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-b5EpK4bu1H8/YXJv5ZpgXPI/AAAAAAAATuc/2m7dsN6X3Y4JaAcsT7UclXPnDt56NmMNQCLcBGAsYHQ/w306-h320/711zq1qH3-L._AC_SL1200_.jpg" width="306" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Inferno, Hieronymus Bosch, 1490</i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: georgia;"><div style="text-align: justify;">Ora il tempo dei pentimenti è passato. Il tempo è, il tempo era, ma il tempo non sarà mai più! C'era un tempo di peccare in segreto, di indulgere a quella tua accidia e a quell'orgoglio, di desiderare l'illecito, di cedere alle tentazioni della tua natura inferiore, di vivere come le bestie dei campi, anzi peggio delle bestie dei campi, perché queste almeno non sono che bruti e non hanno la ragione a guidarle: il tempo era, ma il tempo non sarà più.</div></span><p></p></blockquote><blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Dio ti ha parlato con tanti voci diverse, ma tu non hai voluto sentirlo. Non hai voluto schiacciare quell'orgoglio e quell'ira nel tuo cuore, non hai voluto restituire quei beni male acquistati, non hai voluto ubbidire ai precetti della tua santa Chiesa né osservare i tuoi doveri religiosi, non hai voluto abbandonare quei malvagi compagni, non hai voluto fuggire quelle tentazioni piene di pericoli. Tali sono le parole di quei diabolici aguzzini, parole di beffa e di rimbrotto, parole di odio e di disgusto.</span><span style="text-align: left;"> </span></p></blockquote><blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"></span></p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-g9QrGcewrNM/YYQ--nCIHtI/AAAAAAAATwo/C81AzKakhCM1csGbhwyODL-eNUPc7pr7wCLcBGAsYHQ/s1000/14_plane-filling-ii_alta_1000x0_a02680a7d770e9434f20574bcd7b6677.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="870" data-original-width="1000" height="278" src="https://1.bp.blogspot.com/-g9QrGcewrNM/YYQ--nCIHtI/AAAAAAAATwo/C81AzKakhCM1csGbhwyODL-eNUPc7pr7wCLcBGAsYHQ/w320-h278/14_plane-filling-ii_alta_1000x0_a02680a7d770e9434f20574bcd7b6677.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Plane Filling II, Maurits Cornelis Escher, 1957 </i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: georgia;"></span><p></p><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Di disgusto, sì! Poiché persino essi, i demòni, quando peccarono, peccarono di quel peccato che solo era compatibile con le loro angeliche nature, una ribellione dell'intelletto: ed essi, persino, i sozzi demòni, non possono fare a meno di rivoltarsi disgustati dallo spettacolo di quegli innominabili peccati coi quali l'uomo abietto oltraggia e insozza il tempio dello Spirito Santo, insozza e corrompe se stesso.</span></div><p></p></blockquote><blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">O miei cari giovani fratelli in Cristo, che non sia mai la nostra sorte udire simili parole! Che non sia mai la nostra sorte, vi ripeto! Prego Dio con tutto il fervore, che nell'ultimo giorno della tremenda resa dei conti non una sola anima di tutte quelle che son oggi in questa cappella si trovi tra quegli esseri miserabili a cui il Grande Giudice ordinerà di partirsi dai suoi occhi; che nessuno di noi possa mai sentirsi risuonare nelle orecchie la paurosa sentenza di condanna: "<i>Via da me, maledetti, nel fuoco eterno che fu preparato per il demonio e i suoi angeli!"</i></span></p></blockquote><p></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-NkpGV3GvrJg/YW7s6HQubXI/AAAAAAAATs4/j4pYKQRqd3Meb4p4SeuPd2stfQq_fvWxQCLcBGAsYHQ/s1000/pngegg.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="140" data-original-width="1000" height="45" src="https://1.bp.blogspot.com/-NkpGV3GvrJg/YW7s6HQubXI/AAAAAAAATs4/j4pYKQRqd3Meb4p4SeuPd2stfQq_fvWxQCLcBGAsYHQ/w367-h45/pngegg.jpg" width="367" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"></td></tr></tbody></table><b style="font-family: Newsreader; font-size: large; text-align: center;"></b><p></p><div style="text-align: center;"><span style="font-family: Bree Serif; font-size: medium;"><i>Seconda predica</i></span></div><div style="text-align: left;"><blockquote style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><i>"Sono respinto dalla vista dei tuoi occhi": </i>parole, queste, miei giovani fratelli in Cristo, del Libro dei Salmi, trentesimo capitolo, verso ventitreesimo. Nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo. Amen. </span></blockquote><blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Stamattina ci siamo sforzati, nelle nostre riflessioni sull'inferno, di fare ciò che il nostro santo fondatore chiama, nel suo libro degli esercizi spirituali, la composizione del luogo. Ci siamo cioè sforzati di rappresentarci coi sensi della mente, in fantasia, il carattere materiale di quel luogo spaventoso e dei tormenti fisici sofferti da tutti coloro che ci stanno. Stasera considereremo per qualche minuto la natura dei tormenti spirituali dell'inferno.</span></p></blockquote><blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Dovete ricordare che il peccato è una doppia scelleratezza. È un'abietta concessione agli stimoli della nostra natura corrotta, agli istinti più bassi, a tutto ciò che è impuro e bestiale ; ed è anche una trasgressione ai consigli della nostra natura più alta, a tutto ciò che è puro e santo, alla santità stessa di Dio. Per questo il peccato mortale è punito nell'inferno con due diversi modi di castigo, quello fisico e quello spirituale.</span></p></blockquote><blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-u7lJYFMcqqg/YYRNwWIz_4I/AAAAAAAATww/8rXJIuXsyKgk_ysANTQMLe4OG8YCdy2HgCLcBGAsYHQ/s900/Dali_Le_visage_de_la_guerre_di_Salvador_Dali.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="750" data-original-width="900" height="267" src="https://1.bp.blogspot.com/-u7lJYFMcqqg/YYRNwWIz_4I/AAAAAAAATww/8rXJIuXsyKgk_ysANTQMLe4OG8YCdy2HgCLcBGAsYHQ/w320-h267/Dali_Le_visage_de_la_guerre_di_Salvador_Dali.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Il volto della guerra, Salvador Dalì, 1940</i></td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Ora, di tutte queste pene spirituali, di gran lunga maggiore è la pena della perdita, tanto grande che in se stessa è un tormento maggiore di ogni altro. San Tommaso, il massimo dottore della Chiesa, colui che chiamano il dottore angelico, dice che la dannazione peggiore consiste in questo, che l'intelletto dell'uomo è totalmente privato della luce divina e la sua affezione ostinatamente respinta dalla bontà di Dio.</span></div><p></p></blockquote><blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Ricordatevi che Dio è un essere infinitamente buono e perciò la perdita di un tale essere sarà una perdita infinitamente dolorosa. In questa vita noi non abbiamo un'idea molto chiara di ciò che deve essere una perdita simile, ma i dannati dell'inferno, per loro maggiore tormento, hanno una piena comprensione di ciò che hanno perduto e comprendono che l'hanno perduto per i loro stessi peccati e che l'hanno perduto per sempre. Nell'istante preciso della morte, gli impacci della carne cadono infranti e l'anima vola immediatamente verso Dio come verso il centro della sua esistenza.</span></p></blockquote><blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Ricordate, miei cari ragazzi, che le nostre anime anelano a ricongiungersi con Dio. Noi veniamo da Dio, viviamo in Dio, apparteniamo a Dio: noi siamo Suoi, inalienabilmente Suoi. Dio ama di un amore divino ogni anima umana ed ogni anima umana vive in questo amore. Come potrebbe essere altrimenti?</span><span style="text-align: left;"> </span></p></blockquote><blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Ogni respiro che facciamo, ogni pensiero che pensiamo, ogni istante che viviamo, procedono dalla inesauribile bontà di Dio. E se per una madre è un dolore venir divisa dal figlio, per un uomo venir esiliato dalla patria e dal focolare, per l'amico venir strappato all'amico, oh! pensate quale dolore, quale spasimo dev'essere per la povera anima venir scacciata dalla presenza del Creatore supremamente buono e affettuoso, che l'ha fatta nascere dal nulla, l'ha sostenuta nell'esistenza e l'ha amata di incommensurabile amore.</span></p></blockquote><blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-CDoskJCjrIY/YYROJ61rbXI/AAAAAAAATw4/8AOGrZfD21s6N215VkjNP6xeHNa85UZhgCLcBGAsYHQ/s1024/Salvador-Dali-02.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="768" data-original-width="1024" height="240" src="https://1.bp.blogspot.com/-CDoskJCjrIY/YYROJ61rbXI/AAAAAAAATw4/8AOGrZfD21s6N215VkjNP6xeHNa85UZhgCLcBGAsYHQ/w320-h240/Salvador-Dali-02.jpeg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Le Sommeil, Salvador Dalì, 1937</i></td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Questo, dunque: venir separata per sempre dal suo bene più grande, da Dio, e sentire lo spasimo di questa separazione, ben sapendo che essa sarà immutabile, questo è il tormento massimo che l'anima creata può soffrire, <i>paena damni</i>, la pena della perdita.</span></div><p></p></blockquote><blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">La seconda pena, che affliggerà nell'inferno le anime dei dannati, è la pena della coscienza. Allo stesso modo che nei corpi morti si generano vermi dalla putrefazione, così nelle anime dei perduti sorge un perpetuo rimorso dalla putrefazione del peccato, il pungolo della coscienza, il verme, come lo chiama papa Innocenzo III, dal triplice morso. </span></p></blockquote><blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Il primo morso inflitto da questo verme crudele sarà il ricordo dei piaceri passati. Oh, quale ricordo spaventoso non sarò questo! Nel lago delle fiamme che tutto divorano, il superbo re ricorderà le pompe della sua corte; l'uomo sapiente, ma cattivo, le sue biblioteche e i suoi strumenti di ricerca; l'innamorato di piaceri artistici, i suoi marmi, i suoi quadri e i suoi altri tesori d'arte; colui che si deliziava nei piaceri della tavola, i suoi banchetti sfarzosi, i suoi piatti preparati con tanta raffinatezza, i suoi vini scelti; l'avaro ricorderà il cumulo d'oro; il ladrone, la sua ricchezza male acquistata; gli assassini rabbiosi, vendicativi e spietati, i propri fatti di sangue e di violenza in cui esultavano; gli gli impuri e gli adulteri, i sozzi piaceri innominabili in cui si deliziavano.</span></p></blockquote><blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Ricorderanno tutto questo e avranno orrore di se stessi e dei loro peccati. Infatti, quanto parranno miseri tutti questi piaceri all'anima condannata a soffrire nel fuoco infernale per secoli e secoli! Quali non saranno la loro rabbia e le loro smanie, al pensiero di aver perduto la felicità del cielo per le scorie della terra, per pochi pezzi di metallo, per vani onori, per la comodità del corpo, per un titillamento di nervi. Si pentiranno, davvero: e questo è il secondo morso del verme della coscienza, un tardo e inutile rimorso dei peccati commessi.</span></p></blockquote><blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-8_YoaWShipI/YYRPaPEtm1I/AAAAAAAATxA/OThR5wTFM4goNH15Yn8W6-FmzD4WGFfRACLcBGAsYHQ/s2048/EM27ctaVAAEoZ2G.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1662" data-original-width="2048" height="260" src="https://1.bp.blogspot.com/-8_YoaWShipI/YYRPaPEtm1I/AAAAAAAATxA/OThR5wTFM4goNH15Yn8W6-FmzD4WGFfRACLcBGAsYHQ/w320-h260/EM27ctaVAAEoZ2G.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Bullfighting, André Masson, 1937</i></td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">La divina giustizia vuole fermamente che l'intelletto di questi miserabili disgraziati sia di continuo fisso ai peccati dei quali essi sono stati colpevoli e inoltre, come osserva sant'Agostino, Dio impartirà loro la Sua stessa comprensione del peccato, in modo che il peccato apparirà a queste anime in tutta la sua orribile malizia, come appare agli occhi di Dio stesso. Essi contempleranno i loro peccati in tutta la loro orrendezza e se ne pentiranno ma sarà troppo tardi, ed allora piangeranno tutte le buone occasioni lasciate sfuggire. </span></div><p></p></blockquote><blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Questo è l'ultimo, il più profondo e il più crudele morso del verme della coscienza. La coscienza dirà: avevi tempo e opportunità di pentirti e non ti sei pentito. Sei stato allevato religiosamente dai tuoi genitori. Avevi ad aiutarti i sacramenti, la grazia e l'indulgenza della Chiesa. Avevi il ministro di Dio a predicarti la Sua parola, a richiamarti quand'eri uscito di strada, a perdonarti i tuoi peccati, non importa quanti o quanto abbominevoli, se tu soltanto avessi voluto confessarti e pentirtene. </span></p></blockquote><blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">No. Non ti sei pentito. Hai insultato i ministri della santa religione, hai voltato la schiena al confessionale, ti sei rivoltolato sempre più giù nel pantano del peccato. Dio ti chiamava, ti minacciava, ti supplicava di tornare a Lui. Oh vergogna, oh pietà! Il Re dell'universo supplicava te, creatura di fango, di amarLo, Lui che ti aveva creato, e di osservare la Sua legge. No. Non hai voluto. Ed ora, anche se tu riuscissi a inondare tutto l'inferno con le tua lacrime (posto che tu possa ancora piangere), tutto quel mare di pentimento non ti acquisterebbe ciò che un'unica lacrima di pentimento sincero, versata durante l'esistenza mortale, ti avrebbe acquistato. Tu adesso implori un istante della vita terrena in cui pentirti: inutile. Quel tempo è passato: passato per sempre.</span></p></blockquote><blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-1fWXdwWSicc/YYRQtOVRWQI/AAAAAAAATxI/ZTPNKlraqO8tc-WZa2jNYjzUXftVnH8NwCLcBGAsYHQ/s1333/1333px-John_Henry_Fuseli_-_The_Nightmare.jpeg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="1333" height="259" src="https://1.bp.blogspot.com/-1fWXdwWSicc/YYRQtOVRWQI/AAAAAAAATxI/ZTPNKlraqO8tc-WZa2jNYjzUXftVnH8NwCLcBGAsYHQ/w320-h259/1333px-John_Henry_Fuseli_-_The_Nightmare.jpeg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Incubus, Johann Heinrich Füssli, 1781</i></td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Tale è il triplice morso della coscienza, la vipera che rode sino all'intimo il cuore dei miserabili nell'inferno, in modo che, pieni di un furore diabolico, essi maledicono se stessi per la loro follia, maledicono i cattivi compagni che li hanno condotti a una simile rovina, maledicono i demòni che li hanno tentati in vita e ora li beffeggiano nell'eternità e persino giungono a vituperare e maledire l'Essere Supremo, di cui essi hanno sprezzato e trascurato la bontà e la pazienza, ma alla potenza e giustizia del quale non possono sfuggire.</span></div><p></p></blockquote><blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">L'altra pena spirituale, cui i dannati sono soggetti, è la pena dell'estensione. L'uomo, in questa esistenza terrena, benché capace di molte sofferenze, non può soffrirle tutte in una volta, dato che ciascuno di questi mali corregge l'altro e gli reagisce, allo stesso modo che sovente un veleno ne corregge un altro. Nell'inferno, al contrario, un tormento, invece di reagire a un altro, gli presta una forza ancora maggiore; e inoltre le facoltà interne, come sono più perfette dei sensi esterni, così sono anche più capaci di sofferenza.</span></p></blockquote><blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Appunto come ciascun senso è afflitto da un tormento appropriato, così accade di ciascuna facoltà spirituale: la fantasia è afflitta da immagini spaventose, la facoltà sensitiva da desidèri e furie alternate, la mente e l'intelletto da una tenebra interiore più terribile anche delle tenebre eterne che regnano in quell'orrenda prigione. La malizia che, benché impotente, possiede queste anime demoniache è un male di estensione illimitata, di durata infinita: uno spaventevole stato di malvagità che noi possiamo appena comprendere se ci rechiamo in mente tutta l'enormità del peccato e l'odio che Dio gli porta. </span></p></blockquote><blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-wjrQ1RXVILA/YYRSLGfRDfI/AAAAAAAATxQ/8-0vWNQItekiYehQ_tz8ONXOIil57F0NACLcBGAsYHQ/s1318/zvpt03ltdpp41.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><i><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="1318" height="262" src="https://1.bp.blogspot.com/-wjrQ1RXVILA/YYRSLGfRDfI/AAAAAAAATxQ/8-0vWNQItekiYehQ_tz8ONXOIil57F0NACLcBGAsYHQ/w320-h262/zvpt03ltdpp41.jpg" width="320" /></i></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="background-color: white; color: #1a1a1b; text-align: start;"><i>Studio del ritratto di Papa Innocenzo X di Velázquez, Francis Bacon, 1953</i></span></td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Opposta a questa pena dell'estensione, eppure con essa coesistente, abbiamo la pena dell'intensità. L'inferno è il centro di ogni male e, come voi sapete. le cose sono più intense al loro centro che non nei punti più remoti. Non ci sono né contrari né mescolanze di nessuna specie a temperare o addolcire minimamente le pene dell'inferno. Anzi, e cose che in se stesse sono buone, nell'inferno diventano cattive. La compagnia, che altrove è una fonte di conforto agli afflitti, sarà laggiù un tormento continuo; la sapienza, tanto desiderata come il massimo bene dell'intelletto, sarà laggiù odiata più dell'ignoranza: la luce, che tanto anelano tutte le creature, dal re del creato fino alla più umile pianta della foresta, sarà intensamente detestata.</span></div><p></p></blockquote><blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">In questa vita i nostri dolori o non sono molto lunghi o non sono molto grandi, perché la nostra natura li vince con l'abitudine oppure li fa finire accasciandosi sotto il loro peso. Ma nell'inferno i tormenti non si possono vincere coll'abitudine, perché, pur essendo di una tremenda intensità, variano nello stesso tempo continuamente, ogni pena infiammandosi, per così dire, a contatto con un'altra e riaccendendo in quella che l'ha attizzata una fiamma ancor più furibonda; e nemmeno soccombendo a tutte queste intense e svariate torture la natura può trovar scampo, perché l'anima viene sostenuta e conservata nel male, affinché la sua sofferenza possa riuscire più grande.</span></p></blockquote><blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Un'infinita estensione del tormento, un'incredibile intensità di sofferenza, un'incessante varietà di tortura - questo è ciò che domanda la divina maestà tanto oltraggiata dai peccatori, questo è ciò che reclama la santità del cielo trascurata e disdegnata per i vili e peccaminosi piaceri della carne corrotta, questo è ciò che assolutamente pretende il sangue dell'innocente Agnello di Dio, sparso per la redenzione dei peccatori e calpestato dai più infami degli infami.</span></p></blockquote><blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-621g5VfdQIo/YYRS3WCUF4I/AAAAAAAATxY/qXh1hUuMOF8lJ0G1dbYbU25hupK0J-woACLcBGAsYHQ/s1080/7d167a5d10e911c179d456e26bcc1cce.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1080" data-original-width="831" height="400" src="https://1.bp.blogspot.com/-621g5VfdQIo/YYRS3WCUF4I/AAAAAAAATxY/qXh1hUuMOF8lJ0G1dbYbU25hupK0J-woACLcBGAsYHQ/w308-h400/7d167a5d10e911c179d456e26bcc1cce.jpg" width="308" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Guernica (dettaglio), Pablo Picasso, 1937</i></td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Ed ultima tortura, che tutte sovrasta le torture di quel luogo spaventevole, è l'eternità dell'inferno. Eternità! Tremenda e terrificante parola. Eternità! Quale mente umana può comprenderla? E, ricordate, si tratta di un'eternità di dolore. Anche se le pene infernali non fossero così terribili come sono, pure diventerebbero infinite, dato che sono destinate a durare per sempre. Ma mentre sono eterne, allo stesso tempo, come voi sapete, sono intollerabilmente intense, insopportabilmente estese. Sopportare anche solo la puntura di un insetto per l'eternità, sarebbe un tormento atroce.</span></div><p></p></blockquote><blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Che cosa deve essere dunque, sopportare per sempre le molteplici torture dell'inferno? Per sempre? Per sempre! Per tutta l'eternità! Non per un anno e non per un secolo, ma per sempre. Cercate di immaginare lo spaventoso significato di questa parola. Avete visto tante volte la sabbia sulla riva del mare. Come son fini i suoi piccoli granelli! E quanti di quei minuti granellini ci vogliono per formare la piccola manciata che un ragazzo stringe giocando. </span></p></blockquote><blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Ed ora immaginate una montagna di questa sabbia, alta un milione di miglia, elevata dalla terra fino ai cieli più lontani, larga un milione di miglia, estesa fino agli spazi più remoti e spessa un milione di miglia: immaginate questa enorme massa di innumerevoli particelle di sabbia, moltiplicata tante volte quante sono foglie nelle foreste, gocce d'acqua nel grande oceano, piume sugli uccelli, scaglie sui pesci, peli sugli animali, atomi nella vasta distesa dell'aria, e immaginate che alla fine di ogni milione di anni venga un uccellino a questa montagna e se ne porti via col becco un grano minuto di sabbia.