sabato 22 ottobre 2016

Una spiaggia tra le montagne dell'Appennino pratese

La roccia sedimentaria di Luogomano
Lungo la strada che dal passo degli Acquiputoli porta al cascinale di Cave, a quasi 1000 metri di altezza, nel cuore della riserva naturale Acquerino-Luogomano, si incontra un resto di quella che molti milioni di anni fa era una spiaggia del mare Tetide, con le sue forme di sabbia pietrificate per sempre dalla corrente del Tempo. 

L'escursionista che si trova a passare nei pressi di questo grande masso non si accorge subito di cosa si tratti: la superficie con le onde di sabbia è rivolta verso il pendio oltre la strada e se la luce non è radente le forme non sono evidenti, quasi non si notano. E poi siamo in montagna, in una foresta di faggi infuocati dalla stagione autunnale. Non viene certamente da pensare a un paesaggio di mare.

Invece anche questo tratto di Appennino, con la sua prospettiva di rilievi coperti di foreste che si perdono verso l'orizzonte, nasconde una segreta genesi marina, come se le onde dei monti che sfumano nella foschia volessero in qualche modo ricordare le acque di quell'oceano da cui sono nati.

In un passato incommensurabile per la scala umana -  si parla di un periodo che va da 30 a 20 milioni di anni fa - la zona dove attualmente si trova questa roccia era occupata da un mare poco profondo, contornato da basse piane costiere periodicamente invase dalle maree. Erano terre con un clima profondamente diverso da quello attuale: c'erano montagne coperte di foreste tropicali, atolli corallini, piane di marea, paludi salmastre.

In questo mare i fiumi portavano i loro sedimenti, che si accumulavano stratificandosi e che nei secoli innumerevoli sarebbero dapprima sprofondati in una fossa abissale per poi essere compressi, piegati e sollevati fino a diventare l'ossatura delle montagne che hanno preso il posto dei fondali dell'antico mare, restando però ancora memori della spiaggia che li aveva formati.

Ubicazione della roccia sedimentaria