</span></p></blockquote><blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-GUjeTB4ZJXw/YYRUwhYSsvI/AAAAAAAATxo/S5CjZvU3FAIccA8rwBPwFt-7albvGIZVQCLcBGAsYHQ/s2048/1443445159714.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1115" height="400" src="https://1.bp.blogspot.com/-GUjeTB4ZJXw/YYRUwhYSsvI/AAAAAAAATxo/S5CjZvU3FAIccA8rwBPwFt-7albvGIZVQCLcBGAsYHQ/w217-h400/1443445159714.jpg" width="217" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Saturno che divora i suoi figli, Francisco Goya, 1823</i></td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Quanti milioni sopra milioni di secoli passerebbero prima che quest'uccello abbia portato via un solo piede quadrato di questa montagna, quanti cicli su cicli di epoche prima che l'uccello l'abbia portata via tutta. Eppure, finita quest'immensa distesa di tempo, si potrà dire che nemmeno un istante dell'eternità sia passato. E se quella montagna, dopo essere stata portata via tutta, tornasse a levarsi e l'uccello ritornasse e la riportasse via tutta un'altra volta a grano a grano; e se essa sorgesse e scomparisse tante volte quante ci sono stelle nel cielo, atomi nell'aria, gocce d'acqua nel mare, foglie sugli alberi, piume sugli uccelli, scaglie sui pesci, peli sugli animali, alla fine di tutte queste innumerevoli resurrezioni e sparizioni di quella montagna incommensurabilmente grande, non un solo istante dell'eternità si potrebbe dire passato: anche allora, alla fine di una tal durata, dopo quell'infinità di tempo il cui solo pensiero ci fa girare dalle vertigini il cervello, l'eternità sarebbe appena cominciata.</span></div><p></p></blockquote><blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Un santo beato (credo che fosse uno dei nostri padri) ebbe un giorno concessa una visione dell'inferno. Gli pareva di trovarsi nel mezzo di un grande scalone, buio e silenzioso tranne che per il ticchettio di un grande pendolo. Il ticchettio continuava incessante e pareva a questo santo che il suono del ticchettio fosse un'incessante ripetizione delle parole: sempre, mai; sempre, mai.</span></p></blockquote><blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-Wn8HsPW7M8E/YYRWc5tqnzI/AAAAAAAATxw/77qG9D6Cv_03PbR3IShHy4gdjQFVSpXpQCLcBGAsYHQ/s1520/1c4579a61791190d01614a09f44b64d4.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1118" data-original-width="1520" height="235" src="https://1.bp.blogspot.com/-Wn8HsPW7M8E/YYRWc5tqnzI/AAAAAAAATxw/77qG9D6Cv_03PbR3IShHy4gdjQFVSpXpQCLcBGAsYHQ/w320-h235/1c4579a61791190d01614a09f44b64d4.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Margherita la Pazza, Pieter Bruegel, 1561</i></td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Sempre essere all'inferno, mai essere in cielo; sempre essere escluso dalla presenza di Dio, mai godere la beatifica visione, sempre venir divorato da fiamme, roso da vermi, stimolato da spuntoni ardenti, mai essere liberato da questi dolori; sempre sentirsi la coscienza nemica, la memoria furibonda, la mente piena di tenebre e di disperazione, mai poter sfuggire; sempre maledire e vituperare i sozzi demòni che osservano con diabolica esultanza la disgrazia dei loro zimbelli, mai contemplare le vesti risplendenti degli spiriti beati; sempre implorare urlando, dal fondo dell'abisso del fuoco, a Dio un istante, un istante solo, di tregua da quelle angosce atroci, mai ricevere, nemmeno per un istante, il perdono da Dio; sempre soffrire, mai godere; sempre essere dannato, mai salvo; sempre, mai; sempre, mai.</span></div><p></p></blockquote><blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Oh, che tremendo castigo! Una eternità d'infinita agonia, d'infinito tormento corporale e spirituale, senza un raggio di speranza, senza un istante di tregua; di un'agonia d'intensità sconfinata, di un tormento di varietà infinita, di una tortura che conserva eternamente ciò ch'eternamente divora, di un'angoscia che stringe per sempre lo spirito mentre strazia la carne: un'eternità in cui ogni istante è esso stesso un'eternità di dolore. Tale è il castigo terribile, decretato per coloro che muoiono in peccato mortale da un Dio onnipotente e giusto.</span></p></blockquote><blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-IZr_13QCugs/YYRTvuEheAI/AAAAAAAATxg/fZhvnQRjn8I1YwER4ku1_UQsMGzUCDh6ACLcBGAsYHQ/s1067/Zdzislaw-Beksinski-4.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1067" data-original-width="800" height="400" src="https://1.bp.blogspot.com/-IZr_13QCugs/YYRTvuEheAI/AAAAAAAATxg/fZhvnQRjn8I1YwER4ku1_UQsMGzUCDh6ACLcBGAsYHQ/w300-h400/Zdzislaw-Beksinski-4.jpg" width="300" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Opus 1, 1957, Zdzislaw Beksinski</i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: georgia; text-align: justify;">Sì, un Dio giusto! Gli uomini, che ragionano sempre da uomini, si stupiscono che Dio possa commisurare un castigo eterno e infinito nelle fiamme dell'inferno a un solo grave peccato. Essi ragionano così perché sono incapaci di comprendere che anche il solo peccato veniale è di natura così sozza e schifosa che, se anche il Creatore onnipotente potesse porre una fine a tutto il male e la miseria del mondo, alle guerre, alle malattie, ai ladronecci, ai delitti, alle morti, agli assassinii, a condizione di lasciar passare un solo peccato veniale impunito, un solo peccato veniale, una bugia, uno sguardo irritato, un istante di pigrizia volontaria, Egli, il grande Iddio onnipotente, non potrebbe farlo, perché il peccato, sia di pensiero sia di atto, è una trasgressione alla Sua legge e Dio non sarebbe Dio, se non punisse il trasgressore.</span></blockquote><blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Un peccato, un istante di ribelle orgoglio dell'intelletto, fece cadere dalla loro gloria Lucifero e una terza parte della coorte degli angeli. Un peccato, un istante di debolezza, cacciò Adamo ed Eva dall'Eden e portò la morte e il dolore nel mondo. Per riscattare le conseguenze di quel peccato il Figlio unigenito di Dio venne in terra, visse, offrì e morì di un'atroce morte, appeso per tre ore alla croce.</span></p></blockquote><blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">O miei giovani fratelli in Cristo, vorremmo noi dunque offendere quel buon Redentore e provocare la Sua ira? Vorremmo calpestare ancora quel cadavere straziato e sfigurato? Vorremmo sputare su quel volto così pieno di tristezza e amore? Vorremmo anche noi, come gli Ebrei crudeli e i soldati brutali, beffare quel Salvatore gentile e pietoso, che affrontò, tutto solo, per amor nostro, il terribile torchio del dolore? Ogni parola peccaminosa è una spina che gli punge il capo. Ogni pensiero impuro, a cui si ceda deliberatamente, è una lancia acuminata che trafigge quel cuore sacro e amoroso. No, no. È impossibile che un qualunque essere umano faccia ciò che offende così profondamente la Maestà divina, ciò che è punito con un'eternità di tormenti, ciò che torna a crocifiggere il Figliuolo di Dio e fa di lui un oggetto di irrisione.</span></p></blockquote><blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-2FUfqGuWQLg/YYRXcemSBVI/AAAAAAAATx4/8I1sIY98nwIiygajDXpCCKyEtfs7X-XHQCLcBGAsYHQ/s2048/10835063_10206811948005939_8684224072065931352_o.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1057" data-original-width="2048" height="165" src="https://1.bp.blogspot.com/-2FUfqGuWQLg/YYRXcemSBVI/AAAAAAAATx4/8I1sIY98nwIiygajDXpCCKyEtfs7X-XHQCLcBGAsYHQ/w320-h165/10835063_10206811948005939_8684224072065931352_o.jpg" width="320" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Autumn Rhythm n. 30, Jackson Pollock, 1950</i></td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Prego Iddio affinché le mie povere parole abbiano potuto giovare oggi a confermare nella santità quelli che sono in uno stato di grazia, a fortificare quelli che vacillano, a ricondurre nello stato di grazia la povera anima che si è sviata, se una è tra di voi. Prego Dio, e voi pregate con me, che noi possiamo pentirci dei nostri peccati. Vi chiedo ora, a tutti lo chiedo, di ripetere con me l'atto di contrizione, inginocchiandoci qui in quest'umile cappella alla presenza di Dio.</span></div><p></p></blockquote><blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Egli è là nel tabernacolo, ardente di amore per l'umanità, pronto a consolare gli afflitti. Non abbiate paura. Non importa quanti peccati abbiate commessi o quanto odiosi essi siano: basta che voi vi pentiate, essi vi saranno perdonati. Nessun rispetto umano vi trattenga. Iddio è sempre il Signore misericordioso che non vuole la morte eterna del peccatore, ma piuttosto che egli si converta e viva. Egli vi chiama a Sé. Voi siete Suoi. Via ha fatti dal nulla. Via ha amati come soltanto un Dio può amare. Le Sue braccia sono aperte a ricevervi, anche se voi avete peccato contro di Lui. Vieni a Lui, povero peccatore, povero vano errabondo peccatore. È il momento propizio. È l'ora."</span></p></blockquote></div><p></p><p style="text-align: left;"><span style="font-family: Libre Baskerville; font-size: x-small;"><span>Da<b> </b><i style="font-weight: bold;">Dedalus, ritratto dell'artista da giovane </i>di James Joyce, </span>traduzione di Cesare Pavese (1933), edizioni Adelphi</span></p><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"></span></p>mfhttp://www.blogger.com/profile/09899304955497295776noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-9078851714415606812.post-16599621384290701062021-09-07T22:57:00.017+02:002023-06-25T17:09:08.063+02:00Le Rupi del Sole<p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"></span></p><span style="font-family: georgia; text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-uKaI6EW3YUY/YTfDPM6y0fI/AAAAAAAATmk/8dSISdPU2p47vL6C4KWlcpiFgam0n94kACPcBGAYYCw/s1204/Sasso%2Bdi%2BSimone.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1204" data-original-width="1000" height="200" src="https://1.bp.blogspot.com/-uKaI6EW3YUY/YTfDPM6y0fI/AAAAAAAATmk/8dSISdPU2p47vL6C4KWlcpiFgam0n94kACPcBGAYYCw/w167-h200/Sasso%2Bdi%2BSimone.jpg" width="167" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Lo stemma del Sasso su di una pergamena cinquecentesca</i> </td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;">Il viaggiatore che si trovi a passare per una delle parti più remote della nostra <i>Toscana</i>, quel lembo di forma approssimativamente triangolare che un tempo era parte del <i><b><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Montefeltro" target="_blank">Montefeltro </a></b></i>e che oggi si incunea all'interno del territorio marchigiano tra <i><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Badia_Tedalda" target="_blank"><b>Badia Tedalda</b></a></i> e <i><b><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Sestino" target="_blank">Sestino </a></b></i>dando origine a tre fiumi, il <i><b><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Tevere" target="_blank">Tevere</a></b></i>, la <i><b><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Marecchia" target="_blank">Marecchia </a></b></i>e il <i><b><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Foglia_(fiume)" target="_blank">Foglia</a></b></i>, ha lo sguardo inevitabilmente attratto da due immense rupi di roccia calcarea che sovrastano il crinale dell'Appennino, in questa zona arrotondato e inciso da profonde fenditure argillose ricche di calanchi: il <i><b><a href="https://tinyurl.com/yjn7adam" target="_blank">Sasso di Simone</a></b> </i>e il<i> <b><a href="https://tinyurl.com/yjn7adam" target="_blank">Simoncello</a></b></i>.</div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: justify;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-yTMNC7zow_k/YTaH74lCJjI/AAAAAAAATmA/_XIuohrk9xM4vV7fje_gGJgQZTEDtuAAwCLcBGAsYHQ/s2048/Image1.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><i><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1340" height="400" src="https://1.bp.blogspot.com/-yTMNC7zow_k/YTaH74lCJjI/AAAAAAAATmA/_XIuohrk9xM4vV7fje_gGJgQZTEDtuAAwCLcBGAsYHQ/w261-h400/Image1.jpg" width="261" /></i></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>La parete verticale del Sasso di Simone </i></td></tr></tbody></table>Sono due gigantesche <i><b><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Mesa" target="_blank">mesas</a></b>: </i>enormi blocchi di arenaria con pareti verticali alte 100 metri, dalle cime pianeggianti estese per complessivi 8 ettari - 6 del <i>Sasso di</i> <i>Simone </i>e 2 del <i>Simoncello </i>- , situati a oltre 1200 metri di quota e originati dalla trasformazione di possenti strati di sedimenti marini risalenti all'era <i><b><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Cenozoico" target="_blank">Terziaria</a></b></i>, decine di milioni di anni fa. </div></span><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: justify;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-MGAs90_Cpwk/YTfGZq6r8JI/AAAAAAAATm4/eoM6tZoWwBQtAQsL1KZwcKW_4J-OFhGhgCLcBGAsYHQ/s2048/Image3.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1262" data-original-width="2048" height="246" src="https://1.bp.blogspot.com/-MGAs90_Cpwk/YTfGZq6r8JI/AAAAAAAATm4/eoM6tZoWwBQtAQsL1KZwcKW_4J-OFhGhgCLcBGAsYHQ/w400-h246/Image3.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Il Sasso di Simone dal Simoncello </i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: georgia; text-align: justify;"><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Questi depositi vennero creati dall'azione di minuscoli organismi viventi - rimasti poi imprigionati nelle rocce - e furono accumulati dall'erosione dei fiumi in quella parte poco profonda dell'<i><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Tetide" target="_blank"><b>Oceano Tetide</b></a></i> che sarebbe </span><span style="font-family: georgia;">diventato il </span><i>Tirreno Settentrionale.</i><span style="font-family: georgia;"> Vennero compressi a pressioni immani nel cuore della Terra per essere poi sollevati e traslati dai movimenti della crosta terrestre fino ad emergere nel corso dell'orogenesi appenninica, frammentati in ciclopici macigni che formarono l'ossatura delle montagne dal <i>Casentino </i>al </span><i><b><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Monte_Titano" target="_blank">monte Titano</a></b></i><span style="font-family: georgia;"> e a </span><i><b><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/San_Leo_(Italia)" target="_blank">San Leo</a></b></i><span style="font-family: georgia;">, proprio di fronte alla riva di un altro mare, l'<i>Adriatico</i>.</span></div></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: justify;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-uNqDETCnU3w/YTfFQ61-ylI/AAAAAAAATmo/If29VxaQJcQQI067kcK7EW55lvkOvIhtwCLcBGAsYHQ/s2048/Image5.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1340" data-original-width="2048" height="261" src="https://1.bp.blogspot.com/-uNqDETCnU3w/YTfFQ61-ylI/AAAAAAAATmo/If29VxaQJcQQI067kcK7EW55lvkOvIhtwCLcBGAsYHQ/w400-h261/Image5.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Sasso di Simone (a destra) e Simoncello </i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: georgia; text-align: justify;"><div style="text-align: justify;">Queste immensità - di materia, di spazio, di tempo - da un lato sottolineano la nostra pochezza di "<b><i><a href="https://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/articoli/parole/Modi_di_dire14.html" target="_blank">mosche cocchiere</a></i></b>" e dall'altro la nostra capacità di essere giunti - oggi - a capire questi fenomeni. Ma anche nella inconsapevolezza delle epoche passate queste rupi furono sempre percepite come dei tramiti tra la terra, spazio del presente, e il cielo, spazio dell'inconoscibile, dell'immensamente grande, dell'eternità. </div></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Frequentate da tempi immemorabili - sul pianoro sommitale del <i>Sasso di Simone </i>sono stati trovati reperti dell'età del Bronzo risalenti al 1000 a. C. - le due cime prendono il nome attuale da un eremita di origine forse orientale che si stabilì sul pianoro in epoca longobarda, costruendo un romitorio e una cappella dedicata a <i><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Arcangelo_Michele" target="_blank"><b>San Michele</b></a>. </i>Questi edifici diedero in seguito origine a un monastero benedettino, denominato <i>San Michele al Sasso</i>. Il primo documento che testimonia la presenza del monastero, siglato dal primo abate, è del 1168: il riconoscimento dell'insediamento da parte della Chiesa - e la sua fondazione - furono quindi antecedenti.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: justify;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-Do7w-Y5SLgk/YTfF8AbD6mI/AAAAAAAATmw/WRqtjJjKk_EdSbCvjNB5BHtuYeKnxH94ACLcBGAsYHQ/s2048/Image4.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1293" data-original-width="2048" height="253" src="https://1.bp.blogspot.com/-Do7w-Y5SLgk/YTfF8AbD6mI/AAAAAAAATmw/WRqtjJjKk_EdSbCvjNB5BHtuYeKnxH94ACLcBGAsYHQ/w400-h253/Image4.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>La croce che sorgeva sul luogo dell'antico monastero </i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: georgia; text-align: justify;"><div style="text-align: justify;">Il luogo scelto dai monaci sembrava attraente per vari motivi, non solo spirituali ma anche pratici. Situato in posizione facilmente difendibile, il <i>Sasso </i>dominava le vie di comunicazione e una vasta estensione di foreste e pascoli che almeno inizialmente diedero modo ai monaci di impiantare una proficua attività di allevamento e di sfruttamento del bosco. Purtroppo il clima che inizialmente era favorevole - nel periodo altomedievale ci fu una sorta di "periodo caldo" simile a quello attuale - nei secoli successivi si raffreddò, portando a inverni sempre più rigidi che uniti a flagelli come quello della <i><b><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Peste_nera" target="_blank">peste "nera"</a></b></i> del 1348 sancirono il trasferimento dei monaci in sedi più comode e lo spopolamento della rupe, con la rovina del monastero - soppresso da papa <i><b><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Papa_Pio_II" target="_blank">Pio II</a></b></i> nel 1462 - di cui restò in piedi verso la fine del Quattrocento solo la chiesa di <i>San Michele</i>.</div></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">La posizione dominante del <i>Sasso di Simone</i>, unita alle lotte per il controllo delle vie di comunicazione che contrapposero tra Quattrocento e Cinquecento lo Stato Toscano e il ducato di <i>Urbino</i> e <i>Montefeltro</i>, portarono dapprima a un tentativo da parte di <i><b><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Domenico_Malatesta" target="_blank">Novello Malatesta</a></b>, </i>signore di <i>Cesena</i> e per matrimonio duca del <i><b><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Montefeltro" target="_blank">Montefeltro</a></b>, </i>di costruire e mantenere sul <i>Sasso</i> negli anni intorno al 1450 una fortificazione che avrebbe dovuto controllare il piviere di <i>Sestino</i>, allora compreso nel <i><b><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Ducato_di_Urbino" target="_blank">Ducato di Urbino</a></b></i>, e i territori fiorentini appartenenti ai <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Carpegna_(famiglia)" style="font-style: italic; font-weight: bold;" target="_blank"><b><i>Conti di Carpegna</i></b></a><i style="font-weight: bold;"><b>.</b> </i>Il progetto non andò a buon fine per la prematura scomparsa del <i>Malatesta, </i>morto senza eredi a 47 anni. Il piviere nel 1465 tornò allo Stato Pontificio e tutto sembrò fermarsi fino al 5 luglio 1520, quando papa <i><b><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Papa_Leone_X" target="_blank">Leone X de' Medici</a></b></i> cedette l'intera zona al ducato toscano a compenso di un pagamento che peraltro non venne mai effettuato.</span></p><p style="text-align: justify;"></p><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-gOkpvPPeR0g/YTNn50jQvUI/AAAAAAAATlg/eSas3Ab9EbAiYOJBAdMp9mhyVes1GGeewCLcBGAsYHQ/s1988/1024px-Cosimo_I_de_Medici_by_Jacopo_Carucci_%2528called_Pontormo%2529.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><i><img border="0" data-original-height="1988" data-original-width="1500" height="400" src="https://1.bp.blogspot.com/-gOkpvPPeR0g/YTNn50jQvUI/AAAAAAAATlg/eSas3Ab9EbAiYOJBAdMp9mhyVes1GGeewCLcBGAsYHQ/w301-h400/1024px-Cosimo_I_de_Medici_by_Jacopo_Carucci_%2528called_Pontormo%2529.jpg" width="301" /></i></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Cosimo de' Medici ritratto dal Pontormo a 19 anni, nel 1538</i></td></tr></tbody></table>Il duca<i style="font-weight: bold;"> </i><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Cosimo_I_de%27_Medici" style="font-style: italic; font-weight: bold;" target="_blank">Cosimo I de' Medici</a>, salito al potere nel 1537 a soli 18 anni, era un uomo colto, ambizioso e determinato, inteso fin dal principio a stabilire in modo netto il proprio dominio sulla <i>Toscana</i>. Nella sua visione i confini dello Stato dovevano essere resi il più possibile sicuri attraverso la costruzione di fortezze che dovevano controllarne il territorio, anche e soprattutto nei suoi lembi più periferici. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-oa4QP0ICwDY/YTaNPaiYCDI/AAAAAAAATmI/kI4fFbr8engeTFiPTHrHMCpwG_eoO8gHACLcBGAsYHQ/s2000/cartina.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1508" data-original-width="2000" height="301" src="https://1.bp.blogspot.com/-oa4QP0ICwDY/YTaNPaiYCDI/AAAAAAAATmI/kI4fFbr8engeTFiPTHrHMCpwG_eoO8gHACLcBGAsYHQ/w400-h301/cartina.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Mappa cinquecentesca del Montefeltro e della Romagna</i></td></tr></tbody></table>Per questo, seguendo un disegno sistematico commisurato alle particolari condizioni dello Stato, avviò una notevole attività edilizio-militare. Per la sua posizione geografica la <i>Toscana </i>era esposta a frequenti passaggi di truppe, oltre ad essere afflitta dal banditismo. E proprio per controllare i confini e riaffermare l'autorità statale furono progettati e realizzati - insieme a molti altri - i due centri di <i><b><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Terra_del_Sole" target="_blank">Terra del Sole</a></b></i> ed <i>Eliopoli</i> sul <i>Sasso di Simone. </i>Il primo era una "città nuova" fortificata, edificata in un luogo che sembrava ostile ad ogni insediamento urbano a causa delle alluvioni del fiume <i>Montone </i>e dei fuorilegge che flagellavano l'area. La seconda era una fortezza costruita sulla rupe strapiombante del <i>Sasso</i> per dominare e controllare i passi appenninici verso il <i>Montefeltro </i>e la <i>Romagna</i>, a sfida e monito dei prospicienti fortilizi di <i>San Leo</i> e del <i>Titano.</i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><i><br /></i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Scriveva un cronista dell'epoca:</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"></span></div><blockquote><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><i>"Il Sasso è luogo della massima importanza perché è elevatissimo e inespugnabile, e perché sta sui confini del piviere di Sestino, del duca d'Urbino, dei conti Giovanni e Ugo di Carpegna, del conte Carlo di Piagnano, della Chiesa e di Rimini e perché chi vi edificasse un castello, come un leone fortissimo potrebbe annientare tutti gli altri castelli e luoghi circostanti senza timore di attacchi. In caso di timor di guerra è possibile specialmente di notte far segnali a Montauto di Perugia, al monte di Assisi, a Recanati, a Sassoferrato e a molte altre terre della Chiesa: in una notte si arriva di rocca in rocca a trasmettere il segnale fino a Roma e di lassù è anche possibile vedere molti luoghi della Dalmazia".</i></span></div></blockquote><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-TWG4n-mCgdU/YTfRN5-vNBI/AAAAAAAATno/9ZWF6JTb0EsKZhDzbgHSrq-U5SdBA-7xgCLcBGAsYHQ/s2048/Image10.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1340" height="400" src="https://1.bp.blogspot.com/-TWG4n-mCgdU/YTfRN5-vNBI/AAAAAAAATno/9ZWF6JTb0EsKZhDzbgHSrq-U5SdBA-7xgCLcBGAsYHQ/w261-h400/Image10.jpg" width="261" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Sull'orlo della rupe </i></td></tr></tbody></table>Entrambi gli insediamenti furono intitolati al <i>Sole</i>. Non a caso: c'era un ben preciso programma iconografico in questa dedica. Il <i>Sole</i>, nella visione medicea, mutuata da autori latini come <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Publio_Ovidio_Nasone" style="font-style: italic; font-weight: bold;" target="_blank">Ovidio</a> e inquadrata nella filosofia neoplatonica diffusa nell'aristocrazia fiorentina, rappresentava il principio dell'ordine, della ragione e della saggezza, e ben si associava a un tema di perennità e di armonia cosmica che voleva legarsi alla dinastia per </span><span style="font-family: georgia;">celebrare la famiglia nella sua continuità genealogica e nella temporalità ciclica ma assoluta dell’eternità. L'astro era il simbolo di un potere “divino” che, pur evolvendo nel trascorrere della vita restava eterno al variare delle stagioni. Infatti nella </span><span style="font-family: georgia;"><i>Reggia del Sole</i> <i><b><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Apollo" target="_blank">Apollo</a></b></i>, assiso in trono, è circondato dalle <i>Ore</i>, dal <i>Giorno</i>, dal <i>Mese</i>, dall’<i>Anno</i>, dalle <i>Stagioni</i>, che nel loro eterno avvicendarsi creano quel cambiamento continuo che peraltro sottende la stabilità.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="text-align: left;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgkAuYdXCXWJPl6RO40-xVq7fRiCga2C3vN7AIPb1n0we86CV9XgQT2YzbRf5kpnwTUhilT7Az3onpODNu0bGXVxLUYo1gwXEDZ-ThKvqFLDlG97SlW6wIIM48kcKz8AxJkEJl7pXItHkfaX8FsrCt2ufXUJOLMolaTE2ALloIcH4ag53h3gpVOiSXHb2RC/s3853/EQ0A2119.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="3353" data-original-width="3853" height="348" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgkAuYdXCXWJPl6RO40-xVq7fRiCga2C3vN7AIPb1n0we86CV9XgQT2YzbRf5kpnwTUhilT7Az3onpODNu0bGXVxLUYo1gwXEDZ-ThKvqFLDlG97SlW6wIIM48kcKz8AxJkEJl7pXItHkfaX8FsrCt2ufXUJOLMolaTE2ALloIcH4ag53h3gpVOiSXHb2RC/w400-h348/EQ0A2119.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: georgia;">Pianta e veduta della Fortezza del Sasso di Simone</span></i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: georgia; text-align: justify;">Della costruzione della </span><i style="font-family: georgia; text-align: justify;">Fortezza di Eliopoli </i><span style="font-family: georgia; text-align: justify;">sul </span><i style="font-family: georgia; text-align: justify;">Sasso di Simone</i><span style="font-family: georgia; text-align: justify;"> vennero incaricati gli architetti </span><b style="font-family: georgia; text-align: justify;"><i><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Camerino" target="_blank">Giovanni Camerino</a></i></b><span style="font-family: georgia; text-align: justify;"> e </span><i style="font-family: georgia; font-weight: bold; text-align: justify;"><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Simone_Genga" target="_blank"><b>Simone Genga</b></a>. </i><span style="font-family: georgia; text-align: justify;">L'idea che aveva preso forma nella primavera del 1554 durante una visita di </span><i style="font-family: georgia; text-align: justify;">Cosimo I </i><span style="font-family: georgia; text-align: justify;">alla podesteria di </span><i style="font-family: georgia; text-align: justify;">Sestino</i><span style="font-family: georgia; text-align: justify;"> si rivelò subito un progetto ben più che ardito: una città fortezza inaccessibile, a quote mai osate in precedenza, ben oltre i 1200 metri di altezza, con evidenti difficoltà di approvvigionamento e mantenimento. Una roccaforte inespugnabile ma difficile da realizzare e ancor più da mantenere, pensata per essere inizialmente popolata da 300 armigeri e dalle loro famiglie e destinata a crescere fino a dominare dall'alto delle sue mura tutto il </span><i style="font-family: georgia; text-align: justify;">Montefeltro</i><span style="font-family: georgia; text-align: justify;">.</span></span></div><p></p><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-HNCpXxZbg8s/YTfGzF6JDoI/AAAAAAAATnA/KYT0E6n9L0IkBtGxvgPO89ABOUBNDVDNACLcBGAsYHQ/s2048/Francesco_I_de%2527_Medici_Allori.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1053" height="640" src="https://1.bp.blogspot.com/-HNCpXxZbg8s/YTfGzF6JDoI/AAAAAAAATnA/KYT0E6n9L0IkBtGxvgPO89ABOUBNDVDNACLcBGAsYHQ/w330-h640/Francesco_I_de%2527_Medici_Allori.jpg" width="330" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Francesco I de' Medici ritratto da Alessandro Allori nel 1575</i></td></tr></tbody></table>Il <b>14 luglio 1566</b> l'opera ebbe inizio <i><blockquote>"..con molto solenne precisione, messa cantata, conti e contesse assai e gran concorso di popoli e parsi che fusse come una gran fiera..."</blockquote></i>I lavori proseguirono a fasi alterne per quasi un decennio, più rapidi in estate e quasi fermi d'inverno: e il pianoro per tutti quegli anni risuonò dei rumori e delle voci degli operai, scalpellini, architetti, muratori, carpentieri, falegnami, boscaioli, fabbri, del cigolio dei carri e delle carrucole, del muggire dei buoi. Vennero lentamente realizzati da maestranze in gran parte lombarde una cinquantina di edifici tra cui le osterie, le casematte, il forno, le carceri, le grandi cisterne per l'acqua, la bottega del fabbro con la fucina, i granai per mille staia di grano, il salnitraio e le salaie, il deposito delle farine, il palazzo del provveditore, l'armeria, l'arsenale, il tribunale, le stalle. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-DQSaQ5JCIYs/YTfJVF61wpI/AAAAAAAATnI/T2jN72cIlPs7KkBRgXgwiV3ea8ROzMphgCLcBGAsYHQ/s2048/Image6.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1340" data-original-width="2048" height="261" src="https://1.bp.blogspot.com/-DQSaQ5JCIYs/YTfJVF61wpI/AAAAAAAATnI/T2jN72cIlPs7KkBRgXgwiV3ea8ROzMphgCLcBGAsYHQ/w400-h261/Image6.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>La strada medicea che porta sul pianoro del Sasso di Simone</i></td></tr></tbody></table>La fortezza fu progettata per rispondere a quell'ideale di città perfetta rinascimentale, organizzata dalla mente del Signore che crea <i>ex-novo</i> una realtà nella cui architettura si possa esprimere il concetto stesso della perfezione formale, che trovava la sintesi nel simbolo stesso della solarità - eletto a stemma della città - e nella istituzione delle magistrature preposte all'amministrazione della giustizia che coesistono accanto alle strutture militari dell'insediamento, a significare l'inscindibilità delle due funzioni in una comunità civile razionalmente organizzata.</span></div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgqs_RySlMvZPyfLrx8U2xpyLmWBZH3zGMS0KdAz7lRU2M239wV0mMuNctv4sOQ6RVOLUKS848sDRjuvc5aJdPQEN2NQapCs9nksD5KuQBbwhJ-tj3atyeaNtfaZDb6UYrs_DpmukNrClmh042S180rt58pVPT-5QU1_PRN3ujoaodfNGrVg4m7UunUhltZ/s6720/EQ0A2087.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="6720" data-original-width="4480" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgqs_RySlMvZPyfLrx8U2xpyLmWBZH3zGMS0KdAz7lRU2M239wV0mMuNctv4sOQ6RVOLUKS848sDRjuvc5aJdPQEN2NQapCs9nksD5KuQBbwhJ-tj3atyeaNtfaZDb6UYrs_DpmukNrClmh042S180rt58pVPT-5QU1_PRN3ujoaodfNGrVg4m7UunUhltZ/w266-h400/EQ0A2087.jpg" width="266" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Il Sasso di Simone con i suoi calanchi</i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: georgia;">Fu costruito un portico per il mercato settimanale, un'altra chiesa in aggiunta alla cappella sopravvissuta alla rovina del convento, il palazzo del capitano con la cancelleria, gli edifici per l'acquartieramento dei soldati, la sala delle torture, le torri, le mura perimetrali, i depositi per le munizioni, i ricoveri per l'artiglieria, i magazzini per i viveri. </span><span style="font-family: georgia;">Non tutto fu fatto in pietra, molte costruzioni avevano parti anche importanti in legno, e questo determinò una fragilità che nel lungo periodo si rivelò esiziale.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-j7k9cwjJreE/YTfKvIONDBI/AAAAAAAATnQ/1WRtdSjcULIbsHFwskkhYO4U-fd5b0ioQCLcBGAsYHQ/s2048/Image7.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1212" data-original-width="2048" height="236" src="https://1.bp.blogspot.com/-j7k9cwjJreE/YTfKvIONDBI/AAAAAAAATnQ/1WRtdSjcULIbsHFwskkhYO4U-fd5b0ioQCLcBGAsYHQ/w400-h236/Image7.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>La precipite bastionata del Sasso di Simone</i></td></tr></tbody></table>Vennero anche tracciate strade per collegare la rocca ai castelli vicini, e una "strada maestra" che la univa direttamente a Firenze. Anche la rampa per salire alla fortezza dovette essere faticosamente scavata a colpi di scalpello nella viva roccia della rupe, e ciò nonostante la salita restò sempre e comunque difficoltosa al punto che una carovana di pezzi d'artiglieria trainati da buoi, giunta da Arezzo nel pieno dell'inverno 1572, scivolò giù per la ripida salita ormai ghiacciata, trascinando uomini e animali giù per la rupe in una gelida carneficina. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><i><br /></i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><i>Simone Genga</i> nel luglio del 1577 scriveva a <i><b><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Francesco_I_de%27_Medici" target="_blank">Francesco I de' Medici</a></b></i>, successore di <i>Cosimo I</i>:</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><blockquote><i>«Io venni quì in Mugello, dove ho dato ordine di quanto si ha a fare in mia absentia, et quì anderò alla Terra del Sole et al Sasso di Simone, con disegno di non partir di là sú, sin tanto che non sarà finito il tutto, in maniera che V.A.S. non habbia a sentir molestia... Et in ogni caso non mancarò tragettarmi sì spesso al Sasso, et lì (a Terra del Sole) che ambedue queste fabriche resteranno quest'anno finite purché V.A.S. cometta a chi tocca la provisione delli assegnamenti»</i></blockquote><p></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-zjpxCAh1Xsg/YTfMv6TkWVI/AAAAAAAATnY/7AfbEgQgtacYJiTjXNQ3nYXr9kxcmJacgCLcBGAsYHQ/s2048/Image8.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1340" data-original-width="2048" height="261" src="https://1.bp.blogspot.com/-zjpxCAh1Xsg/YTfMv6TkWVI/AAAAAAAATnY/7AfbEgQgtacYJiTjXNQ3nYXr9kxcmJacgCLcBGAsYHQ/w400-h261/Image8.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>La sella da cui discendeva la "strada Maestra" per Firenze</i></td></tr></tbody></table>Il primo gruppo di soldati - undici, più un capitano - venne mandato a presidiare la fortezza nel dicembre del 1573, e ci si rese immediatamente conto di cosa significasse risiedere in un luogo così elevato. I venti soffiavano gelidi e costanti e le nevi erano talmente copiose che entravano "<i>financo nei letti</i>" e impedivano gli spostamenti sul pianoro a un punto tale che non era possibile nemmeno usare la chiesa ordinaria che pure distava solo una settantina di metri dagli edifici maggiori: per l'inverno venne infatti allestita una cappella temporanea all'interno del palazzo del Capitano. Inoltre il <i>Sasso </i>era lontano dai centri di approvvigionamento e tutto doveva essere trasportato da grande distanza, in particolare tutti i viveri e perfino la legna, per non impoverire la grande foresta di cerro che lo circondava completamente.<p></p></span><p><span style="font-family: georgia;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-XksxHRsc9aQ/YTfOf5RbukI/AAAAAAAATng/psQav36Sq0ADB33n4-vQk-2lMPCcWO-YQCLcBGAsYHQ/s2048/Image9.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1520" height="400" src="https://1.bp.blogspot.com/-XksxHRsc9aQ/YTfOf5RbukI/AAAAAAAATng/psQav36Sq0ADB33n4-vQk-2lMPCcWO-YQCLcBGAsYHQ/w298-h400/Image9.jpg" width="298" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Ciclopici massi ai piedi della rupe del Sasso di Simone</i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: georgia;">Malgrado queste difficoltà nel 1575 venne stabilita sul <i>Sasso </i>la sede del <i>Capitanato di Sestino, </i>con il <i>Tribunale di Giustizia</i>, la podesteria e la sede dell'<i>Arciprete:</i> fu anche istituita una Fiera che si teneva ai primi del mese di giugno insieme a un mercato settimanale favorito dall'abolizione dei dazi sulle merci. Ma pure con queste attribuzioni amministrative e questi incentivi commerciali la <i>Fortezza di Eliopoli</i> restò ben poco appetita dai sudditi del Granduca, che fecero di tutto per non trasferirsi in un luogo così poco ospitale. Al termine dichiarato dei lavori, nell'estate del 1577, solo una decina di case erano abitate stabilmente, e soprattutto in inverno il centro tendeva a spopolarsi del tutto. Uno scritto di uno dei sacerdoti dell'Arcipretura cita addirittura il <i><b><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Salmi" target="_blank">Salmo 147</a></b></i> per descrivere la situazione climatica: </span><br /><p></p><blockquote><i><span style="font-family: georgia;">"Egli manda la neve come lana, sparge la brina come cenere. Egli getta il suo ghiaccio come a pezzi; e chi può resistere al suo freddo? Egli manda la sua parola e li fa sciogliere; fa soffiare il suo vento e le acque corrono."</span></i></blockquote><p></p><span style="font-family: georgia;"><p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvyRb6wv5iL-6sFTevvjEFaQaQInqCJ4-UXS6xFd14qghg0zEdJ91e_zt6GDExzIjiXEJH7q086qaRwbnAXOd54Bh2Je-hA7FoAIozHql7ZEkvBh4ZYk7RRQc01YSDBxS8T-e1dvhjZHkIj3ke0QoLGVcxeAFQUYQdEJb5u9hgxoC9_gs46WxNlRMgm8xL/s6616/EQ0A2070.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="4480" data-original-width="6616" height="271" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvyRb6wv5iL-6sFTevvjEFaQaQInqCJ4-UXS6xFd14qghg0zEdJ91e_zt6GDExzIjiXEJH7q086qaRwbnAXOd54Bh2Je-hA7FoAIozHql7ZEkvBh4ZYk7RRQc01YSDBxS8T-e1dvhjZHkIj3ke0QoLGVcxeAFQUYQdEJb5u9hgxoC9_gs46WxNlRMgm8xL/w400-h271/EQ0A2070.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Il Simoncello e la sella tra i Sassi</i></td></tr></tbody></table>Il colpo finale al sogno mediceo di questa città rupestre provvide a darlo la Natura nella forma di un cambiamento climatico, ancora in negativo, con la cosiddetta <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Piccola_era_glaciale" style="font-style: italic; font-weight: bold;" target="_blank">Piccola Era Glaciale</a>: un brusco raffreddamento della temperatura media terrestre, iniziato alla fine del Quattrocento e precipitato verso la fine del secolo successivo per durare altri tre secoli, fin quasi al termine del XIX secolo. Gli inverni diventarono via via più lunghi e più freddi, le nevicate persistenti e abbondanti, i rifornimenti e le comunicazioni sempre più disagevoli. Nel frattempo cambiarono anche le tecnologie militari e la situazione strategica - il <i><b><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Ducato_di_Urbino" target="_blank">Ducato di Urbino</a></b> </i>entrò a far parte dello <i><b><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Stato_Pontificio" target="_blank">Stato Pontificio</a></b></i> nel 1630 - e resero sempre più irrilevante e inutilmente dispendiosa la presenza di una simile fortezza, che inevitabilmente scivolò nell'abbandono.</p><p></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-thaGipWBIMQ/YTaaSdnTKaI/AAAAAAAATmQ/miTRV-TfxOkJNF2BNU8iNo149qIz12ZvQCLcBGAsYHQ/s2048/Volterrano%252C_Cosimo_III_de%2527_Medici_in_grand_ducal_robes_%2528Warsaw_Royal_Castle%2529.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1299" height="400" src="https://1.bp.blogspot.com/-thaGipWBIMQ/YTaaSdnTKaI/AAAAAAAATmQ/miTRV-TfxOkJNF2BNU8iNo149qIz12ZvQCLcBGAsYHQ/w254-h400/Volterrano%252C_Cosimo_III_de%2527_Medici_in_grand_ducal_robes_%2528Warsaw_Royal_Castle%2529.jpg" width="254" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Cosimo III de' Medici ritratto nel 1673 dal Volterrano</i></td></tr></tbody></table>Nel 1673, cento anni dopo la fondazione e dopo molti decenni di stentata sopravvivenza, la città del <i>Sasso </i>veniva infine abbandonata al vento, al ghiaccio e alle tempeste invernali, che tornati ad essere dominatori incontrastati del massiccio in breve fecero <i><b><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Tabula_rasa" target="_blank">tabula rasa</a></b></i> di tutti gli edifici che con tanta spesa e fatica erano stati eretti sul pianoro. Va detto anche che l'anno successivo all'abbandono - il 1674 - il <i><b><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Cosimo_III_de%27_Medici" target="_blank">Granduca Cosimo III de' Medici</a></b></i> decretò lo smantellamento del sito, e molti materiali da costruzione furono prelevati per costruire o restaurare i cascinali del circondario, dove ancora si può intravedere qualche elemento architettonico proveniente dalla <i>Fortezza del Sole.</i><p></p><p>Poche sono le tracce rimaste oggi di quella scommessa granducale di quasi cinque secoli fa: la strada che ripida sale al pianoro, le cisterne per l'acqua, le soglie delle porte di accesso alla fortezza, una grande croce - più volte abbattuta dalle tempeste e ricostruita - che sottolinea l'incessante attrazione spirituale che questo luogo continua ad avere. Resta invece intatto il fascino di un luogo impressionante per la sua solitudine e per la sua alterità.</p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-_TYMq0zX8Qw/YTeyfPsUDPI/AAAAAAAATmY/F-IphpwoGTs5SPdQmHwsoGr0bUodZW3VQCLcBGAsYHQ/s2048/Lapide%2Bcelebrativa%2B1993-2021.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1364" data-original-width="2048" height="266" src="https://1.bp.blogspot.com/-_TYMq0zX8Qw/YTeyfPsUDPI/AAAAAAAATmY/F-IphpwoGTs5SPdQmHwsoGr0bUodZW3VQCLcBGAsYHQ/w400-h266/Lapide%2Bcelebrativa%2B1993-2021.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>La lapide celebrativa di Eliopoli nel 1993, un anno dopo la sua posa, e 28 anni dopo nel 2021, a testimonianza di come il tempo sul Sasso corra forse più che altrove</i></td></tr></tbody></table></span></div><br />mfhttp://www.blogger.com/profile/09899304955497295776noreply@blogger.com0Sasso di Simone, 52038 Sestino AR, Italia43.76 12.29115.449766163821153 -22.86525 72.070233836178843 47.44725tag:blogger.com,1999:blog-9078851714415606812.post-7817638911570581272021-08-29T22:50:00.022+02:002024-02-08T15:04:41.519+01:00La Dea della Badia di Montepiano<p></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: justify;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-cW6PCyItQek/YSLCdBxyROI/AAAAAAAATgo/wIi3InBhKB8N4-v4LabA3gIUzsDZ7zdrgCLcBGAsYHQ/s2048/Badia%2Bdi%2BMontepiano.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1343" data-original-width="2048" height="263" src="https://1.bp.blogspot.com/-cW6PCyItQek/YSLCdBxyROI/AAAAAAAATgo/wIi3InBhKB8N4-v4LabA3gIUzsDZ7zdrgCLcBGAsYHQ/w400-h263/Badia%2Bdi%2BMontepiano.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: Libre Baskerville;">La Badia di Santa Maria a Montepiano in autunno </span></i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: Libre Baskerville; text-align: justify;"><div style="text-align: justify;"><span>La valle <i><a href="https://it.wikisource.org/wiki/Divina_Commedia/Inferno/Canto_XXXII" target="_blank">"onde Bisenzo si dichina"</a></i>, a nord della città e della piana di Prato, </span>storicamente non è stata una via di comunicazione di primaria importanza, tant'è che fino ai primi del Novecento non ebbe nemmeno una moderna carrozzabile che la mettesse in comunicazione con <i>Bologna</i>. </div></span><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><span>Malgrado culminasse sul valico della <i>Serra di Montepiano</i> </span>(m 750 s.l.m.), il più basso dell'<i>Appennino Tosco-Emiliano</i>, nei secoli le furono preferite le più ampie valli della <i>Marina </i>a oriente - che portava al <i>Mugello </i>e in <i>Emilia </i>attraverso la <i>Futa </i>- e quella dell'<i>Ombrone</i> a occidente, che portava a <i>Bologna </i>attraverso <i>Porretta </i>e la valle del <i>Reno</i>. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Le valli del <i>Setta </i>e del <i>Bisenzio </i>furono messe in comunicazione con mezzi che non fossero sentieri o mulattiere solo ai primi del Novecento, e per la gran parte la strada "<i>Maestra</i>" della val di <i>Bisenzio </i>restò a fondo naturale fino a dopo la seconda guerra mondiale. Ancora nei primi anni Sessanta del Novecento la carrozzabile che collegava la valle del <i>Bisenzio </i>a quella del <i>Setta </i>era sterrata nel tratto che va da <i>Sasseta </i>a <i>Castiglion de' Pepoli</i>, e venne completamente asfaltata solo a partire dal 1962, anno di istituzione della strada statale 325.</span></div><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: justify;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-AfRFneMsATM/YSusxNbzXBI/AAAAAAAATjQ/1FCR8L080vU42y3dfGkyculRz3NAv0i5ACLcBGAsYHQ/s2048/IMG_6205-Migliorato-1.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><img border="0" data-original-height="1365" data-original-width="2048" height="266" src="https://1.bp.blogspot.com/-AfRFneMsATM/YSusxNbzXBI/AAAAAAAATjQ/1FCR8L080vU42y3dfGkyculRz3NAv0i5ACLcBGAsYHQ/w400-h266/IMG_6205-Migliorato-1.jpg" width="400" /></span></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: Libre Baskerville;">L'alto Appennino pratese dall'Alpe di Cavarzano </span></i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: Libre Baskerville; text-align: justify;"><div style="text-align: justify;"><span>L'isolamento e la scarsa densità di popolazione delle zone più alte della valle furono quindi una costante, dalle origini fino all'epoca romana e oltre. Solo con la dissoluzione dell'Impero e l'impaludamento della piana pratese nacquero nuovi insediamenti, peraltro </span>abitati stabilmente solo a partire dall'Alto Medioevo, di popolazioni dedite ad allevamento e pastorizia, allo sfruttamento delle risorse del bosco e alla coltivazione della castagna, frutto ancora oggi profondamente legato alla tradizione della zona.</div></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: justify;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-PEhzaMkwXq4/YSvvgXhX56I/AAAAAAAATjs/MSHghILR878cIUX3ekc1h20ofFYsah4QgCLcBGAsYHQ/s2048/IMG_3563.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1385" data-original-width="2048" height="270" src="https://1.bp.blogspot.com/-PEhzaMkwXq4/YSvvgXhX56I/AAAAAAAATjs/MSHghILR878cIUX3ekc1h20ofFYsah4QgCLcBGAsYHQ/w400-h270/IMG_3563.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: georgia;">Tabernacolo lungo il torrente Setta </span></i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: Libre Baskerville; text-align: justify;"><div style="text-align: justify;">In questo territorio aspro e poco abitato, quasi privo di vie di comunicazione, coperto di foreste e percorso solo dagli animali selvatici, trovarono rifugio comunità religiose di tipo eremitico, prevalentemente benedettini vallombrosani, che spesso gettarono il seme di abitati destinati a durare fino ai giorni nostri. Una di queste comunità - creata verso l'anno Mille da un "<i>romito</i>", il <i>Beato Pietro</i> i cui miracoli sono descritti negli affreschi della navata - ebbe il suo centro nella <i>Badia di Montepiano</i> dedicata a <i>Santa Maria.</i></div></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">L'insediamento, come vari altri dello stesso genere, ebbe successo: per vari secoli la <i>Badia </i>accumulò possedimenti fino al <i>Mugello </i>e gestì anche uno Spedale, riservato ai pellegrini che si trovavano a valicare il passo della <i>Serra</i>. Questa relativa ricchezza si tradusse anche in edifici di una certa importanza - anche considerando il contesto in cui si trovavano - di cui il maggiore, sopravvissuto fino ad oggi, è la chiesa della <i>Badia</i>.</span></p><p></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: justify;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-Ud33hq_4tZs/YSupSvjRWqI/AAAAAAAATjI/pLBAQb7LryQii4w51VF3cuubjt7dmP7wwCLcBGAsYHQ/s2048/Montepiano.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><img border="0" data-original-height="1401" data-original-width="2048" height="274" src="https://1.bp.blogspot.com/-Ud33hq_4tZs/YSupSvjRWqI/AAAAAAAATjI/pLBAQb7LryQii4w51VF3cuubjt7dmP7wwCLcBGAsYHQ/w400-h274/Montepiano.jpg" width="400" /></span></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: Libre Baskerville;">L'Orante della Badia di Montepiano </span></i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: Libre Baskerville; text-align: justify;"><div style="text-align: justify;"><span>Costruita in stile romanico </span><span>a servizio del monastero </span><span>da maestranze lombarde, ha un portale con una curiosa lunetta di arenaria con un bassorilievo che raffigura una donna che indossa un corto gonnellino nell'atteggiamento dell'"<i>orante</i>", ovvero con le braccia alzate all'altezza delle spalle, in un gesto che si può facilmente interpretare come manifestazione della preghiera.</span></div></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Per quanto possa oggi suonare strano, questa immagine che ancora oggi accoglie i visitatori di questa chiesa cristiana rappresenta un retaggio del culto della <i>Grande Madre</i> primordiale, che partendo dalla preistoria come un filo conduttore ha attraversato tutte le religioni. Questa dea esprimeva il ciclo di nascita, sviluppo, maturità, declino, morte e rigenerazione che contraddistingue sia le vite umane, sia i cicli naturali e cosmici. Alla sua figura possiamo ricondurre anche la stessa <i>Vergine Maria, </i>alla quale - non a caso - la <i>Badia </i>è intitolata.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: justify;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-d-z76h7-3XE/YTEaNMFEY6I/AAAAAAAATk0/8_1jDO25Wjw9G5ndAa6esIWUb-R7_2nAQCLcBGAsYHQ/s2048/Romena.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><img border="0" data-original-height="1812" data-original-width="2048" height="354" src="https://1.bp.blogspot.com/-d-z76h7-3XE/YTEaNMFEY6I/AAAAAAAATk0/8_1jDO25Wjw9G5ndAa6esIWUb-R7_2nAQCLcBGAsYHQ/w400-h354/Romena.jpg" width="400" /></span></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: Libre Baskerville;">Oranti a Romena nel Casentino </span></i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: Libre Baskerville; text-align: justify;"><div style="text-align: justify;"><span>Rappresentazioni di questo tipo, che documentano l'incorporazione nel cristianesimo di culti così antichi da perdersi in una preistorica notte dei tempi, testimoniano la persistenza di queste credenze ancestrali che avevano la tendenza a riemergere soprattutto nelle terre isolate dell'alto <i>Appennino</i>. Sculture simili a questa si trovano anche nelle chiese di <i>San Cassiano in Val di Lima</i>, di <i>Gròpina </i>sul <i>Pratomagno</i>, di <i>Romena </i>nel <i>Valdarno</i> <i>Superiore</i>. Tutte raccontano di come </span><span>sotto una esteriore vernice cristiana </span><span>gli antichi culti della dea della terra sopravvivessero ancora.</span></div></span><p></p><p></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: justify;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-8EPaYYZJdIg/YSvmztPVUVI/AAAAAAAATjc/6BeytRTJ1VwxDatXwW_N-wUMHlbQ7a7QACLcBGAsYHQ/s2048/Oranti%2BNaquane%2BValcamonica.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><i><span style="font-family: Libre Baskerville;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="300" src="https://1.bp.blogspot.com/-8EPaYYZJdIg/YSvmztPVUVI/AAAAAAAATjc/6BeytRTJ1VwxDatXwW_N-wUMHlbQ7a7QACLcBGAsYHQ/w400-h300/Oranti%2BNaquane%2BValcamonica.jpg" width="400" /></span></i></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: Libre Baskerville;">Gli Oranti di Naquane in Val Camonica (VII millennio a.C.) </span></i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: Libre Baskerville; text-align: justify;"><div style="text-align: justify;">Ancora adesso, la profusione di tabernacoli che nella periferia pratese testimoniano la devozione popolare nei confronti della <i>Vergine Maria</i> rappresentano una reminiscenza di questo culto, che metteva in comunicazione la terra e il cielo. La <i>Grande Madre</i> rappresenta la fertilità della terra che dà sostanza, che porta in sé la vera "<i>anima mundi</i>" e come tale rende possibile la comunicazione con lo <i>Spirito </i>delle divinità celesti.</div></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: justify;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-S7aXwb7nAAs/YSvp_dzw0NI/AAAAAAAATjk/NHrm76vrgmADW7tF1_2PsCs79SlMsdKHACLcBGAsYHQ/s2048/San%2BCassiano.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><img border="0" data-original-height="1365" data-original-width="2048" height="266" src="https://1.bp.blogspot.com/-S7aXwb7nAAs/YSvp_dzw0NI/AAAAAAAATjk/NHrm76vrgmADW7tF1_2PsCs79SlMsdKHACLcBGAsYHQ/w400-h266/San%2BCassiano.jpg" width="400" /></span></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: Libre Baskerville;">Gli Oranti di San Cassiano in Controne in val di Lima </span></i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: Libre Baskerville;"><div style="text-align: justify;"><span>Proprio come il seme che viene sepolto nel grembo della Terra per germogliare, farsi pianta e poi slanciarsi verso il cielo così l'uomo vive la sua stagione di vita, aiutato dalla dea nel suo cammino di rigenerazione: e il simbolo più forte di questo cammino è proprio l'<i>Orante</i>, con le gambe piantate nel rigoglio della <i>Madre Terra</i> e le braccia tese fino a toccare la volta del cielo, sede dello Spirito, in</span><span><span> connessione con le divinità celesti, nell'atto di “<i>prendere il cielo</i>” e portarlo sulla terra.</span></span></div></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: justify;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-r7U-L7-7QWo/YSvxIPAx9CI/AAAAAAAATj0/6QodFMEydFAqSxHaEsN9LYraJLd69XmFwCLcBGAsYHQ/s2048/IMG_3573.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><img border="0" data-original-height="1365" data-original-width="2048" height="266" src="https://1.bp.blogspot.com/-r7U-L7-7QWo/YSvxIPAx9CI/AAAAAAAATj0/6QodFMEydFAqSxHaEsN9LYraJLd69XmFwCLcBGAsYHQ/w400-h266/IMG_3573.jpg" width="400" /></span></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: Libre Baskerville;">L'acqua del Setta nei pressi della Badia </span></i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: Libre Baskerville; text-align: justify;"><div style="text-align: justify;">L'idea della <i>Madre Terra</i> che presiede a questa giostra infinita di morte e rinascita su cui tutti noi - esseri viventi - facciamo un giro, stranamente mi rassicura. Mi fa pensare a quelle foto a lunga esposizione in cui l'acqua diventa un'entità nebbiosa e piumosa nel letto roccioso di un torrente. </div></span><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">La Dea, la Natura che ci origina, accoglie e circonda è il letto del torrente. Noi esseri viventi siamo l'acqua: movimento e stabilità non sono antitesi, sono una cosa sola, basta saperla cogliere. Solo che <i>l'essenziale</i> <i>resta invisibile agli occhi</i> e troppo spesso noi dimentichiamo questa semplice verità.</span></div><p></p>mfhttp://www.blogger.com/profile/09899304955497295776noreply@blogger.com0Via della Badia, 59024 Montepiano, Vernio PO, Italia44.0927287 11.142395215.782494863821157 -24.0138548 72.402962536178848 46.298645199999996tag:blogger.com,1999:blog-9078851714415606812.post-38237692057920585782021-08-02T21:31:00.004+02:002021-09-09T09:23:54.680+02:00Le Urlanti di Santa Maria della Vita, a Bologna<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/--dz_pFBUVpo/YOcyAQDk4LI/AAAAAAAAS-s/GZMbjkBOMEsf7JolhBVUYm9KsTLeopGegCLcBGAsYHQ/s2048/EQ0A6343.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1501" data-original-width="2048" height="294" src="https://1.bp.blogspot.com/--dz_pFBUVpo/YOcyAQDk4LI/AAAAAAAAS-s/GZMbjkBOMEsf7JolhBVUYm9KsTLeopGegCLcBGAsYHQ/w400-h294/EQ0A6343.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: georgia;"><i>Maria Maddalena (in primo piano) e Maria di Cleofa</i></span></td></tr></tbody></table><blockquote><span style="font-family: times;"><i><blockquote style="text-align: justify;">"<b>Non dimenticherò mai quel Cristo</b>. Era di terra? era di carne incorrotta? Non sapevo di che sostanza fosse. Stava supino, rigido, coi piedi eretti, incrostati di grumi risecchi, che dovean essere le grossezze del mastice messo lì a restaurare la rottura, nerastri, trafitti dal chiodo che aveva lasciato non il fóro ma quasi uno squarcio aspro. Ascoltami. Teneva distese le braccia e le mani conserte su l'anguinaia. Annerata era la faccia ma la barba era ingrommata di non so che bianchiccio. <span style="text-align: left;"> </span></blockquote></i></span></blockquote><blockquote><span style="font-family: times;"><i><blockquote style="text-align: justify;"><b>Infuriate dal dolore, dementate dal dolore erano le Marie</b>. Una, presso il capezzale, tendeva la mano aperta come per non vedere il volto amato; e il grido e il singulto le contraevano la bocca, le corrugavano la fronte il mento il collo. Ascoltami. <b>Puoi tu imaginare che cosa sia l'urlo pietrificato?</b> <b>Puoi tu imaginare nel mezzo della tragedia cristiana l'irruzione dell'Erinni</b>?<span style="text-align: left;"> </span></blockquote></i></span></blockquote><blockquote><span style="font-family: times;"><i><blockquote style="text-align: justify;"><b>La Maddalena certo giungeva di lungi</b>, dopo un'ora o un millennio d'ambascia, in atto di precipitarsi come su una preda agognata. <b>Il suo amore e il suo dolore sembravano smaniosi di divorare</b>. Un gran vento era nella sua veste: <b>il vento delle cime inaccessibili era nella sua veste, come nei pepli delle Vittorie</b>. Non so. Intendimi. <b>Era una specie di Nike mostruosa, alata di lini</b>. Le bende svolazzanti le facevano alata la testa; i lembi del manto impigliati ai gomiti le sbattevano indietro come vanni. La bocca era dilatata dall'ululo, rappresi erano gli occhi dal pianto, distorte le dita.<span style="text-align: left;"> </span></blockquote></i></span></blockquote><blockquote><span style="font-family: times;"><i><blockquote style="text-align: justify;"><b>E, come il tuono di rupe in rupe, il suo lutto</b> si ripercoteva tra la Madre e Maria di Cleofa, si ripercoteva e quasi direi <b>s'imbestiava in quella che, battendosi l'anca, battendosi la coscia, pareva sforzarsi di partorire il dolore</b>, sforzarsi di cacciarlo come si caccia l'infante dalla matrice sanguinosa."</blockquote><blockquote><span style="font-size: x-small;">(G. D'Annunzio, Le faville del maglio, 1914)</span></blockquote></i></span></blockquote><div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">C'è un luogo, a <i>Bologna</i>, che racchiude e conserva </span><span style="font-family: georgia;">un gruppo di sculture rinascimentali in terracotta, realizzate a grandezza naturale con una violenta intensità drammatica, che rappresentano in modo davvero coinvolgente un tema non solo religioso ma anche umano, quello della Perdita.</span></div><div><div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-79wdzsENYUk/YQgckSNLQfI/AAAAAAAATZU/T59WZiGhJ5E8c1d1KDiHj0ZDYzaEGr2jwCLcBGAsYHQ/s2048/EQ0A6350.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1934" data-original-width="2048" height="378" src="https://1.bp.blogspot.com/-79wdzsENYUk/YQgckSNLQfI/AAAAAAAATZU/T59WZiGhJ5E8c1d1KDiHj0ZDYzaEGr2jwCLcBGAsYHQ/w400-h378/EQ0A6350.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: georgia;"><i>Maria Maddalena</i></span></td></tr></tbody></table><span style="font-family: georgia;"><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Nella chiesa barocca di <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Santuario_di_Santa_Maria_della_Vita" target="_blank"><b>Santa Maria della Vita</b></a>, a pochi passi da piazza Maggiore, ha ritrovato da qualche anno la sua collocazione il gruppo di personaggi </span>scolpiti in terracotta a grandezza naturale dallo scultore <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Niccol%C3%B2_dell%27Arca" target="_blank"><b>Niccolò detto "dell'Arca"</b></a>. </div></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Nato probabilmente in Puglia intorno al 1435, giunse a Bologna verso il 1460 dopo aver viaggiato e vissuto a Napoli e in Francia. Nel 1462 è citato in un documento come affittuario di una bottega nei pressi di <b><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Basilica_di_San_Petronio" target="_blank">San Petronio</a></b> in cui svolgeva la professione di </span><i style="font-family: georgia;">magister </i><span style="font-family: georgia;"> di scultura in terracotta. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Gli vennero affidate alcune delle formelle dei finestroni sul lato est della cattedrale facendosi conoscere come valente artigiano/artista e gli fu commissionato dalla confraternita dei <b><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Battuti" target="_blank">Battuti Bianchi</a></b>, per una sconosciuta ubicazione iniziale, il gruppo di sculture del <i>Compianto sul Cristo Morto. </i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Otto personaggi a grandezza naturale - divenuti nel tempo sette perché l'ottavo, <i>Nicodemo</i>, modellato sulle fattezze di <b><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_II_Bentivoglio" target="_blank">Giovanni II Bentivoglio</a></b> allora signore di Bologna, fu distrutto nel 1506 dopo la sua estromissione dal potere da parte di papa <b><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Papa_Giulio_II" target="_blank">Giulio II</a></b> - realizzati tra il 1463 e il 1490 in terracotta policroma, i cui colori con il tempo si sono purtroppo quasi del tutto perduti. </span></div><div><span style="font-family: georgia;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-zy2oZKjNSwA/YQglim9HVpI/AAAAAAAATZc/1sawHsnjMy4tEGNfZARHrO_U19K5J3vfQCLcBGAsYHQ/s2048/EQ0A6345.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1365" data-original-width="2048" height="266" src="https://1.bp.blogspot.com/-zy2oZKjNSwA/YQglim9HVpI/AAAAAAAATZc/1sawHsnjMy4tEGNfZARHrO_U19K5J3vfQCLcBGAsYHQ/w400-h266/EQ0A6345.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Veduta d'insieme del gruppo scultoreo</i></td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;">Il tema del <i>Compianto </i>nasce dalla narrazione della Passione di Cristo, quando subito dopo la deposizione di Gesù dalla croce, Maria e pochi altri seguaci si trovarono a contemplare il corpo senza vita del Cristo prima della tumulazione nel sepolcro messo a disposizione da <i>Giuseppe d'Arimatea</i>. </div></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">È il momento terribile in cui la Speranza viene spazzata via dall'orrore della Morte, è la rappresentazione dell'umana disperazione che coglie chi si trova a dover provare un dolore sconfinato: quello della perdita di un genitore, di un figlio, di un maestro, di una persona amata. L'attimo in cui si ha la consapevolezza che chi abbiamo amato, che chi ci ha così profondamente coinvolto, quella persona per cui vivevamo la nostra vita, se n'è andata per sempre.</span></div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-_YZ-zhncsw4/YQg9V7vTMRI/AAAAAAAATZk/QTcjTqNlW6cLblWthqdI3HKZsvbk8oZOACLcBGAsYHQ/s2048/EQ0A6348.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><span style="font-family: georgia;"><i><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1365" height="400" src="https://1.bp.blogspot.com/-_YZ-zhncsw4/YQg9V7vTMRI/AAAAAAAATZk/QTcjTqNlW6cLblWthqdI3HKZsvbk8oZOACLcBGAsYHQ/w266-h400/EQ0A6348.jpg" width="266" /></i></span></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: georgia;"><i>Maria, la Madre</i></span></td></tr></tbody></table><span style="font-family: georgia; text-align: left;">Molti artisti si sono cimentati con questa rappresentazione, umana e religiosa al tempo stesso. </span><i style="font-family: georgia; text-align: left;">Giotto </i><span style="font-family: georgia; text-align: left;">nella </span><i style="font-family: georgia; text-align: left;">Cappella degli Scrovegni</i><span style="font-family: georgia; text-align: left;"> ne dà un primo esempio, ma l'hanno affrontata anche </span><i style="font-family: georgia; text-align: left;">Sandro Botticelli</i><span style="font-family: georgia; text-align: left;">, </span><i style="font-family: georgia; text-align: left;">Tiziano</i><span style="font-family: georgia; text-align: left;">, </span><i style="font-family: georgia; text-align: left;">Lorenzo Lotto</i><span style="font-family: georgia; text-align: left;">, </span><i style="font-family: georgia; text-align: left;">Luca Giordano</i><span style="font-family: georgia; text-align: left;">. Un </span><i style="font-family: georgia; text-align: left;">Compianto </i><span style="font-family: georgia; text-align: left;">simile a quello di </span><i style="font-family: georgia; text-align: left;">Santa Maria della Vita</i><span style="font-family: georgia; text-align: left;"> si trova nella chiesa di </span><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_Santa_Maria_presso_San_Satiro" style="font-family: georgia; text-align: left;" target="_blank"><b>San Satiro</b></a><span style="font-family: georgia; text-align: left;"> a Milano ad opera dello scultore </span><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Agostino_Fonduli" style="font-family: georgia; text-align: left;" target="_blank"><b>Agostino Fonduli</b></a><span style="font-family: georgia; text-align: left;">, un altro sempre coevo si trova nella chiesa napoletana di </span><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Compianto_sul_Cristo_morto_(Guido_Mazzoni)" style="font-family: georgia; text-align: left;" target="_blank"><b>Sant'Anna dei Lombardi</b></a><span style="font-family: georgia; text-align: left;"> ad opera di </span><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Guido_Mazzoni" style="font-family: georgia; text-align: left;" target="_blank"><b>Guido Mazzoni</b></a><span style="font-family: georgia; text-align: left;">.</span></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Confrontandola con le altre opere, quella di <i>Nicolò </i>- all'epoca un giovane di venticinque anni - giganteggia. È straordinaria sia per la qualità dell'esecuzione che per l'altissima intensità del sentimento che ancora oggi, a distanza di centinaia di anni dalla sua realizzazione, riesce a trasmettere. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Davanti a queste persone letteralmente pietrificate nel loro incommensurabile dolore noi ci <i>identifichiamo, </i>le sentiamo<i> nostre</i>. E lo sconvolgimento portato dalla disperazione raggiunge il suo apice e sembra condensarsi nell'infinito grido della <i>Maddalena</i>, con il virtuosismo delle sue vesti sollevate da un vento invisibile e incontrollabile che sembra creare un vortice: un abisso in cui sprofonda il nostro sguardo.</span></div></div></div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-mwEC7LauNIE/YQhHXmyDATI/AAAAAAAATZs/QuASm9ym0ocPSngJws8oDLdZ3etUS1iawCLcBGAsYHQ/s2048/EQ0A6356.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1863" data-original-width="2048" height="364" src="https://1.bp.blogspot.com/-mwEC7LauNIE/YQhHXmyDATI/AAAAAAAATZs/QuASm9ym0ocPSngJws8oDLdZ3etUS1iawCLcBGAsYHQ/w400-h364/EQ0A6356.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: georgia;"><i>Maria di Giuseppe, la Madonna e Giovanni Apostolo</i></span></td></tr></tbody></table><span style="font-family: georgia;">Di fronte a simili capolavori che sanno parlare al nostro cuore dalla profondità di mondi e tempi lontanissimi dalla nostra esperienza, si comprende ancora una volta cosa significhi davvero l'arte. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Il vero artista riesce a rendere tangibile l'invisibile, comprensibile l'indicibile, affrontabile l'impossibile. Come in uno specchio magico ci mostra la realtà del mondo, portandoci a capire che ogni manifestazione della vita - anche la sua fine - è comunque permeata di bellezza: una bellezza orrida, o sublime, che peraltro resta la vera sostanza del mondo che ci circonda.</span></div>mfhttp://www.blogger.com/profile/09899304955497295776noreply@blogger.com2Via Clavature, 8/10, 40124 Bologna BO, Italia44.493398 11.344509616.183164163821154 -23.811740399999998 72.803631836178852 46.5007596tag:blogger.com,1999:blog-9078851714415606812.post-63099825161444718132021-06-04T23:47:00.006+02:002021-09-09T09:25:24.431+02:00Dal Teatro del Silenzio alla Pietra Cassia<p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: justify;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-sNO9ROi3m-4/YLqZfVq6K0I/AAAAAAAASIA/jNgcYddetUARbBKAMZY9x0OVJybhCwpIwCLcBGAsYHQ/s2048/EQ0A5815.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1313" data-original-width="2048" height="256" src="https://1.bp.blogspot.com/-sNO9ROi3m-4/YLqZfVq6K0I/AAAAAAAASIA/jNgcYddetUARbBKAMZY9x0OVJybhCwpIwCLcBGAsYHQ/w400-h256/EQ0A5815.jpg" width="400"></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Il Teatro del Silenzio, 2021 </i></td></tr></tbody></table><p></p><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Vicino a <i>Lajatico</i>, in val d'<i>Era</i>, c'è uno degli itinerari che non possono mancare nel <i>palmarés</i> dei camminatori curiosi, interessati di storia e di natura. </span></div><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">È una passeggiata che fa ben capire quante diverse origini concorrano a dar forma al nostro territorio, e come il paesaggio che ci circonda abbia assunto l'aspetto che crediamo di conoscere da un incessante compenetrarsi di azioni umane e naturali. E' un percorso che non scala vette ma attraversa colline, boschi e coltivi fino a raggiungere uno dei luoghi più affascinanti di questa parte di Toscana: la <i>Rocca di Pietracassia.</i></span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-0Zwzvu74hGc/YLqZz623K9I/AAAAAAAASII/4hfZQuFRwV8BVqYbeOVwL0o6gbruWZyDACLcBGAsYHQ/s2048/EQ0A5799.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1344" data-original-width="2048" height="263" src="https://1.bp.blogspot.com/-0Zwzvu74hGc/YLqZz623K9I/AAAAAAAASII/4hfZQuFRwV8BVqYbeOVwL0o6gbruWZyDACLcBGAsYHQ/w400-h263/EQ0A5799.jpg" width="400"></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Teatro del Silenzio, ingresso alla platea </i></td></tr></tbody></table><p></p><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><span style="font-family: georgia;">Si parte dal suggestivo anfiteatro del <i>Teatro del Silenzio, </i>a due passi dal paese.<i> </i>Creato nel 2006 da un'intuizione del cantante Andrea Bocelli sfruttando la naturale conformazione di una collina al centro di uno scenario che ha come sfondo <i>Volterra</i>, ospita un solo spettacolo all'anno su un palcoscenico </span>decorato da una installazione di arte contemporanea che muta di anno in anno, inquadrato da quinte di enormi blocchi di travertino che racchiudono un piccolo lago su cui viene montato il palco in occasione della rappresentazione. Quest'anno - 2021 - la scultura è <i>Clio Dorada</i> di Manolo Valdés.</span></div><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-__NJ1cYz-2c/YLqaLY5pNHI/AAAAAAAASIQ/Sgr931golnkouBG7KQC1D4W-jWcotPRkgCLcBGAsYHQ/s2048/EQ0A5794.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1365" data-original-width="2048" height="266" src="https://1.bp.blogspot.com/-__NJ1cYz-2c/YLqaLY5pNHI/AAAAAAAASIQ/Sgr931golnkouBG7KQC1D4W-jWcotPRkgCLcBGAsYHQ/w400-h266/EQ0A5794.jpg" width="400"></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>La Val d'Era nei pressi di Lajatico </i></td></tr></tbody></table><p></p><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Scendendo dal <i>Teatro del Silenzio </i>si attraversano coltivi, strade bianche e boschi con un dislivello contenuto, immersi in un paesaggio mutevole creato da un'integrazione perfetta tra l'intervento dell'uomo e l'azione della Natura, per raggiungere - attraverso un lungo crinale boschivo - una rupe emergente dalle colline che dividono le due valli dei torrenti <i>Fosce </i>e <i>Sterza</i>, affluenti dell'<i>Era</i>. </span></div><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-OSK_bZ_bhb4/YLqax6EME8I/AAAAAAAASIY/PGgFGHTMQfca5lPKXX4yoOSMsZ8EzemJwCLcBGAsYHQ/s2048/281A4247.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1338" data-original-width="2048" height="261" src="https://1.bp.blogspot.com/-OSK_bZ_bhb4/YLqax6EME8I/AAAAAAAASIY/PGgFGHTMQfca5lPKXX4yoOSMsZ8EzemJwCLcBGAsYHQ/w400-h261/281A4247.jpg" width="400"></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>La Pietra Cassia</i> </td></tr></tbody></table><p></p><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">La rupe, a 534 metri di altitudine, si innalza con uno strapiombo di circa 80 metri ed è caratterizzata da una evidente spaccatura che con ogni probabilità le ha dato il nome: <i>Pietra Cassa, </i>volgarizzata in<i> "Cassia"</i>, infatti sta a significare pietra spaccata. Situata in posizione dominante non solo sui due valloni sottostanti ma anche sulla più distante <i>Valdera</i>, fin da epoche remotissime ha ospitato una postazione difensiva, collegata con tutte le altre (<i>Lajatico, Orciatico, Miemo, Montevaso, Chianni, Terricciola</i>) che controllavano le vie di trasporto dei metalli estratti dalle <i>Colline Metallifere</i>.</span></div><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"></span></p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-8YoUCmbjLas/YLqdWbFeLZI/AAAAAAAASJA/1hjX9PyCQJcqQUTQ_w9ShZDUFFEMaX_zwCLcBGAsYHQ/s2048/281A4259.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1365" data-original-width="2048" height="266" src="https://1.bp.blogspot.com/-8YoUCmbjLas/YLqdWbFeLZI/AAAAAAAASJA/1hjX9PyCQJcqQUTQ_w9ShZDUFFEMaX_zwCLcBGAsYHQ/w400-h266/281A4259.jpg" width="400"></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Panorama dalla vetta della Rocca di Pietracassia </i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: georgia;"><div style="text-align: justify;">La data precisa di costruzione degli edifici attualmente esistenti resta ignota, ma si può ipotizzare che risalga almeno all'epoca longobarda. Le prime notizie scritte risalgono al 1028 quando la fortificazione viene citata in alcuni documenti come importante punto di confine tra la diocesi di Volterra e il territorio pisano. Agli inizi del XII secolo era di proprietà dei conti <i>Cadolingi </i>di <i>Fucecchio</i>, costruttori della vicina <i>Badia di Morrona</i>. Pochi anni dopo, nel 1115, venne acquistata dal vescovo <i>Ruggieri di Volterra</i> insieme alla metà dei possedimenti del conte <i>Uguccione</i>, oberato dai debiti. Il fortilizio però venne gestito da <i>Pisa </i>fino al secolo successivo anche se restò di proprietà ecclesiastica.</div></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-7pM6VYfgglQ/YLqbAFtOCNI/AAAAAAAASIc/s9Hlc0rnyjQ4tr-TefinlxqaUh_fca0AQCLcBGAsYHQ/s2048/281A4249.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1365" height="400" src="https://1.bp.blogspot.com/-7pM6VYfgglQ/YLqbAFtOCNI/AAAAAAAASIc/s9Hlc0rnyjQ4tr-TefinlxqaUh_fca0AQCLcBGAsYHQ/w266-h400/281A4249.jpg" width="266"></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>L'entrata alla Rocca </i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: georgia;"><div style="text-align: justify;">Dopo la sconfitta dei Pisani nella battaglia della <i>Meloria</i>, i Lucchesi e Fiorentini ottennero il controllo della rocca e di altri 22 castelli della <i>Valdera</i>. Ma le contese tra Pisani, Fiorentini e Volterrani per il controllo della Rocca e del suo territorio durarono ancora per centocinquant'anni con alterne vicende finché nel 1405, dopo un assedio da parte del Comune di <i>Pisa</i>, il capitano <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Gaetani_di_Pisa" target="_blank">Pietro Gaetani</a> la consegnò a <i>Firenze</i>, insieme alle comunità di <i>Orciatico </i>e <i>Lajatico</i>. Ribellatasi al dominio fiorentino nel 1431, la rocca venne riconquistata dopo tre anni e smantellata per rappresaglia. Da allora si trova in stato di abbandono: un abbandono estremamente suggestivo.</div></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-JRmQi9mnaKY/YLqbTBHPNBI/AAAAAAAASIo/Tyd-fkjNGakGlW_Wad_XYQL6-S9gPw-rACLcBGAsYHQ/s2048/281A4252.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1429" height="400" src="https://1.bp.blogspot.com/-JRmQi9mnaKY/YLqbTBHPNBI/AAAAAAAASIo/Tyd-fkjNGakGlW_Wad_XYQL6-S9gPw-rACLcBGAsYHQ/w279-h400/281A4252.jpg" width="279"></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Le mura a Sud </i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: georgia;"><div style="text-align: justify;">Il fortilizio ha una massiccia forma squadrata con la facciata principale rivolta a sud, senza aperture e merlature, con feritoie di epoca posteriore. Oltre al mastio, dispone di due torri collegate da possenti mura: una occidentale a pianta quadrata e una orientale a pianta eptagonale. Solo la seconda risulta essere ai giorni nostri in buono stato e accessibile, mostrando ai visitatori una bella volta a botte. Al castello si accede tramite un ingresso sopraelevato posto vicino alla torre di ponente e oggi gravemente danneggiato. Nulla resta degli edifici interni, solo il mastio conserva parte della sua struttura, per il resto crollata. Un restauro conservativo è stato effettuato a partire dal 2007, ed ha reso il sito sufficientemente accessibile per una visita.</div></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-OgH1yoZf2HE/YLqbjtzMmQI/AAAAAAAASIw/Sbh67XOjqdUoLtOplU0I5COKdow1vcdoQCLcBGAsYHQ/s2048/IMG_6874.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1365" height="400" src="https://1.bp.blogspot.com/-OgH1yoZf2HE/YLqbjtzMmQI/AAAAAAAASIw/Sbh67XOjqdUoLtOplU0I5COKdow1vcdoQCLcBGAsYHQ/w266-h400/IMG_6874.jpg" width="266"></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Una delle feritoie </i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: georgia;"><div style="text-align: justify;">Intorno a ciò che resta della fortezza si estendono silenziose per chilometri le faggete e i castagneti della riserva faunistica di <i>Miemo,</i> con la loro popolazione di mufloni, daini, cervi e cinghiali. Negli anni Settanta del secolo scorso fu qui tentata la reintroduzione del più sensibile ed ostico dei Tetraonidi, il <i><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Tetrastes_bonasia">Francolino di Monte</a>, </i>simile a una coturnice, un tempo comune in tutte le Colline Metallifere. Si tratta di un gallinaceo grande quasi quanto un fagiano, con un bellissimo piumaggio e un caratteristico richiamo.</div></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-1ceex_AqMiE/YLqdALLfu0I/AAAAAAAASI4/9gZ4IiKjBF8SzinFY-NeMLi0sU6IewBtACLcBGAsYHQ/s2048/Francolino.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1366" data-original-width="2048" height="266" src="https://1.bp.blogspot.com/-1ceex_AqMiE/YLqdALLfu0I/AAAAAAAASI4/9gZ4IiKjBF8SzinFY-NeMLi0sU6IewBtACLcBGAsYHQ/w400-h266/Francolino.jpg" width="400"></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Il Francolino di Monte (foto Luigi Sebastiani) </i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: georgia;"><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Ma ancora più significativo della fauna, e della flora, e delle rovine del castello è il meraviglioso panorama che si gode dalla <i>Pietra Cassia</i> su questa parte della nostra regione. Una distesa apparentemente senza fine di colline, monti, boschi e prati punteggiati di silenziosi piccoli paesi e città a misura d'uomo. É la felicità fatta visione, a testimonianza della vocazione dei Toscani a parlare di sé attraverso il paesaggio, rappresentandosi attraverso i mezzi </span><span style="font-family: georgia;">sublimi</span><span style="font-family: georgia;"> </span><span style="font-family: georgia;">della Natura.</span></div></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Tutti noi dovremmo tener conto di questa vocazione e farcene in qualche misura eredi, imparando a proteggere e apprezzare ciò che i nostri avi hanno lasciato. Non di guerra o di distruzione parlano oggi le rovine di questa antica fortezza, ma di pace e bellezza: perché solo la pace e la bellezza possono salvare il mondo.</span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-HbDPEwR91yM/YLqepIMIy7I/AAAAAAAASJI/DPtCivkHqD0Ac6FdeoDn8ZiWu8LemajHgCLcBGAsYHQ/s1185/Mappa%2Bcon%2Btracciato%2Bgpx.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1185" data-original-width="1102" height="400" src="https://1.bp.blogspot.com/-HbDPEwR91yM/YLqepIMIy7I/AAAAAAAASJI/DPtCivkHqD0Ac6FdeoDn8ZiWu8LemajHgCLcBGAsYHQ/w373-h400/Mappa%2Bcon%2Btracciato%2Bgpx.jpg" width="373"></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>L'itinerario descritto </i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: georgia;"><div style="text-align: justify;">Chi voglia seguire le nostre orme può scaricare il tracciato in formato gpx da <a href="https://www.dropbox.com/s/vw30r2mrebwbhum/da-lajatico-alla-rocca-di-pietracassia.gpx?dl=0" target="_blank">questo link</a>. Le fotografie, ove non diversamente indicato, sono di mia proprietà e possono essere usate solo dietro mia esplicita autorizzazione.</div></span><p></p>mfhttp://www.blogger.com/profile/09899304955497295776noreply@blogger.com056030 Lajatico PI, Italia43.430646499999987 10.683195915.120412663821142 -24.4730541 71.740880336178833 45.8394459tag:blogger.com,1999:blog-9078851714415606812.post-43226006913215309402021-05-24T23:38:00.009+02:002021-05-25T17:16:30.588+02:00Un viaggio d'altri tempi: due giorni da Lucca a Pisa lungo la Via degli Acquedotti<p></p><span style="font-family: georgia;"><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-cUfk8vm01RU/YKwe1BqJWYI/AAAAAAAASFE/yTvag4ZsyE01KdXIPhCpwyeCXAxGJzvYwCLcBGAsYHQ/s2048/EQ0A1550.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1365" data-original-width="2048" height="266" src="https://1.bp.blogspot.com/-cUfk8vm01RU/YKwe1BqJWYI/AAAAAAAASFE/yTvag4ZsyE01KdXIPhCpwyeCXAxGJzvYwCLcBGAsYHQ/w400-h266/EQ0A1550.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Lungo l'acquedotto del Nottolini</i></td></tr></tbody></table>In questi mesi di pandemia siamo stati costretti a limitare uscite e spostamenti e abbiamo forzatamente dovuto riscoprire i dintorni di casa nostra, e non di rado ci siamo trovati a dover riconsiderare le distanze che davvero ci separavano dalle mete che avremmo voluto raggiungere. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Come in uno specchio deformante, una malattia diffusa a livello globale ad una velocità impensabile in epoche precedenti ci ha portato a toccare con mano quanto il mondo di oggi sia interconnesso, ma nello stesso tempo molti spazi - interpersonali ma anche geografici - si sono dilatati fino a ritornare a ciò che erano molti anni fa, prima dell'avvento dell'Era del Motore.</div></span><p></p><div id="gtx-trans" style="left: 229px; position: absolute; top: 246.182px;"><div class="gtx-trans-icon"></div></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-XPYRqDU1i6E/YKwajCxZC8I/AAAAAAAASE4/GOv0_plR48cdVgjBT37lTd0z0VkA2Ei5ACLcBGAsYHQ/s2048/EQ0A9643.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1365" height="400" src="https://1.bp.blogspot.com/-XPYRqDU1i6E/YKwajCxZC8I/AAAAAAAASE4/GOv0_plR48cdVgjBT37lTd0z0VkA2Ei5ACLcBGAsYHQ/w266-h400/EQ0A9643.jpg" width="266" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Una delle ville storiche di Vorno</i></td></tr></tbody></table>Improvvisamente luoghi assai distanti - Cina, India, Corea, Giappone, Brasile, Stati Uniti, Nuova Zelanda - ci sono diventati familiari come il cortile di casa, una casa grande quanto il mondo, ma nello stesso tempo il confine delle nostre azioni si riduceva alle stanze della nostra abitazione</span><span style="font-family: georgia;"> o alle strade del nostro quartiere. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Adesso molte di queste restrizioni stanno scomparendo e gli orizzonti sembra che tornino di nuovo ad allargarsi. Ciò nonostante vorrei suggerirvi di provare a mantenere ancora un poco questo ribaltamento di prospettive partendo per un viaggio di altri tempi con i mezzi di centocinquantanni fa. Usando le ferrovie, le strade tortuose delle campagne e i sentieri dei Monti Pisani per andare da Prato a Pisa attraverso la <i>Via degli Acquedotti. </i></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">È un tracciato apparentemente semplice e alla portata di tutti: sono circa 25 chilometri da percorrere in due giorni con poco più di seicento metri di dislivello, che usa il treno per andare da Prato a Lucca per poi attraversare a piedi i Monti Pisani fino a Pisa, dove si riprende il treno per il ritorno. </span></div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-wVJrNMapqNI/YKwDFdZaeWI/AAAAAAAASD0/JeGYQns-w1UggiiorHRSu-C9UUA6NSzfgCLcBGAsYHQ/s2048/EQ0A1572.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1365" data-original-width="2048" height="266" src="https://1.bp.blogspot.com/-wVJrNMapqNI/YKwDFdZaeWI/AAAAAAAASD0/JeGYQns-w1UggiiorHRSu-C9UUA6NSzfgCLcBGAsYHQ/w400-h266/EQ0A1572.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: georgia;"><i>La campagna presso Badia di Cantignano</i></span></td></tr></tbody></table><span style="font-family: georgia;">Il tratto ferroviario da Prato a Lucca e poi a Pisa non è solo uno dei più antichi d'Italia ma anche la prima strada ferrata internazionale del mondo. Progettato nel 1844 a seguito di negoziati tra il Ducato di Lucca e il Granducato di Toscana fu realizzato a partire dal 1848, quindi interamente in epoca granducale, e fu familiarmente denominato </span><i style="font-family: georgia;">"Ferrovia Maria Antonia" </i><span style="font-family: georgia;">in onore di <i><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Maria_Antonia_di_Borbone-Due_Sicilie" target="_blank">Maria Antonietta delle Due Sicilie</a></i>, consorte dell'allora <i><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Leopoldo_II_di_Toscana" target="_blank">Granduca Leopoldo di Toscana</a></i>. Chi vi viaggiava negli anni precedenti il 1860 doveva pertanto attraversare una dogana prima di arrivare alla stazione di Lucca, che per i pratesi del tempo era "all'estero" né più né meno che della stazione di Parigi.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">E proprio nei pressi della monumentale stazione ferroviaria lucchese, inaugurata nel 1846 su progetto dell'architetto <i><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Pardini" target="_blank">Giuseppe Pardini</a></i>, sta il punto di partenza di questo viaggio. Che è - come spesso accade nei viaggi - anche un punto di arrivo, quello delle arcate del grande acquedotto progettato da <i><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Lorenzo_Nottolini" target="_blank">Lorenzo Nottolini</a></i>. Una infrastruttura necessaria all'approvvigionamento idrico della città di Lucca, che vagheggiata più volte fin dal Settecento, fu infine iniziata nel 1823 durante il ducato di <i><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Maria_Luisa_di_Borbone-Spagna_(1782-1824)" target="_blank">Maria Luisa di Borbone</a></i>, per essere completata un decennio dopo sotto il ducato di <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_II_di_Parma" target="_blank">Carlo Ludovico</a> al termine di lavori davvero imponenti per l'epoca.</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-GsokV4d708w/YKwCFa2aROI/AAAAAAAASDk/oxwp4l0VQUQtnF9dVrkSWPALLEkc2_2MACLcBGAsYHQ/s2048/EQ0A1581.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1365" data-original-width="2048" height="266" src="https://1.bp.blogspot.com/-GsokV4d708w/YKwCFa2aROI/AAAAAAAASDk/oxwp4l0VQUQtnF9dVrkSWPALLEkc2_2MACLcBGAsYHQ/w400-h266/EQ0A1581.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Il tempietto di Guamo</i></td></tr></tbody></table>Con una notevole operazione di terrazzamento e regimazione idrica, diciotto sorgenti di una valle secondaria dei <i>Monti Pisani</i>, la <i>Serra Vespaiata</i>, furono captate e convogliate insieme alle acque dei rii di <i>San Quirico</i> e <i>della Valle </i>in un grande serbatoio dall'architettura a tempio dorico dotato di filtri per togliere le impurità, ubicato a <i>Guamo. </i>Da lì partiva una struttura modellata esteriormente come un acquedotto di epoca romana: più di tre chilometri di lunghezza, 12 metri di altezza, 460 archi in mattoni e muratura che sostengono due diverse condotte per le acque: quelle di sorgente per gli usi potabili, quelle dei rii per alimentare le fontane pubbliche della città. Al termine delle arcate e a ridosso della stazione ferroviaria fu costruito un secondo tempio-serbatoio, quello di <i>San Concordio</i>, da dove l'acqua veniva portata in città attraverso condotte forzate in metallo dotate di </span><span style="text-align: left;"><span style="font-family: georgia;">un complesso sistema mobile per preservare i tubi di ferro dalla rottura dovuta alla dilatazione termica</span></span><span style="font-family: georgia;">. </span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"><br />Ed è da </span><i style="font-family: georgia;">San Concordio </i><span style="font-family: georgia;">che ci si incammina. Lungo un sentiero che è anche uno stradello di campagna, proprio a fianco delle possenti arcate dell'acquedotto che tagliano dritte la fertile campagna lucchese con vedute inconsuete sulle piccole frazioni attraversate, in breve si raggiunge il <i>Tempietto di Guamo </i>e si continua risalendo la base delle colline tra Lucca e Pisa, con un panorama via via più ampio fino ad arrivare in un luogo dal nome curioso, che compendia il gran lavoro del <i>Nottolini</i>: le <i>Parole d'Oro</i>. </span></div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-SuTStf_7Ieg/YKwCUgUZHsI/AAAAAAAASDo/sX_4jgOlqoMCaS38X1ur_9PRdUXEAtSPQCLcBGAsYHQ/s2048/EQ0A1585.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1320" data-original-width="2048" height="258" src="https://1.bp.blogspot.com/-SuTStf_7Ieg/YKwCUgUZHsI/AAAAAAAASDo/sX_4jgOlqoMCaS38X1ur_9PRdUXEAtSPQCLcBGAsYHQ/w400-h258/EQ0A1585.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: georgia;"><i>Le Parole d'Oro</i></span></td></tr></tbody></table><span style="font-family: georgia;">Le <i>Parole d'Oro</i> costituiscono l'origine dell'acquedotto: un'intera valle - la <i>Serra Vespaiata</i> - in cui le numerose sorgenti che alimentano il torrente che la percorre sono captate e convogliate da una serie di complesse strutture idrauliche in un singolo canale diretto al tempietto di <i>Guamo</i>. Per celebrare la positiva riuscita di quest'opera sul ponte che scavalca il torrente alla fine del vallone fu realizzata un'iscrizione latina - originariamente in ottone dorato a grandi lettere capitali - così concepita:</span></div><div><blockquote><div style="text-align: left;"><i><span style="font-family: georgia;"></span></i></div></blockquote><blockquote><blockquote><div style="text-align: left;"><i><span style="font-family: georgia;">KAR.LVD.BORB.I.H.DUX.N.AUG.AQUIS.E.PLURIBUS FONTIUM ORIBUS.COLLIGENDIS.ET AD URBANOS PONTES LARGIUS PERDUCENDIS.MONUMENTO.AETERNO.PROVIDIT.DUCATUS.SUI.ANNO.VI <span style="text-align: justify;"> </span></span></i></div></blockquote><blockquote><div style="text-align: left;"><span style="text-align: justify;"><i><span style="font-family: times;">(Carlo Ludovico Borbone duce uomo nobilissimo e augusto provvide nell’anno VI del suo ducato a raccogliere le acque da molteplici sorgenti e a portarle più largamente verso gli acquedotti cittadini con movimento eterno)</span></i></span></div></blockquote></blockquote><blockquote><div style="text-align: left;"><span style="text-align: justify;"><i><span style="font-family: georgia;"></span></i></span></div></blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Questa iscrizione, incomprensibile per la quasi totalità degli abitanti all'epoca della costruzione dell'acquedotto, fu da loro semplificata con il toponimo che conosciamo ancora oggi e che identifica il luogo. </span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Il ponte e il parco intorno alla <i>Serra Vespaiata</i> sono stati restaurati nel 2014: il sentiero che le attraversa sale seguendo la valle fino ad arrivare alla strada in corrispondenza di un valico a poco più di 200 metri di quota, nei pressi di un piccolo Osservatorio Astronomico, quello di <i>Vorno</i>, situato sul poggio della <i>Gallonzora. </i>Da lì si discende fino ad arrivare a una delle più affascinanti frazioni del comune di <i>Capannori</i>, <i>Vorno</i>.</span></p><p><span style="font-family: georgia;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-ZBShgj2c7Ug/YKwHGxmBZtI/AAAAAAAASD8/bEyNPxx3XbwQl9vylGuLqILnrIRmXiy2wCLcBGAsYHQ/s2048/VornoCapannoriSanPietro1.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1503" data-original-width="2048" height="294" src="https://1.bp.blogspot.com/-ZBShgj2c7Ug/YKwHGxmBZtI/AAAAAAAASD8/bEyNPxx3XbwQl9vylGuLqILnrIRmXiy2wCLcBGAsYHQ/w400-h294/VornoCapannoriSanPietro1.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Vorno, Pieve di San Pietro (foto da Wikimedia Commons) </i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: georgia; text-align: justify;"><div style="text-align: justify;">Più che un paese, un agglomerato di abitazioni e ville sparse in una bella conca attraversata da un rio, il <i>rio di Vorno, </i>e con una pieve, quella di <i>San Pietro</i>, oggi decisamente sovradimensionata rispetto all'effettiva densità dei fedeli. <i>Vorno,</i> come altre frazioni del circondario, è stata per secoli una meta delle villeggiature delle famiglie nobili lucchesi, apprezzata per la natura rigogliosa e il clima mite. Si presta molto bene a fare da punto di arrivo della prima giornata di viaggio lungo la <i>Via degli Acquedotti,</i> anche perché ha diversi B§B e ottimi ristori dove il viandante affamato e stanco può fermarsi.</div></span><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: justify;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-NT73_XnOoH8/YKwTJk6a88I/AAAAAAAASEU/0oPbYSY4LmI6yBGz2DWdwDU6kGFUbb40ACLcBGAsYHQ/s2048/EQ0A9659.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1365" data-original-width="2048" height="266" src="https://1.bp.blogspot.com/-NT73_XnOoH8/YKwTJk6a88I/AAAAAAAASEU/0oPbYSY4LmI6yBGz2DWdwDU6kGFUbb40ACLcBGAsYHQ/w400-h266/EQ0A9659.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Antico mulino lungo il Rio Maestro di Vorno </i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: georgia; text-align: justify;"><div style="text-align: justify;">Dopo la sosta a <i>Vorno </i>la <i>Via </i>riparte risalendo il rio <i>Maestro di Vorno </i>all'inizio per carrozzabile, poi per sterrato e infine per sentiero fino a raggiungere uno dei valichi più importanti dei Monti Pisani, quello di <i>Campo di Croce</i>, a 612 metri di quota, contraddistinto da un incredibile bosco naturale di <i>cedri del Libano</i>, esistente da secoli sul valico. Al passo si incrociano numerosissimi sentieri: la <i>Via degli Acquedotti</i> piega scendendo sulla destra del valico e attraversando alcune formazioni tipiche dei <i>monti Pisani</i>, i così detti "<i>Maoni</i>".</div></span><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: justify;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-lMYdrpAK20w/YKwMIzCaPiI/AAAAAAAASEI/ZsyTwl352OoJbray7LhlthjFs-m5XW2UQCLcBGAsYHQ/s2048/Maoni%252C%2BTafoni%2Be%2Baltro-32.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="300" src="https://1.bp.blogspot.com/-lMYdrpAK20w/YKwMIzCaPiI/AAAAAAAASEI/ZsyTwl352OoJbray7LhlthjFs-m5XW2UQCLcBGAsYHQ/w400-h300/Maoni%252C%2BTafoni%2Be%2Baltro-32.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Un "maone" lungo la Via degli Acquedotti (foto M. Tongiorgi) </i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: georgia; text-align: justify;"><div style="text-align: justify;">Malgrado l'altezza contenuta, i <i>monti Pisani</i> conservano nei <i>maoni </i>tracce importanti delle ultime ere glaciali. Queste sassaie sono state infatti originate da un fenomeno detto <i>crioclastismo</i>, ovvero il processo di disgregazione meccanica della pietra causato dalla pressione provocata dall'aumento di volume dell'acqua contenuta entro le fessure rocciose quando questa congela. Questo fenomeno crea detriti ghiaiosi dagli spigoli vivi, affini ai ghiaioni presenti al di sotto delle vette delle cime alpine: ricordi di periodi in cui il clima della nostra <i>Toscana</i> era simile a quello attuale dell'<i>Islanda</i>.</div></span><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Dopo aver superato una "foce" - quella di <i>Penecchio </i>- più bassa del <i>Campo di Croce</i> di un centinaio di metri il sentiero raggiunge la prominenza denominata "<i>Scarpa d'Orlando</i>" contraddistinta dalla prima delle sorgenti che dànno il nome alla<i> Valle delle Fonti,</i> ovvero il luogo da cui ha origine l'<i>Acquedotto Mediceo Pisano</i>, più vecchio di quello del <i>Nottolini </i>di oltre duecento anni. </span></p><p><span style="font-family: georgia;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: justify;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-6X2k6z73dnc/YKwS6f3sSaI/AAAAAAAASEQ/8ZCGEeJ5vQA3BaXeyCGhvLUpt3qYjtTvQCLcBGAsYHQ/s2048/EQ0A9704.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1365" data-original-width="2048" height="266" src="https://1.bp.blogspot.com/-6X2k6z73dnc/YKwS6f3sSaI/AAAAAAAASEQ/8ZCGEeJ5vQA3BaXeyCGhvLUpt3qYjtTvQCLcBGAsYHQ/w400-h266/EQ0A9704.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Gli archi dell'Acquedotto Mediceo </i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: georgia; text-align: justify;"><div style="text-align: justify;">Voluto dal Gran Duca <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Ferdinando_I_de%27_Medici"><i>Ferdinando I</i></a> fu inizialmente realizzato negli ultimi anni del Cinquecento ed aggiornato varie volte attraverso i secoli, fino a una sistemazione idraulica effettuata alla fine dell'Ottocento con la costruzione di numerose "prese" d'acqua convogliate a un serbatoio centrale che lo rese simile a quello lucchese. La lunghezza dell'acquedotto è doppia (6 km) rispetto a quello del <i>Nottolini</i>, e anche il numero degli archi supera i novecento.</div></span><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: justify;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-zj5L6DmviH0/YKwUJAlON_I/AAAAAAAASEg/oLq7x0j4nnMdM-YvxHHc0_kxKPIqlcViQCLcBGAsYHQ/s1460/Cisternone_Valle_delle_Fonti.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><span style="font-family: georgia;"><img border="0" data-original-height="1224" data-original-width="1460" height="335" src="https://1.bp.blogspot.com/-zj5L6DmviH0/YKwUJAlON_I/AAAAAAAASEg/oLq7x0j4nnMdM-YvxHHc0_kxKPIqlcViQCLcBGAsYHQ/w400-h335/Cisternone_Valle_delle_Fonti.jpg" width="400" /></span></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: georgia;">Il Cisternone dell'Acquedotto Mediceo (Foto da Wikimedia Commons) </span></i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: georgia; text-align: justify;"><div style="text-align: justify;">Il sentiero percorre tutta la valle scendendo ripidamente fino a raggiungere il così detto "<i>Cisternone</i>", luogo di raccolta e filtraggio delle acque raccolte nella valle, con un serbatoio di oltre 360 metri cubi di capienza che garantiva un'autonomia al sistema idraulico di 6/8 ore. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Da lì parte un tratto di galleria sotterranea che porta l’acqua fino all’ultima struttura di fondovalle della rete delle prese, in cui avviene lo scambio fra due condotte differenti: da una sotterranea a forte pendenza si passava ad una sopraelevata su archi a minima pendenza che conduceva l’acqua sino a <i>Pisa</i>. A due passi dall'inizio delle arcate verso <i>Pisa </i>troviamo<i> </i>il piccolo paese di <i>Asciano Pisano</i>, dove è possibile rifocillarsi e sostare prima dell'ultimo tratto del percorso.</div></span><span style="font-family: georgia;"><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-5G42HikRy4Q/YKwZqlHhMJI/AAAAAAAASEw/S0vmbAfdTXkptX1dM0bJye1APrKXoPiWwCLcBGAsYHQ/s930/Via%2Bdegli%2BAcquedotti.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="930" data-original-width="820" height="400" src="https://1.bp.blogspot.com/-5G42HikRy4Q/YKwZqlHhMJI/AAAAAAAASEw/S0vmbAfdTXkptX1dM0bJye1APrKXoPiWwCLcBGAsYHQ/w353-h400/Via%2Bdegli%2BAcquedotti.jpg" width="353" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Il percorso della Via degli Acquedotti</i></td></tr></tbody></table>La lunga sequenza delle arcate dell'acquedotto, affiancate da uno stradello a fondo naturale che percorriamo, raggiungono da Asciano le mura di Pisa in corrispondenza di <i>piazza delle Gondole</i>. Qui è presente una cisterna da dove l'acqua veniva nuovamente incanalata in condutture sotterranee per alimentare le varie fontane presenti in città, tra le quali la <i>fontana dei Putti</i> in <i>Piazza dei Miracoli</i> e la fontana sotto la <i>Statua di Cosimo I</i> in <i>Piazza dei Cavalieri</i>.</div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-DAGZZblFt1k/YKwYPTzoczI/AAAAAAAASEo/87Eg11F1JNcixZen9p5VUKQqRM94Ajb1wCLcBGAsYHQ/s2048/EQ0A8984.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1433" data-original-width="2048" height="280" src="https://1.bp.blogspot.com/-DAGZZblFt1k/YKwYPTzoczI/AAAAAAAASEo/87Eg11F1JNcixZen9p5VUKQqRM94Ajb1wCLcBGAsYHQ/w400-h280/EQ0A8984.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Piazza dei Miracoli</i></td></tr></tbody></table>E dopo due giornate intense è proprio tra le bellezze di <i>Pisa </i>che finisce questo itinerario che ci ha portato in giro per centinaia d'anni di storia umana e migliaia di anni di quella naturale, tra acquedotti chiese case e ville, monti valichi e boschi, torrenti, fonti e pietraie glaciali, con la cadenza lenta e tenace dei passi del viandante. Ben diversa da quella del motore, si avvicina al ritmo che più vorremmo sentire nei nostri viaggi: quello del cuore.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Chi è interessato a scaricare il tracciato del percorso può farlo direttamente da <a href="https://www.dropbox.com/s/2c1qn22tc5b6k8w/la-via-degli-acquedotti-da-lucca-a-pisa.gpx?dl=0" target="_blank">qui</a> oppure attraverso <a href="https://it.wikiloc.com/percorsi-escursionismo/la-via-degli-acquedotti-da-lucca-a-pisa-36392225" target="_blank">Wikiloc</a>. Buon viaggio!</div></span></div><br />mfhttp://www.blogger.com/profile/09899304955497295776noreply@blogger.com0Lucca, viale 55100, Viale Camillo Benso Cavour, 15, 55100 Lucca LU, Italia43.8374125 10.506147718.624231116387637 -24.6501023 69.050593883612365 45.6623977tag:blogger.com,1999:blog-9078851714415606812.post-13604999508630058382021-05-12T00:19:00.011+02:002021-09-09T09:26:44.630+02:00Gli Uomini della Neve e il ghiacciaio invisibile<p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-yH2I6ziG6yY/YJvMv-xVPkI/AAAAAAAARlE/smOcnipU1CMdIKZZ8HV6nfteZflWSWkowCLcBGAsYHQ/s2048/Image26-2.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1371" data-original-width="2048" height="268" src="https://1.bp.blogspot.com/-yH2I6ziG6yY/YJvMv-xVPkI/AAAAAAAARlE/smOcnipU1CMdIKZZ8HV6nfteZflWSWkowCLcBGAsYHQ/w400-h268/Image26-2.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: georgia;"><i>Il crinale di vetta della Pania della Croce</i></span></td></tr></tbody></table><span style="font-family: georgia;"><div style="text-align: justify;">La geografia dei monti toscani è punteggiata di toponimi che raccontano una storia sul territorio che identificano. Hanno le origini più svariate e conservano sempre una traccia delle popolazioni che li hanno creati e usati. Alcuni rivestono un significato evidente, altri invece appaiono curiosi o difficili da interpretare.</div></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Il gruppo delle <i>Panie</i>, se non la più alta di certo la più eminente montagna delle Alpi Apuane, è apparso peculiare sin dai tempi più antichi a tutte le popolazioni stanziate nel suo territorio, tant'è che l'oronimo attuale che dà il nome a questo insieme di montagne deriva dall'antica radice indoeuropea <i>"pan" - </i>ovvero <i>"cima, vetta" -</i> che fu utilizzata per la prima volta dalla popolazione dei <i>Liguri</i> <i>Apuani </i>che si insediarono in quest'area geografica circa quattromila anni fa e la dominarono per oltre nove secoli.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-jgLyJUK35eg/YJsAvB7z6kI/AAAAAAAARkg/br7tArH57-QmjCjg-O604r2pOhagFH61gCLcBGAsYHQ/s2048/Image2-2.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1366" data-original-width="2048" height="266" src="https://1.bp.blogspot.com/-jgLyJUK35eg/YJsAvB7z6kI/AAAAAAAARkg/br7tArH57-QmjCjg-O604r2pOhagFH61gCLcBGAsYHQ/w400-h266/Image2-2.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: georgia;">Il lato sud della Pania o "Costa Pulita"</span></i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: georgia;"><div style="text-align: justify;">La <i>Pania </i>con i suoi 1858 metri è la quarta cima per altezza delle Apuane. Nei secoli passati era chiamata anche "<i>Petrapana</i>", un oronimo che raggruppava nel nome sia il richiamo al termine usato per indicare una vetta che la contrazione del latino <i>"Petrae Apuanae"</i> ovvero "monti degli Apuani". Dai primi anni dell'Ottocento sulla cima maggiore del gruppo è stata innalzata una croce - inizialmente di legno e dall'agosto del 1900 in metallo - che ha caratterizzato la vetta al punto da farne cambiare il toponimo in <i>Pania della Croce</i>, che è il nome con cui la conosciamo ancora oggi.</div></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Per la loro posizione dominante, l'eleganza delle forme e l'interesse paesaggistico, alpinistico e geologico le <i>Panie</i> rappresentano la Montagna toscana nella sua forma più emozionante. Contrapposte alla costa lineare della Versilia, si innalzano separate da profonde valli dal resto delle Apuane per strapiombare nel versante sud con una impressionante bastionata calcarea, rendendosi visibili nelle giornate limpide da tutta la Toscana Nord-Occidentale. Conseguente a questa visibilità è la panoramicità della sua cima, che in condizioni ottimali permette di ammirare un panorama che va dal Monviso alle montagne della Corsica e all'Amiata.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-KWa1Cm2MYzY/YJsBSzWQtPI/AAAAAAAARko/FGx7Ir_Q6rsXL5zUA1YOuohW29jDn6mGQCLcBGAsYHQ/s2048/Image22-2.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1273" data-original-width="2048" height="249" src="https://1.bp.blogspot.com/-KWa1Cm2MYzY/YJsBSzWQtPI/AAAAAAAARko/FGx7Ir_Q6rsXL5zUA1YOuohW29jDn6mGQCLcBGAsYHQ/w400-h249/Image22-2.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: georgia;">Il versante nord, dove si trova l'altipiano della Vetricia</span></i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: georgia;"><div style="text-align: justify;">Queste montagne sono nate da complessi fenomeni tettonici che hanno portato all'emersione di rocce sedimentarie che inizialmente - e per decine di milioni di anni - erano sprofondate al di sotto della crosta terrestre per essere compresse e riscaldate a temperature di centinaia di gradi fino a subire una vera e propria "metamorfosi" che dai sedimenti iniziali ha prodotto i marmi, i minerali e le pietre che ben conosciamo e che contraddistinguono questa catena montuosa. </div></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Circa venti milioni di anni fa il movimento delle placche della crosta terrestre tra Europa e Africa ha compresso, piegato e innalzato queste rocce fino a trasformare quelli che erano fondali oceanici in affilati crinali di vette rocciose, erosi dalla pioggia e dagli eventi meteorici, tra i quali il più importante è stato certamente l'alternarsi periodico di periodi freddi e caldi, con formazione e scioglimento di coltri glaciali spesse anche centinaia di metri che nei periodi di maggiore freddo scendevano fino a valle dando al paesaggio un aspetto himalayano.</span></p><p style="text-align: justify;"></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-qzATPbDqsLk/YJr-Fowj93I/AAAAAAAARkQ/dHXKXf0B3IcsvAkZz2eqjBvsAJwqHhEDQCLcBGAsYHQ/s2048/IMG_2106.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1365" data-original-width="2048" height="266" src="https://1.bp.blogspot.com/-qzATPbDqsLk/YJr-Fowj93I/AAAAAAAARkQ/dHXKXf0B3IcsvAkZz2eqjBvsAJwqHhEDQCLcBGAsYHQ/w400-h266/IMG_2106.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: georgia;"><i>L'altopiano della Vetricia e la Borra di Canala</i></span></td></tr></tbody></table><span style="font-family: georgia;"><div style="text-align: justify;">Il fenomeno delle glaciazioni insieme alle precipitazioni ordinarie è all'origine di una delle caratteristiche salienti del paesaggio apuano, ovvero l'erosione delle rocce carbonatiche con la conseguente nascita di numerosissime cavità, alcune delle quali molto rilevanti sia per dimensione che per estensione. Questo facilita la permanenza di neve e ghiaccio soprattutto nei versanti nord di queste vette, e la Pania in questo non fa eccezione e anzi presenta una caratteristica unica al mondo.</div></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Proprio al di sotto della <i>Pania della Croce</i> e del <i>Pizzo delle Saette </i>ma separato dalle vette dal vallone della <i>Borra di Canala</i>, a una quota media di circa 1400 metri, sta l'altopiano della <i>Vetricia</i>, una straordinaria balconata di pietra profondamente corrosa dai fenomeni carsici che creano un paesaggio arido e sconvolto ma di notevole suggestione. La sua peculiarità è la presenza di numerose fessurazioni tettoniche che con l'erosione delle acque nei millenni hanno originato numerose cavità verticali: grotte "a pozzo" di varia dimensione, con la più ampia che le sopravanza tutte di gran lunga.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-nikjiaELUn4/YJsB4epUvoI/AAAAAAAARkw/nEXG8mk_uHYuM9WxNb10PZuZhooEzH8cwCLcBGAsYHQ/s1200/5695091525_f5338556c7_o.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><span style="font-family: georgia;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="900" height="400" src="https://1.bp.blogspot.com/-nikjiaELUn4/YJsB4epUvoI/AAAAAAAARkw/nEXG8mk_uHYuM9WxNb10PZuZhooEzH8cwCLcBGAsYHQ/w300-h400/5695091525_f5338556c7_o.jpg" width="300" /></span></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: georgia;">L'Abisso Revel (foto E. Lotti)</span></i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: georgia;"><div style="text-align: justify;">Per la profondità e le dimensioni è stata chiamata <i>Abisso Enrico Revel, </i>dal nome del primo speleologo che ne raggiunse il fondo nel 1931. Posizionato nella parte meridionale dell’Altopiano alla quota di poco più di 1400 metri, ha all'imboccatura una lunghezza di 60 metri, una larghezza di 10 ed una profondità verticale di oltre 300. Fino a qualche anno fa era considerata la verticale assoluta più profonda del mondo e resta ancora oggi una voragine fra le più impegnative, certamente la prima delle Apuane; prova ne è che dal 1931 ad oggi soltanto 5 spedizioni lo hanno esplorato completamente. </div></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Proprio in fondo all'<i>Abisso</i> </span><span style="font-family: georgia;">sopravvive, invisibile </span><span style="font-family: georgia;">da più di 10.000 anni, in attesa della prossima era glaciale, l'ultimo relitto del grande ghiacciaio che copriva millenni fa la <i>Vetricia</i>: alcuni metri di ghiaccio fossile, rinnovato a ogni inverno attraverso le nevicate, al riparo dagli eccessivi calori dell'estate e dall'andirivieni delle temperature stagionali.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Perché il lato nord delle <i>Panie</i>, grazie alle numerose spaccature, consente spesso - pur senza arrivare alla protezione offerta dall'<i>Abisso Revel </i>- il mantenimento di neve e ghiaccio anche durante il periodo estivo. Questo fenomeno, ben conosciuto dagli abitanti di queste zone, portò nell'Ottocento alla nascita di un vero e proprio mestiere, quello degli <i>Uomini della Neve</i>.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-8pcWWQTrvAA/YJsCh-TfCnI/AAAAAAAARk4/mu5hjKB8iHcFJ75iGa8QDnqjlseTAhVxACLcBGAsYHQ/s2048/Image23-2.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1607" data-original-width="2048" height="314" src="https://1.bp.blogspot.com/-8pcWWQTrvAA/YJsCh-TfCnI/AAAAAAAARk4/mu5hjKB8iHcFJ75iGa8QDnqjlseTAhVxACLcBGAsYHQ/w400-h314/Image23-2.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: georgia;">Il Passo degli Uomini della Neve</span></i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: georgia;"><div style="text-align: justify;">Con questo nome erano infatti conosciuti gli "spalloni" che rifornivano di ghiaccio i villeggianti versiliesi - e a volte anche gli ospedali - tra Ottocento e Novecento, prima della diffusione dei refrigeratori industriali. All'appressarsi dell'inverno questi montanari - boscaioli o pastori - allestivano le "neviere" nelle spaccature delle rocce della <i>Vetricia</i>, rivestendole di rami e foglie, pressandovi dentro la neve per compattarla in modo da trasformarla in ghiaccio e poi coprendola nuovamente con foglie ed erba in modo da proteggerla anche nella stagione più calda.</div></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">In estate salivano alle neviere al crepuscolo, staccavano con l'ascia i blocchi di ghiaccio e li collocavano in grandi gerle di vimini rivestite di paglia e coperte di juta per isolare i blocchi dalla temperatura esterna, se le caricavano in spalla e si incamminavano per l'aspro sentiero che passa tra la <i>Pania della Croce</i> e l'<i>Uomo Mort</i>o, per scendere ripidamente alla <i>Foce di Valli</i> e poi a <i>Cardoso</i> che raggiungevano al mattino. A quel punto il ghiaccio veniva trasferito su di un barroccio per essere portato ai clienti finali e magari per diventare gelato o granita nei caffè del litorale versiliese.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Per tornare all'argomento da cui siamo partiti, tanto era il transito di questi spalloni su e giù per i sentieri delle Panie che ne è restato traccia in un toponimo. Alla quota di 1660 metri tra la <i>Pania della Croce</i> e l'<i>Uomo Morto</i> sta oggi il <i><b>Passo degli Uomini della Neve</b>:</i> un nome curioso e poetico che racchiude in sé tutto un mondo passato - un passato anche <i>nostro </i>- fatto di sacrifici e di fatica.</span></p>mfhttp://www.blogger.com/profile/09899304955497295776noreply@blogger.com0Pania della Croce, 55040 Stazzema LU, Italia44.0355602 10.322985615.725326363821154 -24.833264399999997 72.345794036178845 45.4792356tag:blogger.com,1999:blog-9078851714415606812.post-34418533174153673862021-04-18T22:33:00.004+02:002021-05-15T19:48:24.757+02:00Il verde di Prato<p></p><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-DZiHsFSJtNc/YKAJRMkCuRI/AAAAAAAARlw/TxyliHNFIQEDxE57e6E4in6U3gnuIOpMwCLcBGAsYHQ/s2048/EQ0A5605.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1423" data-original-width="2048" height="278" src="https://1.bp.blogspot.com/-DZiHsFSJtNc/YKAJRMkCuRI/AAAAAAAARlw/TxyliHNFIQEDxE57e6E4in6U3gnuIOpMwCLcBGAsYHQ/w400-h278/EQ0A5605.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: georgia;">L'orologio del Duomo di Prato</span></i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: georgia;">Tutti noi pratesi conosciamo bene il "marmo" verde di Figline. Estratto in passato dalle cave di Pian di Gello, si tratta in realtà di una <i>serpentinite metamorfica</i> che - diversamente dal marmo - non contiene affatto carbonati di calcio ma ossidi di silicio e magnesio in percentuali variabili.</span></div><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">La <i>serpentinite</i> nasce infatti da una trasformazione che avviene ai magmi del mantello terrestre quando arrivano al contatto con le rocce granitiche della crosta del nostro pianeta, ricche di gas e vapori acquei, che uniti alle pressioni fortissime di quelle profondità consentono la nascita di queste rocce in una sintesi nota come <i>metamorfismo idrotermale</i>.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Il serpentino così formatosi è diventato milioni di anni fa il fondale dell'Oceano Tetide per poi essere trasportato in superficie da quei rivolgimenti tettonici della crosta terrestre che hanno portato alla nascita delle montagne del nostro Appennino.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Non si tratta di una roccia vulcanica effusiva - niente eruzioni e niente vulcani quindi, sul Monteferrato - ma del risultato di una trasformazione delle rocce fluide dell'interno della Terra emerso a seguito della deriva dei continenti.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Il "marmo" verde pratese ha conosciuto il periodo di maggior splendore economico nei secoli tra l'XI e il XVI della nostra era, quando fu utilizzato per abbellire moltissime architetture religiose realizzate nello stile "romanico".</span></p><p></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-lkeoZeJuu-M/YHyWALrOVkI/AAAAAAAARe0/3umAwvvaGvIDtqjnhcvBL4LZiJu7pkJGgCLcBGAsYHQ/s2048/San%2BMichele%2Bdi%2BMurato.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><span style="font-family: georgia;"><img border="0" data-original-height="1633" data-original-width="2048" height="319" src="https://1.bp.blogspot.com/-lkeoZeJuu-M/YHyWALrOVkI/AAAAAAAARe0/3umAwvvaGvIDtqjnhcvBL4LZiJu7pkJGgCLcBGAsYHQ/w400-h319/San%2BMichele%2Bdi%2BMurato.jpg" width="400" /></span></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: georgia;">San Michele di Murato</span></i></td></tr></tbody></table><p></p><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Un elenco non esaustivo delle chiese realizzate col "verde di Prato" va dal nostro Duomo, da San Francesco e dalla Basilica delle Carceri per proseguire a Firenze col Duomo, il Battistero, la Badia Fiesolana, Santa Maria Novella e San Miniato al Monte, a Pistoia, Siena e Pisa col Duomo fino ad arrivare alla più incredibile delle chiese: quel <i>San Michele di Murato</i> in Corsica fatto costruire nel 1280 dai Pisani sulle alture del Nebbio che dominano il golfo di Santu Fiorenzu.</span></div><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">L'architettura di tutti questi edifici attinge al filone del romanico, ovvero a quella corrente architettonica che recupera monumentalità forme e strutture tipiche dell'architettura imperiale romana e bizantina per adattarle alle nuove esigenze medievali.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">E appunto nell'architettura imperiale esisteva una tipologia decorativa - l'"<i>opus sectile</i>" - antesignana del "<i>commesso</i>" di pietre dure mediceo, che utilizzava lastre di pietra di diversi colori per realizzare decorazioni e rivestimenti che nobilitassero le pareti e i pavimenti dei saloni più importanti</span>.</p><p></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-afstVgrBcK8/YHyWQp8fICI/AAAAAAAARfA/3ZfTu8gHGAMMZWnMAImdALobeqRef40CgCLcBGAsYHQ/s950/1885.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><span style="font-family: georgia;"><img border="0" data-original-height="617" data-original-width="950" height="260" src="https://1.bp.blogspot.com/-afstVgrBcK8/YHyWQp8fICI/AAAAAAAARfA/3ZfTu8gHGAMMZWnMAImdALobeqRef40CgCLcBGAsYHQ/w400-h260/1885.jpg" width="400" /></span></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: georgia;">Porfido verde di Grecia</span></i></td></tr></tbody></table><p></p><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">In quest'ambito uno dei colori più apprezzati per la decorazione dei palazzi imperiali di Roma e Costantinopoli era un marmo greco della Tessaglia e un porfido, sempre greco. Entrambi verdi, entrambi molto simili, seppure non uguali, al serpentino di Pian di Gello, entrambi denominati "verde antico"</span>.</div><p></p><p></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-xik33cdK_tQ/YHyWelD88XI/AAAAAAAARfE/lMeDbfFbQNcJVx0iOIyC62p5MUj8PMrNACLcBGAsYHQ/s950/Marmo%2BTessalico%2Bo%2BVerde%2BAntico.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="630" data-original-width="950" height="265" src="https://1.bp.blogspot.com/-xik33cdK_tQ/YHyWelD88XI/AAAAAAAARfE/lMeDbfFbQNcJVx0iOIyC62p5MUj8PMrNACLcBGAsYHQ/w400-h265/Marmo%2BTessalico%2Bo%2BVerde%2BAntico.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: georgia;">Marmo verde di Tessaglia</span></i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: georgia;"></span><p></p><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Sicuramente fu per questo motivo che in età romanica il "verde di Prato" fu così apprezzato e conobbe tanta fortuna: perché rievocava, col suo colore smeraldino tendente al cupo la grandezza e la maestosità di un "antico" impero, quello Romano, scomparso da secoli ma ancora vivo nel ricordo di tutti.</span></div><p></p>mfhttp://www.blogger.com/profile/09899304955497295776noreply@blogger.com0Via di Galceti, 90F, 59100 Prato PO, Italia43.9100155 11.079543615.599781663821155 -24.0767064 72.220249336178853 46.2357936tag:blogger.com,1999:blog-9078851714415606812.post-71965209077548206742021-04-18T00:44:00.004+02:002021-04-18T14:31:34.868+02:00La Terra Follona di Galceti<p></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: justify;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-GXkULHv8T0c/YHtjPeKxV4I/AAAAAAAAReY/1JZKvzqLxO0xm2k825NN4TutSS4B5L9DgCLcBGAsYHQ/s2048/20210415_144136.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="300" src="https://1.bp.blogspot.com/-GXkULHv8T0c/YHtjPeKxV4I/AAAAAAAAReY/1JZKvzqLxO0xm2k825NN4TutSS4B5L9DgCLcBGAsYHQ/w400-h300/20210415_144136.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: georgia;">Lago di Galceti </span></i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: georgia; text-align: justify;"><div style="text-align: justify;">Quando si pensa a Galceti si pensa in genere al laghetto, al Centro di Scienze Naturali e al Parco di Villa Fiorelli. Luoghi tutti di costanti frequentazioni da parte dei pratesi, che almeno dalla fine dell'Ottocento li elessero come méta delle loro passeggiate: luoghi di svago e villeggiatura <i>ante litteram</i> che ancora oggi mantengono una notevole attrattiva sui cittadini.</div></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Ma il laghetto che tutti conosciamo - un po' decaduto dall'antico rango di meta domenicale di escursioni e passeggiate - ha per così dire le proprie radici in una particolarità del terreno di questa zona del Monteferrato, ricco di una particolare argilla, detta <i>smectica </i>e definita in antico <i>terra da follone</i> o <i>terra follona</i>.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Questo tipo di argilla, nata dalla degradazione delle rocce del Monteferrato, ha la caratteristica di rimuovere le impurità e i grassi dalle lane, facilitando in questo modo il processo di infeltrimento del tessuto. Questa proprietà ovviamente non è esclusiva dell'argilla di Galceti: argille simili - dette <i>montmorillonitiche </i>dal nome di un minerale che le caratterizza - erano conosciute ed adoperate fin dai tempi dei Romani nella lavorazione dei tessuti di lana.</span></p><p><span style="font-family: georgia;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: justify;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-s8EWxNw9GGU/YHtj4tkRc1I/AAAAAAAAReg/dYHEXlMBfJMXJJuxyAC8oPcOzGpGmZ-DwCLcBGAsYHQ/s2048/20210417_163355.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="300" src="https://1.bp.blogspot.com/-s8EWxNw9GGU/YHtj4tkRc1I/AAAAAAAAReg/dYHEXlMBfJMXJJuxyAC8oPcOzGpGmZ-DwCLcBGAsYHQ/w400-h300/20210417_163355.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: georgia;">Lago di Galceti </span></i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: georgia; text-align: justify;"><div style="text-align: justify;">Il processo in cui queste argille erano usate prevedeva che i tessuti fossero messi in una tramoggia con la <i>terra follona</i>, abbondantemente spruzzati d'acqua calda e battuti, sfregati e torti, sia manualmente con un pestello a mano, sia meccanicamente con magli azionati dalla forza dell'acqua in gualchiere come quella di Coiano, di origine medievale, rimasta in esercizio fino a pochi decenni fa.</div></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Questo procedimento serve a infeltrire le lane e follare i panni rendendoli impermeabili compattandoli, e continua a essere utilizzato anche oggi - usando macchinari industriali - per effettuare lavorazioni particolari e per la produzione di tessuti storici come il <i>panno casentino</i> o il <i>loden</i>.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Il laghetto di Galceti nasce per l'appunto da una serie di antiche estrazioni della <i>terra follona</i>, abbondante in questa zona del Monteferrato a causa della forza dilavante delle piogge, che qui avevano creato dei depositi di <i>argilla smectica</i>, sfruttati fin dal XII secolo. In passato gli scavi interessavano superfici più ampie, e l'attività di estrazione dell'argilla aveva portato alla nascita di vari bacini d'acqua, di cui il laghetto di Galceti costituisce attualmente il relitto più significativo.</span></p><div id="gtx-trans" style="left: 240px; position: absolute; top: 327.545px;"><div class="gtx-trans-icon"></div></div>mfhttp://www.blogger.com/profile/09899304955497295776noreply@blogger.com0Via di Galceti, Prato PO, Italia43.9083351 11.080399715.598101263821157 -24.0758503 72.218568936178855 46.2366497tag:blogger.com,1999:blog-9078851714415606812.post-80011831024493551472021-04-16T00:00:00.018+02:002021-04-16T22:31:08.852+02:00Il deserto del Monteferrato<p></p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-LDdEgTdwn_s/YHi2nauHT5I/AAAAAAAARd0/PPACK-YNWqgA9QFipV9ONgy8RScQwrh5gCLcBGAsYHQ/s960/Matsucoccus-feytaudi.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="540" data-original-width="960" height="225" src="https://1.bp.blogspot.com/-LDdEgTdwn_s/YHi2nauHT5I/AAAAAAAARd0/PPACK-YNWqgA9QFipV9ONgy8RScQwrh5gCLcBGAsYHQ/w400-h225/Matsucoccus-feytaudi.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: georgia;">Matsucoccus Feytaudi </span></i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: georgia; text-align: justify;"><div style="text-align: justify;">Il <i>Matsucoccus Feytaudi </i>è un insetto che si nutre della linfa dei pini marittimi e che ha il suo habitat naturale nelle regioni atlantiche dell'Europa, che per loro natura presentano delle condizioni in cui questo fitofago vive in equilibrio coi pini che infesta senza recare loro danni.</div></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Negli anni Settanta del Novecento, però, questo insetto fu "esportato" attraverso il commercio di legname, raggiungendo dapprima la Francia meridionale e poi, a partire dal 1977, la Liguria e da lì la Toscana. Nei primi anni '80 giunse sul Monteferrato, dove trovò un luogo ideale per la propria riproduzione, e stante il clima più caldo e l'assenza di predatori antagonisti ha cominciato a riprodursi in modo incontrollato fino a sterminare la popolazione di piante in cui albergava e di cui si nutriva: i pini marittimi del Monteferrato pratese.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">I pini del Monteferrato furono piantati da diversi proprietari tra il 1850 e il 1890 con ottimi risultati, tant'è che le pinete hanno lentamente ricoperto nel Novecento le tre familiari "gobbe" ofiolitiche fino a far credere a noi cittadini di essere flora autoctona.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-ocF1O3ltUh0/YHi3Mlqw2NI/AAAAAAAARd8/aemVesjgzCUBalyIBzXU4z1JNK0aFsrgACLcBGAsYHQ/s2048/EQ0A5130.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1365" data-original-width="2048" height="266" src="https://1.bp.blogspot.com/-ocF1O3ltUh0/YHi3Mlqw2NI/AAAAAAAARd8/aemVesjgzCUBalyIBzXU4z1JNK0aFsrgACLcBGAsYHQ/w400-h266/EQ0A5130.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: georgia;">La pineta poco sotto la cima del Monte Chiesino (420 mt.)</span></i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: georgia;"><div style="text-align: justify;">Non si trattava di un intervento che aveva finalità estetiche. L'idea ottocentesca - adottata anche da agronomi di vaglia come il pievano di Montemurlo Raffaello Scarpettini - era quella di "mettere a coltura" tutte le terre disponibili, e quindi anche quelle del Monteferrato, per creare una piantagione di pini marittimi da cui ricavare una materia prima naturale che al tempo non aveva ancora concorrenti sintetici: la resina, da cui si si estraevano per distillazione <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Essenza_di_trementina" target="_blank"><i>trementina </i></a>e <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Colofonia" target="_blank"><i>colofonia</i></a>. Anche se il terreno accidentato e poco fertile non consentì il ritorno economico sperato, i pini restarono a ingentilire le pendici dei tre poggi.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Nella sua <i>Guida della Val di Bisenzio </i>del 1892 così descrive il Monteferrato il fondatore del CAI di Prato, Emilio Bertini:</div><div style="text-align: justify;"><blockquote><i>"Oggi tutta la pendice del monte, che dalla vetta detta il Chiesino scende sino alle Prataccia da levante e fino alla Villa Geppi da ponente, è coperta di pini: quarant’anni fa tutto era deserto e nudo. Il primo a tentare d’imboschire il monte fu il benemerito e dotto agronomo Scarpettini, Pievano a Montemurlo, che seminò la pineta dalla parte occidentale e ne ebbe subito i frutti. Poi Gaetano Benini di Prato che dopo aver piantato olivi e gelsi, da oriente, ai piè del monte, ne volle seminar di pini domestici (pinus pinea) la pendice sin quasi alla cima."</i></blockquote></div></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Negli anni '70 del Novecento, però, l'arrivo del <i>Matsucoccus </i>sconvolse un equilibrio che sembrava oramai stabilito, creando in breve vaste zone di territorio in cui i pini morivano, ridotti a scheletri, e le pietraie sottostanti riemergevano.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">D'altro canto anche il Repetti nel suo <i>Dizionario Geografico Fisico e Storico della Toscana </i>del 1830 descriveva così il Monteferrato:</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"></span></p><blockquote><span style="font-family: georgia;"><i>"Coteste pietre diasprine, che costituiscono la cornice del Monte Ferrato, precedono immediatamente quelle di serpentina diallagica e di granitone, due qualità di rocce massicce, le quali trovandosi nude di terra vegetativa, e spogliate quasi totalmente di piante, sogliono dare al monte un aspetto nerastro tendente al verde-bottiglia, specchiettato da frequenti cristalli di diallagio color di bronzo."</i></span></blockquote><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Ai primi dell'Ottocento e molto probabilmente anche nelle epoche precedenti, la vegetazione del Monteferrato doveva infatti essere scarsa e di basso fusto, formata prevalentemente da piante erbacee e arbustive come la stipa, la ginestra, l'aliso e l'euforbia.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Attualmente, seppure non del tutto visto che parte dei pini sembrano sufficientemente resistenti da convivere con il parassita, l'aspetto del Monteferrato si va rinaturalizzando e ritorna ad essere quello di un tempo: un affascinante "deserto" lunare di rocce magmatiche colonizzate da piante pioniere, un frammento di crosta terrestre che milioni di anni fa è stato il fondale del grande Oceano Tetide</span>.</p>mfhttp://www.blogger.com/profile/09899304955497295776noreply@blogger.com0Via di Galceti, 90F, 59100 Prato PO, Italia43.9100155 11.079543615.599781663821155 -24.0767064 72.220249336178853 46.2357936tag:blogger.com,1999:blog-9078851714415606812.post-3535483716990592942021-04-06T23:16:00.016+02:002023-05-11T19:31:45.018+02:00Il Drago nella grotta<p style="text-align: justify;"></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-j5c1Zaa7SCQ/YGzOXx0f10I/AAAAAAAARZ4/1u4IECoD6AARnGLnak0_EL6kPNogrPZBwCLcBGAsYHQ/s2048/20210403_121700.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><i><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="300" src="https://1.bp.blogspot.com/-j5c1Zaa7SCQ/YGzOXx0f10I/AAAAAAAARZ4/1u4IECoD6AARnGLnak0_EL6kPNogrPZBwCLcBGAsYHQ/w400-h300/20210403_121700.jpg" width="400" /></i></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><i>L'entrata del recinto della grotta del Drago, invaso di vegetazione</i></span></td></tr></tbody></table><span style="font-family: Libre Baskerville;"><div style="text-align: justify;">A breve distanza dal moderno ripetitore e dalle case di <i>Poggio Castiglioni</i>, nascosta in un folto boschetto di vegetazione primaverile che la rende scarsamente percepibile sebbene stia proprio accanto al sentiero 420 - quello che attraversa il crinale della nostra Calvana - , sta una delle cavità più singolari di questa catena carsica, la <i>Grotta del Drago</i>.</div></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Cavità interessante non tanto per la sua profondità o estensione - in tutto circa 200 metri e nemmeno verticali - quanto per l'abisso vertiginoso di tempo in cui ci fa cadere una volta che abbiamo compreso quello a cui siamo dinanzi.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"></span></p><span style="font-family: Libre Baskerville;"><div style="text-align: justify;">La troviamo sul lato di una piccola dolina, simile a quelle che si vedono sul monte <i>Cantagrilli</i>. Circondata, quasi avvolta, da un alto muro di pietre ben squadrate che crea intorno ad essa una sorta di anello protettivo, ma con un varco - una porta - che consente l'ingresso al visitatore.</div></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Proprio da un lato di questo circolo e quasi al di sopra dell'ingresso della grotta sta una risorgiva fossile simile - ma più in grande - a quella del <i>Masso della Volpe</i>.</span></p><p style="text-align: justify;"></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhz54KtRcRNy_A8nH136gnddAaHnvHjvFH4ni_LBRr3N4syOy16RQynjY-GYyIbFe-8hx8FSjOJ8UTboGauGv8TN-2ItU8kDXonVazKwRy8kdi_3vVMAM8f4b9NgdqXVj6MQ_n9dMcLS9ZlcbHh94pq40ZlS75j53aQiHK9lB31x6uO2t5smzYQMGpaqg/s4106/20230509_095310.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="4106" data-original-width="3000" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhz54KtRcRNy_A8nH136gnddAaHnvHjvFH4ni_LBRr3N4syOy16RQynjY-GYyIbFe-8hx8FSjOJ8UTboGauGv8TN-2ItU8kDXonVazKwRy8kdi_3vVMAM8f4b9NgdqXVj6MQ_n9dMcLS9ZlcbHh94pq40ZlS75j53aQiHK9lB31x6uO2t5smzYQMGpaqg/w293-h400/20230509_095310.jpg" width="293" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"><i>L'antica sorgente, dall'aspetto simile a quello di una vulva femminile</i></span></td></tr></tbody></table><span style="font-family: Libre Baskerville;"><div style="text-align: justify;">Una sorgente d'acqua dal flusso intermittente che alimentava millenni fa il bacino che copriva la quasi totalità del fondo di questo anello di pietra, creando una pozza lustrale dal fondale accuratamente impermeabilizzato con argilla, dotata di un emissario che andava a gettarsi in un lungo canale detto "<i>acquidoccio"</i> che attraversava la conca sottostante della <i>Bucaccia</i>.</div></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">L'aspetto di questa sorgente è quello di una vulva femminile: un simbolo di nascita e rinnovamento, con l'acqua che fluisce direttamente dall'utero della Madre Terra per fertilizzare il suolo.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Questa analogia è spesso usata per rappresentare la connessione tra la vita e la natura, in cui la donna con la sua fertilità viene vista in modo simile alla sorgente d'acqua. Entrambe rappresentano la Vita stessa, che nel tempo si trasforma continuamente in un flusso assimilabile a quello dell'acqua che scorre via dalla sorgente per alimentare la terra e gli uomini.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;"></span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">In questa visione l'esistenza è rappresentata come un ciclo continuo, in cui l'energia vitale fluisce costantemente; e la donna o la sorgente d'acqua - speciale perché nel suo aspetto richiama l'anatomia femminile e rappresenta un'epifania della Madre Terra - sono sacre proprio per la loro capacità di portare la vita.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: justify;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-8X34Jlkc2mg/YGzPGCJ2vwI/AAAAAAAARaI/55oQj_wJrWACTHPQfgVsDHcNmtMO5T5iACLcBGAsYHQ/s1920/Inside_Cahergall_Stone_Fort.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1280" data-original-width="1920" height="266" src="https://1.bp.blogspot.com/-8X34Jlkc2mg/YGzPGCJ2vwI/AAAAAAAARaI/55oQj_wJrWACTHPQfgVsDHcNmtMO5T5iACLcBGAsYHQ/w400-h266/Inside_Cahergall_Stone_Fort.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: Libre Baskerville;">Il forte celtico di Cahergall in Irlanda</span></i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: Libre Baskerville;"><div style="text-align: justify;"><span>F</span><span>atte le debite differenze di dimensioni se oggi potessimo vedere il luogo senza la vegetazione che lo ricopre scopriremmo di essere all'interno di un complesso somigliante a strutture sacre simili a quelle dell'Irlanda celtica, come ad esempio quella di <i>Cahergall</i>, e con analogie anche con i pozzi sacri della <i>Sardegna </i>in cui si celebrava il culto delle acque.</span></div><div style="text-align: justify;"><span><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span>Ma quello che rende speciale la <i>Grotta del Drago</i> è il fatto che accanto alla sorgente sta l'ingresso alla cavità: l'abisso oscuro, il luogo che mette in comunicazione il <i>sopra </i>con il <i>sotto</i>, il confine tra il mondo superficiale e quello sotterraneo, dove sta l'oltretomba o il regno dei morti,</span> un posto dove gli dèi e gli spiriti dei defunti potevano manifestarsi e comunicare con i mortali. </div></span><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">E proprio qui la Vi</span><span style="font-family: "Libre Baskerville";">ta incontra la Morte nella sua rappresentazione più efficace: quella di un oscuro abisso in cui l'acqua generata da Madre Terra si va a gettare, trattenuta solo dall'opera del sacerdote, che raccoglie in una pozza l'acqua della sorgente strappandola all'abisso e inviandola alla Terra, che l'attende per esserne fertilizzata.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Un luogo frequentato da tempi immemorabili in cui si adoravano le divinità dell'acqua e del sottosuolo: questa era, millenni fa, la <i>Grotta del Drago</i>.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: justify;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-MoRuGTj6t10/YGzPecFsBjI/AAAAAAAARaQ/EPo9gbpS_zQRwH_ZRErRe1glUKibPEH_QCLcBGAsYHQ/s2048/20210403_121748.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="300" src="https://1.bp.blogspot.com/-MoRuGTj6t10/YGzPecFsBjI/AAAAAAAARaQ/EPo9gbpS_zQRwH_ZRErRe1glUKibPEH_QCLcBGAsYHQ/w400-h300/20210403_121748.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: Libre Baskerville;">L'ingresso della grotta sul fondo della dolina</span></i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: Libre Baskerville;"><div style="text-align: justify;">A testimonianza di questa lunga frequentazione nonché di questo culto restano anche reperti - frammenti di un'anfora e un anello in oro di epoca romana - ritrovati da Sergio Nannicini durante una ricognizione nella grotta fatta insieme agli studenti del liceo scientifico Copernico negli anni Settanta del secolo scorso e oggi al Museo Archeologico di Firenze.</div></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Il toponimo attuale di questa cavità fu dato proprio allora da questi studenti, con riferimento al drago che stava nello stemma della loro scuola. Però mi piace pensare che il vero "Drago" sia proprio il Tempo, che tutto divora e tutto contiene, e porta con sé gli echi di queste persone tanto distanti dalla nostra esperienza, che per un attimo ritornano qui ad essere vicine, e vive, insieme a noi.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: Libre Baskerville;">Dispiace solo che questo luogo così iconico sia lasciato oggi nella più totale incuria: si tratta di una parte affascinante del nostro territorio che meriterebbe di essere maggiormente conosciuta e tutelata, né più né meno del sottostante sito archeologico della <i>Bucaccia.</i></span></p>mfhttp://www.blogger.com/profile/09899304955497295776noreply@blogger.com0Via Poggio Castiglioni, 59100 Prato PO, Italia43.8659146 11.130625515.555680763821158 -24.0256245 72.176148436178849 46.2868755tag:blogger.com,1999:blog-9078851714415606812.post-19315290399584844402021-03-28T23:38:00.010+02:002021-03-30T17:36:16.882+02:00I grilli di Sant'Anna Vecchia in Calvana<p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-3fn0UCK9-4E/YGD0gIO098I/AAAAAAAARXU/KEJXfTkLU6gKXFrPm4lzubSJWS3RZqxHwCLcBGAsYHQ/s2048/EQ0A5119.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><i><img border="0" data-original-height="1365" data-original-width="2048" height="266" src="https://1.bp.blogspot.com/-3fn0UCK9-4E/YGD0gIO098I/AAAAAAAARXU/KEJXfTkLU6gKXFrPm4lzubSJWS3RZqxHwCLcBGAsYHQ/w400-h266/EQ0A5119.jpg" width="400" /></i></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: georgia;">Sant'Anna Vecchia, oggi</span></i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: georgia;"><div style="text-align: justify;">Non molti tra noi ricorderanno che prima del 1977 la festività dell'Ascensione si celebrava nella giornata di giovedì, esattamente quaranta giorni dopo la Pasqua. Dal 1977 è stata accorpata alla domenica successiva, in un impeto di razionalizzazione e riduzione che coinvolse diverse festività sia civiche che religiose, con la vittima più illustre, l'Epifania, reintrodotta a furor di popolo nel 1985.</div></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Ed era un giovedì anche il 22 maggio del 1721, quando il conte pratese Giuseppe Casotti si unì alla processione di persone di ogni classe e rango che dal convento agostiniano di Sant'Anna al Podere Murato si inerpicavano su per la salita dei Cappuccini e per le mulattiere medievali del Poggio Secco, raggiungendo dapprima la Casa non ancora detta "Rossa" per discendere infine alla terrazza naturale su cui sorgeva l'antico Romitorio dove cinquecento anni prima, agli inizi del suo apostolato, aveva predicato per quindici primavere il Beato Brunetto dè Rossi, prima di scendere in Giolica e fondare il convento attuale. </span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-oJqAOiVuH4c/YGD2H5-D_DI/AAAAAAAARXc/3QjG87OQMEYVm0LRQkK-VMXgYGt7f6-nwCLcBGAsYHQ/s2048/EQ0A5115.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1365" data-original-width="2048" height="266" src="https://1.bp.blogspot.com/-oJqAOiVuH4c/YGD2H5-D_DI/AAAAAAAARXc/3QjG87OQMEYVm0LRQkK-VMXgYGt7f6-nwCLcBGAsYHQ/w400-h266/EQ0A5115.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: georgia;">Uno degli ingressi dell'antico Romitorio</span></i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: georgia;"><div style="text-align: justify;">La chiesetta medievale, sebbene officiata solo di tanto in tanto, era mantenuta decorosa dal colono che viveva nella casa adiacente e che coltivava il podere gradinato che guardava verso Travalle: i frati lo avevano ottenuto in proprietà dopo annose liti trascinatesi per decenni con il Pievano di Calenzano e lo consideravano il loro luogo di origine, sacro come in effetti era da tempi immemorabili. </div></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Il piccolo edificio religioso, infatti, era stato costruito intorno al 1200 sui resti di strutture antichissime, quasi certamente dedicate all'adorazione di divinità pagane e a poca distanza da una grotta che si vociferava fosse uno degli ingressi degli Inferi. Tutte storie tramandate oralmente, riportate di bocca in bocca con mille variazioni fantasiose, racconti emersi dalla nebbia di un passato così lontano da sembrare fantastico.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-Xixr2tC1Uvw/YGD2ePIEvLI/AAAAAAAARXk/xj0bnJ4PCTo1_a7k8Kqj37cH8ouiNS38wCLcBGAsYHQ/s2048/EQ0A5125.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1366" height="400" src="https://1.bp.blogspot.com/-Xixr2tC1Uvw/YGD2ePIEvLI/AAAAAAAARXk/xj0bnJ4PCTo1_a7k8Kqj37cH8ouiNS38wCLcBGAsYHQ/w266-h400/EQ0A5125.jpg" width="266" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: georgia;">L'interno della chiesa, oggi</span></i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: georgia;"><div style="text-align: justify;">Per la sua storia e per la posizione in cui si trovava la chiesetta era certamente il luogo più adatto per celebrare una ricorrenza che festeggiava l'ascesa al cielo di Nostro Signore, e infatti la partecipazione dei pratesi non era mai mancata. Insomma, l'evento e la circostanza erano certamente pii, e i Padri del convento avrebbero voluto mantenerli tali. </div></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;">Ma possiamo immaginare che il tempo fosse bello, una di quelle giornate di maggio azzurre e assolate, con la Calvana tutta verde, piena di fiori e di profumi: e la pia ascensione al Romitorio si trasformò in breve in tutt'altra questione. Racconta infatti il Casotti che</span></p><blockquote><p style="text-align: justify;"><i>"Questi Padri, che ritengono ancora il dominio della piccola Chiesa, vanno in questa mattina ad ufiziarla con dirvi delle Messe, le quali per esser giorno festivo fanno molto comodo a chi per avanzar tempo, e andare pel fresco si riserva a sentirla lassù, fuori di che da quasi tutti si attende all'allegria, ed è speciale un divertimento di caccia che si fa ai grilli, che ognuno si ingegna di far preda, onde se ne riempie la Città, che ne gode per molti mesi il dolce trillo, tenendosi questi da chi ha inclinazione à grilli, appesi alle finestre in certe gabbie scherzose, che apposta per tal' effetto si fanno fare specialmente dà giovanotti per regalare alle loro Dame"</i></p></blockquote><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-aN7R9_EVGMI/YGD3FxI20MI/AAAAAAAARXs/ECGag2MKJdM5fVhoC9KT94C_tAnpUlsNwCLcBGAsYHQ/s2048/EQ0A5103.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1365" data-original-width="2048" height="266" src="https://1.bp.blogspot.com/-aN7R9_EVGMI/YGD3FxI20MI/AAAAAAAARXs/ECGag2MKJdM5fVhoC9KT94C_tAnpUlsNwCLcBGAsYHQ/w400-h266/EQ0A5103.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-family: georgia;">Biancospini in Calvana, marzo 2021</span></i></td></tr></tbody></table><span style="font-family: georgia;"><div style="text-align: justify;">Se chiudiamo gli occhi possiamo anche noi immaginare la scena: un gran numero di persone di tutte le età e di tutte le condizioni, sparpagliate sui prati fuori dalla chiesetta che mangiavano, parlavano, ridevano, cantavano e soprattutto si adoperavano per scovare i grilli e catturarli, e portarli a casa per farli cantare nelle loro gabbiette e rinnovare nei mesi il ricordo di quella bella giornata in Calvana piena di sole e di felicità.</div></span><p></p>mfhttp://www.blogger.com/profile/09899304955497295776noreply@blogger.com1Via di Cavagliano, 59100 Prato PO, Italia43.8921325 11.131671618.718266513468571 -24.0245784 69.065998486531441 46.287921600000004